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Il culto alla dea: Scritti di Momolina Marconi
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Ebook84 pages47 minutes

Il culto alla dea: Scritti di Momolina Marconi

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Il culto alla Dea. Scritti di Momolina Marconi.
Un’antologia di saggi per ricordare la maggiore studiosa italiana di divinità, miti, riti e simboli del mondo mediterraneo prepatriarcale, dalle sue radici nella Colchide alla letteratura fantastica medievale.
LanguageEnglish
PublisherVenexia
Release dateOct 5, 2015
ISBN9788897688860
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    Il culto alla dea - MARIALUISA STORNAIUOLO

    1989.

    CAPITOLO 1

    Iconografia della Dea

    Fin dal suo primo libro,¹⁵ Momolina Marconi compie una geniale ed eterodossa ricostruzione dell’antico mondo del sacro, inequivocabilmente centrato sul femminile. Iconografia della Dea

    La sua formazione letteraria, la sconfinata conoscenza di testi e autori classici, di reperti archeologici custoditi in Italia e nei vari musei e siti del Mediterraneo, con tutto l’universo iconico delle rappresentazioni pittoriche e statuarie, hanno sostanziato le sue intuizioni.¹⁶

    Realizza, nel suo primo lavoro, una accurata descrizione delle diverse raffigurazioni dell’antica Dea, classificandole in base alla collocazione geografica del ritrovamento archeologico e alla rappresentazione iconografica.

    Nelle sue lezioni, la docente sostiene che la figura antropomorfa non è l’unica né l’ultima maniera in cui la divinità appare agli uomini, in ordine cronologico, né la forma per eccellenza.

    La divinità ha tutte le forme possibili; tutto quello che è, può essere il divino e, per questo stesso, rivelarlo. Quindi: fuoco, acqua, pietra, albero, animale, figura antropomorfa.¹⁷

    Eppure, nella sua prima pubblicazione, l’attenzione è indirizzata prevalentemente alla divulgazione delle raffigurazioni antropomorfe.

    La studiosa si inserisce nel dibattito sull’origine del culto alla divinità femminile e sostiene con convinzione l’ipotesi che esso sia presente già nel Paleolitico Superiore, in ambienti a regime di caccia, contro l’idea che esso si diffonda solo in ambienti neolitici, sedentari, agricoli, urbani, come affermato da P. Wilhelm Schmidt.¹⁸

    A conferma di tale ipotesi riporta, nelle lezioni, il ritrovamento proprio nel Paleolitico Superiore degli idoletti femminili.¹⁹

    In questo segno di culto, in questo donativo della vita, la docente vede indubitabilmente qualcosa di religioso: la creatura femminile – fonte di vita – probabilmente trasfigurata nel divino sarebbe posta come segno di vita, come aiuto a vivere.

    Marconi riferisce il pensiero di Pestalozza esposto nel saggio Il carattere primordiale del matriarcato con particolare riguardo al mondo religioso mediterraneo,²⁰ in cui evidenzia la condizione di privilegio della donna nel Paleolitico.

    La femminilità del corpo nudo, la fecondità, il ciclo periodico in misterioso rapporto con il ciclo lunare, la gravidanza, l’allattamento, il legame con la terra e con i suoi frutti, dovevano collocare necessariamente la donna in una posizione di prestigio in quei gruppi umani che andavano approfondendo il senso della maternità della terra e iniziavano una religione dei morti, testimoniata dai ritrovamenti nelle tombe.

    Il divino, intuito e colto nella donna, è proiettato ed esaltato nelle forme e negli aspetti della dea. La presenza di ocra rossa, di cui si trova traccia sugli scheletri, che voleva sostituire magicamente il sangue e far rifluire la vita nel morto, testimonia la fede in una esistenza oltremondana.

    Marconi sottolinea come in alcune pitture paleolitiche di animali intesi come selvaggina, si nota la presenza di figure femminili danzanti che testimoniano la loro cooperazione, attraverso un atto cultuale, al buon andamento della caccia.²¹

    Fa riferimento al Frazer,²² il quale, ne Il ramo d’oro (1890),²³ riporta numerosi esempi della cooperazione della donna alla caccia attraverso atti rituali.

    La complementarietà tra uomo e donna già nell’ambiente della caccia è esemplificata dal graffito trovato nel Sahara algerino:²⁴ l’uomo è a caccia e la donna piccolina (cioè in lontana prospettiva) è unita a lui con una linea che ne congiunge i sessi.

    Marconi offre diverse riflessioni sul potere della sessualità, intesa come espressione della vita che appartiene alla sfera del sacro.

    Riprende il pensiero di Pestalozza: La sessualità è fra i mediterranei una diretta manifestazione del sacro nella vita del mondo.²⁵

    Per la mentalità degli antichi abitatori della terra, la donna è portatrice di mana, forza misteriosa, vitale, attiva, qualitativamente differente dalla forza fisica.²⁶

    La natura avrebbe dotato la donna di una carica ontologica più segreta ma tanto più forte se ha fatto di ciascuna una potenziale prodigiosa

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