Il vuoto
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Il vuoto - Carla Deplano
IL VUOTO
Versione elettronica I edizione, 2013
© Logus mondi interattivi 2013
ISBN: 978 88 98062 21 8
Autore: CARLA DEPLANO
Editore: Logus mondi interattivi
Design: Pier Luigi Lai
Immagine di copertina:
Silvia Argiolas,
Acqua miracolosa,
olio e smalto su tela, 50x60, 2010
Per gentile concessione.
Info su Silvia Argiolas
Contatti: info@logus.it - www.logus.it
Carla Deplano
IL VUOTO
* * *
A mio padre,
a mia figlia,
a mio marito.
Ringrazio Cicci Ibba, Clara Spada, Annamaria Colavitti, Luca Vargiu, Licia Lisei e Francesco Cesare Casùla per i preziosi consigli e il sostegno morale.
INTRODUZIONE
Ho conosciuto di persona il destinatario delle mie epistole in un Corso di Perfezionamento post lauream. Lui era docente. Il suo nome non mi suonava nuovo, avevo letto tutte le sue pubblicazioni.
La prima lettera segue di un giorno l’ultimo esame del Corso: il suo.
Da allora un insieme di contingenze e occasioni culturali eterogenee non ha fatto altro che avvicinarci. Giorno per giorno, in un periodo concitato e sofferto della mia vita, ho finito per legarmi sempre più, senza accorgermi, a quella persona che mi sembrava di conoscere da un tempo infinito e che trovavo affine e familiare: un medesimo milieu di appartenenza, un comune sentire e un identico spirito mi hanno spinto a ricercare nella sua presenza l’altra che sapevo prossima a venir meno. Scrivergli mi ha dato, in qualche modo, la temporanea illusione di anestetizzare un vuoto che si profilava imminente. Mio padre si preparava a lasciarci e i punti in comune con lui non mancavano: tutti e due urbanisti. La loro ricerca si era concentrata sulle tecniche di riqualificazione del centro storico ed in particolare dell’antico quartiere di Terramurata. E anche la ricerca sul campo del mio dottorato di sociologia è stata effettuata in questo quartiere. E proprio in Terramurata sono nata, in quello stesso anno in cui il mio amico compiva il suo rito di passaggio trasferendocisi a vivere per sempre.
Chi ci abita condivide l’atmosfera di un borgo rurale e di una intimità familiare in cui, nonostante la nuova composizione etnica e sociale, la qualità urbana manifesta ancora una dimensione paesana
, dove i vicini sono più o meno conosciuti e i rapporti di cortesia e benevolenza tengono vivo il senso della comunità, nella condivisione di valori identitari identificabili con il luogo.
Ci sono, quindi, due persone amate e stimate, insondabili e maledettamente chiuse a riccio, che hanno per una vita – l’una indipendentemente dall’altra – condiviso interessi ed ambiti scientifico-disciplinari comuni, oltre che il medesimo spazio abitativo.
L’irruzione di questa nuova presenza, entrata così all’improvviso nella mia vita, ha rappresentato un tramite fra presente e passato che mi ha permesso di riflettere su dinamiche affettive mai scandagliate prima. Il carteggio informatico segna un percorso biennale caratterizzato da alti e bassi, da sbalzi d’umore e da altri sintomi connessi alla situazione problematica della mia famiglia dopo la morte di mio padre, solo in apparenza ago della bilancia.
Il vuoto interiore è il fil rouge di una scrittura autoanalitica sofferta e catartica, dai tratti a volte comici grotteschi e surreali, spesso notturna impulsiva e compulsiva da cui, come per effetto di trance, l’inconscio riemerge a poco a poco disseppellendosi automaticamente da durissimi strati di vissuto mai analizzati ed elaborati in precedenza.
La serenità è un diritto di ogni bambino.
Non ho mai provato questa sensazione, ma sempre il suo contrario.
Ho convissuto con un senso di colpa che doveva espiare e
lenire il dolore di qualcun altro.
Ho vissuto la vita di qualcun altro.
Non è facile.
VUOTO
Non ameremmo se dentro di noi non ci fosse un vuoto
(Alain de Botton)
E’ del vuoto che ci si innamora, non del pieno, perché amore è trascendenza, e non simbiotico rapporto duale
(Umberto Galimberti)
9-5-2009
Da: ceciliametella@yahoo.com
A:giorgio.pavan@tiscali.it
Gentilissimo Professore, ieri non le ho lasciato il CD col mio power point, non sapevo se dovessi modificare qualcosa. Mi spiace per il modo in cui mi sono congedata ... Sono in riserva
totale e vado avanti solo per inerzia. Il processo di dissociazione mentale dai pensieri più lugubri ieri non mi è proprio riuscito, ho avuto un lutto: si tratta di un vecchio zio, ma è solo la punta di un iceberg.
Due anni fa, appena iniziato quest'ultimo ciclo di Perfezionamento, sono state diagnosticate le prime micrometastasi a mio padre, affetto da un carcinoma da quattro anni. Il Corso è praticamente terminato e così la vita di mio padre, che in questi giorni sta vedendo svanire anche le proprie facoltà cognitive a causa dell'espansione metastatica a livello cerebrale.
La mia sorella maggiore, ai suoi tempi la più brillante allieva della Facoltà di Medicina, soffre di una grave forma depressiva e in questi ultimi tempi minaccia spesso il suicidio. Il suo stato, invalidante sotto il profilo lavorativo e delle relazioni sociali, è giudicato non guaribile e ingravescente.
Mia madre è stretta fra questi due fuochi. Mi auguro che resista.
La sensazione è quella di una totale impotenza e frustrazione di fronte all'inesorabile destino dei miei familiari.
La saluto con affetto: lei è stato il miglior docente della mia troppo lunga carriera di studi.
Cecilia Metella
12-5
Caro Prof, la sua risposta mi ha fatto pensare che le parole sono d’oro e i silenzi di pietra. Grazie.
Sono davanti ad un calvario appena iniziato. Ho parlato poche ore fa con un’oncologa che ha prospettato a mio padre mesi di agonia con cefalee legate alla pressione del liquido metastatico, plausibili paralisi parziali o totali e annessi e connessi desolanti che le risparmio.
Solo due settimane fa mio padre concludeva la sua ultima pubblicazione e coordinava il dipartimento di cui è ancora direttore. Nel giro di pochi giorni non sa più scrivere una lista della spesa, é incapace di articolare una parola come pane
e non è più in grado di pagarsi un caffè al bar. Le parole e i concetti stanno sfumando.