LO STUDIO DO. Io mentre studio applico il karate
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Book preview
LO STUDIO DO. Io mentre studio applico il karate - Simone Di Zio
Damiano.
PRESENTAZIONE
di Giuseppe Pellicone
Presentare l’opera del Prof. Simone Di Zio, Maestro 5° Dan di Karate, è per me un momento molto significativo perché mi fa ritornare di colpo ai miei quasi 50 anni di docenza di materie letterarie in ogni ordine di Scuole, dalla Secondaria di 1° e 2° grado ai Corsi Abilitanti post laurea. Ed il perché lo dirò più avanti.
Quando si parla di lui, la prima cosa che rimbalza alla mente è il suo saper coniugare in modo mirabile tecnica e sentimento, pratica marziale e comportamento integerrimo dal punto di vista umano nell’accezione più completa. Egli, nella sua qualità di Direttore Tecnico dell’ASD Zanshin Club Karate di Alanno (PE), forgia con impegno, passione e professionalità non pochi Atleti ed Insegnanti Tecnici a livello nazionale, contribuendo a far sì cheil Karate - che oggi da Arte Marziale antica si fa Disciplina Sportiva moderna - brilli per finezza intellettuale e si distingua per dimensione culturale.
Lo studio do
è un libro di facile lettura, adatto a tutti, scritto in modo semplice e comprensibile - secondo il sacro principio di volgarizzare
il contenuto, ma non di banalizzarlo
-, utile agli esperti, indispensabile per i giovani. Leggendolo, si avverte subito che l’unica spinta motivazionale dell’Autore, Tecnico di sicura competenza, nasce proprio dal desiderio di motivarli con messaggi positivi, responsabilizzarli, aiutarli a crescere, a studiare, ad affermarsi professionalmente, ad essere Genitori degni di questo nome. Del resto, in armonia con i princìpi della nostra Federazione, ai nostri Allievi abbiamo sempre insegnato che bisogna vincere con rispetto, perdere con dignità e che di nessuno di loro si dovrà mai dire che è stato un grande Atleta, ma ora è un piccolo Uomo.
Questo, in sostanza, è il principio fondamentale dello Sport: Ludere non laedere
.
È un libro che rispecchia in pieno il carattere dell’Autore: forte impegno professionale, notevole conoscenza, grinta, determinazione, passione, umiltà, coerenza, spirito di sacrificio. Sono questi i capisaldi della sua vita e sono proprio questi valori che gli hanno permesso di essere sempre benvoluto dagli amici, amato dagli allievi e stimato dai colleghi.
Questo volume è il frutto dell’intùito, della creatività e dell’impegno di un Docente che, con la sua ricerca scientifica e la conseguente sperimentazione tecnico-didattica, ha tracciato le linee guida
per sviluppare, attraverso un percorso formativo
, la logica di un allenamento di karate applicata allo studio, al fine di sviluppare la resilienza - di cui l’Autore dà una buona definizione - e migliorare, conseguentemente, il rendimento scolastico. Tutto questo è combinato sapientemente con una breve storia di un ragazzo adolescente di nome Alfredo - per spiegare gli errori che spesso sono commessi dai giovani quando studiano (e anche dai loro genitori) - e con una serie di consigli pratici ed il risultato finale è una felice combinazione di teoria, racconto e pratica.
L’Autore, forte della sua preparazione nel campo specifico e dell’esperienza maturata in una grande Federazione come la FIJLKAM, che ha ben 113 anni di vita, di cultura, di sport, di storia, ha realizzato un supporto didattico-metodologico decisamente rivoluzionario, che, basandosi sulle più recenti ricerche sulla motivazione e sullo sviluppo del concetto di resilienza, prende a prestito dalle Arti Marziali una serie di accorgimenti tecnico-tattici, che possono essere applicati durante lo studio. Imparare a studiare facendo karate è possibile ed è anche facile. Seguendo questo metodo
, basato su un approccio resiliente allo studio, l’Alunno può imparare a studiare così come il karate-ka si allena in palestra. Il Nostro spiega come, dal punto di vista scientifico, la pratica del karate è per sua natura impostata allo sviluppo dei bisogni psicologici di base, che sono l’autonomia, la relazionalità e la competenza. Questi tre bisogni sono fondamentali per la crescita personale di qualunque individuo e, unitamente a motivazione, metodo e resilienza, sono indispensabili per riuscire nello studio o nel lavoro. Da qui nasce l’analogia fra Karate-Do, la Via del Karate, cioè il percorso di maturazione e crescita sia fisica che mentale del Karate-ka, e Studio-Do, la Via dello Studio, intesa come percorso di crescita intellettuale dell’Alunno attraverso lo studio a tutti i livelli.
Un metodo che è stato pensato per gli studenti, ma che è facilissimo da applicare anche in altri ambiti, come quello lavorativo, da chiunque voglia migliorare il proprio rendimento. Gli schemi di lavoro (Cap. 15°), per esempio, mi richiamano alla mente - e mi si perdoni questa debolezza - quelli che facevo adottare ai miei Alunni, i quali - in un loro specifico quaderno - alla fine di un componimento d’Italiano o di una versione di Latino o Greco mi dovevano indicare quanto tempo avevano impiegato, alla fine di una giornata mi dovevano precisare quante ore di studio avevano fatto ed ai quali spiegavo che le ore di studio del 2° trimestre dovevano essere superiori a quelle del 1° e così via. Insomma, come facciamo in Palestra quando iniziamo (settembre) la preparazione dei nostri Allievi per una competizione (maggio).
Un altro pregio di quest’opera è che, finalmente, parla sia ai Genitori che ai Figli. L’Autore, infatti, evidenzia con fermezza che sono i Genitori a dover riflettere sui bisogni psicologici degli adolescenti ed a costruire attorno ai propri Figli quell’ambiente di sostegno, in grado di sviluppare autonomia e resilienza. Ed in questo senso dà una serie di consigli molto utili e facili da mettere in pratica.
Pertanto, senza temere di apparire retorici, possiamo serenamente affermare che Simone Di Zio appartiene alla categoria dei Maestri autentici, Maestri di disciplina sportiva e Maestri di vita.
Prof. Giuseppe Pellicone
Presidente Onorario F.I.J.L.K.A.M.
Presidente Onorario Federazione Europea Karate
Presidente Onorario Federazione Mediterranea Karate
Membro d’Onore Federazione Mondiale Karate
PREFAZIONE
di Pietro Trabucchi
Sono onorato di scrivere la prefazione a questo libro. E lo sono per due motivi: mi ha commosso la storia di Michael e di questo zio che scrive un libro per mantenere in qualche modo vivo il rapporto con il nipote scomparso. E poi perché questo libro parla di arti marziali. Non posso negare che la pratica di queste discipline – portata avanti con fervore dall’infanzia alla giovinezza – sia stata determinante nel generare degli interrogativi a cui ho cercato di rispondere per tutto il resto della mia vita. Quanto conta l’atteggiamento mentale nel determinare la prestazione? Chi è il vero nemico? Quello esterno o quello dentro di noi? Qual è il fattore che ti permette di raggiungere l’eccellenza a lungo termine? Da queste ed altre domande sono scaturiti gli studi e le teorie intorno al concetto di resilienza
(che, a scanso di equivoci, non ho inventato io).
Esiste un profondo legame tra le arti marziali e la resilienza. L’idea alla base delle discipline marziali è che, per mezzo di una pratica incessante, nell’arco della propria esistenza ogni individuo abbia la possibilità di realizzare una evoluzione costante di sé stesso. Evoluzione non solo corporea e gestuale, ma soprattutto mentale e spirituale. Se ci pensiamo bene, questa tensione verso la perfezione, questa fiducia nella possibilità di un apprendimento inarrestabile, è qualcosa di profondamente connesso alla natura umana. Infatti noi umani – a differenza di tutte le altre specie – nasciamo con un cervello incompleto perché privo di connessioni preformate. Venendo al mondo non sappiamo fare quasi nulla: il neonato umano possiede pochissime competenze innate ed è totalmente dipendente dalle figure di attaccamento. In quanto appartenente alla nostra specie, ogni individuo è quindi evolutivamente costretto ad apprendere tutte le capacità che gli sono richieste per sopravvivere. Nel resto del regno animale, vige la regola contraria: non c’è bisogno di apprendere nulla (o ben poco) perché si nasce già adatti all’ambiente. Si tratta di un apparente vantaggio: basta infatti che l’ambiente muti leggermente, e la specie sparisce.
Il modello dell’apprendimento umano può essere descritto e sintetizzato in una sola parola: allenamento. Chi pensa che l’allenamento sia qualcosa che riguarda solo il campo sportivo ha una consapevolezza molto limitata: per apprendere qualsiasi capacità il nostro cervello deve inevitabilmente attuare il percorso fatto di impegno, di focalizzazione e di continui tentativi e ripartenze che chiamiamo allenamento
. Non esiste altra strada per costruire capacità stabili e durature. E le arti marziali rappresentano la quint’essenza di questo paradigma. L’allievo viene iniziato alla pratica e questa – attraverso una pratica continua – lo plasma tecnicamente, fisicamente e psicologicamente. In fondo l’attività in sé stessa (l’arte del combattimento, piuttosto che quella della calligrafia o il tiro con l’arco) è solo un pretesto: diventa l’occasione per applicare un metodo che ha come scopo il Do
, la Via, cioè la crescita e la realizzazione di tutte le potenzialità dell’individuo.
Da qui l’idea dell’Autore, per me molto convincente, che anche lo studio scolastico possa diventare una sorta di Do
per lo studente. Si tratta di mutuare gli aspetti di metodo delle arti marziali, l’intenzionalità, la focalizzazione sull’obiettivo; e – soprattutto – l’atteggiamento mentale secondo cui misurarsi con le difficoltà esterne vuol dire innanzitutto affrontare sé stessi e le proprie debolezze. In questo modo lo studio diventa Do
perché permette progressi sia in termini di prestazione che in termini di crescita interiore.
Ma torniamo alla resilienza. Anche la resilienza è qualcosa di tipicamente umano. Io la definisco come la capacità – mediata cognitivamente – di far durare nel tempo la motivazione, di renderla resistente. Dunque è qualcosa che ha a che fare con la capacità di perseverare, di tenere duro
. Ma perché ho detto che si tratta di una capacità tipicamente umana? Perché se il compito evolutivo dell’Uomo è quello di apprendere eternamente, e imparare è un processo che richiede impegno e perseveranza, allora non può essere compiuto senza resilienza. E questo è molto evidente nelle arti marziali, che sono una grande scuola di resilienza: diventa Maestro non l’allievo che all’inizio aveva più talento
, o quello che si sentiva portato per
, o ancora, quello più brillante
nel cogliere l’aspetto tecnico: ma quello che è stato capace di impegnarsi e perseverare per anni e anni, filtrando le difficoltà e minimizzandole. In Giappone esiste un detto che sintetizza la resilienza: Nana korobi ya oki (Sette volte cadi, otto rialzati). Non sarebbe male se un pochino di questo spirito indomabile permeasse le nostre aule scolastiche.
Pietro Trabucchi
Autore di Resisto dunque sono
Università di Verona
Dipartimento di Scienze Neurologiche e del movimento
INTRODUZIONE
Il genio è l'1 per cento ispirazione e il 99 per cento sudore
(Thomas Edison)
I motivi che mi hanno portato a scrivere questo libro sono legati alla mia storia personale e all’unione di due grandi passioni, andate sempre di pari passo accompagnando l’adolescenza, la gioventù e la fase adulta della mia vita. Da un lato lo studio (scolastico, universitario e post universitario) dall’altro il karate, prima come atleta e poi come Maestro.
Da giovane mi resi subito conto che l’antica massima di Giovenale mens sana in corpore sano funzionava davvero. Capii che non si trattava di un semplice aforisma ma una ricetta fatta di due ingredienti che, se utilizzati nelle giuste dosi, possono dare una marcia in più nella vita e aprire le porte del successo.
Questa, che è stata la mia strategia vincente, non l’ho imparata da qualcuno ma, semplicemente, mi piaceva studiare ed ero appassionato di karate e dello sport in genere. Quindi, ho sempre fatto entrambe le cose e i risultati