Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Adele
Adele
Adele
Ebook217 pages3 hours

Adele

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

È facile innamorarsi: ci capita fin da bambini e non c’è un’età in cui smette di accadere. Sì, è facile. Ma lo è molto meno stare insieme per un tempo più lungo dell’innamoramento. Perché è superata quella fase che si entra nella dimensione della conoscenza, del rispetto, dell’accettazione, della comprensione, della tolleranza, e la capacità di praticare queste difficili arti necessarie a costruire, rivela una ben più rara capacità: quella di Amare, di continuare ad amare. Nonostante tutto, sempre e forse addirittura per sempre. È possibile? Adele ci prova, raccontandosi senza ipocrisie e buttandosi a capofitto nella diversità tra uomo e donna, mettendosi a nudo senza nulla nascondere e rivelando pensieri privati e scomodi segreti. Ma in questo suo circumnavigare attorno alla vita di coppia, ci sfida a trovare la risposta a una muta e costante domanda: «Mutilante è vivere in coppia o in piena e consapevole solitudine?».
LanguageItaliano
Release dateJan 21, 2013
ISBN9788897010371
Adele

Read more from Susanna Trossero

Related to Adele

Titles in the series (8)

View More

Related ebooks

Related articles

Reviews for Adele

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Adele - Susanna Trossero

    I edizione, gennaio 2013

    © 2013, Graphe.it Edizioni di Roberto Russo

    tel +39.075.50.92.315 – fax +39.075.58.37.286

    www.graphe.it graphe@graphe.it

    ISBN: 978-88-97010-37-1

    foto di copertina e degli autori: Fabio Mazza

    Proprietà letteraria riservata

    Follow us on

    twitter.com/graphedizioni

    facebook.com/Graphe.itEdizioni

    Susanna Trossero è nata e cresciuta in Sardegna e da alcuni anni vive a Roma; da sempre è un’avida lettrice che ama scrivere e ha fatto della scrittura la sua principale occupazione. Ha pubblicato libri, numerosi articoli legati al mondo della scrittura, poesie e racconti. Cura seminari e piccoli corsi on line per coloro che desiderano mettersi in gioco nella scrittura e collabora a laboratori di scrittura terapeutica. Il suo sito è susannatrossero.it

    Francesco Tassiello è psicologo, psicoterapeuta e sessuologo. È docente presso la Libera Università Leonardo da Vinci, assistente all’Università di Cassino e didatta alla Scuola di Specializzazione dell’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie. È giornalista pubblicista e scrive articoli sul vivere in coppia. Il suo sito è tassiello.altervista.org

    Nota dell’Autrice

    Che cos’è mai, un segreto, se non l’essenza di ciò che siamo realmente?

    Un segreto è un fatto celato ad altri ma rappresenta molto di più: è la verità sulla nostra natura, sulla nostra indole, sui desideri più oscuri o sulle vulnerabilità che ci rappresentano. È lo specchio su cui si riflette la nostra anima nera, quella che spesso preferiremmo nessuno conoscesse. Affidarlo alle pagine di un diario è stata per molti di noi la soluzione ideale, ammettiamolo, la cura per alleggerire il cuore da pesi altrimenti insostenibili o per darci il coraggio di affrontare ciò che di noi non accettiamo. Adele si racconta a se stessa, si analizza, si giudica, si scruta, si perdona attraverso un dialogo intimo e personale, ora impietosa ora lucidamente comprensiva, ignara del fatto che un giorno sarà proprio un medico dell’anima a leggere queste pagine e a mostrarle al lettore rivestite di indulgenza e ammirazione.

    Il connubio scrittrice-psicologo si è rivelato per me illuminante e significativo, e di ciò desidero ringraziare di cuore Francesco Tassiello; un progetto inizialmente appena abbozzato che, in seguito, ci ha preso la mano sviluppandosi quasi da solo, così come accade quando la scrittura ti manda in trance, ti ruba il tempo, i pensieri, ha la meglio su tutto e non c’è più nulla che tu possa fare tranne scrivere.

    Attraverso un linguaggio semplice, si è cercato di tradurre comportamenti, azioni e reazioni che accomunano ogni essere umano, affiancando narrativa e psicologia in un’alternanza che speriamo si rivelerà efficace e scorrevole per tutti coloro che vorranno addentrarsi nei meandri di questo racconto dell’anima, nel quale noi autori l’anima ce l’abbiamo davvero messa tutta!

    Adele, dunque, non è altro che la storia di una donna, di una coppia, di un lungo percorso di vita e di conoscenza della vita, nel quale spero tanto che ogni lettore possa trovare qualcosa di sé, oltre alla risposta a una domanda inespressa ma presente a ogni pagina: «Mutilante è vivere in coppia o in piena e consapevole solitudine?».

    A voi lettori la possibilità di rispondere…

    Susanna Trossero

    Nota dell’Autore

    Mi piacerebbe incominciare questa breve nota con le parole iniziali e conclusive di Adele, ma rischierei di riscrivere qui il suo romanzo di vita, per me avvincente. Questo è stato per me! È stato avvincente e toccante nello scorrere delle pagine, senza più avvertire gli stimoli basilari, e quando dovevo interrompere lo facevo con tutta l’ansia e la smania di riprendere in mano ciò che avevo letto e riletto senza sosta, con avidità, e che mi spingeva a pensare e poi a scrivere.

    Uscendo dalla costruzione di Adele, desidero esternare ai lettori un mio pensiero nei confronti dell’Autrice e scrittrice vera dei diari di Adele. Dal nostro incontro casuale, avvenuto grazie a un suo breve testo che mi piacque moltissimo e che utilizzai, con la sua autorizzazione, nelle mie lezioni universitarie e in un convegno, è nata l’idea di questo lavoro a quattro mani.

    Devo dire grazie anche alla nostra comune amica Adriana, che ha facilitato il nostro incontro. Da tale incontro, infatti, è nato il progetto al quale ci siamo appassionati nel progredire e nel riconoscerci reciprocamente, lei per me la scrittrice vera e io per lei lo psicologo vero.

    Non dimenticherò il tempo dell’attesa dei nuovi capitoli sui quali lavorare, e quel momento in cui arrivava improvviso il suo sms che diceva: «Hai una mail nella tua posta!», e io lasciavo tutto per correre al computer, leggere voracemente e proseguire il nostro lavoro.

    Ribadisco dunque ufficialmente tutta la mia riconoscenza alla cara Susanna Trossero, per avermi condotto per mano, sostenuto e incoraggiato, oltre che corretto quasi maternamente.

    Francesco Tassiello

    A mio padre,

    che mi ha insegnato a scrivere.

    Al mio compagno,

    che mi esorta a continuare a farlo.

    A chi si mette in gioco,

    a chi non teme la vita,

    ma anche a chi la teme così tanto da evitarla.

    E a noi, che ancora siamo capaci

    di trasformare lampioni in stelle.

    Susanna

    Ai miei ricordi più cari,

    agli affetti che mi appartengono,

    a ciò che immagino e mi auguro.

    Francesco

    Antefatto

    «D i quanti minuscoli frammenti è composta una montagna? Di quanti granelli di sabbia? Infiniti e differenti per forma, colore e dimensioni, tuttavia così uniti tra loro, complici, indivisibili e vicini, ma pronti a volar via, e non senza il dolore del distacco, a ogni soffio di vento...

    Anche noi due, montagne imponenti, non siamo altro che briciole di memoria, ricordi di pietra che le intemperie possono forse scalfire ma mai cancellare.

    Guardo le mie mani ruvide e stanche, le dita un tempo lunghe e affusolate, le unghie che ancora ieri laccavo di rosso e la pelle avvizzita del dorso che qualcuno, una volta, galantemente baciò...

    La penna sul foglio rende tutto immortale e lo scrivere ha l’innegabile potere di compiere l’inverso processo, trasformando la grande montagna in minuscoli granelli di sabbia e sezionando il tempo vissuto in una miriade di attimi fugaci.

    Sono una vecchia e il mio fiume sta per giungere al mare in un percorso obbligato, ma non ho paura di annegare... Si vive lottando disperatamente per restare a galla e chi più chi meno ne siamo tutti capaci, allora perché dovremmo temere una tregua? Dopotutto la si implora spesso, la tregua.

    Il mio scrittoio è sommerso di libri che nessuno ha mai letto, parole e parole di tutta una vita vissuta o soltanto sognata o desiderata o immaginata o inventata lì per lì. Memorie di un universo di gente che ti passa accanto sfiorandoti appena, inconsapevole di essere stata musa ispiratrice di chissà quali e quante fantasie. Candidi fogli sporcati dalla rabbia o baciati dall’amore, bagnati dalle lacrime o strappati dal dolore, stagioni che si susseguono a un ritmo frenetico e la parola fine e poi c’era una volta e poi ancora fine...

    Cento e cento vite ho vissuto guardando silenziosa alla finestra e cento altre scappando dalla porta principale con spavalderia, e ancora centinaia uscendo in sordina da quella posteriore mentre gli altri dormivano ignari il sonno dei giusti. E lo scriverle tutte mi ha reso libera di volare via lontano dalle sbarre che ogni realtà ci impone, poiché una libertà al di fuori del sogno è pura utopia: ogni uomo è uno schiavo di se stesso, delle sue paure, dei suoi desideri. Del suo passato, del presente o delle sue aspettative per un futuro sempre troppo lontano.

    E chi può liberarci da noi stessi? Io trovai una via di scampo nell’inchiostro quando ancora ero bambina. Nascosta sotto il letto raccontavo di cose mai viste che pareva conoscessi bene... Sorridevano i grandi, sorridevano e non sapevano che mi sarei salvata, che il mondo degli adulti non mi avrebbe mai contaminata del tutto neppure quando lo avrei raggiunto.

    Poi incontrai il tuo profumo e scrivere e amarti sono divenuti tutt’uno mentre, paradossalmente, il legarmi a te mi rendeva ancor più libera.

    Possono mai consumarsi del tutto quelle correnti elettriche tra un uomo e una donna, se si rinnovano a ogni incontro con quella prepotenza delicata della goccia che scava nella roccia?

    Vederti e desiderarti dunque accadde in un sol colpo e il resto scomparve insieme ai panni stesi di ragazza... io diventai una donna non appena mi sfiorasti con lo sguardo e tutto cambiò d’aspetto e dimensione, perché è vero, sai, che come gli animali ci si fiuta ed è l’olfatto a decidere per noi, indicandoci la strada da percorrere, ahimè a volte dissestata e fuorviante, ma per noi agevole e sensata. Così com’è vero che poi proprio l’odorato, abituatosi al nuovo, si mette a riposo per poi tornare in scena in tarda età.

    Mi piace ricordare al ritmo del tuo respiro, perché i ricordi sono l’unica mia vera schiavitù; perfino il presente diviene ricordo, se ti fermi un attimo a guardarlo. Ti sfugge via come acqua tra le dita e non puoi ancorarlo da nessuna parte, se non lasciandone l’impronta sulla carta. Nondimeno, i ricordi vanno usati con costanza o si perderanno con estrema facilità, dapprima subendo modifiche di scarso rilievo, certo, ma poi accade che le variazioni divengano di una consistenza tale da rendere vacillante la memoria e sarà buio, perché avrai dimenticato.

    Con me non accadrà. Troppe cose custodisco tra i segreti di vecchi scrittoi: pagine e pagine rimaste nella nostra vecchia casa e altre qui, a testimoniare fedelmente ciò che è stato e che sarà, tesoro mio.

    Adoro scrivere a lume di candela con il tuo corpo abbandonato accanto. Il foglio si impregna di te, bisognoso di altro cibo e di quel tuo odore che sempre mi ha risvegliato i sensi.

    Mi dai le spalle, adagiato su un fianco in posizione fetale; mi avvicino piano piano e mi chino a sfiorarti la nuca con soffio leggero, e ancora odoroso di buono mi seduci con la forza del passato e del presente, di un affetto mai agonizzante, che lenisce il dolore dell’attesa di un inevitabile distacco a cui non oso neppure pensare. Per ritegno non ti sveglio, ma vorrei toccarti con la voluttà di allora e di ciò non mi vergogno, poiché il nostro è un ardore che ha sfidato attacchi ben più efficaci dell’età che vorrebbe i sensi a riposo.

    Il desiderio dei vecchi è così intimo e prezioso da divenire puro e immacolato, del tutto incontaminato e, perché no, coraggioso.

    Ti metti supino, disturbato da qualcosa: c’è un ramo che bussa insistente contro le imposte chiuse; batte, graffia, quasi geme, mentre l’inverno fuori incalza terrorizzandolo. A quest’ora tutti sono dentro qualcosa, una casa, un letto, un’auto, un locale con un barista stanco a sperare che tu vada. Solo questa pianta che ti rende inquieto pare non avere un rifugio per la notte, ma dovrà abituarcisi: è un giovane albero dalle fronde imbizzarrite, vedrà ancora tante stagioni… almeno quante ne ho viste io, se avrà fortuna, e riceverà in cambio il dono della pazienza.

    Hai di nuovo il respiro regolare tra le lenzuola in disordine a scoprirti le spalle e, nel buio, non siamo due vecchi ma due amanti che riposano al riparo, sia che geli o che ci colga impietosa la calura estiva.

    Mi avvicino un po’ di più e quel tuo profumo, lo stesso di tutta una vita, mi fa sentire a casa poiché è sempre stata casa qualunque luogo che sapesse di fragranza al bergamotto mescolata al tabacco. Quando morirò sarà questo ciò che vorrò a impregnarmi l’olfatto nell’ultimo barlume di coscienza, e me lo porterò con me per sempre, ma intanto… intanto è la vita che bussa in me così come il ramo alla finestra, e il desiderio di te mi coglie quasi di sorpresa in quanto a intensità, ricordandomi quanto un vecchio possa essere giovane anche nei suoi ultimi giorni.

    Ti desidero amore mio, ti desidero dopo più di settant’anni insieme, un periodo interminabile in cui ti ho amato anche quando non ti ho compreso o apprezzato.

    I solchi scavati dal tempo, nel buio scompaiono insieme a quel pudore che in genere rinasce – nostro malgrado – quando non possiamo più catturare gli sguardi col dono effimero della bellezza… Ma nel buio, come ho detto, io e te siamo quei due ragazzi che peccavano sull’erba, e la mia pelle è ancora tesa come allora, il corpo sodo, i capelli fluenti e corvini, poiché tutto dipende dalla mente e niente muta se la mente non lo vuole, neppure quella passione che ai più sembra patetica, poiché i più sono impregnati dell’assurda convinzione che un vecchio non desidera, un vecchio aspetta.

    Hai le pantofole consumate e un cuore da bambino e noi è con quello e con i ricordi che, domattina, faremo l’amore al risveglio.

    Ti amo, e quest’amore mi renderà immortale.

    Mi piace scrivere di noi… Mi piace lasciar traccia delle nostre passioni immutate… Nel sesso fosti il mentore e io la musa ispiratrice, tuttavia solo negli anni divenisti la mia Araba Fenice e questo ha fatto sì che da due ci fondessimo in uno soltanto, a dispetto di tutto e tutti, mentre mai smettesti di penetrare la mia mente con l’ariete della fantasia, cosa ben più erotica ed estrosa di un consueto accoppiamento giovanile.

    Passa, il tempo, passa e per quanto tu ti accorga che il Natale è sempre più vicino alle vacanze estive, non ne sei davvero conscia. Poi ti svegli una mattina e non sai più a chi appartenga il volto che lo specchio ti rimanda.

    Accade all’improvviso che l’involucro tradisca la vanità ed è allora che riscopri la sostanza, altrimenti c’è il nulla, quello vero da cui non si torna più indietro.

    Tuttavia noi andammo avanti e ancora avanti. Imparammo a descrivere sensazioni astratte così come fa un cieco, poiché tutto si trasforma ma non per questo ciò che perdi è il meglio. E, come ciechi, scoprimmo proprio ciò che il vedente dà sempre per scontato: il tatto, l’olfatto e il gusto, con quei sapori trascurati e sminuiti.

    Chiudevo gli occhi poggiando il viso al tuo collo, là, nell’incavo della spalla, e ti sentivo, riempiendomi di te. Poi li chiudevi tu e imparavi a conoscermi con la delicatezza dei polpastrelli… La grana della pelle, le labbra dischiuse, la curva dei fianchi appesantita dagli anni ma alleggerita dall’erotismo dei nostri giochi segreti, le ginocchia, le scapole… e poi c’erano i baci per poterci assaggiare l’un l’altro. Baci sulle mani, sul viso, sulle palpebre chiuse, baci lungo la schiena o sulla nuca mentre tenevo su i capelli con le mani… baci, baci e poi ancora baci…»

    Su questa riga si interrompe il testo. Li ho trovati abbracciati l’uno all’altro in quel letto sfatto, sul viso l’espressione serena e innocente di chi riposa. Ai piedi del letto i fogli, scritti a mano con grafia tremolante e righe storte, tendenti verso l’alto ogni volta che si avvicinano verso la destra per andare a capo.

    Ho visto, sul comodino, il flacone di pasticche vuoto ma non ho subito compreso. Soltanto dopo le verifiche mediche abbiamo appreso che lui era morto di infarto nel sonno e che lei si era tolta la vita di certo subito dopo, nell’incapacità di affrontare il dilaniante distacco… Forse era pronta da tempo e da tempo aveva trovato una soluzione per tollerare l’intollerabile.

    Abbiamo versato tutti lacrime di sincera commozione qui, alla casa di cura per anziani; da anni non vedevamo tra i nostri ospiti, tanta gioia di vivere e io stesso, poche settimane prima, ero stato testimone di qualcosa che non conoscevo e che mi è stato di grande insegnamento…

    Avevamo servito la colazione come ogni mattina alle nove, faticando non poco con gli inappetenti e, subito dopo, i commensali avevano raggiunto le loro rispettive stanze per prepararsi al momento del moto, ovvero un’ora di ginnastica dolce alla quale parevano tenere

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1