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Il gatto si chiama Mercurio
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Ebook88 pages1 hour

Il gatto si chiama Mercurio

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Il gatto si chiama Mercurio è una storia che comincia da metà, come solo la vita o le cose incompiute possono fare. È il racconto di Ico, Zoe e Alex e del loro triangolo di ossessione, rabbia, amore e odio. È un romanzo viscerale fatto di sentimenti violenti e prepotenti. È una caccia al tesoro che inizia con una lettera nella quale l’autore scrive un indovinello che, se risolto, può portare a trovare il suo cuore. Zoe si metterà a cercarlo, con la disperata necessità di impossessarsene per archiviare il suo passato o semplicemente per domare il suo futuro.
LanguageItaliano
Release dateMay 31, 2013
ISBN9788898419036
Il gatto si chiama Mercurio

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    Il gatto si chiama Mercurio - Tia Pa

    Table of Contents

    Titolo

    Autore

    Editore

    I – Zoe

    II – Daisy

    III – Dea

    IV – Eva

    I – Zoe

    ICO

    Cara Zoe,

    ho raccolto i miei frammenti e li ho messi in una scatola. Impacchettati per bene li ho spediti a casa tua, che forse non ti appartiene più, ma non ho altri indirizzi.

    Ti ho inviato i miei avanzi perché tu sappia che non esisto. Immagino già mentre spulci tra i miei resti chiedendoti dove sia finito il mio cuore. Mi sarà caduto sotto il tavolo mentre aprivo il pacchetto? ti domanderai, l’avrà rubato il postino? Cosa se ne fa il postino del suo cuore?. Il postino nulla. Il cuore non è nel pacchetto, perché nella vita non si può avere sempre tutto e a qualcosa devi imparare a rinunciare.

    Il cuore è mio, anche se vorrei che appartenesse a qualcun altro. Mentre scrivo questa lettera lo guardo per trovare l’ispirazione. Batte ancora, anche se non fa rumore. Vedo solo che si comprime, ma non rimbomba nella cassa toracica e il suo movimento non ha conseguenze.

    La tua testa sul mio petto a sentire se ero ancora vivo era la cosa più bella e vera delle mie giornate. Suonavo una musica solo per il tuo orecchio, una melodia calda come il tuo corpo vicino al mio. Perché anche il rumore può avere una temperatura, però il termometro non riesce a misurarla.

    Quando ci hanno accusato che eravamo pazzi, abbiamo risposto che era colpa del mercurio che avevamo mangiato. Poi, per rassicurare tutti, abbiamo chiamato il tuo gatto come la nostra follia: Mercurio. Ci osservava quando facevamo l’amore e mi imbarazzava il suo interesse morboso, mentre a te piaceva. Io, te e Mercurio. Io, te e Alex. Da quando aveva giocato con le sue vene, il mondo si era scomposto ed era diventato un adolescente instabile. Come le tue scenate, quando sniffavi quella strana polvere dicendo che era quello che restava di Alex dopo che era stato cremato e io che ti urlavo di smetterla, che non era vero che quella roba era un pezzo di noi tre, che non stavi assimilando noi, ma ti allontanavi soltanto da me. Mi lacrimava il cuore quando facevamo l’amore e tu guardavi Mercurio come se fosse lui, cercando negli occhi verdi del gatto quelli dell’uomo che un tempo era stato il tuo primo pensiero del mattino.

    Alex poteva gettarsi da un palazzo, buttarsi sotto un treno o impiccarsi, ma ha scelto di tagliarsi con il rasoio per te. E’ questo che ti fa più male. Tu mi scorri nelle vene ti diceva sempre. Voleva la libertà e quello era l’unico modo che aveva per disintossicarsi. Quando ti ho detto: ti sento dentro, tu hai sorriso con il rimmel che ti colava dagli occhi e guardandomi con rabbia mi hai sussurrato all’orecchio, io esplodo e porto via tutto con me. Ti ho guardato con la faccia di una persona che per sopravvivere ha bisogno degli organi in prestito di qualcun altro, ti ho osservato con disinteresse, perché ero dipendente e la tua rivelazione era arrivata troppo tardi.

    La notte del temporale che voleva sconvolgere il cielo siamo andati a rubare del metallo da uno sfasciacarrozze e a scopare in spiaggia in mezzo alla nostra refurtiva. Alla mattina quando ci siamo svegliati tu eri un po’ delusa e al bar, sotto i tuoi enormi occhiali neri, mi hai detto: Tutto questo è frustrante. Io ho mangiato tre paste al cioccolato sperando di tornare bambino e poter giocare ancora a pallone e non dovermi preoccupare di starti vicino. Tu hai bevuto il caffè più nero, come hai chiesto al cameriere durante l’ordinazione, voglio il caffè più nero che hai, poi gli hai guardato il culo mentre se ne andava, come se io non fossi lì. Quello è stato il primo istante in cui anch’io ho rimpianto che un fulmine non ci avesse portato via.

    Non guardarmi con quella faccia mi hai detto con violenza. Non ne ho un’altra, ho risposto. Dovresti, mi hai sorriso cambiando ancora umore.

    Il giorno che te ne sei andata ho ricominciato a parlare con Alex.

    Stalle vicino, mi ha rimproverato.

    Non riesco Alex…

    Non hai scelta.

    Lei è veleno!

    Se le succede qualcosa è colpa tua.

    Mi distruggerà…

    Sì, lo farà. Come fa con tutti quelli che gli sono vicini. Distruggerà tutto, perché niente serve quando c’è lei. Riempie qualunque vuoto. Sostituisce…

    Ha sostituito te con me!

    E sostituirà anche te, ma non puoi scappare. Tu le appartieni.

    Quando ti usciva dalle vene cosa hai provato?

    Vuoto e libertà.

    Ti ho cercata ovunque per anni. Guardavo i telegiornali cercando con attenzione i luoghi delle catastrofi, perché ero sicuro che era l’unico modo che avevo per trovarti. Ovunque c’erano tragedie ero convinto che fossi passata tu. Ho girato il mondo rincorrendo i tuoi disastri. Ed ora che non ho più la forza di rincorrere il dramma ho deciso che è arrivato il momento di uscire da questa storia.

    Con il pacco e la lettera troverai anche un indovinello, leggi con i tuoi occhi grigi le mie parole nere. È una caccia al tesoro per trovare il mio cuore. L’ho nascosto bene, per non fartelo scovare. Ti voglio domare, cara Zoe. Voglio domare il tuo sentimento di distruzione e se non riuscirai a trovarlo non potrai mai sostituirmi. Salutami Mercurio, io ti saluto Alex.

    Un tempo tuo,

    Ico

    ZOE

    Rilessi con cura le ultime righe e imprecai: stronzo!

    Ehi piccola cercò di calmarmi quella montagna di muscoli che stava uscendo dalla mia doccia con un sorriso da trentadue denti.

    Piccola un cazzo. Suggerii e mi misi a singhiozzare.

    Che succede?

    I nuovi inquilini della mia vecchia casa mi hanno spedito questa lettera che era arrivata là, ho letto il testo e sono incazzata, ecco cosa succede

    Si, piccola, ma…

    Non mi chiamare piccola!

    Ok, magari ti posso aiutare…

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