Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

JK The black agent. Da uomo comune ad eroe
JK The black agent. Da uomo comune ad eroe
JK The black agent. Da uomo comune ad eroe
Ebook315 pages4 hours

JK The black agent. Da uomo comune ad eroe

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

"È stata una scoperta, mentre lo leggevo avevo la sensazione di vedere un film"

Sei un uomo come tanti, sommerso dai tuoi problemi, pensi che la tua vita sia solo in caduta, senza freni o appigli. Quando pensi che nulla più si può fare, fai un incontro, una donna misteriosa si avvicina a te in un bar come tanti, ha un compito ben preciso. L’organizzazione segreta per cui lavora vuole te, non puoi rifiutarti…

Il punto di svolta che porta un uomo tra tanti a stravolgere tutta la sua vita. Gli viene dato un nuovo nome, un nome in codice JK e tutto ha inizio…. È ciò che accade al protagonista di questo racconto fantasy che nel momento più buio della sua vita lo induce a vivere avventure che mai avrebbe immaginato, fino a rischiare la propria vita più volte per un bene più grande, per l’intera umanità. Una serie di eventi che da uomo comune lo portano a diventare un eroe e a scoprire che al di là del mondo che tutti credono di conoscere c’è una realtà nascosta. Un mondo pieno di misteri, basi segrete e civiltà non umane più antiche della stessa razza umana.

Avventure mozzafiato vissute in diverse parti del mondo con la sua nuova collega e amica Sun, una donna super sexy che lo introduce nel mondo dei black agent. Solo il suo istinto e la sua testardaggine gli permetteranno di risolvere l’enigma che affligge l’agenzia di cui diventerà attore fondamentale e a scoprire verità nascoste che coinvolgono l’intera evoluzione dell’uomo fin dalla sua nascita.
LanguageItaliano
Release dateApr 4, 2015
ISBN9791220001380
JK The black agent. Da uomo comune ad eroe

Related to JK The black agent. Da uomo comune ad eroe

Related ebooks

Science Fiction For You

View More

Related articles

Reviews for JK The black agent. Da uomo comune ad eroe

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    JK The black agent. Da uomo comune ad eroe - Vincenzo Di Costanzo

    Vincenzo Di Costanzo

    JK The black agent. Da uomo comune ad eroe

    ISBN: 979-12-200-0138-0

    This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)

    by Simplicissimus Book Farm

    Ringraziamenti

    Dedicato alla mia famiglia

    che mi è stata sempre accanto

    quando ne ho avuto bisogno.

    Indice dei contenuti

    Ringraziamenti

    PRIMA PARTE. QUANDO MENO TE LO ASPETTI .

    Capitolo 1: Il reclutamento. Ho forse scelta ?

    Capitolo 2 : Presentazioni

    Capitolo 3 : Una missione facile, facile.

    Capitolo 4 : Basta un attimo

    Capitolo 5 : Un saluto dovuto.

    Capitolo 6 : Si trasloca.

    Capitolo 7 : E con questo sono due.

    Capitolo 8 : Ho bisogno di risposte.

    SECONDA PARTE. E’ ORA DI AGIRE.

    Capitolo 9 : Il mio cervello si è ripreso.

    Capitolo 10 : Inizia la caccia.

    Capitolo 11 : Un tuareg diverso dagli altri.

    Capitolo 12 : Siamo di nuovo alla deriva.

    Capitolo 13 : Si ricomincia da zero.

    Capitolo 14 : Evviva la Francia.

    Capitolo 15 : Una donna di ferro.

    Capitolo 16 : E’ tutta un’ allucinazione.

    Capitolo 17 : Una cella senza mura.

    Capitolo 18 : Arrivano i nostri.

    TERZA PARTE. UN’ISOLA DI GHIACCIO E FUOCO.

    Capitolo 19 . Tutto diventa più chiaro

    Capitolo 20 : Una terra di ghiaccio e fuoco.

    Capitolo 21: Da un errore, una possibile via da seguire.

    Capitolo 22 : La grotta dei giganti.

    Capitolo 23 : Scontro tra titani e macchine.

    Capitolo 24 : Da sconosciuto ad eroe.

    Capitolo 25 : Si tirano le somme

    Titolo: Jk The Black Agent - Da uomo comune ad eroe

    Autore e Grafico: Vincenzo Di Costanzo

    PRIMA EDIZIONE 2015

    ISBN: 979-12-200-0138-0

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

    senza il preventivo assenso dell’Autore.

    PRIMA PARTE. QUANDO MENO TE LO ASPETTI .

    Capitolo 1: Il reclutamento. Ho forse scelta ?

    Sono di nuovo seduto su questo odioso sgabello, questo posto ne ha tanti e io sebbene mi riprometta di non sedermi più su questo maledetto, mi ritrovo sempre qui.

    La pelle nera di cui è rivestito ha persino un buco sul davanti e uno squarcio nella cucitura sottostante da cui fuoriesce uno schifo di imbottitura sintetica tra il bianco e il giallo tinto dal tempo.

    Il bicchiere di whisky però è sempre pieno, il mio amico barista a cui non ho mai chiesto il nome lo riempie sempre, non ho più bisogno di chiederlo.

    Da qui inoltre vedo le due uscite, riflesse nello specchio alle spalle del bancone in noce, vecchio stile far west e, ho una panoramica su tutta la sala. Controllare le uscite mi fa sentire al sicuro, quasi come se stessi aspettando qualcuno.

    Le ultime due settimane sono state un incubo, tutte uguali, ma oggi dopo l’ennesima video chiamata con il mio unico figlio, mi sento ancora di più una nullità.

    Mi tocca lasciare questo posto in cerca di un nuovo lavoro, ho deciso raccolgo i quattro stracci e lascio il Motel domani stesso.

    La porta secondaria si apre, si sente il classico rumore del campanello posto sullo stipite, quel suono acuto ha rotto il silenzio e attirato la mia attenzione, un viso d’angelo dai lunghi capelli nero corvino è appena entrata.

    Quanto stona quell'immagine in questo desolato posto, deve essersi persa, non c’è altra spiegazione.

    Il soprabito scuro anni settanta a tinta unica, ci prova appena a nascondere un corpo da favola "Dio da quando non sto con una donna, meglio che beva!". Pensai.

    Ma cosa fa è diretta verso di me, mi avrà scambiato per uno dei contadini della zona, devo esser ridotto proprio male, tutta colpa di questi stracci che indosso. Ora che è qui magari posso tentare di darle un aiuto e forse lei sarà gentile con me…

    Salve, immagino che il posto accanto al suo, sia libero, non è così ?

    Mi guarda con due grandi occhi scuri su un viso bianco adornato da due labbra rosso fuoco.

    Credo che se ora andiamo via insieme, il posto può anche chiudere mentre pronunciavo quelle parole, rimasi meravigliato di me stesso, per come mi erano uscite in modo così superficiale. Alzai lo sguardo e vidi il mio volto riflesso sullo specchio, "potevo radermi questa mattina, a saperlo! "

    Bevi qualche cosa con me ? le chiedo in fretta per rimediare.

    Si un martini grazie Mi sorride di nuovo e stranamente calma e spensierata, e qualcosa nella mia testa mi dice che è troppo sicura di sé. Se non fossi così ubriaco. Forse è la mia fortuna che gira, sono il solito diffidente, ma cosa ci fa uno zuccherino così, in un posto del genere e perché si è diretta verso di me, forse è una professionista in cerca di un cliente. Non voglio crederci.

    Si siede e accavalla le gambe lasciando intravedere parte della coscia, morbida e leggermente abbronzata, e sebbene cerchi di nasconderlo ha un fisico atletico.

    Cosa ci fa un così bel fiorellino in un posto così mal ridotto ?

    Il barista che ha appena portato il martini mi fissa innervosito, forse non gli è piaciuta la battuta. Mi chiedo perché è contrariato, ha messo un martini in un bicchiere da whisky e senza neanche una oliva.

    Senza offesa amico, comunque il servizio è impeccabile

    " Si, credici pure… Che razza di tipo".

    Il fiorellino non ci fa neanche caso prende il bicchiere tra le dita e sorseggia, un attimo che per me è durato una vita, ho invidiato il bicchiere, sto proprio male.

    Ma poi le sue parole uscite dalla sua candida bocca, furono così dolci come suono e al tempo stesso così stravolgenti e dolorose, come se il mal di testa che mi aspettavo l’indomani al risveglio si fosse anticipato di qualche ora.

    Mi hanno mandata pensando che non saresti stato aggressivo con un bel volto come il mio… Sorseggiò ancora il martini accennando un piccolo sorriso.

    In un attimo il mio cervello si attivò e le domande che iniziarono ad alternarsi nella mia testa, non fecero che aumentare il mal di testa che stava già incalzando.

    " Mi hanno mandata… ? Ma chi e? Chi è questa donna dall’aspetto così indifeso. Forse mi ha scambiato per un altro, io non conosco nessuno qui, forse si sbaglia. Dev’essere matta, non ricordo di dovere soldi ad alcuno, ma che sto dicendo…"

    Senti, forse deve esserci un errore, ma con chi credi di parlare, io sono solo di passaggio qui ?

    Si lo sappiamo, ti teniamo sotto controllo da diversi mesi, sei stato scelto

    Ma dico sei fuori? Ma di cosa stai parlando?

    Mi alzo di colpo, troppo nervoso rispetto alla situazione comunque gestibile del momento, ma il movimento furtivo del barista che si dilegua da una porta dietro al bancone attira la mia attenzione.

    Con la coda degli occhi li vedo, apparsi dal nulla, quel maledetto campanello alla porta neanche ha suonato. Sembrano dei cloni, tutti uguali, vestiti di nero, con i loro cappelli neri e occhiali neri, alle 23:00 di sera, assurdo.

    Due per ogni porta e forse anche nel retro. Dalla vetrata altri due si sono piazzati fuori e quattro vetture berline anch’esse nere sono parcheggiate adiacenti all’entrate.

    Non mi resta che sedermi di nuovo e cercare di capire.

    E ad incalzare tutta la già difficile situazione, il fiorellino si è appena trasformato in una pianta carnivora.

    Prende quello che resta del martini e lo manda giù tutto di un colpo. Le parole che ne seguirono erano così senza senso che feci fatica a recepirle come reali.

    Calmati ora, abbiamo tutta la tua roba in una delle nostre auto, sei abbastanza intelligente per capire che è inutile reagire. Siamo in troppi. Sorrise, ormai mi teneva in pugno e lo sapeva, l’unica cosa era tentare di sapere il perché.

    Mi sa che vi siete sbagliati e poi che volevi dire con ti abbiamo scelto, ma con chi credete di parlare… Forse ho capito siete una di quelle trasmissioni televisive, quei reality assurdi e sono vittima di uno scherzo…

    Neanche io credevo alle parole che dicevo e lei mi diede subito conferma.

    " Per essere vittima di uno scherzo devi conoscere qualcuno disposto a farlo. Invece noi sappiamo benissimo tutta la tua storia. Sei stato scelto dal nostro super computer, in base ad un profilo che era di nostro interesse. Ottimi voti a scuola, una laurea in ingegneria, hai avuto un passato in marina. Decorato per aver salvato un tuo commilitone colpito da una granata in un conflitto a fuoco, una vita perfetta. O quasi…

    Non eri mai a casa e tua moglie si sentiva sola, il suo capo ufficio la trova attraente e la seduce, peccato che per te è il responsabile di uno dei più prestigiosi studi legali della tua città natale. La storia che hanno creato su di te ha dello spettacolare, vittima della crudeltà della guerra, instabile, violento. Abbiamo controllato prima del servizio militare non avevi mai torto un capello a nessuno, mai una multa, nessun tipo di violazione, ma è bastato corrompere il giudice e ti hanno tolto la possibilità di vedere tuo figlio. Non puoi neanche avvicinarti, solo una video chiamata al mese finché non diventerà maggiorenne.

    Abbiamo tutti i video delle chiamate, è molto triste vedervi, ma comodo al nostro scopo. "

    Ero sconvolto, quella donna e l’organizzazione dietro di lei sapeva tutto di me, avrei voluto azzittirla con un pugno, ma ero certo che non era così indifesa come faceva sembrare e poi l’esercito che si era portato dietro, non credo che fosse disarmato. La mia vita è uno schifo, la sta descrivendo a perfezione, ma non posso rischiare ora, devo capire cosa mi aspetta, perché tanto lavoro di ricerca e spionaggio.

    Si è alzata, allunga un braccio sulla mia spalla.

    Vogliamo darti l’occasione di cambiar vita, di ritornare padrone della tua inutile esistenza, sei solo un fantasma ora.

    Le allontano il braccio, non la sopporto più E cosa pensate di fare se decidessi di non accettare ? Non potete costringermi !

    Sorrise come se si aspettasse quelle parole e iniziò a sistemarsi i capelli su un lato del volto, le punte delle sue rosse labbra erano rivolte in su come a trattenere un sorriso, non avevo speranze, ma non volevo dimostrare il mio stato d’animo.

    " Sai, siamo noi artefici del nostro destino, pensiamo che siano gli eventi a costringerci a fare determinate scelte, ma in realtà creiamo noi quelle situazioni che ci imprigionano e tu non sei da meno. Non potendo reagire contro l’ordinanza di restrizione del giudice, non potendoti avvicinare al tuo unico figlio.

    Senza dimenticare che tua moglie si rifiuta di vederti e, il lavoro che ha fatto il suo nuovo fidanzato poi, è stato curato fin nei piccoli dettagli.

    Non temere abbiamo le prove di tutto, e se sarai disponibile con noi, faremo in modo di restituirti la tua vecchia vita, perfino il lavoro che hai lasciato.

    In caso contrario uno dei motivi che ha orientato la scelta verso di te, sarà anche la causa della tua scomparsa. "

    Fece una breve pausa, mi aveva in pugno e mi resi conto che iniziavo ad avere un lieve tremore alla mano destra, forse la rabbia o l’alcool che avevo mandato giù. Forse consapevolezza di essere completamente impotente di fronte a quei sconosciuti.

    Vedi, dai referti medici presentati al giudice, sei instabile e impulsivo. Soffri di allucinazioni post scontro a fuoco. Il fatto poi che hai preferito lasciare il tuo lavoro e la tua città senza dare alcuna spiegazione non è a tuo favore. Non hai fratelli o sorelle, ne familiari in vita, hai lasciato ogni contatto e i tuoi pochi amici non si ricordano quasi più di te. Credo che vedendoti ora, ti riconoscerebbero con grosse difficoltà. Salti da una città all'altra e da un lavoro ad un altro. L’unica tua costanza è la video chiamata che fai a tuo figlio che a cinque anni neanche ti risponde. Questa mattina gli hai rivolto due parole Ciao, come stai ? lui inizia a dimenticarsi di te, ha continuato a giocare, finché la madre non ha staccato senza neanche parlarti.

    Maledetta… Mi alzo, vorrei strappargli a pugni il sorrisino dal suo visetto, ma mi ferma con una frase prima che io possa solo reagire.

    Se ora ti uccidessimo, chi si accorgerebbe della tua assenza ? , forse il proprietario del Motel che abbiamo già liquidato profumatamente. E per questi motivi che sei perfetto per i nostri scopi. Oltre al fatto che continui a mantenerti in forma, fai regolarmente esercizio fisico e sebbene dovremo disintossicarti dall'alcool, hai un buon potenziale e un passato glorioso alle spalle, un mix perfetto

    Ma almeno posso sapere chi siete e cosa volete da me?

    " Per ora basta sapere che ci identifichiamo in agenti in nero, the black agents, e che siamo l’ombra di eventi che coinvolgono tutto il mondo.

    Cosa volete che faccia ora ?

    " Che ci segua e ti renda conto che sei stato appena reclutato. Sta per iniziare il tuo periodo di addestramento, ma non temere sarà breve ma intenso. L’unica regola importante da ricordare è, sopravvivere.

    Tanto per iniziare dovrai dimenticare il tuo nome, d’ora in poi verrai identificato con due lettere JK. Inoltre tieni ben presente, che non si esce vivi dalla nostra organizzazione. Benvenuto… "

    Sorrise e si voltò uscendo dalla porta, da cui era entrata. Tutto era stato così fulmineo e inaspettato, senza intoppi, sembrava provato decine di volte come in una recita. Mi costrinsi a seguirla senza fare ulteriori obiezioni, inutile fare domande, non avrei avuto risposte esaurienti, avrei saputo il necessario a suo tempo.

    Dietro di noi i sui accompagnatori che non dissero una parola, né un cenno. Entrati in macchina, il corteo di vetture prese a muoversi lente e silenziose, nel buio della notte.

    I fari della macchina dinanzi a noi illuminarono quel bar, l’unica cosa più simile ad una casa, nelle ultime settimane.

    Ho deciso di stare al loro gioco, dovevo capire cosa mi conveniva, se era vero che potevano restituirmi la mia vecchia vita, mio figlio o alla prima occasione tentare la fuga.

    Capitolo 2 : Presentazioni

    In quella macchina tutto sembrava finto, l’unica cosa che attirava la mia attenzione era il colore dei rivestimenti interni, uguale a quello esterno, una pelle particolarmente nera e lucida, che metteva in evidenza le cromature argentate. La serratura scattò appena la porta si chiuse, comandata da un qualche dispositivo dal guidatore, non si vedeva come disinserirla e non era presente neanche la maniglia interna della portiera.

    Ci dirigemmo verso la statale che tagliava la foresta, diretti verso il deserto. Nessuno diceva una parola, la donna dai capelli neri che ormai li aveva raccolti in una coda di cavallo e posti sotto al solito cappello, aveva indossato da poco gli stessi occhiali di tutti gli altri.

    La luna era piena e brillante, riuscivo a leggere le indicazioni stradali senza alcun problema, pessimo errore pensai, se volevano impedire la mia fuga, dovevano bendarmi, ma poi mi chiedevo, in che modo pensavano gli potessi essere utile.

    La donna che sedeva al mio fianco, tentava di essere simile ai sui compagni, ma con un corpo che la rendeva unica, si sentì osservata, si voltò di scatto verso di me e quasi come se mi avesse letto nel pensiero,

    Scommetto ti stai chiedendo perché non ti bendiamo, o peggio ancora narcotizziamo. Semplice, non interessa che tu sappia o meno l’ubicazione della base dove siamo diretti. Se vuoi ti dico che si trova nella periferia di Las Vegas e che arriveremo in mattinata, vuoi l’indirizzo preciso ?

    Mi sorrise di nuovo e mi resi conto che solo quel maledetto ed

    eccitante sorriso era rimasto inalterato, non colsi la provocazione, ma mi innervosì ulteriormente la loro sicurezza. Erano certi che non sarei scappato in alcun modo o che se avessi tentato, tutto sarebbe stato vano. Anche questa volta quella maga intuì…

    " Vedi ormai sei stato reclutato ed è giusto che in quanto faccia parte della nostra organizzazione tu sappia dove si trovi la nostra base, non sei d’accordo ? Poi se tentassi una fuga e ritenessi cosa utile spifferare tutto alla stampa o peggio ancora alla polizia, sappi che abbiamo le conoscenze perché tutto si rivolti contro.

    Oltre la tecnologia per monitorare ogni tuo movimento e non intendo solo satelliti, ma anche strumenti che la tua immaginazione non può realizzare.

    In qualsiasi momento potresti essere vittima di un incidente, non so se mi sono spiegata. "

    Certo senza prove è un po’ difficile dire che dei tizi in nero mi hanno sequestrato e minacciato, si trovano a Las Vegas in un normalissimo Casinò. Inoltre dalle informazioni che avete raccolto sulla mia vita, tra cui la storia del commilitone ferito che ho salvato, storia che ho nascosto persino a mia moglie e che rientra in una missione di massima sicurezza nazionale, credo alla storia delle conoscenze che dite di avere. Ma questo mi impone una domanda, perché tanta fatica per un tipo come me, ormai alla deriva da tempo, non era meglio per voi un mercenario o non so…

    Non temere ogni cosa a suo tempo, ora se puoi passarmi gentilmente il braccio, devo impiantarti un dispositivo localizzatore, servirà al nostro computer a sapere dove sei in ogni istante e a darti una mano se necessario, inoltre sarà collegato con gli occhiali che ti daremo in dotazione…

    Non credo proprio che inserirai nulla nel mio braccio e poi di che cavolo me ne faccio dei vostri occhiali, va bene che mi costringete a darvi una mano, ma che centra cosa indosso !

    Capisco, ma credo sia superfluo spiegarti ciò che ti ho già detto prima e gli obblighi che comporta, vedi è tutto per la tua sicurezza, ne ho uno anch’io. Non costringermi ad usare le maniere forti.

    Una cosa era certa, avevano ragione ero nelle loro mani e il suo volto, così gentile nei modi, mi frenava nel prenderla a schiaffi. Per convincermi mi mostrò il braccio, in cui in rilievo due dita sotto il gomito si intravedeva un piccolo dispositivo che pulsava e emetteva una luce giallastra, evidente attraverso la pelle nella vettura in ombra. Infine mi ricordò che il premio per la mia collaborazione era riabbracciare mio figlio oppure essere scaricato morto in mezzo al deserto, argomenti a cui non potevo non dare il giusto peso.

    Pensai che bastava un temperino a toglierlo via, mentre gli mostravo il braccio, lei aprì un vano dal poggia schiena, un piano illuminato si abbassò fra di noi, mi fece appoggiare il braccio e dei ganci automatici si chiusero improvvisamente intorno al mio arto, bloccandomi. Dimenticai tutti i ragionamenti appena fatti e cercai di ribellarmi, mi ero già stufato di essere la marionetta di quella donna o forse l’alcool stava finendo il suo effetto.

    Lei estrasse una siringa e mi iniettò una sostanza.

    Fatto furono le parole soddisfatte che le uscirono, replicai sorpreso, Di già! Tutta questa scena per una semplice siringa

    Mi resi conto quasi subito che non riuscivo più a mettere a fuoco e che la vista mi si stava annebbiando, provai a dire qualche cosa, ma non ci riuscii, le uniche parole che sentii prima di addormentarmi anestetizzato furono Pensavi davvero che ti impiantassi un dispositivo nel braccio da cosciente…

    Il sole già alto, che entrava dal finestrino mi fece svegliare di soprassalto, stavamo quasi alle porte della città, vedevo le luci di Las Vegas, confermate da una mega scritta che dava il benvenuto.

    Mi controllai il braccio e l’unica cosa che vidi fu un lieve rossore, nello stesso punto che mi aveva mostrato, neanche una cicatrice.

    Ma che diamine…

    E’ tecnologia futuristica, non provare a toglierlo da solo, o il sistema che salvaguardia la nostra organizzazione si attiverà e il tuo braccio con il resto del corpo e un aria di circa dieci metri intorno a te si ridurrà in polvere .

    Stranamente il mal di testa post sbornia che avevo ogni mattino, nelle ultime due settimane non si presentò e mi sentii particolarmente in forma e di buon umore.

    Anche in questa circostanza la risposta senza alcuna domanda non tardò ad arrivare. Ciò che ti ho impiantato nel braccio, è gestito dal nostro super computer che in tempo reale, controlla il tuo stato fisico, può ora interagire con il tuo corpo e aiutarti contro intossicazioni anche da alcool e altre piccole cose utili. Può accelerare anche il tuo processo di guarigione se vieni ferito.

    Assurdo, se è così eccezionale perché non lo usate con tutti, ridurremo di molto la necessità degli ospedali…

    Semplice, perché la civiltà che vive il nostro pianeta non è ancora pronta e ne abuserebbe

    Metti i brividi, come parli feci una pausa e mi resi conto che di quella tizia non sapevo ancora il nome, dubitavo in una risposta, ma non esitai ulteriormente Mi hai affibbiato il nome JK, che ancora non capisco che dovrebbe significare, ma tu, visto che ora siamo colleghi come devo chiamarti, con qualche altra sigla?

    Lei sorrise ancora una volta e voltandosi verso il finestrino semiaperto Il nome ci viene dato dall’agente reclutatore in base all’impressione del momento, è una regola che ci siamo posti, mai nessuno dell’organizzazione dovrà chiamarti con il tuo vero nome. Un giorno ti dirò, se avrò voglia, cosa significa JK. Comunque io sono Miss Sunrise, ma mi puoi chiamare Sun, se vuoi. Fece una pausa, mentre io riflettevo sul JK e sull’origine del suo nome, immaginavo l’agente che l’aveva reclutata come un damerino romantico, ma che diamine vuol dire JK, stavo per chiedergli ulteriori particolari, ma fui interrotto,

    Siamo arrivati!

    Mi voltai a guardare dal finestrino, ci trovavamo dinanzi una mega fontana di un gigantesco casinò. vuoi dire che è veramente in un casinò che lavorate ?

    Non proprio, questa è ovviamente solo una copertura, di uno delle nostre basi sparse per il mondo.

    Le auto ci lasciarono dinanzi l’entrata principale, i due buttafuori non fecero obiezioni di come ero vestito, anzi fecero finta di non avermi visto, entrammo come normali clienti, quel posto non chiudeva mai, ovunque c’era gente che tentava la fortuna e a Las Vegas ciò accadeva ad ogni ora. Attraversammo due grandi sale, con tavoli da gioco e slot machine, ci dirigemmo in un corridoio secondario e poi entrammo in una porta di sevizio.

    Mi ritrovai in una stanzetta semioscura con scope e altri oggetti per pulire. Sentii un lieve calore al braccio e poi un formicolio, una delle pareti si abbassò completamente nel pavimento, dinanzi a noi un ascensore. Appena entrati la parete si richiuse, era completamente bianca e priva di tasti. Non avevamo pigiato nulla, non c’erano finestre nè telecamere, il loro super computer sapeva esattamente dove ci trovavamo e dove dovevamo andare, quella luce era fortissima, passò qualche istante affinché io mi abituassi, circa il tempo che l’ascensore si fermasse.

    A che piano siamo saliti ?

    Sarebbe più corretto dire a quanti metri siamo scesi non mancò il solito sorriso. Ora con quella luce bianca e fortissima diffusa ovunque che usciva dalle pareti, il candido volto di Sun sembrava meno marcato fatta eccezione delle sue rosse labbra.

    Ci venne incontro uno di quei damerini che la scortavano o comunque gli somigliava molto, occhiali e tutto, ci fece strada in una serie di corridoi, che come un alveare andavano in tutte le direzioni, di tanto in tanto si leggevano lettere seguite da numeri e frecce segnaletiche, sembrava di stare in aeroporto. Anche il via vai delle persone in quel posto era altrettanto frenetico, la luce bianca che usciva dalle pareti contrastava con i vestiti neri di quei individui, tutti concentrati nel correre da qualche parte.

    Arrivammo ad una ennesima porta, il tizio che ci aveva accompagnati si fermò e si voltò rimanendo di guardia, Sun mi chiese di entrare Ci rivedremo presto, ti stanno aspettando per conoscerti, non dimenticare ciò che ti ho detto su di noi e sulle nostre possibilità, soprattutto della possibilità di ritornare alla tua vecchia vita. A presto JK. Si voltò e si allontanò mentre la porta alle mie spalle si stava aprendo.

    La stanza in cui entrai era a differenza dei corridoi, poco illuminata, ma enorme, non riuscivo a vederne la fine nascosta nell’ombra. Non poco distante da me un tavolo illuminato e alcune sedie intorno. Mi diressi in quella direzione, pensando che se dovevo aspettare, era meglio farlo comodi.

    Ero appena giunto alla sedia, quando vedo entrare un uomo non molto alto, un po’

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1