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Il mistero di Calatubo: Romanzo giallo siciliano
Il mistero di Calatubo: Romanzo giallo siciliano
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Ebook99 pages1 hour

Il mistero di Calatubo: Romanzo giallo siciliano

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About this ebook

Un giorno di giugno nel piccolo paese di Calatubo un metodico professore di mezza età scompare e un giovane giunge nel commissariato a ricoprire la carica di commissario capo di quel luogo sperduto. Agostino Celesti è appena laureato e porta una ventata di nuovo e di strano. Non beve mai caffè, ma soltanto tè, possibilmente nero e alla menta e a sera ama studiare le stelle. Non ama guidare la macchina e preferisce di gran lunga andare in bicicletta, anche pedalando per chilometri e chilometri. Appena arrivato si trova a dover indagare su due delitti. Le apparenze direbbero che ancora una volta la mafia ha messo in atto la sua potenza di fuoco. Ma così non è. Un filo misterioso lega i due omicidi a quell’oscuro professore di Storia dell’Arte. Il giovane commissario, coniugando le più moderne tecniche investigative e la sua profonda curiosità per l’animo umano, troverà in un lontano passato la ragione d’essere dei due assassini e, a malincuore, arresterà il colpevole.
LanguageItaliano
Release dateSep 9, 2013
ISBN9788897363040
Il mistero di Calatubo: Romanzo giallo siciliano

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    Il mistero di Calatubo - Maria Patrizia Salatiello

    © Fuoco Edizioni - Roma

     www.fuoco-edizioni.it

    ISBN: 978-88-97363-04-0

    Prima Edizione per Ebook 2011

    Ogni riferimento a persone o fatti reali è del tutto casuale e dettato da pura licenza artistica.

    Table Of Contents

    Prologo

    Primo episodio

    Secondo episodio

    Terzo episodio

    Quarto episodio

    Quinto episodio

    Sesto episodio

    Settimo episodio

    Ottavo episodio

    Nono episodio

    Decimo episodio

    Undicesimo episodio

    Dodicesimo episodio

    Tredicesimo episodio

    Quattordicesimo episodio

    Quindicesimo episodio

    Sedicesimo episodio

    Diciassettesimo episodio

    Diciottesimo episodio

    Diciannovesimo episodio

    Ventesimo episodio

    Ventunesimo episodio

    Ventiduesimo episodio

    Ventitreesimo episodio

    Epilogo

    Nota dell’autrice

    Prologo

       Alle sette di un lunedì dei primi di giugno le campane della matrice scandivano i rintocchi della prima messa. Marietta infilò la chiave nella toppa e fece scattare la serratura. La porta d’ingresso dell’appartamento del professore Calogero Niceta si aprì silenziosa. La donna varcò la soglia. Si trovò immersa in un’oscurità quasi totale interrotta da rari fasci di luce che filtravano dalle persiane della casa, sita nella piazza del paese di Calatubo.

       Avanzò esitante di pochi passi. Trovò l’interruttore della lampada a stelo della sala d’ingresso. La luce era fioca assai, ma le permise di avanzare con più speditezza. In effetti, conosceva così bene quelle stanze che avrebbe potuto procedere anche nell’oscurità più totale. Dovette ammettere che la novità della situazione l’aveva un po’ impaurita ed aveva bisogno del sostegno rassicurante dell’illuminazione.

       La casa era del tutto in ordine, così come l’aveva lasciata il giorno prima, allo scadere del mezzodì.

       No, non il giorno prima, ieri era domenica, quindi due giorni prima. Pareva nessuno vi fosse entrato. Si recò in stanza da pranzo. La tavola, tardo ottocento, era apparecchiata con la meticolosità che il professore esigeva. Posate e bicchieri ben allineati attorno al piatto bianco con il filo dorato intorno.

       Sempre più perplessa Marietta si diresse verso la stanza da letto.

       Anche lì tutto sapeva di tradizione, nessun moderno sommier, ma un alto letto di legno massiccio si mostrava in un ordine puntiglioso.

       Soltanto l’insolita situazione diede il coraggio alla donna di sedersi sulla poltroncina ai piedi del letto.

       Non aveva molta fantasia Marietta. La sua mente era abituata a raccogliere fatti usuali, ben noti, in fondo sempre gli stessi. Non poté fare a meno di pensare che nessuno fosse entrato nella casa dopo che lei era andata via.

       Ma io ho lasciato le persiane aperte. Sussurrò fra sé.

       L’idea che il professore fosse tornato a casa alla fine della scuola, avesse chiuso le persiane e fosse uscito nuovamente, per andare dove poi, le sembrò assurda.

       Devo chiamare qualcuno. Ma per dire che? E poi chi? Il dottore, nessuno sta male, la signora Niceta. La polizia. No la polizia no.

       Mentre sedeva esitante il telefono iniziò a squillare.

       Sobbalzò sulla poltroncina chiedendosi chi potesse essere a quell’ora.

       Sollevò la cornetta del telefono. Anche in questi piccoli particolari si leggeva la maniacale fedeltà del professore alla tradizione. Un cordless non avrebbe mai fatto parte degli oggetti della casa.

       La voce sopra i toni di Bina Niceta si udiva anche a distanza.

       Pronto Marietta. Ieri in campagna ho fatto la salsa in bottiglia. Più tardi passo e ne porto un po’ al professore.

       Il professore non c’è. Sussurrò la governante.

       Certo che non c’è, è a scuola.

       No signora, non c’è proprio, è scomparso.

       L’avere verbalizzato quel pensiero, che le era passato fugace per la mente, rese quella eventualità di una terribile realtà. In effetti, era proprio quello che aveva pensato sin dall’inizio senza osare confessarlo neanche a se stessa.

       All’altro capo del telefono la signora Niceta perse per un attimo la querulità. Ma fu proprio un attimo.

      Non dire sciocchezze, comunque sto venendo.

    Primo episodio

       Il giovane sostava davanti il portone del Commissariato Carini. Fissava la grande scritta sopra il frontone con lo sguardo corrucciato, le spalle un po’ curve, come gli era usuale, quasi a nascondere il suo essere dinoccolato in un’altezza che pareva non sentire ancora sua, come fosse cresciuto troppo in fretta e troppo presto, ancor vicino all’adolescenza.

       Un uomo in divisa s’affacciò e lo guardò con aria di rimprovero.

       Desidera?

       L’agente scelto Saverio Corteggiani non gradiva gli imprevisti, la qualcosa era in contrasto con il suo mestiere.

       Così reagiva all’imprevedibilità di ladri, assassini e truffatori esigendo un meticoloso ordine dalle faccende usuali. E le sette del mattino non era orario di visita. Il giovane raddrizzò le spalle, tentò di assumere un’aria decisa e matura.

       Sono il nuovo commissario.

       L’espressione che si dipinse sul volto dell’agente scelto era decisamente di stupida meraviglia. Lei, lei, non dice sul serio.

       Sono il dottore Agostino Celesti.

       Il giovane sembrò rassicurato dalle sue stesse parole.

       Dottore, sì, in effetti, l’aspettavamo, ma a quest’ora…

       Cosa c’è che non va in quest’ora?

      Nulla nulla, era così per dire. Vede, il vicecommissario Francesco Dell’Oglio non è ancora arrivato, ma s’accomodi.

       Si scostò dall’ingresso e fece passare dinanzi a sé il giovane. Si sarebbe messo volentieri le mani nei capelli, proprio un pivellino dovevano mandare, magari con tanto di laurea, come si usava ormai, e fresco di concorso.

       Entrarono nella stanza polverosa dove il vecchio commissario aveva pigramente trascorso gli ultimi anni della sua vita lavorativa.

      Non si preoccupi commissario, adesso faccio sistemare tutto. Gradisce un caffè?

      Se è possibile un tè.  Corteggiani era sempre più sbigottito.

      Un tè, pensò fra sé e sé. E che siamo in Inghilterra?

      La porta si aprì e il vicecommissario Francesco Dell’Oglio entrò recando con sé la sua consueta giovialità.

      Benvenuto, benvenuto, non t’aspettavamo così presto, sono Francesco dell’Oglio, ma tutti mi chiamano Ciccio. Ho sentito che gradisci un tè. Brigadiere, un tè per il nostro nuovo capo.

      Sotto quella bonarietà si nascondeva un acume raffinato a cui non sfuggì l’abito grigio che era decisamente nuovissimo, appena appena comprato. Lo guardò con attenzione e vide baluginare una venatura azzurrina che faceva pensare che in quel vestito, inusuale per il giovane, v’era però

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