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Planet
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Ebook169 pages2 hours

Planet

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Nel mondo di Planet sembra tornata la pace; fin quando Nickie risveglia l'interesse oscuro.
Cosa c'è in lei? Non né ho idea! Sò solamente che provo un irritante bisogno di proteggerla.
Silver.
LanguageItaliano
Release dateJan 29, 2015
ISBN9788899121679
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    Book preview

    Planet - Sonia Rocco

    Le reclute

    Il gran movimento, fin dalle prime luci del giorno, per il ricevimento delle reclute mi svegliò bruscamente. Con rammarico mi alzai dal letto, aprii le finestre e mi diressi sul balcone per osservare i preparativi in corso, mentre l’aria frizzante del mattino mi punzecchiava il corpo. Quel giorno era essenziale per ogni paese; venivano aperte le porte ai ragazzi che, raggiunta la maggiore età, ricevevano la possibilità d’intraprendere la carriera da loro scelta per costruire il proprio futuro. Erano passati sette anni da quando avevo messo piede in quella piazza che ora guardavo dall’alto di un ampio e sfarzoso balcone delle residenze dei maggiori *. Le esperienze vissute da quando ero entrato a far parte dell’esercito mi avevano in parte plasmato; rendendomi forte ma allo stesso modo incline ad un faticosa convivenza con il dolore. Il grosso medaglione che portavo sul cuore si spalancò e dalla luce fioca che esso emanava ne uscì con calma un enorme figura nera. Lanka, la grande lupa nera, che mi aveva scelto* per passare in condivisione il resto delle nostre vite; mi stava osservando con i suoi occhi di ghiaccio leggendo esattamente i miei pensieri.

    L’animale si strusciò abbracciando completamente con il suo calore il mio corpo; trottando poi all’interno della mia stanza dove si stese sul tappeto di fronte al letto emettendo un profondo sospiro. All’improvviso qualcuno bussò alla porta, Lanka mi avvisò che si trattava di Salim il mio simpatico servitore; Prego Salim entra pure.. dissi mentre rientrai nella camera lasciando le finestre aperte con le tende svolazzanti Ti ho portato la colazione; ma soprattutto … uscì dalla stanza per poi entrare spingendo un grande porta abiti in ferro battuto Le vostre nuove armature miei cari sembrava che trovasse la cosa molto eccitante

    Non indovinereste mai chi le ha disegnate.. si lasciò sfuggire sogghignando, aspettandosi probabilmente una valanga di probabili risposte che però non arrivarono.

    Si voltò ad osservarci con i grandi occhi verdi in fibrillazione, sbuffò sonoramente prima di rianimarsi per svelare il piccolo mistero da lui stesso creato la principessa Elis in persona ha disegnato le armature.

    Feci scorrere la zip del tessuto che copriva l’armatura e ne rimasi piacevolmente sorpreso era davvero perfetta su di essa pendeva un piccolo biglietto.

    Lanka emise un suono buffo e negli occhi ardeva una scintilla di divertimento; decisi di ignorare ogni possibile pensiero equivoco filando in bagno a provare la nuova armatura; era di un grigio azzurrato lucente e mi calzava a pennello. Elis, ammisi, era una delle poche persone a Coron su cui potevo fare affidamento e il fatto che, anche se non ne avesse alcun bisogno, si stesse impegnando in qualcosa non poteva che rendermi felice. Uscendo trovai Salim alle prese con gli agganci della corazza di Lanka, mi affiancai a lui per aiutarlo a terminare in fretta l’opera. Quando entrambi fummo pronti ci osservammo allo specchio Molto carini! La principessa devo ammettere che si dà da fare disse malizioso Salim incrociando nel vetro il mio sguardo, Brutta cosa l’invidia amico mio. risposi con rassegnazione certamente disse l’altro non riuscendo a trattenere le risate. Salim era un ex combattente di qualche anno più grande di me, con cui avevo legato molto nell’esercito. Durante una delle battaglie contro il temibile ed oscuro esercito nefando era stato ferito mortalmente; sembrava spacciato ma le ninfe hanno fatto del loro meglio e dopo un lungo periodo di cure si riprese. Non potendo più combattere ma sentendosi comunque parte di Fortific ha accettato la mia proposta di diventare il mio domestico, accompagnandomi praticamente ovunque con la sua spensieratezza contagiosa.

    Presi la mia arma, una grossa spada con lievi ricami neri sull’impugnatura e la posizionai nel fodero lungo la schiena preparandomi a scendere. Quando le porte dell’ascensore si aprirono nella sala del ricevimento trovai i miei colleghi, i restanti cinque maggiori, alle prese con gli ordini degli organizzatori che ci posizionarono su dei troni posti a semicerchio dietro cui avrebbero dovuto sostare gli animali.

    A partire dall’estrema destra si trovava Xara dall’armatura color prugna nascosta in parte dal suo immancabile mantello con il lungo cappuccio abbinato. Le apparenti esili mani reggevano un lungo bastone che terminava afflosciandosi su se stesso assomigliando quasi ad una sfera. La letalità di quell’arma stava proprio nel veleno posto in esso che in un colpo poteva stendere definitivamente l’avversario. Portava i capelli bianchi raccolti in trecce posizionate perfettamente sul capo, sulle fini labbra c’era un filo d’immancabile rossetto lilla i suoi occhi erano di un puro verde chiaro. In quel momento sembrava fosse immersa in un’ intensa conversazione con il suo serpente dorato. L’animale imponeva sull’esile figura della donna tenendo la testa più scura rispetto al corpo, leggermente inclinata e gli occhi scuri puntati sul portone della sala. Era un essere non solo dal veleno micidiale ma, utilizzando la coda sottile ed affilata era in grado di affettare i nemici con impeccabile precisione.

    Nel trono a fianco c’era Armek. Un uomo possente racchiuso in un armatura verde leggermente sfumata ai lati; era seduto tranquillamente facendo ciondolare tra le mani la sua mazza dalle lunghe punte d’acciaio talmente lucide e affilate da riflettere le luci della sala. Un sorriso amichevole era sempre dipinto sul suo volto contornato da una cascata di riccioli castani e occhi smeraldo. Dietro di lui se ne stava disteso il suo orso bruno famoso per la sua irascibilità. Il loro era un duo bilanciato, dato che rappresentavano l’uno l’opposto dell’altro. Armek era per me uno dei pilastri fondamentali del mio vissuto qui a Fortific, assumendo una figura quasi paterna ai miei occhi , mentre il suo orso non perdeva occasione per screditarmi.

    Successivamente era seduto Alen; capelli lunghi e neri raccolti in una lunga coda, la pelle olivastra e gli occhi dalla forma leggermente allungata color del cielo. Sulle spalle portava una candida pelliccia corta, legata con lacci di cuoio sotto il collo. Dietro di lui era posizionata una vasca dove era immersa la sua orca armata di tutto punto. La sua arma era un tridente scuro come gli abissi con una pietra acquamarina al centro d’esso.

    Poi c’era Jamil, gli occhi castani chiari la pelle bronzea, i capelli biondo grano e un sorriso beffardo. La sua aquila se ne stava appollaiata accanto a lui facendosi accarezzare sommessamente le piume striate d’oro; l’arco che gli apparteneva era riposto a lato del trono in modo accurato mentre dietro la schiena portava il porta frecce di cuoio. Nonostante l’apparenza e le donne che gli cadevano ai piedi si dimostrava ogni volta poco interessato ad elle, non c’era nessuna che le rimaneva nel cuore più del dovuto.

    Di tutt’altro parere era Driss, per lui ogni donna era un immenso amore che purtroppo per lui però si rivelava sempre non essere corrisposto; seduto accanto a me stava sbadigliando sonoramente, portava tante treccine ribelli sul capo che come la sua pelle scura risaltavano sull’armatura arancio bruciato. Dietro la schiena portava un lungo scudo nero con ricami arancio mentre la sua balestra era appoggiata al pavimento. La sua metà era una tigre, che si leccava il naso lasciando intravedere i lunghe zanne affilate. L’uomo aveva una personalità a dir poco scoppiettante e con lui nulla seguiva il regolare svolgimento previsto.

    Lanka era stata posizionata e attraverso le ampie vetrate della sala potei incrociare il suo sguardo fiero che mi invase come un onda.

    Nel frattempo le porte furono aperte …

    * sono i migliori combattenti dell’intero stato nominati per dirigere e rappresentare l’esercito

    * ogni combattente per poter far parte dell’esercito deve venire scelto da un’ animale della Jungla con cui condividerà la sua vita in eterno

    La scelta

    Finalmente avevo raggiunto la maggiore età; anche se agli occhi di tutti sarei rimasta sempre la piccola di casa Oustin. L’ultima di nove figli; la mia famiglia lavorava la terra, coltivando per lo più grano che poi veniva spedito a Mersè per essere lavorato e commercializzato. Mio padre e quattro dei miei fratelli si occupavano dei terreni, mentre mia madre e mia sorella Nori utilizzavano una parte del raccolto per fare il pane per il villaggio. Da casa mancavano ; Carlos che era un famoso chef a Coron da quello che ci scriveva e raccontava nelle poche occasioni di rientro a casa, invece Andy e Doroty avevano scelto di trasferirsi a Ninf per diventare guaritrici. Quest’utime dalla partenza non ci avevano più reso partecipi della loro vita poiché nello strano percorso intrapreso la loro era considerata una rinascita, addolorando ovviamente il cuore di mia madre. Quella sera avrei comunicato la mia scelta; sapevo non sarebbe stato assolutamente facile ma non era da me tirarmi indietro. Stiracchiandomi mi alzai da terra pulendo con le mani i vecchi jeans sgualciti e avviandomi verso la veranda. Un muso allungato mi picchiettò sulla scapola facendomi sorridere. Oreste, il nostro mulo Ehi l’animale si limitò a sbuffare cercando da solo di trovare qualche carota nelle mie tasche Hai già mangiato tutto alzai le mani con fare innocente per poi riabbassarle e dargli energiche carezze sul collo piazzandogli un bel bacio sul muso.

    È pronta la cena era la voce squillante di Nori, Devo andare ora sussurrai, dandogli ancora un buffetto e filando poi in casa. Entrando trovai come al solito mia madre indaffarata ai fornelli, mentre mio padre e i miei fratelli seduti a tavola bevevano vino, chiacchierando della giornata trascorsa con i capelli ancora umidi dal bagno. Mi soffermai qualche istante sulla porta ad osservarli prima di decidere di sedermi al mio posto mordicchiando un boccone di pane. Il chiacchiericcio a cena era tranquillo e gioviale io invece ero sempre più nervosa e incapace di aprire il discorso, finché urlai Ho deciso andrò a Fortific!. Cadde il silenzio; strinsi a più non posso il tovagliolo osservando i volti dei commensali fermandomi sul volto di mio padre; teneva ancora la forchetta a mezz’aria era un uomo grande e grosso con i capelli bronzei e la pelle bruciata dal sole, la bocca era ridotta ad una fessura attorno ad essa e agli occhi si erano formate tante piccole rughe; che non promettevano nulla di buono. Il rumore di un paio di pugni sul tavolo mi fece voltare immediatamente verso Marcus. Aveva gli stessi capelli di mio padre ma leggermente più lunghi e in quel momento gli ciondolavano davanti agli occhi scuri mentre ogni muscolo del suo corpo tremava visibilmente come un animale feroce pronto a scattare sulla preda. Tu non andrai da nessuna parte ringhiò Non.. ti lascerò andare a morire. Pronunciò le ultime parole in un soffio prima di uscire sbattendo la porta. Ero abituata al caratteraccio di mio fratello che utilizzava la parte forte del suo carattere per intimorire e dare un impressione totalmente sbagliata di lui; quando ero piccola e vittima ovviamente degli scherzetti dei miei fratelli correvo da lui in lacrime per trovare conforto tra le sue braccia che mi attorcigliavano protettive finché la tristezza lasciava il posto alla pace. Oppure spesso quando ero imbronciata era lui quello che appariva al mio fianco facendomi il solletico fin quando un sorriso non mi affiorava sul viso. Avevo messo in conto di ferirlo con me era sempre molto, forse troppo, protettivo ma, sbollita la rabbia, ci avrei parlato e sicuramente avrebbe capito. Josef tossicchiò attirando le attenzioni dei commensali Sarà un percorso duro ti condurrà ad una crescita molto forte sotto ogni punto di vista appoggiò i gomiti al tavolo, sostenendo il volto attraverso l’intreccio delle lunghe dita affusolate. Mi guardava attraverso il le lenti degli occhiali in modo intenso, era visibilmente più esile dei miei fratelli con gli occhi verdi di mia madre e la pelle pallida come la mia. Era una persona molto precisa e, come me, raramente cambiava opinione, ero sicura che stesse rimuginando sul suo parere definitivo Vorrei proteggerti sempre come tutti qui dentro. Però devi fare ciò che credi giusto, e penso sia una perdita di tempo cercare di tarparti le ali.. Non gioverebbe a nessuno. Io preferisco dirti che ci sarò! mi sorrise come faceva da ragazzino quando ai miei insormontabili problemi di matematica poneva fine in due secondi netti. Deglutì forte per sciogliere il nodo in gola e cacciare giù le lacrime; gli abbozzai un sorriso. Assolutamente no!! squillò Nori Nessuno avrà pietà di te Nickie ! Sei davvero pronta a mettere a repentaglio la tua vita? urlò; nel suo abito a fiori e nell’impeccabile chignon che racchiudeva i suoi capelli corvini, poteva essere scambiata per una piccola fata inviperita "So i rischi che

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