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Nike Psiche Sport
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Nike Psiche Sport

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Nike Psiche Sport è un Saggio scritto dai due autori con lo scopo di costruire e/o ricostruire uno spessore educativo allo Sport in genere e nella fattispecie alla pratica formativa dei giovani. L’Opera è dedicata ai maestri di Sport e ai Genitori. Lo Sport, secondo gli autori dovrebbe avere lo scopo di incoraggiare i ragazzi a scoprire sé stessi. A forgiare entusiasmo, passione lealtà e spirito di sacrificio. Ad insegnare loro che per Vincere nella vita occorre imparare proprio dalle sconfitte.

La tesi degli autori sottolinea che la famiglia dovrebbe avere il prezioso ruolo di favorire il lavoro dell’educatore sportivo ed incoraggiare i ragazzi a seguire le loro inclinazioni.

La testimonianza preziosa di molti maestri di Sport, parte importante contenuta nel saggio, ci incoraggia a perseguire tale strada nell’allenare “la mente”ancora prima che “il corpo”. Il saggio infine suggerisce tecniche professionali utili allo sportivo e al tecnico per gestire al meglio le prestazioni sportive e include anche un'ampia filmografia sulle varie discipline sportive
LanguageItaliano
Release dateOct 18, 2015
ISBN9788892508712
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    Nike Psiche Sport - Nocera Antonio Emanuele Grilli

    NOCERA ANTONIO EMANUELE GRILLI

    NIKE PSICHE SPORT

    UUID: 1177cf04-75a1-11e5-8c42-119a1b5d0361

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    NIKE PSICHE SPORT

    Antonio Nocera

    Emanuele Grilli

    NIKE PSICHE  SPORT

    Colui che non sbaglia mai

    perde un sacco di buone occasioni

    per imparare qualcosa.

    Thomas Edison

    Dedichiamo questo saggio a chi con molto spirito di sacrificio ha dedicato, prima come praticante e poi come Maestro-Allenatore, molto del proprio prezioso tempo alla Passione della pratica sportiva, garantendo così una Restituzione che passa attraverso il trasferimento pedagogico-didascalico agli allievi del proprio bagaglio di conoscenze, a quel Grande Saggio e Maestro di vita che ha il nome di Sport.

    Antonio Nocera

    A tutti coloro che attraverso lo Sport hanno saputo trasmettere ai giovani Speranza, Coraggio e Altruismo. Necessari nelle gare e soprattutto nella vita.

    Dedicato a mia Madre

    Emanuele Grilli

    PREFAZIONE

    di Roberta Baldelli

    Vorrei iniziare dal titolo Nike Psiche e Sport per presentare e parlare di questo libro, scritto a quattro mani dagli psicologi psicoterapeutici dottor Antonio Nocera e dottor Emanuele Grilli. Un libro importante, ricco di spunti, esempi pratici, interviste, riferimenti culturali e amore per lo sport. Pensato e dedicato ad ogni figura presente in questo ambito, partendo dall’atleta, attraversando tutte le figure importanti che gravitano in questo mondo fino ad arrivare alle Società vere e proprie che gestiscono i propri atleti in sport individuali o di squadra.

    Un tema che mi coinvolge direttamente, da sportiva praticante in varie discipline da molti anni, un amore incondizionato verso questo Maestro di vita, prendendo in prestito la definizione usata dal dottor Nocera nella sua dedica.

    Uno sport, un ambiente sportivo oggi influenzato dalla macchina televisione che con i suoi sponsor minaccia in larga parte l’autenticità della sua essenza. Il condizionamento è talmente forte che istintivamente, senza avere il tempo di un ragionamento e di un allaccio culturale, mi ha portato a leggere la parola Nike del titolo come una nota marca di prodotti sportivi, quando ha un chiaro riferimento, dal greco, alla vittoria!

    Si entra subito nel vivo di questo libro, vivace, intrigante e diretto, partendo da un esempio di vita vissuta, attraverso un documento scritto da un atleta, non professionista, Augusto Mandelli, come testimonianza del coinvolgimento dello sportivo in gara. Questo permetterà a noi lettori di scendere in campo, da cultori, amanti delle imprese sportive, allenatori, psicologi sportivi, atleti professionisti e non, o dai ragazzi che stanno per intraprendere questo viaggio.

    Ma qual è il ruolo della psicologia in tutto questo? Perché e in che modo questo approccio può essere di aiuto ai fini della prestazione sportiva vera e propria?

    Nel primo capitolo, scritto dal dottor Nocera, si affronta il significato della percezione nella prestazione sportiva, prendendo spunto dagli studi di percezione in psicologia come il concetto di rapporto figura-sfondo, del raggruppamento e della percezione, che può trasformare gli oggetti e le cose. L’inserimento di questi concetti nella pratica sportiva sarà importantissimo sia per l’atleta che per la figura dello psicologo sportivo, intervenendo direttamente sulla prestazione dell’atleta che sta affiancando.

    Si entra nel vivo del libro prendendo come esempio tre discipline sportive con le quali gli autori hanno avuto esperienze dirette sia come atleti che come psicologi: il calcio, il tennis ed il golf. Discipline sportive così diverse, in cui però la questione di testa entra prepotentemente e, unendosi allo stato di forma fisica e all’allenamento, condizionerà per sempre la prestazione futura di ogni atleta, professionista e non. E lo può fare utilizzando diverse tecniche come l’ipnosi, il Training Autogeno, il rilassamento, il frazionamento, tecniche qui descritte anche con l’ausilio di esempi pratici.

    Nel secondo capitolo, scritto dal dottor Grilli, viene introdotto un concetto cardine nello sport come nella vita quotidiana: la Resilienza. Un termine derivato dalla scienza dei materiali, che in psicologia fa riferimento alla capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici, riorganizzando in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà. Comprendendo profondamente attraverso l’autore questo concetto e la possibilità dell’essere umano di allenare tale capacità, attraverso i fattori educativi e familiari, si capirà quanto esso sia importante nell’ambito dell’atteggiamento dell’atleta per la sua tenuta psicologica. Per rafforzare l’importanza di questo concetto, gli autori hanno inserito alcune interessanti interviste in cui risultano evidenti le difficoltà degli atleti ad esprimersi, essendo vittime di moderni sistemi di selezione legati solo alle attitudini fisiche. Sviluppare la resilienza fornirà una marcia in più agli atleti, che si aggiungerà alla loro preparazione e attitudine fisica verso la disciplina da loro praticata.

    Ma cos’è una prestazione sportiva? Quali sono le implicazioni psicologiche, i risvolti degli atteggiamenti ed i condizionamenti? La risposta si può trovare nel terzo capitolo, scritto dal dottor Nocera: La vittoria nello Sport. In questo ambito il ruolo di un tecnico della mente è di fondamentale importanza. Vi sono descritte una serie di situazioni, atteggiamenti e frasi tipiche che l’atleta pensa o dice rispetto ad una sua futura vittoria sportiva… un manuale da consultare per atleti e allenatori! Attraverso l’approfondimento e la messa a confronto della psicologia con i tre sport presi ad esempio in questo libro (se ne citano anche molti altri, non per forza di minore importanza), gli autori ci prendono per mano e aprono i canali dell’esperienza diretta, delle problematiche, i modi per affrontare, i consigli pratici per i professionisti che saranno di sostegno psicologico agli atleti. Richiamando la nostra attenzione sull’atleta nel periodo che va dall’infanzia all’adolescenza, troveremo una guida ai genitori, un vero e proprio decalogo in cui sono messe in rilievo le responsabilità di questi ultimi, a volte anche inconsapevolmente. Semplici consigli ma anche codici di condotta che gli stessi hanno l’obbligo di seguire per non intralciare l’operato degli allenatori ed educatori dello sport. Passaggi importanti da non tralasciare nel libro.

    Nati per vincere è la giusta conclusione di questo libro, un quarto capitolo scritto dal dottor Grilli. Come si fa a trasmettere al proprio figlio la necessaria fiducia in se stessi nonostante una sconfitta? Il contesto scolastico, l’ambiente sportivo, la famiglia, le Società hanno il compito di rispondere a queste domande. Citazioni di film, canzoni, frasi sono qui riportati per capire le diverse esperienze ed i diversi approcci che ognuno di noi ha rispetto alla competizione sportiva, alla vittoria. Esiste solo il concetto di vincere o serve e manca la cultura della sconfitta? Questo si chiede il dottor Grilli in questo capitolo. Certo gli atteggiamenti della tifoseria e le altre influenze non fanno altro che remare al contrario rispetto a questo concetto, è necessaria una pedagogia sportiva che educhi i giovani a sopportare l’inevitabile frustrazione della sconfitta. Lo sport coaching fornisce un’offerta diretta al mondo degli allenatori, delle squadre, dei singoli atleti e dirigenti sportivi per padroneggiare le emozioni, concentrarsi, trovare il controllo di se stessi, motivandosi per raggiungere l’obiettivo.

    Rimanendo nello scendere in campo proposto dagli autori di questo libro, troveremo delle interessanti interviste a cui si sono sottoposti uomini di sport, maestri nelle diverse discipline sportive, allenatori, atleti, presidenti di Società sportive, direttori ed insegnanti di scuole, tecnici di squadre giovanili ed ex atleti.

    Concludendo potremo dire che, da quel senso di frustrazione per il grosso condizionamento che elementi esterni hanno nel mondo sportivo oggi e di pacata delusione, libri di questo tipo danno fiducia e sono una base solida per un futuro più consapevole da parte di tutti gli operatori, e ce ne sono tanti, che combattono ogni giorno per un futuro diverso. E anche gli atleti-calciatori, forse i più amati e contestati per le cifre da capogiro offerte loro dal mondo delle televisioni, visti personalmente in un ritiro estivo di una squadra romana della serie maggiore, sembrano ancora dei ragazzi semplici che si divertono a rubarsi un pallone… sarà utopia?

    Grazie al dottor Antonio Nocera e al dottor Emanuele Grilli per il loro impegno e professionalità nella stesura di questo libro non facile, seppur così intenso.

    PREMESSA

    Nel momento in cui si è deciso di trasferire le nostre esperienze in Psicologia dello Sport ci siamo immediatamente resi conto che gli argomenti da trattare non potevano non riguardare anche gli aspetti pedagogici che la pratica sportiva reca con sé.

    Anche da giovani praticanti alcune discipline – a livello semiprofessionistico – abbiamo avvertito l’esigenza di sottolineare i limiti e i rischi che oggi la scelta di praticare attività fisica può presentare. Non abbiamo avuto la pretesa di trattare cose di straordinaria amministrazione, ma gradiremmo che si parli di più di certi temi, a salvaguardia di un’attività sportiva che dovrebbe avere più dignità e quindi essere più attentamente protetta. Questo saggio oltre a dare indicazioni sull’importanza della questione di testa, nota a chi esercita sport a livello agonistico, vorrebbe presumere un intento didascalico per i giovani praticanti e non rappresentare un tentativo di recupero di quei preziosi valori che oggi vacillano sotto i colpi della corsa al profitto, ma che hanno rappresentato per lungo tempo il patrimonio di chi ha amato lo sport, anche da semplice dilettante. Per questo abbiamo voluto dare voce a chi lo sport lo ha vissuto prima come atleta cioè da protagonista principale e poi ha intrapreso la carriera di maestro-allenatore, per trasferire la propria diretta esperienza. Questa importante figura pedagogica è oggi la persona che soffre maggiormente – insieme a chi soltanto da atleta ha esercitato una delle tante discipline con sensibile passione – la mortificazione che oggi lo sport subisce per mancanza di autentica attenzione. Inutile continuare a fare demagogia con la classica affermazione: lo sport deve stare con maggiore presenza nelle scuole. Anche la scuola ha i suoi problemi, figuriamoci se trova il tempo di impegnarsi nella pratica sportiva. Oggi il mens sana in corpore sano di classica memoria ha fallito in toto! Sia l’intelletto che il fisico della Persona pagano un prezzo altissimo. Almeno nel Bel Paese.

    Così nel nostro piccolo tentiamo di ridare dignità a una pratica che ha sempre presunto di migliorare la qualità della vita delle persone e dovremmo a nostro parere trattare in maniera distinta la formazione studentesca e la formazione sportiva, per poi ricreare il connubio, la sinergia, tra le due e riannoverare entrambe nel sistema Cultura. Nei Paesi anglosassoni le due attività si svolgono lungo un continuum e nessun atleta agonista deve giustificare un’assenza a scuola per impegni sportivi significativi per la sua carriera sportiva: è automaticamente giustificato. Da noi la pratica sportiva viene sempre vista come un’attività esclusivamente ludica quindi non giustificabile nelle assenze scolastiche, né intellettualmente né tantomeno fisicamente. Ridiamo allo sport la dignità di pratica culturale! Semmai da noi l’abbia mai avuta.

    Siamo stati interessati più all’esperienza che al prestigio degli addetti ai lavori che abbiamo intervistato anche proprio per questo: la passione e l’esperienza esistenziale di chi ha dedicato la propria vita, anche come atto restitutivo allo sport, per quello che ricevette come atleta, è per noi più importante anche rispetto all’autorevolezza dei protagonisti. Lo spessore esistenziale di chi ha dato il suo contributo è per noi più importante anche della sua preparazione intellettuale.

    Speriamo di essere almeno in piccola parte riusciti nel nostro intento.

    Antonio Nocera

    INTRODUZIONE

    L’idea di scrivere un saggio che avesse come spunto il rapporto tra lo sport e la psiche nasce non solo dalle passioni personali e professionali di chi scrive, ma anche dall’esigenza di restituire spessore a valori che in ambito sportivo hanno perso la loro significatività, come ad esempio quello della sconfitta. Abbiamo dato ampio spazio a tale concetto perché abbiamo compreso nel tempo e con lo studio della materia che non può esistere una sana vittoria senza il riconoscimento e l’esperienza di una formativa sconfitta: quest’ultima non può essere solo frustrante. Essa diventa educativa nel momento in cui obbliga chi la subisce a compensare con un approfondimento degli allenamenti, gli errori commessi nell’ultima gara non vincente. Già dal titolo del nostro lavoro parte così una provocazione: Nike psiche e sport non include la sconfitta poiché ci piace considerare la sconfitta come parte integrante della vittoria. Questa provocazione presume bonariamente di sollecitare gli addetti ai lavori (maestri e allenatori di discipline sportive) a un concreto recupero del valore e del concetto di sconfitta.

    La paura di perdere nasconde un’insidia che spesso ha più importanza della sconfitta: è la nikefobia (paura di vincere), un fenomeno così complesso che necessita uno studio particolareggiato. Ad esempio, il piacere e la grandezza del successo che deriva dalla vittoria sono spesso il primo motivo del rifugiarsi nella sconfitta: dovremmo educare, con training mirati, lo sportivo alla capacità di contenere il grande piacere che accompagna la vittoria – che aumenta di valore a seconda del premio in concorso – poiché quello, accompagnato al timore di cambiare troppo la propria vita, spaventa, facendo regredire il protagonista dov’era prima di rasentare il successo. Il posto dove inconsciamente presume di stare più al sicuro. Infatti abbiamo sottolineato l’esempio dei giovani calciatori brasiliani che, molto spesso provenendo dalle favelas, quindi vivendo in condizioni economiche svantaggiate e venendo proiettati repentinamente alla ribalta, devono poter essere istruiti a gestire i clamori del successo e anche la fortuna economica che ad esso si accompagna. Onde evitare di bruciarsi (vedi le ultimissime traversie di Adriano l’Imperatore).

    Tutto ciò va riferito soprattutto ai giovani fanciulli e adolescenti che si avvicinano alle discipline sportive, chiamando così in causa i maestri-allenatori che sono i facilitatori della pratica sportiva fin dalle prime mosse. Costoro andrebbero preparati anche teoricamente ai dettami psicopedagogici, perché l’età evolutiva dei loro discenti va studiata per non creare frustrazioni nei piccoli sportivi dovute alla incomprensione delle loro esigenze.

    Siamo partiti dall’attenzione alla sconfitta poiché oggi la mania della vittoria a tutti i costi crea nel giovane praticante l’incapacità di resistere con tenacia alla contesa, al fine di raggiungere un risultato accettabile o vincente, ma senza eccessi. La sconfitta non può far desistere il piccolo atleta dalla pratica sportiva che ha deciso di intraprendere. Se viene inculcata in lui l’idea che conti solo vincere, o avesse solo vinto per talento, potrebbe desistere alla prima sconfitta. Sottolineiamo anche l’inadeguata intromissione dei genitori nella scelta della disciplina da iniziare da parte del loro figlio: la fantasia del successo non consente loro di ascoltare i desideri del proprio ragazzo, obbligandolo a scegliere in funzione del futuro. Depauperando così la pratica sportiva del suo significato più importante in riferimento ai giovani: l’aspetto ludico dell’attività corporea.

    Nel saggio abbiamo analizzato gli studi sulla percezione al fine di creare nuove strategie a suffragio di alcune discipline, con lo scopo di migliorare la prestazione sportiva.

    Successivamente è stato preso in considerazione il concetto di resilienza, preso in prestito dalle discipline scientifiche e che per esteso rappresenta la tenacia, la pervicacia, che ogni sportivo dovrebbe avere a disposizione per combattere fino alla fine della gara, cercando di dare tutto. È stato possibile visitare il Modello bioenergetico e la tipologia caratteriale ad esso propria, alla luce del concetto stesso di resilienza.

    Quindi abbiamo trattato varie tecniche psicologiche utilizzate in Psicologia dello Sport e praticate in varie discipline. Di queste ultime ne abbiamo poi approfondite tre: calcio, golf e rugby, distinguendo le loro caratterizzazioni.

    Abbiamo inoltre trattato la questione dell’educazione sportiva dei giovani con particolare attenzione, come già detto, all’accettazione della sconfitta come presupposto di una giusta guadagnata vittoria.

    In appendice, abbiamo aggiunto una serie di interviste a maestri dello sport di varie discipline: calcio, rugby, golf, arti marziali e pallanuoto, dando attenzione esclusiva a quegli istruttori professionisti che si occupano di fanciulli e adolescenti, per tentare di comprendere gli sforzi da loro fatti al fine di migliorare la pratica sportiva ed i suoi scopi educativi, nutrendone i valori.

    Inoltre, abbiamo aggiunto un elenco di titoli di film che trattano i temi qui esposti e lo sport in generale, sperando di fare cosa gradita al lettore.

    Il saggio si apre con un documento scritto da Augusto Mandelli, un adulto che pratica da sempre la pallavolo e che ha voluto rappresentare una sua personalissima testimonianza letteraria del coinvolgimento dello sportivo in gara ad ogni livello ed anche un puntuale riferimento allo sport come metafora della vita.

    Antonio Nocera 

    Tu chiedimi

    di Augusto Mandelli

    Tu chiedimi: cosa ti fa sentire vivo?

    Ed io ti rispondo: una schiacciata.

    Intendiamoci, non una schiacciata qualsiasi.

    Ora immagina questa situazione, visualizzala bene e prova per un attimo a metterti nei miei panni.

    Semifinale del torneo Comunale; siamo al quinto set, una partita interminabile, e siamo avanti 19 a 14.

    Certo non è la Coppa dei Campioni, ma credetemi che quando si gioca, qualunque sia il livello della contesa, NESSUNO vuole perdere, e questo è ciò che nobilita lo sport, soprattutto a questi livelli.

    Abbiamo già buttato nel cesso due set, persi dopo che avevamo praticamente la partita in mano… Qualcuno può parlare di nikefobia, qualcuno di scarsa abitudine a vincere, ma tant’è.

    Anche questo set siamo stati avanti prima 13 a 1, poi 17 a 6… e poi BUM black-out, vuoto e la Paura che torna nocchiera della nostra navicella allo sbando.

    Io sono in panchina, carico come una molla.

    L’adrenalina che mi scorre nelle vene, ne potrei buttare secchiate addosso ai miei compagni.

    Sono un leone in gabbia, mi agito come un ossesso nella zona per destinazione, ho giocato poco ma sono sudato come se avessi fatto tutti i set.

    Vedo il Capitano che è cotto, ha dato tutto ed ora non ce la fa più.

    Il vero problema non è però la stanchezza, ma la fiducia, la convinzione, non stiamo visualizzando la vittoria, mancano gli occhi di tigre.

    Coach, oggi ho delle buone sensazioni, sono caldo, ho detto al Coach prima della partita.

    E quando sono entrato ho dato il mio contributo… la mia spalla destra è sempre un punto di domanda, una incognita… ma io conosco il mio corpo, lo sento, so quando posso chiedere e quando no. Ed oggi è giornata buona per passare in cassa e riscuotere.

    Ora siamo con Rick, l’alzatore, in P6, ed il coach mi chiama: Capitano esci, Ago vai e buttami giù quella cazzo di palla.

    Sono elettrico come una palla magica, entro dentro ed esorcizzo la tensione saltando e portandomi le ginocchia al petto.

    Tendini cuore muscoli delle gambe cervello spalle tutto risponde alla perfezione, l’adrenalina è una potentissima droga analgesica.

    Le gambe tremano, ma non di paura, oggi no.

    Aspettano solo di scaricare la Potenza sul terreno, attaccare in un terzo tempo perfetto la rete avversaria e cercare, che so, una parallela magica, un diagonale stretto, un pallonetto maligno, un mani-e-fuori, insomma una giocata per schiacciare e godere, simbolicamente uccidere l’avversario.

    Sapete come si dice schiacciare in inglese? To kill – più chiaro di così…

    Lo sport è metafora della vita, è una Guerra simulata, è vita esso stesso, quando senti la pompa del sangue ed il senso di fratellanza,

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