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Piccole donne: Ediz. integrale
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Piccole donne: Ediz. integrale

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NUOVA EDIZIONE 2023!  Per chi avesse effettuato l'acquisto in passato la nuova versione è disponibile gratuitamente! 

"Piccole donne", pubblicato nel 1868, è il più famoso romanzo di Louisa May Alcott. Si tratta di un classico della letteratura che ha conquistato nel tempo generazioni di lettori arrivando a toccarne il cuore. Con la sua scrittura elegante e coinvolgente, l’autrice racconta le avventure delle quattro sorelle March e delle loro esperienze di vita, di amore e di crescita personale durante gli anni della Guerra di secessione americana. Un romanzo che, ancora oggi, riesce a trasmettere messaggi importanti come il valore della famiglia, della solidarietà e dell'amicizia. Questa nuova edizione, riproposta in versione integrale, è arricchita da numerose note esplicative che accompagneranno i lettori di tutte le età nella scoperta, o riscoperta, di un capolavoro della letteratura per ragazzi e per adulti.
LanguageItaliano
PublisherCrescere
Release dateJul 4, 2023
ISBN9788883375101
Piccole donne: Ediz. integrale
Author

Louisa May Alcott

Louisa May Alcott (1832-1888) won international renown with the publishing of Little Women and its sequel, Good Wives. Her works include An Old Fashioned Girl, Eight Cousins and Jack and Jill. Alcott grew up in Concord, Massachusetts, where her family befriended such literary greats as Henry David Thoreau and Ralph Waldo Emerson.

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    Piccole donne - Louisa May Alcott

    CAPITOLO I

    Il gioco dei pellegrini

    decoration

    «Natale non sarà più Natale senza regali», brontolò Jo, stesa sul tappeto.

    «È così disdicevole essere poveri!» sospirò Meg, guardando il suo vecchio abito.

    «Non è giusto che alcune ragazze debbano essere piene di cose carine e che altre non abbiano nulla», soggiunse la piccola Amy, con voce piagnucolosa.

    «Abbiamo sempre papà e mamma e noi stesse», disse Beth con soddisfazione, dal suo angolino.

    Le quattro faccine, illuminate dai bagliori del fuoco del caminetto, si rischiararono un momento a queste parole, ma tornarono cupe quando Jo disse con tristezza: «papà non è qui con noi e non sappiamo quando tornerà!» Non aggiunse forse mai più, ma ognuna lo aggiunse in silenzio, pensando al padre lontano, sul campo di battaglia. [¹]

    Tacquero per un minuto; poi Meg disse in tono alterato: «sapete che la ragione per cui la mamma ha proposto di non comprare regali per questo Natale è che sarà un inverno duro per tutte noi; e pensa che non dovremmo spendere soldi in cose frivole quando i nostri cari nell'esercito soffrono tanto. Non possiamo fare molto, ma possiamo pur sempre fare i nostri piccoli sacrifici, e dovremmo compierli con piacere. Anche se temo che io non ne avrò le forze»; e Meg scosse la testa, pensando con rammarico a tutte le cose carine che desiderava.

    «Ma non credo che quel poco che potremmo spendere faccia una grande differenza. Abbiamo a testa un misero dollaro, e di certo l'esercito non se ne farebbe un granché. Sono d'accordo nel non aspettarmi nulla, né dalla mamma né da voialtre, ma vorrei davvero comprarmi Undina e Sintram ; [²] è tanto tempo che lo desidero», disse Jo, che era un topo di biblioteca.

    «Io avevo pensato di comprarmi dei nuovi spartiti», disse Beth, con un sospiro così leggero che gli unici che avrebbero potuto udirlo erano la spazzola e il porta-bollitore del camino.

    «Io mi comprerò una bella scatola di matite Faber; ne ho proprio bisogno», disse Amy con decisione.

    «Mamma non ha detto nulla riguardo ai nostri risparmi, e di certo non vorrà che rinunciamo a tutto. Compriamoci quello che desideriamo e svaghiamoci un po'; sono sicura che lavoriamo abbastanza da meritarcelo», gridò Jo, esaminando i tacchi delle sue scarpe come avrebbe fatto un gentiluomo.

    «Lo credo bene! Io che, da mattina a sera, devo far lezione a quei terribili bimbi, quando darei non so cosa per starmene a casa e passare le giornate a modo mio!» attaccò Meg, di nuovo con tono lamentoso.

    «Tu non hai neanche la metà delle mie scocciature!» disse Jo. «Ti piacerebbe star zitta per ore con una vecchia signora nervosa e pignola, che ti fa trottar su e giù, che non è mai contenta, e che ti tormenta tanto da farti venir la voglia di volare fuori dalla finestra o di metterti a piangere?»

    «Non è bello lamentarsi; ma credo che lavar piatti e tener la casa in ordine sia il peggior lavoro del mondo. Mi indispone; e le mie mani diventano così ruvide che non riesco più a suonare in modo decente»; e Beth guardò le sue mani ruvide con un sospiro che, questa volta, tutte poterono udire.

    «Non credo che nessuna di voi soffra quanto me», gridò Amy; «perché non dovete andare a scuola con delle ragazze impertinenti, che vi tormentano se non sapete la lezione, e vi prendono in giro perché non avete un bel vestito, ed etichettano vostro padre se non è ricco, e v'insultano perché non avete un naso carino!»

    «Direi che dovresti parlare di diffamare e non di etichettare, [³] come se papà fosse un barattolo di sottaceti», consigliò Jo ridacchiando.

    «So cosa volevo dire, e non c’è bisogno di fare la spiritosa. È giusto usare buone parole e migliorare il proprio vocabolario», replicò Amy con dignità.

    «Non stuzzicatevi, ragazze. Non vorresti che ci fosse un po' di quel denaro che papà perdette quando eravamo piccole, Jo? Ahimè! Come saremmo buone e ubbidienti, se non avessimo alcun pensiero!» disse Meg, che poteva ricordare tempi migliori.

    «L’altro giorno avete detto che ci ritenevi molto più fortunate dei figli del re, perché litigavano e brontolavano tutto il tempo, nonostante le loro ricchezze.»

    «È ciò che ho detto Beth. Beh, penso che lo siamo; perché, anche se abbiamo da lavorare, ci divertiamo fra noi e siamo un'allegra masnada, come direbbe Jo.»

    «Jo usa parole così gergali!» osservò Amy, gettando uno sguardo di rimprovero alla lunga figura distesa sul tappeto.

    Jo, a queste parole, si alzò a sedere, mise le mani in tasca e cominciò a fischiare.

    «Non farlo, Jo; è così infantile!»

    «È proprio per questo che lo faccio.»

    «Detesto le ragazze maleducate e poco femminili!»

    «Ed io odio quelle leziose e frivole!»

    « Gli uccellini dello stesso nido vanno d'accordo », cantò Beth, la paciera, con una smorfia così divertente che le due sorelle scoppiarono in una risata e il beccarsi cessò, per quella volta.

    «A dire il vero, ragazze, siete entrambe da biasimare», disse Meg, iniziando la sua ramanzina da sorella maggiore. «Tu sei grande abbastanza, ormai, per finirla con quei modi infantili e comportarti meglio, Josephine. Non aveva grande rilevanza quando eri piccola; ma ora che sei così alta, e che ti sei raccolta i capelli, [⁴] dovresti rammentarti che sei una giovane donna.»

    «Non lo sono! E se raccogliermi i capelli mi rende tale, li porterò in due code fino ai vent'anni», gridò Jo, strappandosi via la retina, e lasciandosi cadere sulle spalle una chioma di capelli castani.

    «Odio il pensiero che debba crescere, diventare la signorina March, indossare abiti lunghi e aver l'aspetto di una China Aster ! [⁵] È già abbastanza brutto essere una ragazza, quando mi piacciono i giochi e il lavoro e le maniere maschili! Non riesco a superare la delusione di non essere un ragazzo; ed è peggio che mai, ora, che vorrei andare con papà a combattere, e invece mi tocca stare a casa a lavorare a maglia come un'angusta vecchietta!»

    E Jo scosse la calza blu [⁶] dell'esercito a cui stava lavorando, tanto che gli uncinetti suonarono come nacchere, e la sua matassa di lana andò a finire in mezzo alla stanza.

    «Povera Jo! Non è davvero giusto, ma non può essere altrimenti; quindi ti dovrai accontentare del tuo nome da ragazzo, e giocare a fare il fratello a noi altre», disse Beth, accarezzandole la testa arruffata, ora poggiata sulle sue ginocchia, con una mano, il cui tocco, nessun lavaggio di piatti né spolveratura del mondo avrebbero potuto rendere meno dolce.

    «Quanto a te, Amy,» continuò Meg, «sei troppo pignola e conservatrice. Le tue arie sono divertenti ora; ma crescerai come una piccola oca, se non ci farai attenzione. Mi piacciono le tue buone maniere e il tuo modo raffinato di parlare, quando non lo fai per apparire elegante; ma i tuoi termini assurdi sono allo stesso livello del gergo di Jo.»

    «Se Jo è un maschiaccio e Amy un'oca, che cosa sono io, per favore?» chiese Beth, pronta a prendere la sua parte di predica.

    «Tu sei un tesoro, e nient'altro», rispose Meg calorosamente; e nessuno la contraddisse, poiché la topina era il cucciolo della famiglia.

    Dato che ai giovani lettori piace sapere che aspetto abbiano i personaggi, ci prenderemo una piccola pausa per dar loro un ritratto delle quattro sorelle, le quali erano sedute a lavorare a maglia alla luce del crepuscolo, mentre all'interno il fuoco scoppiettava allegramente e all'esterno la neve di dicembre cadeva quieta.

    Era una vecchia stanza confortevole, benché il tappeto fosse sbiadito e la mobilia molto semplice; grazie ad un paio di quadri alle pareti, libri negli anfratti e rose e crisantemi di Natale alle finestre, l'atmosfera era pervasa di una piacevole pace domestica.

    Margaret, la maggiore delle quattro, aveva sedici anni ed era molto carina, in carne e ben formata, aveva occhi grandi, un mucchio di soffici capelli castani, una boccuccia dolce e delle mani fini e bianche di cui andava molto fiera. La quindicenne Jo era molto alta, magra, scura di carnagione e assomigliava un poco ad un puledro non ancora domato; perché non sapeva mai dove, né come, tenere le lunghe membra che sembravano esserle sempre d'impaccio. Aveva delle labbra pronunciate, un naso bizzarro ed affilato, e occhi grigi, che sembravano vedere ogni cosa e che potevano essere, di volta in volta, fieri, divertenti o pensierosi. I suoi lunghi e folti capelli erano la sua unica bellezza; ma li portava quasi sempre in una retina, perché non le dessero noia. Jo aveva le spalle arrotondate, grossi piedi e mani, i vestiti quasi sempre scuciti che le cascavano di dosso e l'aria di una ragazza che stava trasformandosi rapidamente in una donna, ma a cui la cosa non piaceva affatto. Elizabeth – o Beth, come la chiamavano tutti – era una rosea ragazza di tredici anni, dai capelli lisci e gli occhi brillanti, che aveva modi di fare riservati, una voce timida, e un’espressione pacifica che raramente veniva intaccata. Il padre la chiamava piccola tranquillità, e il nome le si confaceva a pennello; perché sembrava vivere beata, in un mondo a sé, da cui non usciva se non per stare con i pochi che amava e stimava. Amy, la più piccola, era una figura di spicco – o almeno secondo la sua opinione. Era bianca come la neve, con occhi celesti e capelli biondi arricciati sulle spalle, pallida e magra, e se ne andava sempre in giro come una piccola signorina conscia di quali fossero le buone maniere.

    Quali fossero i caratteri delle quattro sorelle ve lo lasceremo scoprire nelle prossime pagine.

    L’orologio rintoccò le sei; e, dopo aver spazzato la cenere dal camino, Beth prese un paio di pantofole e le avvicinò al fuoco per scaldarle. In qualche modo la vista delle vecchie pantofole parve avere un buon effetto sulle ragazze; dato che la mamma era in arrivo, e ognuna si rallegrò per riceverla.

    Meg smise di sindacare e accese il lume, Amy si alzò dalla poltrona senza che qualcuno glielo facesse notare, e Jo dimenticò di essere tanto stanca mentre prendeva posto per tenere le pantofole più vicine al fuoco.

    «Sono tutte sciupate; mammina dovrebbe averne un altro paio.»

    «Avevo pensato di comprargliene un paio col mio dollaro», disse Beth.

    «No, le voglio comprare io!» strillò Amy.

    «Io sono la maggiore,» cominciò Meg, ma fu interrotta da Jo, che con tono deciso disse: «Ora che papà è assente sono io l’uomo della famiglia, e spetta a me comprare le pantofole, dato che mi raccomandò mamma in maniera speciale, quando andò via.»

    «Vi dico io cosa faremo,» disse Beth, «per Natale compreremo tutte qualcosa per la mamma e nulla per noi.»

    «È proprio da te, cara! Ma che cosa prenderemo?» esclamò Jo.

    Tutte e quattro rifletterono un momento: poi Meg annunciò, come se l'idea le fosse sorta alla vista delle sue belle manine: «Io le regalerò un bel paio di guanti.»

    «Scarpe da militare, meglio averle», gridò Jo.

    «Qualche fazzoletto, tutto orlato», disse Beth.

    «Io comprerò una bottiglia di acqua di Colonia; piace tanto alla mamma, e non costa molto, così mi avanzerà qualcosa per prendermi le matite», aggiunse Amy.

    «Come le daremo tutte queste cose?» chiese Meg.

    «Le metteremo sul tavolo, e la scorteremo dentro, per poi vederla meravigliarsi e aprire i pacchi. Non ti ricordi come facevamo ai nostri compleanni?» rispose Jo.

    «Ero sempre intimorita quando era il mio turno di sedermi sulla grande sedia con la corona, nel vedervi tutte marciare intorno per consegnarmi i regali, con un bacio. Mi piacevano gli oggetti e i baci, ma era terribile vedervi sedute a fissarmi mentre aprivo i pacchi», disse Beth, che stava tostando il pane per il tè e la sua faccia allo stesso tempo.

    «Lasciamo che mammina pensi che stiamo comprando cose per noi, e poi la sorprendiamo. Bisogna andare a fare compere domani pomeriggio, Meg; c'è così tanto da fare per la rappresentazione della sera di Natale», disse Jo, mentre camminava su e giù per la stanza, con le mani dietro la schiena e il naso per aria.

    «Questa è l'ultima volta, però, che prendo parte alla recita; sto diventando troppo vecchia per queste cose», osservò Meg, che era ancora una bambina quanto le altre quando si trattava di mascherarsi.

    «So che non lo farai, fintanto che ti sarà possibile camminare coi capelli sciolti in un abito bianco e indossare quei gioielli di carta dorata. Tu sei la migliore attrice che abbiamo, e sarà la fine di tutto se abbandonerai la compagnia», disse Jo. «Dovremmo fare una prova stasera. Vieni qua, Amy, e prova la scena dello svenimento, perché sei rigida come un attizzatoio.»

    «Non posso far meglio di così; non ho mai visto nessuno svenire, e non voglio mica riempirmi di lividi blu e neri, come fai tu quando ti butti per terra. Se posso cader giù adagio senza farmi male, allora farò la scena a modo tuo; se non riesco, mi lascerò andare armoniosamente su una sedia; non cambierò idea neanche se Hugo dovesse minacciarmi con una pistola», rispose Amy, che non era dotata di attitudine per la drammaticità, ma che era stata scelta perché abbastanza minuta da essere trasportata fuori dal furfante urlante della scena.

    «Falla in questo modo: congiungi le mani così, e barcolla per la stanza, gridando con terrore: Roderigo! Salvami! Salvami!» e Jo se ne andò, con un urlo melodrammatico davvero impressionante.

    Amy cercò di imitarla, ma congiunse le mani rigidamente davanti a sé, e si fece avanti come tirata da un macchinario; e il suo Aaahhh! era più somigliante all’urlo di una persona infilzata da spilli piuttosto che a un grido di paura e angoscia. Jo fece un sospiro di desolazione, e Meg si mise a ridere copiosamente, mentre Beth lasciò bruciare il suo pane, tanto era assorta a gustarsi la scena. «Non c'è verso! Cerca di fare del tuo meglio quando sarà il momento, e se gli spettatori sghignazzeranno, non dare la colpa a me. Forza, Meg.»

    Le cose andarono lisce poi, perché Don Pedro sfidò il mondo intero in un discorso di due pagine, che recitò senza una singola pausa; Hagar, la strega, lanciò, con effetti bizzarri, un incantesimo terribile sul suo calderone di rospi bolliti; Roderigo strappò in modo virile le sue catene, e Hugo finì la sua vita in un'agonia mista di rimorso e di arsenico, esalando l'ultimo respiro con un terribile Aaahhh! Aaahhh!

    «È la migliore di tutte quelle che abbiamo recitato», disse Meg, mentre il morto si rialzava e si stropicciava i gomiti.

    «Non so come fai a scrivere e recitare delle cose tanto belle, Jo. Sei un perfetto Shakespeare!» esclamò Beth, che fermamente credeva che le sue sorelle fossero dotate di un genio meraviglioso in ogni attività.

    «Mica tanto», rispose Jo modestamente. «Credo che La Maledizione delle Streghe, una Tragedia Operistica sia piuttosto carina; ma mi piacerebbe provare il Macbeth , se solo avessimo una botola per Banquo. Ho sempre voluto fare la parte dell’assassino! "È proprio un pugnale quello che vedo dinanzi a me ? "» mormorò Jo, stralunando gli occhi e stringendo il pugno quasi volesse afferrare qualcosa nell'aria, come aveva veduto fare in una celebre tragedia.

    «No, è la forchetta, con la scarpa di mamma infilzata al posto del pane. Il fascino del palcoscenico di Beth ha colpito ancora!» gridò Meg, e la prova finì con un generale scoppio di risate.

    «Sono lieta di vedervi così allegre, bambine mie», disse una voce allegra che proveniva dalla porta, e attori e spettatori si voltarono all’unisono a salutare una signora alta e materna, con in viso un’espressione che sembrava dire come posso esservi d’aiuto che la rendeva davvero gradevole. Non era elegantemente vestita, eppure aveva un nonsoché di nobile, e le ragazze pensavano che sotto il mantello grigio e quella cuffia oramai fuori moda si celasse la madre più splendida del mondo.

    «Ebbene, bimbe care, come avete passato la giornata oggi? Ho avuto così tanto da fare, nel preparare i pacchi per domani, che non sono potuta tornare neanche a pranzo. È venuto nessuno, Beth? Come va il tuo raffreddore, Meg? Jo, sembri stanca morta. Dammi un bacio, piccina.»

    Mentre faceva queste tipiche richieste materne, la signora March si tolse le cose bagnate, si infilò le sue calde pantofole, e accomodatasi nella poltrona, fece sedere Amy sulle ginocchia, preparandosi a passare l'ora più piacevole della sua intensa giornata. Le ragazze si affaccendavano intorno, cercando di rendere tutto confortevole, ognuna a modo suo. Meg apparecchiò la tavola per il tè; Jo andò a prender legna e mise a posto le seggiole, facendo cadere, urtando e rovesciando tutto ciò che toccava; Beth trottava a testa bassa avanti e indietro tra salotto e cucina; mentre Amy dirigeva le operazioni tranquillamente seduta con le mani in mano, sulle ginocchia della madre.

    Mentre si riunivano intorno alla tavola, la signora March disse con un sorriso di soddisfazione: «Dopo cena ho una sorpresa per voi».

    Un rapido e luminoso sorriso si diffuse come un raggio di sole. Beth batté le mani, noncurante dei biscotti che reggeva, e Jo gettò il suo tovagliolo, gridando: «Una lettera, una lettera! Tre urrà per papà!»

    «Sì, una bella e lunga lettera. Dice che sta bene, e pensa che passerà l'inverno meglio di quanto temessimo. Manda ogni tipo di felicitazione per Natale, e un messaggio speciale a voi ragazze», disse la signora March tastando la sua tasca come se all’interno vi fosse un tesoro.

    «Presto, presto, finite! Amy lascia perdere gli esercizi di stile e non t’incantare davanti al tuo piatto», gridò Jo, quasi soffocando mentre il tè le andava di traverso, e mentre faceva cadere sul tappeto il pane imburrato, ovviamente dalla parte farcita.

    Beth smise di mangiare, e si ritirò nel suo cantuccio, pregustando già la gioia che sarebbe giunta, nell’attesa che le altre terminassero.

    «Mi pare una gran bella cosa che il babbo, essendo troppo vecchio e non abbastanza in forze per fare il soldato, sia andato nell'esercito come cappellano», disse Meg calorosamente.

    «Come mi piacerebbe essere una venditrice ambulante, una vivan [⁷] ... come si chiamano? O un’infermiera, per potergli essere vicina e dargli sostegno», esclamò Jo, con un profondo sospiro.

    «Deve essere molto spiacevole dormire sotto una tenda, mangiare ogni sorta di robaccia e bere in una tazza di latta», sospirò Amy.

    «Quando tornerà a casa, mammina?» chiese Beth, con un leggero tremito nella voce.

    «Non prima di svariati mesi, cara, sempre che non si ammali. Rimarrà laggiù a svolgere fiducioso il suo dovere, fintanto che potrà e noi di certo non lo forzeremo a tornare nemmeno un minuto prima. Ora venite e ascoltate la lettera.»

    Le ragazze si avvicinarono al fuoco, la mamma si sedette sulla poltrona, Beth si mise ai suoi piedi, Amy e Meg si appollaiarono sui due braccioli, e Jo si appoggiò allo schienale, dove nessuno avrebbe potuto vederla emozionarsi, se la lettura si fosse fatta toccante.

    Pochissime erano le lettere scritte in quei tempi difficili che non fossero commoventi, specialmente quelle scritte dai padri alle loro famiglie. In questa si diceva poco delle difficoltà occorse, dei pericoli affrontati o della nostalgia maturata; era una lettera allegra e piena di speranze, di aneddoti della vita militare, di marce, di notizie sulla guerra; e solo verso la fine il cuore dello scrittore si apriva manifestando amore paterno e nostalgia delle bambine a casa.

    « Date loro tutto il mio amore e un bacio. Dite loro che di giorno sono nei miei pensieri, di notte nelle mie preghiere, e che nel loro affetto trovo sempre il mio miglior conforto. Un anno passato lontano dai propri cari sembra assai lungo, ma ricorda loro che mentre aspettiamo possiamo tutti lavorare, in modo che questi tristi giorni non vadano sprecati. So che ricorderanno di quello che raccomandai loro prima di partire, so che saranno affettuose e buone con te, che faranno il loro dovere fiduciose, combatteranno coraggiosamente con i propri demoni per domarli, in una maniera così splendida, che quando tornerò da loro, sarò più affezionato e orgoglioso che mai delle mie piccole donne. »

    Tutte si commossero nell'udire queste parole; Jo non si vergognò della grossa lacrima che le cadde dalla punta del naso, e Amy non si preoccupò del fatto che i suoi riccioli biondi si rovinassero, mentre nascondeva il viso sulla spalla della madre e singhiozzava: «sono un'egoista! Ma cercherò davvero di essere migliore, così da non deluderlo, quando tornerà.»

    «Così faremo tutte!» esclamò Meg. «Penso troppo al mio aspetto, e odio lavorare, ma cercherò di evitarlo, se possibile.»

    «Cercherò di essere come lui adora chiamarmi, ‘una piccola donna’ e non più rude e primitiva; cercherò di fare il mio dovere qui, invece di desiderare di essere da qualche altra parte», disse Jo, pensando che il tenere a freno il suo temperamento fosse molto più impegnativo che affrontare uno o due ribelli giù al Sud.

    Beth non disse nulla, ma si asciugò gli occhi con il calzino blu dell’esercito, e si mise a lavorare a maglia con tutte le sue forze, senza perdere tempo a compiere il dovere che le era più prossimo, proponendo alla sua calma e minuta anima di cercare di essere il più possibile conforme a ciò che suo padre si sarebbe aspettato da lei, quando sarebbe tornato a casa.

    La signora March ruppe finalmente il silenzio che era seguito alle parole di Jo, dicendo con la sua voce allegra: «vi ricordate quando eravate piccole come facevate il gioco dei Pellegrini ? [⁸] Niente vi divertiva di più di farvi legare addosso i sacchi di pezza sulle spalle a mo’ di fardelli, farvi dare il cappello, il bastone e un rotolo di carta, e lasciarvi passeggiare per tutta la casa, dalla cantina, che chiamavate la Città della Perdizione , su fino al terrazzo, ove mettevate tutte le cose che potevate recuperare per farlo sembrare una Città Celeste ».

    «Ah, come ci si divertiva! Specialmente quando passavo vicino ai leoni, combattevo Apollyon [⁹] , e poi m'inoltravo nella vallata degli hobgoblin !» disse Jo.

    «A me piaceva quando ci liberavamo dei fardelli per farli rotolare dalle scale», disse Meg.

    «La mia parte preferita era quanto uscivamo sul tetto dove c’erano tutte i nostri fiori e le pergole e le cose belle, e tutte in piedi cantavamo inni di gioia rivolte al sole», disse Beth, sorridendo come se quel piacevole momento fosse tornato davanti a lei.

    «Io non ricordo molto, tranne che avevo una gran paura della cantina e dello stanzino buio, e che ero sempre felice quando, arrivate in cima, si mangiava quella buonissima torta e il latte. Se non fossi ormai troppo grande per questo tipo di cose, quasi quasi mi piacerebbe di ricominciare», disse Amy, che parlava di rinunciare a giochi puerili alla matura età di dodici anni.

    «Non siamo mai troppo vecchi per questo, bambina mia, perché è un gioco che giochiamo per tutto il tempo, in un modo o nell’altro. I nostri fardelli sono qui, la nostra strada è davanti a noi, e il desiderio di esser buoni e di raggiungere la felicità ci è di guida e di protezione nelle tante difficoltà che troviamo prima di arrivare alla pace, che è la nostra Città Celeste . Adesso, mie piccole pellegrine, non sarebbe il caso di ricominciare questo percorso, non per gioco, ma sul serio, e vedere quanto lontano si può arrivare prima che vostro padre torni a casa.»

    «Dici davvero, mamma? Dove sono i nostri fagotti?» chiese Amy, che prendeva le frasi troppo letteralmente.

    «Tutte avete detto poco fa quali erano i vostri fardelli, eccetto Beth; ma dubito che lei ne abbia alcuno», disse la mamma.

    «Oh, altroché se ne ho; i miei sono i piatti e la polvere, l’invidia per le ragazze che hanno un bel piano, e il timore delle altre persone.»

    I fardelli di Beth erano così buffi che tutte ebbero una gran voglia di ridere; ma non lo fecero, temendo di offendere i suoi delicati sentimenti.

    «Facciamolo,» disse assorta Meg, «in fondo è solo un altro modo per cercare di essere diligenti, e la storia potrebbe aiutarci in questo; perché anche se vogliamo essere buone, è un lavoro impegnativo, e spesso lo dimentichiamo, e non facciamo del nostro meglio.»

    «Stasera eravamo cadute tutte nella Palude della Disperazione [¹⁰] , ma la mamma ci ha aiutato a uscirne, come fece Aiuto [¹¹] nel libro. Dovremo però avere la nostra Pergamena della retta via , come Cristiano . Che cosa dobbiamo fare a proposito?» domandò Jo, felice di trovare un po' di fantasia anche sulla strada difficile e noiosa del dovere.

    «La mattina di Natale cercate sotto i vostri cuscini, lì troverete il libro che sarà la vostra guida», rispose la signora March.

    Continuarono a discutere in merito a questo nuovo progetto mentre Hannah, la vecchia domestica, sparecchiava; poi tutte e quattro si affrettarono a prendere le loro ceste da lavoro, e si misero instancabilmente a cucire le lenzuola per la zia March. Era un lavoro noioso, ma quella sera nessuno si lamentò. Accettarono il piano di Jo di dividere le cuciture in quattro parti, chiamandole Europa, Asia, Africa e America, e in quel modo il tempo sembrò passare più in fretta, specialmente quando parlavano dei diversi paesi mentre li attraversavano con l’ago.

    Alle nove smisero di lavorare e, come al solito, si unirono in un canto prima di andare a letto. Nessuno tranne Beth era in grado di ricavare un granché di musicale dal vecchio pianoforte; ma aveva un tale modo di sfiorare delicatamente i vecchi tasti gialli che alla fine risultava un piacevole accompagnamento ai pezzi semplici che eseguivano. Meg aveva una voce di usignolo e insieme a sua madre conduceva il piccolo coro. Amy friniva come un grillo, e Jo faceva sempre dei gorgheggi e delle variazioni a modo suo, e riusciva quasi sempre a finire prima del tempo o a guastare, con una stecca, la più soave melodia. Ed era così che andava, fin da quando avevano avuto il dono della parola…

    Crinkle, crinkle, ’ittle ’tar, [¹²]

    ed era diventata una delle tradizioni di casa, dato che la madre era una cantante nata. Il primo suono che udivano al mattino era la sua voce, mentre se ne andava in giro per la casa cantando come un’allodola; e l’ultimo la sera era quella stessa ninna nanna per cui le ragazze non si ritennero mai troppo cresciute.

    CAPITOLO II

    Un felice Natale

    decoration

    Jo fu la prima a svegliarsi nella grigia alba del giorno di Natale. Non v’erano calze appese al camino, e per un momento si sentì tanto delusa quanto quella volta di molto tempo prima, quando il suo piccolo calzino cadde in terra perché era troppo carico di dolciumi. Poi si ricordò della promessa di sua madre, e, infilando la mano sotto il cuscino, tirò fuori un piccolo libro con la copertina cremisi. Lo conosceva molto bene, perché conteneva quella bellissima vecchia storia della miglior vita mai vissuta, e Jo sentiva che era la perfetta guida per ogni pellegrino che doveva affrontare un lungo viaggio. Svegliò Meg con un Buon Natale e badò che cercasse anche lei sotto il cuscino. Apparve un libro con la copertina verde, con la stessa immagine al suo interno, e alcune affettuose parole scritte dalla loro madre, che rendevano quel loro unico dono ancor più prezioso ai loro occhi. In quel momento Beth ed Amy si svegliarono, e frugando sotto i cuscini, anch'esse trovarono due libricini, uno color cenere, l'altro blu; e tutte sedettero sui letti a guardarli e a parlare

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