Anima & Successo: IL SEGRETO PER RISALIRE: GIÙ AL NORD - Dal disagio economico alla realizzazione
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Se le persone che sono attorno a noi ci raccontano che il disagio è il nostro destino, che non si può fare nulla, che la vita è dura e siamo predestinati a soffrire, se ci alimentano: sfiducia, sconforto e rassegnazione... Lo fanno per il nostro bene, per non illuderci, perché i sogni disillusi alimentano la sofferenza. Ma è veramente così? Dove si è nascosto il nostro talento? Dov’è finito il nostro intuito? Dove sono i nostri sogni? E si può risalire? Si può risalire da un contesto economico disagiato solo se facciamo parlare la nostra anima.
Il passato condiziona il nostro presente e il nostro futuro. Ma un passato doloroso può diventare la nostra risorsa più grande. La conoscenza del Segreto per Risalire è essenziale per vivere una vita in sintonia con noi stessi. Soprattutto, se chi lo racconta ha vissuto toccando il fondo.
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Book preview
Anima & Successo - Proce Fernando; Preite Daniela
sociale).
1. L’ INCONTRO E LA SCOPERTA DEL S EGRETO PER R ISALIRE
Dovevamo incontrarci proprio lì, nel ristorante più glamour e modaiolo di Milano. Di quel locale conoscevo il nome, ma non c’ero mai stata. Sapevo che il posto era frequentato da vip e personaggi famosi.
Parcheggiai la moto un po’ distante per osservare meglio il posto e le persone. Ero curiosa. Ed anche affascinata. Guardai piazza della Repubblica come se la vedessi per la prima volta, lasciandomi intorpidire dagli spazi e da un senso infinito di grandezza.
Il doppio beep del cellulare richiamò la mia attenzione. Arrivo
, diceva l’SMS. Era di Fernando. Il più grande deejay italiano stava per arrivare nella più ampia piazza della città. C’era una sintonia di grandezza e di maestosità.
In un’occhiata veloce collegai la stazione centrale con il grattacielo di Torre Breda, mentre il traffico ordinato faceva da sottofondo. Mi venne in mente la prima volta che arrivai alla stazione centrale di Milano. Ero adolescente e mi sentivo minuscola. Ma quella sensazione era scomparsa ormai da tempo.
Mi piace
, pensai. A dispetto di chi lega l’immagine di Milano solo alla nebbia.
Il trillo del cellulare mi fece sussultare. Era Fernando.
Ehilà, dove sei finita?
domandò.
Sentii una doppia voce, che proveniva sia dall’auricolare, sia dalle mie spalle.
Ciao! Io sono di fronte al ristorante, ma ti sento come se mi stessi parlando con un amplificatore col riverbero
, precisai ridendo.
Prova a voltarti
ripeté con l’eco.
Era lui, con le braccia alzate in segno di accoglienza. Scenografico come sempre. E simpatico come sempre. Aveva una gran capacità di metterti subito di buon umore.
Ce l’abbiamo fatta
gli sorrisi. Sembriamo due presidenti di Stato che non riescono ad incontrarsi per i troppi impegni
.
Beh… neanche tu scherzi, Prof. Sempre in giro per l’Italia, fra un aereo e l’altro
ribatté lui.
In effetti, è vero. E non so per quale strano caso siamo finiti qui
replicai.
Il cameriere si avvicinò e si rivolse a noi in maniera estremamente gentile. Ovviamente, conosceva benissimo Fernando. Era un habitué del posto. Ci fece accomodare in un confortevole posto all’aperto, perché la giornata limpida e l’aria fresca lo consentivano.
Mentre prendevamo le ordinazioni, ripensai al fatto che avevamo fissato quel pranzo all’ultimo minuto. Cioè la mattina stessa. Non c’era nulla di programmato ed era la prima volta che succedeva. Infatti, nonostante ci conoscessimo da un po’ di tempo, era la prima volta che ci vedevamo per parlare con serenità, al di fuori di un qualunque evento. Gli altri incontri si erano sempre svolti in una cornice differente: attorniati da una quantità innumerevole di persone o nell’ambito di circostanze collegate ad attività comuni. Quel giorno avevamo deciso di vederci per definire alcune questioni legate proprio ai progetti su cui stavamo lavorando. Era un caso.
Ti ho portato il nuovo numero del magazine
disse porgendomi la rivista.
Grazie
risposi in realtà, me l’ha fatta recapitare una mia amica, perché era contenta di vedermi sulla rubrica, curata da me
.
Ti piace?
chiese.
Moltissimo. È frizzante, giovanile. Mi arrivano diverse mail di apprezzamento, sia per la mia rubrica, sia per lo stile della rivista
, lo rassicurai. E poi si respira entusiasmo e passione in ogni riga
.
Il suo sguardo si illuminò. Era vero. Traspirava dedizione. Aveva dato vita a quel progetto Salentuosi
per creare un ponte tra Milano e il Salento. Il nord e il sud. E il filo conduttore era il talento che unisce queste due terre. Aveva intenzione di mettere insieme professionalità e persone di successo dotate di queste caratteristiche. Ed io ero capitata per caso in mezzo a questo vortice, grazie ad un mio collega.
L’idea mi piacque subito. Fernando mi contattò dopo aver letto il mio libro, perché era entusiasta. Prendemmo per telefono e via e-mail gli accordi necessari e partimmo come due treni ad alta velocità.
Sfogliammo la rivista e facemmo alcune riflessioni su possibili miglioramenti, di stile e di contenuto, rispetto al progetto complessivo dei Salentuosi
. Perché Salentuosi
non era solo un magazine. Era anche una radio. Un portale. Un contenitore di cultura salentina. Era la sua creatura.
Ora partiremo con il collegamento dalla radio nazionale
dichiarò con fervore, facendo un bel respiro.
Si, ci pensavo in questi giorni. È una bella soddisfazione, vero? Il neonato progetto festeggia il suo primo compleanno!
, commentai.
Porca miseria… è volato il tempo! Mi ricordo quando abbiamo festeggiato a Gallipoli la presentazione del progetto: c’era tanta gente, musica di sottofondo, entusiasmo, sole, mare blu, odore di salsedine, allegria. Se ci penso, ho ancora il sole caldo di quella giornata impresso sulla mia pelle. Ricordi?
.
Come dimenticare? È stata un’esperienza unica! Non è il tempo che vola, Fernando. Sei tu che voli e il tempo ti segue
, sostenni sorridendo e alzando il calice.
Brindammo al successo. Agli obiettivi raggiunti. Ai risultati. Ci stavamo, finalmente, rilassando. C’era molta energia attorno a quel tavolino quadrato. E anche il tintinnio dei bicchieri pareva avesse il riverbero. Sembrava che l’eco volesse continuare a risuonare nell’aria. Notai che il sole rimandava un riflesso accecante da un’auto nera, sportiva, parcheggiata proprio lì davanti. Avevo la sensazione che qualcosa ci accomunasse. Ma non sapevo bene cosa e volevo capire meglio.
Fernando divenne improvvisamente serio e posò la forchetta e il coltello. Mi dispiace per tuo padre
, aggiunse.
Ti ringrazio
, risposi.
Ci fu un attimo di silenzio e poi proseguì: "quando ho perso mio padre è stata una mazzata. Lui era giovane. È successo tanti anni