Meditazione Trascendentale: Lo yoga della mente
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Meditazione Trascendentale - Laura Marengo Galli
Mahayana
PREMESSA
Nella stesura di questo testo ho evitato per quanto possibile i termini sanscriti, come pure quelli tibetani, cinesi, giapponesi e della letteratura classica sull’argomento, per due ragioni. Anzitutto questo trattato non presenta la meditazione trascendentale come raggiungimento nell’ambito filosofico e geografico dell’induismo, del buddismo, o del taoismo, ma si occupa dell’elevazione meditativa dell’essere umano in generale. I termini del linguaggio che la riguardano devono perciò essere quelli comprensibili nel luogo dove il libro viene letto.
Ciò determina semplificazione e facilità nell’apprendimento dei diversi concetti, che vengono così acquisiti con la naturalezza consona a un soggetto che non ha alcuna caratteristica esotica, e riveste un’importanza primaria per ogni essere umano, dovunque sia nato e qualunque sia la sua cultura.
In secondo luogo sembra opportuno discostarsi dalla consuetudine alla dipendenza dal linguaggio delle scuole e dottrine esoteriche orientali, che oggi, data la generalizzazione della pratica trascendentale, è quanto mai superata dallo stesso divenire dei fatti. Per analoghe ragioni appare ormai indicato divulgare interamente la descrizione attinente a tutti i raggiungimenti interiori.
Pertanto viene qui offerta, in forma del tutto obiettiva ed esauriente, anche la disamina dei più esoterici e riposti effetti risultanti dall’evoluzione meditativa maggiormente avanzata, come quelli riguardanti le sette grandi entità del mondo spirituale, a un tempo le più eccelse e le più concrete riprove della realtà dei traguardi trascendentali.
PARTE PRIMA
IL RAGGIUNGIMENTO DELLA SERENITÀ COME STATO PERENNE DELL’INDIVIDUO REALIZZATO SPIRITUALMENTE
1.LA REALIZZAZIONE COSCIENTE DELL’ESSERE SPIRITUALE
LA MEDITAZIONE TRASCENDENTALE COME NECESSITÀ ODIERNA
Come unico mezzo idoneo ad attuare la realizzazione totale, e cioè anche spirituale, dell’essere umano, la meditazione trascendentale ha sempre costituito una necessità. Nella nostra epoca il completamento evolutivo che essa tenta di raggiungere si rivela ogni giorno maggiormente indispensabile per stabilire l’armonia sia individuale che collettiva.
Benché anche nell’ambito occidentale la storia del misticismo indichi che in più periodi si sono avvicendati individui e gruppi che hanno praticato questa tecnica di elevazione psichica, e di parallela realizzazione morale e di coscienza, è in Oriente che la meditazione trascendentale si è da sempre maggiormente affermata, sia come estensione della pratica sia come evoluzione del metodo. Con la definizione induista di raja yoga, ossia yoga della mente, e quella giapponese del buddismo Zen, che la denomina za-zen, questa pratica prese a diffondersi in Occidente in maniera degna di nota nel periodo fra le due guerre mondiali. A partire dagli anni successivi all’ultimo dopoguerra la meditazione trascendentale si propaga in tutti i continenti, con punte più accentuate soprattutto negli Stati Uniti, nell’Europa Occidentale e nell’America Latina. Sotto l’egida dei più svariati raggruppamenti spiritualistici e delle più diverse denominazioni, oggi la pratica meditativa sta conquistando un pubblico sempre più vasto. Individui di ogni età, razza, cultura e ceto, trovano e riconoscono in essa la possibilità di ottenere la pace che consegue alla conoscenza e al miglioramento di se stessi. Tuttavia coloro che con maggiore impeto si avvedono dell’esistenza e dell’importanza di questo traguardo, senza raggiungere il quale il progresso morale oggi necessario al benessere dell’umanità è irrealizzabile, sono i giovani. E ciò anche per una ragione pratica. Mentre impegni di lavoro e di famiglia ipotecano molta parte della psiche degli adulti, i giovani hanno più agio di ascoltare la voce di questa esigenza.
Per questo, gli eccessi e i ricorsi a mezzi impropri e talora estremamente deleteri, quali quelli di cui purtroppo alcuni di essi si valgono, pur in una forma infelice, sono da ascrivere nella gamma delle varie espressioni dell’aspirazione ad astrarsi da ciò che è terreno e contingente. Naturalmente, se è positivo elevarsi al di sopra della materialità con un atto consapevole della volontà generato da un’espansione di coscienza reale, non lo sono certo la ricerca del senso di libertà e il rigetto dei legami materiali che conferisce la droga, che sono frutto di una pseudo evoluzione. Come se uno sognasse di librarsi nello spazio e a ciò si accingesse nell’illusione di poterlo tare, mentre in realtà precipita, e in questo caso non soltanto tisicamente (come talvolta anche avviene), ma altresì per la demolizione più squallida e integrale della sua personalità e dignità umana. Tale risultato è esattamente opposto a quello che consente la pratica della meditazione. Infatti a grado a grado essa conduce al massimo della consapevolezza possibile per l’essere umano, poiché oltre a esaltare la facoltà di concentrazione, che estende la capacità intellettuale, permette di accedere alla forza, alla libertà, alla serenità, alla felicità, e alla pace della realizzazione spirituale. Tutto ciò grazie a un’espansione di coscienza che include un’enorme disponibilità altruistica.
Ma cerchiamo di analizzare brevemente quali moventi in particolare hanno determinato nell’umanità l’accrescersi, conscio o inconscio, della necessità della consapevolezza spirituale, e quindi di una realizzazione interiore. Superate le difficoltà dell’ultimo dopoguerra, e distolta perciò l’attenzione dai problemi vitali che esso poneva, l’umanità si è trovata quasi di colpo sommersa da un grande benessere. Le conquiste della tecnica industriale immettevano nel consumo in modo accessibile alla massima parte della popolazione un’innumerevole quantità di prodotti utili, meno utili e superflui. Ecco perciò determinarsi il risultato dell’eccesso del benessere: la disposizione alla ricerca di qualcosa d’altro
, visto che ciò che si aveva e si ha ancor più oggi, supera di molto l’occorrente. La massa delle cose
, e in ultima analisi di quanto è materiale ed esteriore, è enorme in confronto al riconoscimento dei valori interiori. Ciò genera il richiamo verso quest’ultimo tipo di esigenza, sempre accesa nell’umanità fin dai suoi primordi.
La ragione per la quale tale esigenza è oggi tanto avvertita risiede nella mancanza di equilibrio fra questi due fondamenti dell’evoluzione umana: quello materiale e quello morale-spirituale, che sino all’ultimo scorcio del secolo scorso avevano proceduto all’incirca di pari passo. D’allora in poi, e soprattutto negli ultimi trentanni, all’enorme misura del progresso materiale non ha fatto riscontro un proporzionato progresso morale-spirituale. Nel linguaggio proprio di un concetto dell’Estremo Oriente, che a questo proposito appare particolarmente calzante, quello dello yin e dello yang (che dovrebbero sempre essere equamente bilanciati), si direbbe che lo yang del progresso materiale non è oggi sufficientemente controbilanciato dallo yin del progresso spirituale. Per ristabilire la proporzione armonica fra le due evoluzioni occorre perciò potenziare il progresso morale-spirituale.
Per far ciò tuttavia non può più bastare, come sino ad ora, il solo impiego della volontà, dell’intelletto, né l’uniformarsi ai dettami delle varie religioni. La forza dell’evoluzione materiale con la quale stabilire l’equilibrio è tale da far sì che ormai l’umanità deve ricorrere a quel patrimonio di energia morale-spirituale a cui sinora ricorrevano pochissimi: la forza dello spirito puro, al di fuori di ogni forma e limitazione. Per attingervi e poterne conseguentemente manifestare gli effetti nel pensiero e nel comportamento dell’individuo, la facoltà dell’intelletto, com’è ordinariamente intesa e impiegata anche nelle pratiche religiose, deve essere trascesa. Ecco perché la meditazione trascendentale è il solo mezzo atto a questo scopo, sicché rappresenta lo strumento indispensabile per stabilire l’armonia in ogni campo, culturale e pratico; armonia di cui, ripetiamo, si avverte ormai la necessità sopra ogni altra cosa.
L’ATTEGGIAMENTO MENTALE
Realizzare lo stato mentale che consente di effettuare la meditazione trascendentale significa attuare nell’intelletto il meccanismo opposto al pensiero, ossia il vuoto mentale; vuoto che tuttavia non è fine a se stesso, bensì costituisce la base di nuove possibilità intuitive, di cui ci occuperemo poi. Per quanto riguarda il vuoto mentale, così come per fermare il movimento di una macchina incominciamo con l’analizzare in che cosa consiste il movimento stesso, per comprendere che cosa si intende per arresto del pensiero, consideriamo anzitutto il suo meccanismo e facciamo qualche distinzione riguardo alla sua qualità.
L’atto del pensare può derivare da rappresentazioni mentali legate alla fantasia, ai ricordi, ai sentimenti, al ragionamento, alla volontà, alla memoria, e alla spiritualità. Queste sono le attitudini e le capacità umane proprie di quel complesso di facoltà psichiche che definiamo mente.
Ora, se ci soffermiamo sull’origine e sulla qualità delle azioni intellettive che abbiamo elencato; vediamo che ci vien fatto di dividerle in due gruppi: uno comprendente le rappresentazioni mentali legate alla fantasia, ai sentimenti, alle rimembranze e al senso religioso istintivi; l’altro comprendente le rappresentazioni mentali legate al ragionamento, alla volontà, ai sentimenti, alla memoria, e alla spiritualità guidati consapevolmente. Ossia una cosa è pensare così, quello che capita; un’altra, estremamente diversa, è far intervenire la volontà a dirigere il corso delle facoltà mentali e di conseguenza emozionali.
LA CONCENTRAZIONE
Ricordare il significato delle parole e coordinare convenientemente i movimenti a seconda di ciò che si vuol fare, rappresentano il primo frutto della concentrazione mentale. Segue poi l’apprendimento dei giochi infantili e delle prime filastrocche, l’attenzione nel seguire il racconto di favole e di tutto ciò di cui si sente parlare; infine la concentrazione propria dello studio per comprendere e mandare a memoria, e il ragionamento logico e matematico. Gli studi superiori e a livello universitario, la ricerca scientifica, l’applicazione mentale alla filosofia, la creazione artistica, letteraria, poetica, figurativa, musicale, sono esperienze di concentrazione mentale sempre più raffinata e approssimata a ciò che si definisce intuizione astratta. Tuttavia, anche il più alto raggiungimento in qualcuna di queste applicazioni del genio umano si differenzia per qualità e per effetti, sia in coloro che ne sono gli autori sia in coloro che ne subiscono le impressioni, dalla qualità e dagli effetti della concentrazione atta a favorire l’avvio della meditazione, così come un oggetto, per valido o raffinato che sia, si differenzia da un pensiero. Questo perché anche il più sublime capolavoro della tecnica e dell’arte umana si esprime in forma di materia, di vibrazione, di ragionamento, di descrizione, di emozione, ossia è prodotto dal pensiero cosiddetto razionale e dall’emozione, sicché altrettanto gli effetti materiali, o di vibrazione, o di ragionamento, che susciteranno in chi ne prende conoscenza, non potranno a loro volta oltrepassare analoghi limiti.
La diversità fra la concentrazione atta a produrre le realizzazioni sensibili, e quella consona a trascendere la corrente delle idee per attuare il vuoto mentale, risiede nella qualità dell’intento. Infatti mentre chi si accinge a ideare e a compiere una qualsiasi opera e lavoro lo fa sempre in vista di una realizzazione interessata nel mondo sensibile, quello della vita e delle cose, chi si accinge invece alla concentrazione che determina il vuoto mentale precedente la meditazione, e alla meditazione stessa, non lo fa in vista di alcuna realizzazione sensibile. Infatti la purezza e unicità dell’intento, in questo caso, non certo per ragioni dottrinarie o moralistiche bensì per reale e tangibile necessità di fatto, è presupposto indispensabile per giungere allo scopo.
E evidente che, se moventi di ordine speculativo (fosse pure quello di potenziare la propria facoltà intellettiva o la forza di volontà, o l’approdo alla felicità intesa come edonismo materiale) ancorano un individuo ai problemi della sua personalità e della sua esistenza ordinaria, non potrebbe raggiungersi un obiettivo che di concreto e di materiale non ha nulla, poiché trascende queste cose.
Ma anche il tipo di meccanismo del pensiero ordinario va lasciato da parte. La volontà deve unicamente convogliare la focalizzazione mentale verso l’alto del capo, al fine di collegarla col centro psicospirituale di cui parleremo più avanti. Nessun’altra idea, aspettativa, deduzione, preoccupazione; nessun calcolo di alcun genere accompagneranno dunque questa elevazione, per così dire fisica, del pensiero. Anche la menzione mentale della spinta al miglioramento, che determina la risoluzione di dedicarsi a questa pratica, va accantonata; e così l’idea della maggiore disponibilità all’altruismo che ne consegue.
DISPOSIZIONE E ORIENTAMENTO
La disposizione di spirito, la posizione del corpo, e il suo orientamento, sono di basilare importanza nel prepararsi al tipo di concentrazione di cui ci occupiamo.
Lo stato d’animo deve essere sgombro da qualsiasi emozione anche in rapporto a ciò che ci si appresta a fare. E opportuno permearsi della convinzione che addestrarsi alla pratica meditativa trascendentale è per l’essere umano altrettanto naturale e importante che gli atti di pensare a livello ordinario, di mangiare, bere, dormire, avere un rapporto sessuale. La diversità fra queste azioni e quella meditativa sta soltanto nel fatto che mentre quelle avvengono nel mondo dei sensi, e cioè della forma, questa avviene nel mondo dello spirito, ossia della non forma. Parallelamente a ciò, si differenziano gli effetti di queste due categorie di azioni. La conseguenza di quelle svolte nel mondo sensibile sono altrettanto sensibili, e perciò implicano emozioni e reazioni che possono