I binari della vita. Ventuno coincidenze in stazione
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I binari della vita. Ventuno coincidenze in stazione - Silvia Cariolato
Farm
Introduzione
I treni e l’attesa
Perché si prende il treno?
Chi sono coloro che hanno occasione di utilizzarlo come mezzo di trasporto?
Che rapporto nasce con gli inevitabili tempi di attesa quando lo si aspetta?
Queste sono alcune delle domande che mi hanno spinto a dare vita questo libro.
L’ho scritto soprattutto per quelli che non hanno mai preso un treno in tutta la loro vita o che l’hanno preso poche volte e, per di più, controvoglia.
L’ansia dell’attesa e il dover sottostare a orari già definiti, senza avere tutto sotto controllo, sono i pregiudizi numeri uno che influenzano le persone al momento della scelta del mezzo di cui avvalersi. È giusto considerare questi aspetti, ma ritengo che si possa andare anche oltre.
Lo scorcio di umanità che popola una stazione ferroviaria è più vicino a tutti noi di quanto si creda. Muoversi con il treno è alla portata di tutti e diverse sono le motivazioni che spingono a utilizzarlo, tutte degne di rispetto.
Discorso a parte merita l’attesa. In questi tempi moderni, in cui siamo sempre di corsa, indifferenti alle persone che ci passano accanto, e in cui tutto è rigorosamente programmato, aspettare un treno in arrivo può essere un regalo inaspettato. L’attesa come preziosa opportunità, come momento per riflettere.
Mi sono resa conto di questo da quando sono diventata una pendolare per lavoro: aspettare il mio treno ogni mattina mi ha dato l’idea per questi racconti. L’ispirazione è arrivata osservando le persone in attesa sul marciapiede del mio binario e di quelli attigui. Ho osservato, ascoltato, immaginato. E sono nate le storie verosimili che ho deciso di condividere. Un racconto portato avanti dalla mia voce narrante e da quelle di ciascun personaggio. Ognuno di loro esprime una parte di sé con il suo aspetto fisico, con il suo atteggiamento, ma anche con le sue parole e attraverso l’incontro con l’altro.
Sono persone con le quali è facile trovare qualche punto in comune.
Sono persone le cui vite coinvolgono e lasciano un’emozione.
Ciascuna di loro ha il suo carico di paure e preoccupazioni, ma allo stesso tempo condivide con il lettore anche piccole gioie quotidiane e grandi conquiste. Sono storie di cambiamenti, di miglioramenti, di scelte difficili portate avanti con responsabilità.
Immersi nel flusso dei propri pensieri, cercando di capirli fino in fondo, ci si sente maggiormente a proprio agio. E anche un eventuale ritardo del treno non è poi così pesante come poteva sembrare.
Ci sono storie che meritano di essere raccontate e viaggi che vale la pena intraprendere, sia per coloro che non hanno mai preso un treno, sia per quelli che sono abituati a prenderlo con regolarità.
La famosa metafora del treno che passa e non torna più
mi ha sempre molto affascinato. Il suo vero significato non è tanto quello letterale: di treni, infatti, ce ne sono sempre in abbondanza. La vera essenza sta nella predisposizione d’animo che uno ha nel momento in cui decide di prendere un treno… quel treno.
È da ammirare, secondo me, chi sceglie consapevolmente di prendere quel determinato treno, pur non essendo abituato a tale mezzo di trasporto; ancora di più di coloro che sono spinti dalle necessità, come i pendolari, che lo prendono… per abitudine.
In un caso o nell’altro l’attesa può essere una buona occasione per fare quel viaggio dentro se stessi rimandato da tempo e che a volte spaventa intraprendere.
Ci vuole coraggio.
Nel leggere questo libro, come nella vita di tutti i giorni, ci si trova davanti a storie di cui immaginare l’epilogo e ad altre i cui finali sono da riscrivere.
Complice un ritardo dei treni di due ore, una mattina, in tre stazioni del Nord Italia si intrecciano le storie di Antonio, Giovanna, Francesca, Giuseppe, Bianca, Arturo, Sante, Barbara, Maria, Aldo, Paolo, Moreno, Anita, Fabiana, Tommaso, Umberto, Lavinia, Massimiliano, Patrizia, Luciano, Lorenzo.
Le loro vicende raccontate fra passato e, soprattutto, presente.
La sorpresa, all’interno di una stazione ferroviaria, di pensieri nuovi, incontri inattesi e scambi inaspettati.
Uno sguardo di insieme e poi un tuffo nei particolari di ciascuna delle loro vite per poterle assaporare come meritano.
Nasce la curiosità di chiedersi: Io come mi sarei comportato al suo posto? Dove li porterà questo treno? Che altri tipi di individui si possono incontrare in stazione?
Queste sono le persone che mi fanno compagnia ogni giorno.
Il mio augurio è che possano diventare anche parte di voi.
Stazione di Verona
Parte prima
1. Antonio
Antonio è un uomo alto un metro e 86 centimetri. Occhi azzurri e capelli neri, con qualche pennellata argentea.
Ha un bel fisico, frutto di un costante allenamento, e un’abbronzatura accentuata, risultato delle lampade che riesce a farsi gratis nel centro estetico della sua amica Mary.
Per molte è il cugino alla lontana di George Clooney. Un gran biglietto da visita, secondo lui.
Con le donne ha successo tanto quanto l’attore; o forse di più, poiché certamente più raggiungibile e abbordabile.
Adesso George Clooney, quello vero, si è sposato, ma per Antonio è tutta una farsa e, in realtà, la bella vita l’attore continua a farsela lo stesso.
Conosce cinque lingue: inglese, spagnolo, francese, tedesco e russo.
Alcune le ha imparate a scuola, altre da autodidatta o seguendo corsi full immersion in pausa pranzo.
Essere poliglotta, secondo lui, fa la differenza sia quando devi conquistare una donna, sia quando vuoi trovare lavoro, perché ti permette di allargare i confini della tua ricerca.
Antonio, oltre a essere molto affascinante fisicamente, ha anche quell’aria da intellettuale che tanto incuriosisce e attrae.
Gli occhiali che porta da un paio di anni fanno il resto. Montatura alla moda, senza badare a spese.
Essere attento e curare il proprio aspetto significa, per lui, anche farsi la ceretta e la pulizia del viso, sempre dalla sua amica estetista.
Nel centro estetico di Mary lavora Fabiola, specializzata in massaggi. Antonio ne usufruisce spesso, per combattere lo stress di ogni giorno.
Mary e Fabiola sono i suoi angeli custodi a portata di mano, quando non riesce a progettare alcuna fuga in qualche centro termale non troppo lontano.
Antonio, oltre all’allenamento costante in palestra, pratica diversi sport: nuoto, tennis e golf. Essere membri del circolo del tennis e di quello del golf aiuta a portare a termine tanti affari.
In più, mantenersi bello è, per Antonio, un secondo lavoro.
Si rinnova il guardaroba ogni anno. Si fa confezionare gli abiti su misura.
Tutte le sue camicie sono contrassegnate dalle sue iniziali.
Quando uno dei suoi vecchi abiti si logora, si scuce e si consuma, lui preferisce di gran lunga comprarne uno nuovo che farlo riparare. I soldi non gli mancano. E ha un’immagine da difendere.
Guida una Maserati Quattroporte.
Due anni fa aveva una Bmw Z4.
Quattro anni fa guidava un’Audi A8.
La prima macchina che aveva acquistato era stata una Porsche Carrera usata. Da quel momento in poi ha sempre preferito le auto nuove.
Il suo obiettivo è quello, fra due anni, di comprarsi una Ferrari Testarossa.
Antonio investe in borsa e da quest’attività, finora, ha avuto solo ingenti guadagni.
Per la sfortuna e le perdite ci sarebbe sempre stato tempo, pensava. Intanto si godeva il momento.
Il suo segreto è circondarsi da persone e relazioni strategiche.
Antonio adora la tecnologia. Possiede tutte le novità: iPad di ultima generazione, orologio multifunzione, televisori a schermo piatto per guardare i film in 3D.
Si gusta i giorni di ferie con viaggi verso le più differenti mete: località esotiche, come le Maldive; zone montane dove conoscere le persone che contano, come Cortina d’Ampezzo; luoghi di divertimento assoluto, come Formentera; città romantiche, come Parigi. Non si è fatto mancare niente: un’intera settimana di ozio a Dubai; lo spettacolo tra la folla del carnevale di Rio de Janeiro; una lunga crociera sul Nilo; un’avventurosa spedizione in Alaska.
Antonio non è il classico uomo d’affari invecchiato precocemente dallo stress lavorativo. Quando è in ferie non c’è per nessuno.
Vivere bene. Vivere più a lungo possibile.
Questi sono i suoi mantra.
I suoi passatempi serali sono il teatro e il cinema, le serate mondane di gala e di beneficenza, la lettura dei libri, dei manuali e dei volumi più interessanti della sua immensa biblioteca.
Nel tempo libero che gli resta, Antonio fa il modello.
Lo chiamano sia per le sfilate di abbigliamento, sia per quelle d’intimo maschile.
Ha un suo personale book fotografico, sempre aggiornato.
Avere un amico fotografo professionista è tra le famose relazioni strategiche che un uomo impegnato come lui deve coltivare.
Antonio è anche un poeta.
Quando si sente ispirato, compone qualche verso romantico, da tenere nel cassetto e sfoderare quando la conquista femminile di turno lo merita.
Non ama molto gli animali.
L’unica eccezione che si è concesso cinque anni fa è stata uno splendido cavallo nero purosangue. L’ha comprato e l’ha tenuto nel maneggio, attiguo alla villa con piscina, di un suo amico.
Personalmente non possiede una villa con piscina che, per i suoi gusti, richiede troppo tempo e preoccupazioni per proteggerla in sicurezza. E lui meno pensieri ha, più è sereno.
Antonio è il classico uomo di cui le persone, quando lo conoscono, dicono: Lui sì che se la gode la vita!
.
Antonio ha quarantacinque anni.
Lavora per uno dei più importanti istituti di credito in Italia.
Dopo quindici anni a Milano, dove è nato e ha sempre vissuto, la direzione del gruppo ha deciso di trasferirlo a Verona per migliorare la performance di una filiale poco produttiva.
Forte delle sue competenze e della sua esperienza, è ritornato con entusiasmo a ricoprire uno dei suoi primi ruoli: il direttore di filiale, questa volta in una realtà territoriale e commerciale a lui sconosciuta.
Ormai sono trascorsi quasi due mesi dal suo trasferimento.
Le sue abitudini, però, sono sempre le stesse. Chissà se, quando e in che modo ne cambierà qualcuna.
Antonio, il cui soprannome, per gli amici di sempre, è Md, Milanese doc
.
Il suo must? La mattina prendo la prima classe perché mi danno il caffettino e il giornalino
.
A sentirlo, il collega di Verona che oggi l’ha accompagnato in stazione, sorride, cercando di non darlo troppo a vedere.
A Verona non lo conoscono ancora bene, su certi aspetti del suo carattere ritiene sia meglio aprirsi con discrezione, senza dare eccessiva confidenza. Guai se si vengono a sapere certe cose, rovinerebbero la sua reputazione di milanese integerrimo!
Tuttavia, è proprio quando non ci si vuole esporre troppo, controllando ogni cosa che si dice e che si fa, che si corre il rischio di commettere qualche errore…
Antonio non sa cosa lo aspetta.
Questa mattina è arrivato in stazione alle 7.30.
È sceso dalla macchina in fretta e, lasciando il suo collega Michele in cerca di parcheggio, si è diretto con passo spedito verso il binario.
Ha prenotato il biglietto on line ieri. Odia fare la fila.
Binario 6.
Non c’è tanta gente.
Molti arrivano sempre all’ultimo minuto, quando basterebbe così poco per organizzarsi in tempo.
Scorge, con la coda dell’occhio, una panchina libera, appena dietro una colonna.
Allunga un attimo il passo e si siede, appoggiando la sua ventiquattrore.
Tira fuori il suo smartphone di ultima generazione, compone quasi a occhi chiusi un numero, che conosce a memoria, e rimane in attesa.
Si mette l’auricolare. Dopo questa importante telefonata deve farne tante altre: tutte le cose da sbrigare incastrate alla perfezione come sempre, da buon milanese.
Ha ancora un po’ il fiatone dopo la veloce camminata verso il binario.
Deve trovare, anche a Verona, una palestra e deve farlo nel più breve tempo possibile per non perdere del tutto l’allenamento.
Chissà se sarà tutto così a portata di mano come lo è a Milano, si chiede!
Deve ancora imparare a considerare questo trasferimento come un premio più che come una punizione.
Il telefono continua a squillare, ormai è abituato, non si preoccupa.
Quanti pensieri per la testa.
Natalia, sensuale donna dai capelli rossi. Che magnifiche ore hanno trascorso insieme ieri sera!
Quando si è svegliato questa mattina, lei non c’era già più. Meglio così. Nella sua vita c’è posto solamente per una donna.
L’attesa si fa più lunga del solito.
Pronto, ci sei? Mamma, dov’eri finita?
.
Antonio, bambino mio… sai che esco presto la mattina per andare al mercato! Sono appena entrata, ho messo giù le borse della spesa, dammi solo il tempo di togliermi la giacca e poi sono tutta tua
.
Lo sai che ti chiamo sempre a quest’ora! Al mercato ci puoi benissimo andare dopo, non scappa!
.
Oggi dovevo incontrarmi con la mia amica Pina che poteva solo adesso. Scusami se ti ho lasciato solo!
.
Sai che quando non rispondi subito mi preoccupo, a maggior ragione quando sono lontano!
.
Caro il mio tesoro che si interessa della sua mamma, fossero tutti come te i figli! Le mie amiche un po’ invidiano il nostro rapporto!
.
C’è poco da invidiare, mamma, a volte sei così attiva che faccio fatica a starti dietro anch’io, questa è la verità!
.
Dai, che ci sosteniamo a vicenda! Dopo la morte di tuo padre, sei tu il mio uomo
.
Ti capisco, mamma. Papà manca molto anche a me
.
Vedi me? Cerco di destreggiarmi tra mille impegni e attività anche per non pensarci
.
Sì, ma non devi dimenticare che hai anche una certa età, non hai più quarant’anni
.
Ti sbagli, figlio mio! Nello spirito mi sento una trentenne!
.
Certo, mamma, si vede e questo ti fa onore
.
Prima mi prendevo cura di te e di lui. Adesso mi prendo cura solo di te, con tutto il mio amore e le mie attenzioni, ma non sei contento?
.
Molto contento, mamma, l’unica vera donna del mio cuore sei e sarai sempre tu! È arrivata posta per me questa settimana?
.
Certo, qualcosa arriva sempre, lo sai. Te l’ho lasciata sul letto vicino all’orso Teddy… così la protegge lui!
.
Mamma, per favore! Non ho più quattro anni!
.
Sì, dai che lo so, sto scherzando. Quando avrai un minuto per me in questo fine settimana, bisogna che parliamo di una cosa molto importante
.
Di cosa? Dimmelo, così mi preparo
.
Quanto sei curioso! Sei peggiore di noi donne quando vuoi!
.
Mamma, muoviti, dimmi di cosa dobbiamo parlare
.
I vicini del piano di sotto tengono il volume della televisione troppo alto e poi…
.
Poi?
.
I vicini del piano di sopra urlano troppo per i miei gusti quando fanno l’amore!
.
Arriva al sodo, mamma!
.
Devi andare a parlare con entrambi! Mi faranno impazzire!
.
Quando torno a casa, nel week end, non ho mai sentito né la televisione di quelli di sotto, né le effusioni d’amore di quelli di sopra!
.
Lo fanno durante il giorno, quando tu sei sempre via, per un motivo o per l’altro, per quello non te ne sei mai accorto. Mi prometti che ci parli? Lo fai per la tua mammina, vero?
.
Oh, santa pazienza! Va bene, mamma, vedrò quello che posso fare, non ti prometto niente però. Ok?
.
Grazie… Sei un amore!
.
"Sì, come figlio sono un amore, è come marito e uomo che lascio a