Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Farsi luogo: Varco al teatro in 101 movimenti
Farsi luogo: Varco al teatro in 101 movimenti
Farsi luogo: Varco al teatro in 101 movimenti
Ebook51 pages42 minutes

Farsi luogo: Varco al teatro in 101 movimenti

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

101 varchi per entrare, e perdersi, nel teatro labirintico di uno dei più originali artisti italiani. Un teatro «ortodosso», rigoroso e sincretico, capace di cogliere le contraddizioni del reale, il loro mescolarsi, per farsi luogo, vita e arte.
LanguageItaliano
PublisherCue Press
Release dateNov 1, 2015
ISBN9788898442836
Farsi luogo: Varco al teatro in 101 movimenti

Read more from Marco Martinelli

Related to Farsi luogo

Related ebooks

Performing Arts For You

View More

Related articles

Reviews for Farsi luogo

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Farsi luogo - Marco Martinelli

    FARSI

    LUOGO

    © 2015 Cue Press

    via Selice 84a, 40026 Imola, Bologna IT, cuepress.com

    ISBN 978-88-98442-83-6

    Direzione

    Mattia Visani

    Copertina

    Cesare Fabbri

    Foto dal progetto Le Choeur montois de Marco Martinelli

    Teatro delle Albe a Mons capitale europea della cultura 2015

    Indice

    Farsi luogo

    Farsi luogo

    1

    naturalmente sto parlando qui del teatro vivo, vivente, che il cuore gli batte: può anche prendere ritmo e respiro da un testo morto tale teatro, può far suonare nell’aria parole che hanno millenni, parole che hanno la pesantezza dei millenni, la polvere dei millenni sopra di loro, dentro di loro, ma se il cuore gli batte, pulsante come un animale a sangue caldo, quel teatro di marmi e di statue è vivo, vivente, continua a sussurrare, a parlarci, e noi a parlare con lui, io qui sto parlando perché il teatro mi parla, parla attraverso di me, attraverso la mia povera carne, la mia umile carne, la mia carne da niente, attraverso la lunga teoria di chi mi precede, di chi è venuto prima e di chi arriverà dopo, di chi corre sulla pista parallela alla mia, di chi suda su un palco mentre sono qui a parlare.

    2

    sto parlando del teatro come di un’arte bambina: cosa sono 25 secoli, se confrontati con l’origine dell’umanità? La rosa ha 25 milioni di anni.

    3

    sto parlando qui del teatro come luogo dell’Invisibile, della Rivelazione, dell’Accecamento. Se uso le maiuscole, è solo per chiarezza.

    4

    sto parlando, parlo, del teatro come luogo del Visibile, del Tangibile, del Corpo che sente, sensuale.

    5

    sto parlando del luogo dove la gioia balbetta sopra le macerie, dove gli assetati trovano da bere, gli affamati pane per i loro denti, dove i miracoli sono ancora possibili, pensabili, dove la primavera è la grande, eterna questione, e riguarda l’epifania del dio del pane e del vino. Brot und Wein.

    6

    sia detto tra parentesi: talvolta quel desiderio di bere è anche solo la sorpresa di trovarci a pensare che abbiamo ancora sete, che proviamo la strana, inattuale sensazione di avere sete, lo stupore di ritrovarci ancora ad avere sete e fame, la meraviglia nello scoprire che ancora siamo in grado di provare un desiderio autentico. Autentico? Sono ancora in grado di pronunciare questa parola? E cosa significa questa possibilità? Significa che sono ancora vivo? Fine della parentesi.

    7

    ancòra e àncora, in italiano, sono la stessa parola: slitta solo l’accento. L’avverbio che definisce la durata e la permanenza nel tempo, il sostantivo che definisce l’oggetto di ferro che tiene ben salda in porto la nave.

    8

    parlo qui del teatro come del luogo della buona notizia. Qual è questa buona notizia? Semplice, che si può fare arte anche senza dover per forza fare cassetta. Che è ancora possibile. Che non occorre distrarsi a pensare a quella, all’arpagoniana, tetra, micidiale cassetta. Che, attenzione, il far quadrare i conti per tenere in piedi la compagnia, come sapevano i comici dell’arte e Molière, non è quella distrazione di cui parlo. Quella distrazione, quell’essere spostati mentalmente sulla cassetta, è altro: è la sciagura arpagoniana dell’artista moderno. È la sua resa all’onnipotenza del mercato. È il suo cedimento interiore all’onnipotenza del mercato, al farsi prodotto, sempre e comunque e a qualsiasi prezzo. E anche lo scandalo va bene, anzi, è merce ricercata: il mercato adora lo scandalo, indice di visibilità. Apparire tutti i giorni sul giornale, in televisione, nello sciame della rete, questo richiede il mercato. La buona notizia non si preoccupa

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1