La Pietra d'Oriente
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About this ebook
gli sguardi hanno le vie degli orizzonti
e il mare è la profondità dell'anima...
non cercare l’impossibile quando
i tuoi passi abitano l'invisibile
e gli spazi che porti tra le vie delle mani custodiscono infiniti...
per te che raccogli perle, ricordi e solitudini
la pazienza dell’amore ha il silenzio dei destini,
ma la Terra Promessa non è un porto
e la profezia ha la voce dell'oracolo,
mentre la provvidenza è nel mistero
che incontra l’alchimia...
forse un giorno capiremo,
ma non ha importanza nel tempo delle distanze, perché non è necessario capire quando negli occhi c’è l’ascolto e l’ascolto ha il viaggio...
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Book preview
La Pietra d'Oriente - Pierfranco Bruni
… non raccogliere la sabbia
dopo le tempeste di vento …
custodisci il vento prima
che la sabbia diventi tempesta…
Abshu
PIERFRANCO BRUNI
La pietra d’Oriente
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione eBook 2015
ISBN: 978-88-6822-266-2
Via Camposano, 41 (ex via De Rada) - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Sito internet: www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
... c’è sempre un Oriente che accarezza il vento dei nostri pensieri oltre il mistero della Croce....
E con Gesù e Giuda
I ritagli dei giorni
Gesù e Giuda camminano nel deserto. Non si fermano nelle alzate di vento e nella sabbia che si intreccia nei capelli e nella barba. Si parlano. Sono l’uno accanto all’altro. È un’immagine che mi abbaglia. Ma continuo a scrivere di altro pur pensando costantemente a loro.
Vado avanti con i miei pensieri. Sono uno scrittore che tenta di proseguire un suo percorso. L’enigma del passato. L’essere e il tempo. C’è una rottura tra il tempo e la storia. Parlo della Tradizione. Lo scrittore e la scrittura non possono fare a meno della Tradizione. Un messaggio. Una riflessione. Un vissuto nella cultura della memoria in un contesto di estremi smarrimenti. Non basta dire che siamo antichi. Abbiamo bisogno invece di ritrovarci. Lo scrittore oggi deve abbandonare il volenteroso percorso delle illusioni. Ritornare alla tradizione e alla cristianità.
Saremo capaci? Tradizione e memoria alla ricerca di un messaggio che supera l’arido modello laico. Una testimonianza per lo scrittore dei nostri giorni che ha abbandonato i fiumi o fumi dell’impegno e che va oltre. Il tempo si incardina tra i ritagli dei giorni. E tutto si fa incerto. Ho riaperto il diario. Ci sono pagine incomprensibili e parole confuse. Ho cercato di mettere ordine nei ricordi che mi lacerano e nei frammenti che riportano nostalgie. Questa mia vita è una lunga nostalgia ricamata sul filo delle attese. Cosa raccogliere o cosa raccontare ancora?
C’è lo strazio dello scrittore che cerca di inventarsi storie ma non fa altro che parlare di sé. Immensi scenari. Ma sono gli scenari dell’anima che occupano il campo. Accontentarsi di poco o di nulla. Vivere il quotidiano nei gesti e nei giorni che sono quotidiano. Scavo in quello che ho già scritto ma ormai è un costante ripetersi che abbaglia le luci dell’alba e il notturno sui tramonti. Non vivo più la mia età ma il presente si affolla di immagini che mi riportano a strade di paesi e ad orizzonti di nuvole. Occorre fermarsi e custodire.
Credo che la preghiera sia un dono importante perché ci educa alla pazienza, all’attesa, alla contemplazione. La preghiera ci avvicina a noi stessi e ci permette di dialogare con Cristo. Ci fa capire che non siamo soli. Ed è proprio nei momenti di solitudine che ci giungono gli sguardi giusti. Quelli che ci mancavano. Quante volte ho avuto bisogno di un sorriso, quante volte ho cercato un sorriso negli altri, nelle letture, nel dialogo. Ma il sorriso è sempre una chiamata
. Mi siedo ai piedi di Gesù e cerco di stabilire un rapporto.
Con il linguaggio dello sguardo metto insieme la mia vita con i miei peccati, le mie richieste di perdono, con i miei perduti oblii o con tutto il mio perduto. E faccio finta che questo mio Gesù non conosca nulla di me. In fondo adotto la tecnica della maschera e della finzione perché è Lui che alla fine, pur non interrogandomi, racconta il mio viaggio. Forse dovrei scrivere di questo. Proprio oggi che mi mancano le avventure e i personaggi. Raccontare non Gesù perché Gesù non si può raccontare ma annotare il mio monologo rivolto a Lui. Ho sempre desiderato dialogare con il Suo sguardo. Quel Suo sguardo che non è mai assente. Chiedere perdono sempre anche quando si è convinti di essere nel giusto perché chiedere perdono è perdonare senza mai smarrire il ricordo.
Negli anni che mi hanno visto inquieto (tuttora sono un inquieto che ha acquisito però la consapevolezza di vivere nell’armonia e nella serenità stando in mezzo al deserto lasciandosi asciugare dal vento) ero lontano dal porto e smarrito: in una peregrinazione di attese vane. Non sono ora un dimentico. Anzi vivo non più cercandomi nella scrittura ma facendo in modo di andare oltre ogni linguaggio e leggere i simboli che raccontano il dolore e la Resurrezione.
Il mio diario non si chiude. Ma non è neppure un diario aperto. Ci sono i segni di una testimonianza. Abbiamo bisogno di esempi e non solo di parole. Rileggo costantemente le Lettere di San Paolo. Sono la cristianità nella vita. Ma Paolo è un esempio che va oltre le letture domenicali. La sua superbia e il suo peccato nel lasciare lapidare Stefano sono nella sua penitenza, nel suo sacrificio, nella sua sofferenza, nella costante richiesta di perdono. Non riduciamolo alla lettura della domenica. Non lo capiremmo fino in fondo. Portiamolo dentro di noi. Per il Suo esempio e la Sua misericordia.
Il mio bisogno di raccontare non finisce ma c’è un bisogno ancora più profondo: direi più cocente che è quello di non usare parole ma contemplare e ascoltare il silenzio. Perché è proprio dall’ascolto di un silenzio profondo che vengono fuori le fantasie e il mistero. Quel mistero che non smette di seguirmi e di dare voce ai passi del tempo che giocano con il battito dell’anima. Resto un viaggiatore. Forse insonne o svaghito. Ma nel viaggio ho sempre più la necessità di non perdermi e di ritrovare gli intrecci di una memoria lunga che mi riporta alle radici. La memoria è un abbraccio. Viverla è ritrovare i sentieri antichi che hanno tracciato destini e promesse. Ma siamo in una temperie incerta.
Di lacerazioni siamo afflitti e le identità sono sconfitte che sembrano timide ma sono una caduta di valori. E i valori non sono solo delle regole ma sono sentimenti che danno senso al vivere. La caduta dei valori è una perdita di umanità. Rifaccio spesso i conti con me stesso e l’unico atto d’armonia resta lo sguardo del silenzio tra me, quel capo reclinato che racchiude il mistero del mondo. Scrivere, ancora scrivere. Ma io ho bisogno di silenzio. Un gesto, un segno, un sorriso.
Il viaggio è un cerchio. Tutto ci riporta in quella Passione… Perché perdonare è anche perdonarsi non smarrendo il