Quali giovani per quale futuro?: Dalla formazione all'occupazione: i giovani visti dal mondo del lavoro
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Book preview
Quali giovani per quale futuro? - Fondazione Leone Moressa
Fondazione Leone Moressa, F. Longoni
Quali giovani per quale futuro?
Quali giovani per quale futuro?
Dalla formazione all’occupazione: i giovani visti dal mondo del lavoro
Fondazione Leone Moressa, F. Longoni
© 2012, Marcianum Press, Venezia
MARCIANUM PRESS S.r.l.
Dorsoduro, 1 - 30123 Venezia
Tel. +39-041-29.60.608 - Fax +39-041-24.19.658
e.mail: marcianumpress@marcianum.it
www.marcianumpress.it
Fondazione Leone Moressa
Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del Creato
con l’intervento di Venezi@Opportunità Azienda speciale della Camera di Commercio di Venezia
e con il Patrocinio della Provincia di Venezia
Edizione digitale Luglio 2014
ISBN 9788865123744
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
UUID: 9788865123744
This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)
by Simplicissimus Book Farm
Indice
Prefazione
Introduzione
Parte prima
Una nuova prova di democrazia deliberativa a Venezia
Riflessioni guidate: i focus group
La traccia guida
I risultati del focus group
La condivisione delle idee: il questionario Delphi
Conclusioni
Proposte di azioni concrete
Parte seconda
Gli interventi
Giovani e lavoro
Giovani e formazione
Giovani tra domanda e offerta di lavoro
Condizione giovanile e rapporto con la famiglia
For Ever Young...
Giovani e lavoro
I giovani e il lavoro
Giovani e contratti di lavoro. Giovani e retribuzioni. Pari opportunità nell’ingresso e permanenza nel mercato del lavoro
Come agevolare l’incontro tra domanda e offerta di saperi (e non solo di lavoro)
Responsabilità lavorativa in vista di un miglioramento occupazionale
Riformare l’orientamento: dai test psicoattitudinali a quello fondato sui reali sbocchi occupazionali
La nostra esperienza
Cosa chiedono i giovani all’orientamento?
Chi sono gli esperti di orientamento?
L’orientamento come accompagnamento
L’orientatore/accompagnatore
Le difficoltà dei giovani
Politiche vere di orientamento e accompagnamento al lavoro
Pensare positivo: motore dinamico di un orientamento efficace
Situazione giovanile con riferimento alla formazione e all’occupazione
Proseguire gli studi o trovarsi un lavoro?
Meritocrazia: scontro tra generazioni
Come reagire allo status quo
Diritto allo studio
Posto fisso o flessibilità?
La flessibilità è un’opportunità o una fregatura
?
Forma Mentis
Lo scollamento tra il mondo del lavoro e scuola
Scuole di serie A e di serie B
Soggetti orientanti o educanti?
Per gli imprenditori veneti ha più valore il titolo di studio o l’esperienza fatta?
Giovani in fuga
Conclusioni
Le proposte concrete esposte dalla Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico
Giovani e formazione
I giovani, il lavoro, la chiesa
Questione economica, questione antropologica
Le patologie contemporanee (lo spazio e il tempo)
La formazione
La rete delle realtà parrocchiali e il rapporto con i giovani lavoratori
I giovani e il lavoro. I problemi legati alla formazione professionale e alla precarietà
Lavori in corso nella scuola italiana
I giovani e la scelta della scuola secondaria superiore; formazione pratica o teorica?
Lavoro e formazione: una chiave di lettura
Il valore dello sport nell’educazione dei giovani. Il progetto Reyer
Educare allo sport
Educare alla vita
La cultura dello sport
Lo sport: rilancio sociale
Giovani tra domanda e offerta di lavoro
Formazione scolastica e rapporto tra scuola e mondo del lavoro
Aspettative versus sbocchi occupazionali dei giovani
I giovani in un progetto per l’agricoltura
Sì, viaggiare. La fuga dei cervelli. Danno o opportunità?
Almeno non è Italia…
Fuga di cervelli o brains’ stream globale?
Parola d’ordine: Deformazione professionale! meno master più worker
I giovani che fecero l’impresa…
Cosa succede in città oggi? Per una Venezia Evento-territorio prossima ventura
E per finire… un’introduzione: le aziende dei padri non ricadano sui figli
Dal miracolo economico alla crisi del 2010 e ruolo della cooperazione
Giovani e lavoro, una proposta concreta
Mauro Tabaro – Uno SpA
Bruno Murador – Seingim Global Service Srl
Matteo Zoppas – Acqua Minerale San Benedetto SpA
Paola Berto – Offshore Italia SpA
Barbara Gambin – Cap Arreghini SpA
Francesco Venier – Neural Engineering SpA
Condizione giovanile e rapporto con la famiglia
Giovani e lavoro in tempo di crisi
Attuale situazione socio economico politica di crisi
Messaggi dei mass-media
Offerta scolastico-formativa
Orientamento
Immaginario collettivo
Qualità della vita
Conclusioni
I giovani e il consumo
Dalla società dei produttori alla società dei consumatori
I giovani veneti ed i consumi
Risultati dell’indagine
Abbigliamento
Telefonia
Tempo libero
Tecnologia
Trasporti
Vacanze
Lettura
Alcool, fumo e stupefacenti
Benessere
Sessualità
Sport
Alimentazione
Conclusioni
Etica e consumi: una sfida educativa
Giovani alla ricerca dell’autonomia abitativa
Pensieri e iniziative per creare posti di lavoro per i giovani
Conclusioni e proposte
Tempi della formazione e tempi dell’inserimento lavorativo: quale spazio per la famiglia?
I risultati presentati in questo volume nascono da un’iniziativa della Pastorale Sociale e del Lavoro del Patriarcato di Venezia che nel corso del 2010 e del 2011 ha riunito intorno a un tavolo tra i più importanti attori sociali ed economici del territorio della Provincia di Venezia allo scopo di intervenire nel dibattito in corso sui giovani e il loro rapporto con la formazione e il mondo del lavoro. In particolare, la metodologia di indagine adottata si è ispirata ai principi della democrazia deliberativa.
Alla ricerca, coordinata dalla Fondazione Leone Moressa, e con il sostegno metodologico di Datagiovani hanno partecipato le seguenti Associazioni:
- Acli Provinciali di Venezia
- Adiconsum Provincia di Venezia - Associazione per la difesa dei consumatori e dell’ambiente
- Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre CGIA
- Associazione Volontariato Labor
- CGIL - Camera del Lavoro Metropolitana di Venezia
- UST CISL di Venezia - Unione Sindacale Territoriale Cisl di Venezia
- Coldiretti Giovani Impresa Venezia
- Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Venezia
- Confcommercio Unione Venezia
- Confcooperative Unione Provinciale Venezia
- Confindustria Venezia
- Fiaip Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali della Provincia di Venezia
- Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Venezia
- Legacoop Veneto
- Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Venezia
- Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del Creato. Pastorale degli Stili di vita. Pastorale Giovanile
- Scuola di Formazione all'Impegno Sociale e Politico
- Uiltucs - Unione Italiana Lavoratori Turismo, Commercio e Servizi
- Umana Spa - Agenzia per il Lavoro
- Reyer Venezia
- Venezi@ Opportunità - Agenzia Speciale della Camera di Commercio Venezia
Prefazione
di Alessandro Rosina
Quali giovani? Chiederselo, come si fa in questo libro, significa interrogarsi sulle caratteristiche e sulla condizione delle nuove generazioni nella nostra società. Ma prima è forse utile anche chiarire cosa intendiamo quando parliamo di giovani
. Chi sono e a cosa servono?
In tutte le popolazioni del passato e del presente esistono due categorie ben definite: i bambini e gli adulti. Ciò che distingue tali due componenti è il grado di autonomia e responsabilità di cui si dispone: pieno per i secondi, praticamente assente per i primi. Entrambe sono condizioni relativamente stabili ma delimitate nel tempo. Gli adulti via via invecchiano e escono di scena. Nel frattempo i bambini crescono e entrano progressivamente nello stato adulto prendendo il posto della generazione dei genitori nella società. Questa evoluzione corrisponde al ricambio generazionale e è alla base della dinamica demografica e del mutamento sociale.
Possiamo considerare giovani
coloro che non sono più nella condizione di figli totalmente dipendenti dai genitori, ma non hanno ancora pienamente acquisito impegni e responsabilità proprie dello stato adulto. La giovinezza è quindi soprattutto una fase di passaggio, un ponte da attraversare, per usare una metafora che ritorna in vari contributi di questo volume. I momenti di passaggio sono sempre i più delicati e pericolosi. Si è meno difesi e più esposti a insidie esterne. Ci si mette alla prova con se stessi e verso l’esterno. Partire bene, con il passo giusto e senza troppi inciampi, consente di acquistare fiducia, di osare di più per raggiungere nuove mete. Il partire male, o in modo incerto, può invece rafforzare il senso di insicurezza, con conseguenze penalizzanti sul percorso successivo. È vitale allora che la società favorisca e incentivi il compimento delle tappe di ingresso in tali ruoli nei tempi e modi adeguati.
Una comunità funziona bene e cresce quanto meno tale transizione è a rischio di fallimento per i suoi singoli membri. In latino il termine giovane
ha la stessa radice del verbo iuvare che significa essere utile, contribuire al bene comune. Meno si investe sui giovani e li si valorizza e meno essi potranno giovare al proprio paese, contribuire fattivamente al suo sviluppo. Non si tratta quindi solamente di fornire a ciascuno i giusti mezzi per realizzare al meglio il proprio destino personale: dal successo individuale nel processo del diventare adulti dipende anche il futuro e il successo della comunità civile nel suo complesso. La società, anche e soprattutto per il proprio bene, dovrebbe quindi preoccuparsi di fornire ai giovani l’accompagnamento, la protezione e le competenze necessarie per fronteggiare i rischi e cogliere al meglio le opportunità nell’entrata nella vita adulta.
Questo è ancora più vero oggi. Nelle società tardo moderne la capacità di controllare e gestire i rischi si è ridotta e il processo di passaggio alla vita adulta si è complicato. Il ponte che unisce la fase infantile e quella adulta è diventato più lungo ma anche più instabile. Sembra somigliare a quei ponti improvvisati, fatti di corda ed assi sconnesse, sospesi tra una sponda e l’altra di un canyon. Del tipo di quelli che si vedono, non a caso, soprattutto nei film di avventura per ragazzi, come a rappresentare le sfide della crescita e della conquista di posizioni stabili nella propria vita.
La transizione alla vita adulta non scorre, in effetti, più in modo preordinato come sui binari di un treno, somiglia piuttosto a un suv con volante e freni malfunzionanti che sfreccia su un’autostrada con tanti cartelli pubblicitari colorati e illuminati ma poche indicazioni stradali. Rispetto al passato si può arrivare più lontani, ma anche il rischio di perdersi o di finire fuori strada si è notevolmente accresciuto.
Lo stesso processo di globalizzazione ha creato nuove opportunità, ma ha comportato anche nuovi rischi che pesano su larghe parti della popolazione. La riflessione nella letteratura scientifica sulla trasformazione dei sistemi di welfare sollecitata anche dall’emergenza di nuovi rischi, ha messo in luce come particolarmente problematica la condizione delle persone nelle fasi giovanili della loro vita. I nuovi rischi sono infatti soprattutto riconducibili alle difficoltà connesse all’entrata nel mercato del lavoro e alla conquista di una stabilizzazione e di una adeguata posizione al suo interno.
Soprattutto nei paesi caratterizzati da debole welfare pubblico e da istituzioni più rigide nel rispondere ai potenziali effetti negativi dei grandi cambiamenti in atto (economici, demografici e sociali), le nuove generazioni tendono a incontrare maggiori difficoltà nel trovare lavoro, nel costruire una propria autonomia economica e nello stabilizzare i propri percorsi professionali.
La grande crisi economico-finanziaria ha poi complicato ulteriormente un quadro già problematico. Ha colpito in modo selettivo i giovani e accentuato, in carenza di strumenti attivi di welfare, la loro dipendenza dai genitori. Molti giovani dopo gli studi si trovano quindi sempre più spesso davanti alla prospettiva di una lunga attesa nel limbo della famiglia di origine prima di riuscire a stabilizzare il proprio percorso occupazionale e conquistare una piena indipendenza economica, oppure alla scelta di uscire subito, ma per andarsene lontano, oltre confine.
Ma questo libro non parla solo di giovani come categoria problematica e svantaggiata. Assieme a quali giovani
ci si chiede anche costruttivamente quale futuro
. C’è infatti alla base l’esplicito riconoscimento che la qualità del futuro, in termini di crescita e benessere, è strettamente legata alla qualità delle nuove generazioni.
Chi non prepara bene il terreno oggi e non semina con cura come può pretendere di raccogliere buoni frutti domani? E è un dato di fatto che da troppo tempo in Italia non si semini bene, non si investa come si dovrebbe sui giovani. La bassa mobilità sociale e la scarsa crescita economica del primo decennio del XXI secolo sono il coerente risultato di un paese che – anche nelle sue aree potenzialmente più avanzate – non è stato in grado di predisporre e offrire adeguati strumenti di protezione, promozione e partecipazione per i giovani. Una Venezia vitale, attrattiva e competitiva può quindi essere costruita solo con e per le nuove generazioni, mettendo le loro energie e intelligenze in connessione virtuosa con le potenzialità del territorio.
Questo libro è importante non solo per il tema cruciale affrontato, ma anche per il metodo proposto, basato su un processo deliberativo che ha coinvolto i maggiori attori economici e sociali della provincia di Venezia. L’unione e l’interazione tra competenze di ampio spettro ha avuto il pregio di fornire una visione complessiva della realtà e di produrre un programma condiviso di politiche organiche per un processo di sviluppo che metta al centro i giovani.
Tornando alla metafora del ponte, è attraverso le nuove generazioni che una società mette in collegamento le condizioni del presente con le prospettive del futuro. Ne Le città invisibili di Italo Calvino, Marco Polo spiega a Kublai Khan che a sostenere il ponte non sono le singole pietre ma la linea dell’arco. Eppure il veneziano si mette a descrivere le caratteristiche e la collocazione più consona di ogni singola pietra. Kublai Khan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa. Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco
. Allo stesso modo, nessun futuro di qualità può essere raggiunto se non a partire dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle specifiche doti dei giovani all’interno di una linea coerente di sviluppo del territorio.
Introduzione
Quali giovani per quale futuro?
è il frutto del lavoro che ha visto coinvolti i più importanti attori economici e sociali della provincia di Venezia, i quali si sono espressi sul tema dei giovani e del loro rapporto con la formazione e il mondo del lavoro adottando un approccio metodologico innovativo e originale, ispiratosi ai principi della democrazia deliberativa.
La metodologia deliberativa è stata peraltro già esperita con successo in occasione del lavoro realizzato dallo stesso tavolo nel 2010 e conclusosi con la pubblicazione del volume Una prova di democrazia in tempo di crisi. In quell’occasione il percorso di lavoro proposto dalla Pastorale Sociale e del Lavoro del Patriarcato di Venezia e coordinato dalla Fondazione Leone Moressa ha trattato al positivo
la questione della crisi economico- finanziaria, individuando in capitale sociale, programmazione e partecipazione le parole d’ordine su cui i principali attori economici e sociali del territorio veneziano avrebbero incardinato le proprie strategie e le proprie azioni per affrontare i problemi di un territorio in tempo di crisi.
Attraverso il processo deliberativo attivato, i soggetti coinvolti hanno consolidato inoltre la consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo per il territorio quali veri e propri attori di politiche, e cioè soggetti capaci di risolvere problemi attraverso la messa in campo di intuizioni, invenzioni e azioni quotidiane.
L’eccellente esperienza sui temi della crisi ha sollecitato nuovamente il confronto su una tematica divenuta di strettissima attualità – anche in forza della crisi economico- finanziaria – e cioè i giovani e il loro futuro.
In questo volume viene raccontato il percorso intrapreso con la descrizione delle modalità di attivazione, di svolgimento e di conclusione dei processi deliberativi che hanno portato alla definizione di azioni concrete e che hanno fatto dei soggetti coinvolti dei veri e propri attori di politiche.
Quali giovani per quale futuro rappresenta la prova tangibile che tavoli fondati su processi deliberativi conducono a risultati di eccellenza, sia in termini di produzione e condivisione di contenuti, strategie, azioni, sia in termini di consolidamento identitario di un gruppo di lavoro che nel tempo è cresciuto. Il volume è pertanto da considerarsi un esempio – il primo e l’unico in Italia – di libro partecipato
. Rispetto ai giovani, oggi le parole d’ordine e di azione condivise sono: costruzione di ponti
, orientamento: da aspirazione a scelta reale coerente con la realtà
e una Venezia più attrattiva e competitiva
.
Il volume ha infine il pregio di raccogliere opinioni, considerazioni e riflessioni dei più significativi attori economici e sociali del territorio, non solo sotto il profilo economico e occupazionale, ma anche sotto quello sociale e antropologico. È andato costituendosi pertanto un osservatorio privilegiato e partecipato che pone i giovani al centro di politiche di sviluppo concrete. Famiglia, orientamento e formazione, scuola e università, mercato del lavoro e modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro, capacità di attrazione del territorio provinciale sono le tessere di un mosaico che mira a restituire i contorni del giovane
studente o lavoratore.
Oltre a raccontare l’intero processo deliberativo, il volume raccoglie nella seconda parte gli interventi dei testimoni privilegiati intervenuti nel dibattito allo scopo di delineare linee di azione condivise da mettere in comunione con gli altri attori del territorio veneziano. La metodologia della democrazia deliberativa, infatti, ha permesso di fare rete, di partecipare e di porre delle basi solide alla condivisione di un programma strategico finalizzato a produrre una nuova politica giovanile.
Si ringrazia il Centro Studi Datagiovani per il prezioso supporto metodologico fornito in fase di avvio e di svolgimento della ricerca.
Parte prima
I giovani visti dal mondo del lavoro: un nuovo metodo di analisi
Una nuova prova di democrazia deliberativa a Venezia
Che cos’è la democrazia deliberativa? Nello scorso volume – Una prova di democrazia in tempo di crisi – è stato dato ampio spazio alla definizione di democrazia deliberativa
, che, secondo la letteratura, consiste in un processo decisionale collettivo democratico e deliberativo, e cioè fondato sulla discussione [Elster 1998]. Decidere discutendo o decidere votando fa la differenza. Anzi, fa almeno due differenze: la prima riguarda la qualità della decisione e la seconda la buona riuscita della sua implementazione.
In primo luogo, la discussione in seno a un gruppo, da un lato, consente di superare o di attenuare la razionalità limitata di un individuo in situazioni complesse, moltiplicando le informazioni e facendo emergere eventuali problemi e opzioni di scelta che un singolo avrebbe potuto trascurare [Fearon 1998]. Dall’altro, la discussione favorisce un particolare processo di trasformazione delle preferenze che consente di pervenire a una decisione fondata su un’opinione informata e consapevole. Lo chiarisce James Fishkin attraverso l’applicazione di un nuovo sondaggio, molto diverso da quello ideato da George H. Gallup, e chiamato sondaggio deliberativo
. Fishkin, in breve, ha somministrato un sondaggio a un insieme di persone, facendo una domanda precisa. Poi ha messo le persone nelle condizioni di informarsi e di discutere faccia a faccia della specifica questione. Infine, dopo la fase di discussione o fase deliberativa, ha somministrato lo stesso sondaggio. I risultati della sperimentazione hanno fatto emergere che le opinioni iniziali delle persone su una specifica questione cambiano dopo che hanno potuto informarsi e discutere reciprocamente della questione stessa. Cambiano, cioè, dopo che hanno potuto formare quella che Fishkin chiama opinione informata e consapevole
, rendendo quindi i contenuti della decisione o della soluzione di una qualità superiore [Fishkin 1998].
In secondo luogo, la discussione favorisce la buona riuscita della decisione in termini di implementazione, consentendo di pervenire a una decisione o soluzione legittimata agli occhi di un gruppo. La condivisione è infatti un passo indispensabile verso la piena implementazione delle decisioni prese. Mentre una decisione presa attraverso la votazione – dove una maggioranza vince su una minoranza – rischia di essere indebolita nella sua realizzazione concreta dalla defezione di chi ha avuto la sensazione di subire quella decisione senza condividerla pienamente, una decisione presa attraverso la discussione appartiene a tutti i partecipanti e la sua attuazione è riparata dalla potenziale defezione di chi la considera arbitraria.
Ispirarsi ai principi della democrazia deliberativa significa pertanto fondare la presa delle decisioni sulla discussione, significa attivare, cioè, un processo dialogico e discorsivo che consente la formazione di un’opinione informata e consapevole, la formazione di una decisione legittimata e condivisa, ma anche la costituzione – quale esito sotto-prodotto della discussione – di un gruppo, di un insieme di soggetti pronti a ri-attivarsi su specifiche questioni che fanno problema.
La democrazia deliberativa è come detto un processo, prima ancora che una procedura, quindi ancora lontano dall’essere formalizzato in un metodo preciso. Esperienze di decisione collettiva – quelle che Luigi Bobbio chiama arene deliberative
– continuano infatti a compiersi: pur in circostanze, contesti e paesi diversi, nascendo quali esperienze di scelta pubblica insieme deliberative e democratiche
. Nelle arene deliberative, precisa Luigi Bobbio, la presa delle decisioni è affidata all’interazione, paritaria e organizzata, tra tutti i soggetti coinvolti, siano essi cittadini comuni, organizzazioni o poteri pubblici
[Bobbio 2002].
Convinti sostenitori della democrazia deliberativa, i rappresentanti della Pastorale, che hanno riunito intorno a un tavolo i principali soggetti socio-economici della provincia di Venezia, hanno chiesto ai ricercatori della Fondazione Leone Moressa di pensare a una metodologia di indagine qualitativa che fosse capace di incarnare i principi della democrazia deliberativa. I ricercatori hanno quindi formulato una metodologia fondata sulla discussione che avesse come fine ultimo la condivisione delle opinioni, delle soluzioni, delle strategie emerse.
Interrogati sulla questione della crisi economico-finanziaria nella provincia di Venezia, sugli effetti negativi della crisi ma soprattutto sulle strategie positive da opporvi, gli attori territoriali invitati dalla Pastorale hanno partecipato a un processo sviluppatosi su tre fasi. In primo luogo, una fase di raccolta delle testimonianze individuali, dove i soggetti hanno potuto esprimere liberamente la propria opinione iniziale sulla crisi e offrire le informazioni in proprio possesso; in secondo luogo, una fase deliberativa, nella quale i soggetti hanno potuto confrontarsi in gruppi focalizzati di discussione sulle problematiche e le possibili azioni da intraprendere contro le conseguenze negative della crisi; infine, una terza fase di condivisione, attraverso la somministrazione di questionari costruiti secondo la metodologia Delphi, allo scopo di individuare le azioni condivise dai partecipanti e che quindi in fase di implementazione avrebbero potuto contare su una buona riuscita.
La scorsa esperienza, caratterizzata dall’adozione di un approccio deliberativo, ha permesso di giungere alla formulazione di linee di azione sulla crisi economico-finanziaria nella provincia di Venezia ma anche di costituire, come esito sotto-prodotto della discussione, un gruppo di attori riattivatisi su un’altra questione considerata prioritaria, e cioè quella dei giovani, della formazione e dell’occupazione.
L’esperienza dei giovani qui descritta rappresenta pertanto una seconda prova di democrazia deliberativa a Venezia
, un secondo tentativo di applicare i principi della democrazia deliberativa alla pratica concreta e alla trattazione di una questione problematica che, in questa seconda occasione, ha conosciuto sfumature parzialmente diverse e assolutamente originali in Italia.
Fu chiaro fin dall’inizio, infatti, che l’esito dell’intero processo doveva essere la pubblicazione di un secondo volume che potesse dare delle indicazioni utili ai giovani studenti e lavoratori e alle loro famiglie, da un lato, e agli amministratori pubblici, dall’altro, sulla questione della formazione scolastica e universitaria e della domanda di lavoro da parte delle imprese. I partecipanti sentivano fortemente lo scollamento tra giovani, formazione e lavoro, soprattutto la distanza tra le esigenze formative e occupazionali delle imprese e le aspirazioni dei giovani che sembravano avere poche, pochissime informazioni su quella che sarebbe stata la domanda di lavoro futura e quindi sulle esigenze occupazionali di potenziali e futuri datori di lavoro.
Visto l’obiettivo finale e la presenza di soggetti caratterizzati da