Umanesimo e nuovo umanesimo: Schegge temporali di affermazione umana
By Dario Lodi
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Umanesimo e nuovo umanesimo - Dario Lodi
Dario Lodi
UMANESIMO
E
NUOVO UMANESIMO
Schegge temporali di affermazione umana
Elison Publishing
Immagine di copertina: grafica riservata al testo di Antonia Campanella.
Proprietà letteraria riservata
© 2015 Elison Publishing
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Elison Publishing
Via Milano 44
73051 Novoli (LE)
ISBN 9788869630545
L’uomo fa questo – l’uomo fa quello
.
Errore. Qualcosa fa questo, e tutto l’uomo
segue, alla sua maniera (Paul Valery)
Presentazione
Questo saggio è un excursus rapidissimo, e di certo molto lacunoso, sulla evoluzione e sulla emancipazione della personalità umana.
Le numerose letture dell’autore hanno sicuramente influito sullo scritto, ma è stata determinante la loro elaborazione: una elaborazione, francamente, più involontaria che volontaria. La riconoscenza verso il sapere più o meno convenzionale è dunque, inevitabilmente, generalizzata.
Non si troveranno, nelle poche pagine che seguono, ipotesi o tesi filtrate coscientemente da quelle conosciute o tollerate.
La responsabilità di questa piccola opera è dunque fondamentalmente a carico dell’autore.
Cenni di logica umanistica e preparazione all’Umanesimo
L’Umanesimo è la gestione umana della realtà attraverso la ragione. La ragione, come la intendiamo nobilmente, e cioè un fenomeno che sa andare al di là del fatto contingente, è la caratteristica principale dell’uomo. Essa ha consentito la vita in comune, individuando nella stessa una risorsa di sopravvivenza superiore a quella fornita dalla vita individuale. La scelta intelligente ha permesso all’uomo di mantenersi in maniera relativamente indefinita attraverso il concetto di umanità. La vita dell’uomo è garantita, per così dire, dal perpetuarsi ordinato della specie, dove l’ordine viene assicurato dalla distribuzione delle azioni in un ambito comunitario.
L’assicurazione è tuttavia sostenuta e migliorata dalla concorrenza fra gli individui: il che vuol dire che la finalità ultima è la sopravvivenza personale, non quella della specie. La constatazione è del resto possibile osservando semplicemente come avvengono le cose nella natura: il più forte, ovvero il più adatto, ha ragione del più debole, ovvero del meno adatto. Darwin non intendeva per forza determinante la forza fisica, ma l’insieme di forze che un individuo, per genesi o per capacità propria, è in grado di mettere in campo nel dato momento. Il cammino verso un’evoluzione del tutto responsabile è lungo e particolarmente difficile e forse mai potrà dirsi compiuto. L’eventualità negativa è però frutto di valutazioni realistiche contingenti, ovvero storiche riassunte nel dato momento e promosse a valutazioni di portata assoluta per attribuzione conoscitiva della parzialità del sapere derivata dalla valorizzazione dell’intelligenza.
L’insistenza dell’immaginazione verso la liceità della conquista evolutiva, della emancipazione insomma, porta, invece, a non fermarsi. L’insistenza in questione premia enormemente il concetto di sovrumanità insito nella scoperta ultima delle cose, oltre un sotterraneo sospetto di impotenza di base a trattare argomenti di carattere esistenziale anziché semplicemente vitale.
Questa linea di pensiero tratta, ad un certo punto (ovvero di fronte ad un problema apparentemente insolubile – consapevolezza che premia l’intelligenza), la parzialità delle elaborazioni mentali come un ostacolo provvisorio, rimovibile con l’evoluzione della mente stessa, una evoluzione promossa dall’uomo stesso, come fosse indipendente dalla natura.
L’uomo non è mai stato vittima reale dell’ignoranza: ad essa ha da sempre opposto una propria visione delle cose, affidandosi magari alla fantasia.
Suo scopo, la costituzione di un mondo ideale, dove egli avesse comunque una posizione di riguardo. La salvaguardia della propria persona prima di tutto e secondo il principio innato di sopravvivenza assoluta.
La composizione di questa idealità subì e sopportò – spesso con entusiasmo – manipolazioni mentali della realtà, ricorrendo all’irrazionalità (ovvero ad una razionalità irresponsabile) quando l’obiettivo non era raggiungibile con la razionalità vera. Mai, tuttavia, problemi abbandonati all’improvvisazione o al timor panico più vieto.
Quando l’uomo orientale immagina un panteon infinito di divinità, quando l’uomo africano si affida all’animismo, essi non lo fanno certo con leggerezza o con sufficienza. Le loro costruzioni mentali risultano complesse, sono la conseguenza di preoccupazioni esistenziali importanti.
In mancanza di risorse proprie adeguate, l’uomo del tempo, appena storicizzato, passa a costruzioni che possiedono una loro logica interna: a questo punto si deve prescindere dalle cose espresse e si deve porre attenzione a questa logica che si svilupperà nel tempo secondo ragione. Tutto questo significa che in certo qual modo, la ragione è già presente in quelle realizzazioni convenzionalmente irrazionali, ma lo è in maniera, per così dire, sublimata.
La profondità di pensiero, insoddisfatta dalla mancanza di sviluppi razionali adeguati, crea soluzioni attraverso la gnosi e l’esoterismo.
La gnosi è conoscenza ultima delle cose. L’uomo di allora costruisce intorno ad essa una sorta di mito, la totemizza e comunica con essa affidandosi ad un linguaggio esoterico.
Questo linguaggio è ovviamente tutto umano, ma prende i vocaboli
dal mondo esterno, ovvero ritiene di farlo dall’alto di una sensibilità educata a forza alla comunione con l’indicibile.
Per opera all’esoterismo, l’indicibile diventa dicibile, seppur parzialmente, ma poi totalmente se si tiene conto dei suggerimenti di questa pratica. Il mondo diviene comprensibile in maniera diretta e in maniera indiretta tramite allusioni e grazie ad una grammatica e ad un comportamento speciali.
Entro questo ambito, l’esempio forse più significativo è quello rappresentato dal Buddhismo, il quale Buddhismo fa un passo avanti sulla strada del rapporto fra il vivere e l’esistere.
Buddha va al di là delle classiche regole esoteriche (che sono di vecchissima data, risalendo al sciamanesimo elementare) adottando al loro posto la concentrazione su se stessi.
Questa concentrazione non serve per trovare la verità ultima, ma serve per unirsi ad essa, senza alcuna volontà di azione o di reazione. L’individuo si realizza abbandonandosi al flusso delle cose. La sua però è una scelta maturata a seguito di un percorso sentimentale e intellettuale: dunque non c’è passività in essa.
In questo modo, l’uomo passa dalla fantasia sovreccitata dell’esoterismo, dove una certa passività è evidente (l’affidarsi a formule irrazionali, contare sulla misteriosofia) alla concentrazione su di sé, ritrovandosi a tu per tu con se stesso. Non esistono, in tal caso, formule magiche, la soluzione del problema esistenziale non viene affidata a parole speciali, a cantilene, o a comportamenti bizzarri, per quanto tutto giustificato, in parte, da una certe serietà d’intenti.
Fra le tante cose apprese dalle civiltà orientali, poi elaborate in proprio, la lezione buddhista fu la meno evidente, ma sicuramente la più incisiva presso i greci. Essa operò a livello psicologico.
Alla valorizzazione buddhista dell’uomo si deve, dopo un processo lungo ed elaborato, e pur relativamente, l’invenzione greca del demiurgo.
Il demiurgo è una figura