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Umani Aperti
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Umani Aperti

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About this ebook

In questa raccolta sono presenti sei storie di orrore, di paura e di ossessione.
-Non è colpa sua : caccia all'assassino seriale
-Cadi interna e senza ritorno: la sola via di fuga che hai non ti è troppo lontana
-Mutazione di un elemento convenzionale: cambia un solo elemento della realtà e ogni cosa viene distrutta
-Revisione del concetto di amore: una pandemia globale nasconde risvolti terribili
-Le qualità piacevoli della carne di formica: un cuoco singolare e un prigioniero in cella durante la Rivoluzione Francese
-Danza Macabra: non puoi imprigionare le anime, Ma puoi distorcerle allo spasimo
Esperimenti narrativi inusuali per l'autore, che si cimenta per la prima volta con lo spirito di chi tenta innovazioni.

LanguageItaliano
Release dateDec 30, 2015
ISBN9781310349195
Umani Aperti
Author

Gaspare Burgio

Ho compilato oltre duecento racconti, che ho raccolto in varie antologie tematiche, soprattutto di genere reale fantastico, horror e fantascienza ironica. Quando posso, scrivo articoli per altri blog o leggo opere altrui che mi sono inviate per avere consigli. Partecipo attivamente a gruppi online che riguardano proprio questi temi. Sono impegnato adesso nella stesura di un romanzo piuttosto interessante. Se continui a seguirmi ci saranno di certo aggiornamenti al riguardo.

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    Umani Aperti - Gaspare Burgio

    La letteratura ha un compito. Ed è quello di instillare nella mente dei lettori nuovi paradigmi. Quel che poi ne faranno è materia loro, ma il succo del mestiere è quello: seminare possibilità del comportamento.

    Affinché accettino questi paradigmi li si deve proporre con una confezione emozionale. L'orrore, o se vogliamo il disagio, peggio e meglio ancora l'ansia, sono buoni veicoli per i paradigmi narrativi. Di qua tutta la narrativa dell'orrore, che è stato sempre un genere di lusso, forse la sola narrativa di genere che si sia elevata da strofetta a cultura.

    Ciò mette in dubbio, per me, la purezza delle anime.

    Quelli che seguono sono racconti di fantasia, ma la parte degradata, masticante della fantasia. Dove i corpi sono morbidi, indifesi, spappolabili. Dove le coscienze si strinano. Non ho scritto dei miei incubi, finireste tutti liquefatti dalla paura. A volte ho il timore che una parte del cervello si sia accanita contro l'altra, per mostrarle tali cose. No, qui ci sono timori della veglia.

    Spero siano terribili abbastanza per chi avrà fegato di leggerli.

    -Gaspare Burgio, Dicembre 2015

    Non è colpa sua

    Lo stupido meccanismo non voleva saperne di funzionare, così Donovan lasciò perdere e si sedette in poltrona, sbuffando. Il negozio di utensili era chiuso l'indomani per via di una celebrazione locale, quindi per altri due giorni non avrebbe potuto frullare la frutta che aveva appositamente comprato. Guardò la sporta di plastica blu sul ripiano della cucina e sentì montare un certo stato di impazienza. Mai che qualcosa funzionasse come doveva. La frutta sarebbe marcita se non l'avesse consumata, e alcune di quelle cose prese singolarmente gli facevano schifo, come i leeches.

    Si alzò, guardò al calendario dei buoni intenti appeso presso il frigo, si rammaricò di aver creduto a una tale scemenza. Pensò che la solitudine lo aveva reso malleabile al punto da offrire credito agli entusiasmi televisivi. Prima o poi sarebbe finito in qualche agenzia matrimoniale a comprare uno scampolo di umanità. Immaginò situazioni degradanti mentre estraeva la frutta dalla busta e la incastrava negli scomparti del frigorifero.

    Le mani ai fianchi, osservò ancora le caselle del Calendario dei Buoni Intenti. Alcune scritte in rosso, alcune in nero. Resistette alla tentazione di strapparlo perché in fondo c'era proprio scritto che alcune cose potevano andare storte. Era un fattore preventivato. Quei bastardi del wellness la sapevano lunga.

    Strusciò i piedi fino alla scrivania, accese il PC e collegò la macchina fotografica all'apparato. Scaricò le foto del delitto avvenute quel mattino e le aggiunse alle altre, conservate nell'apposita cartella. Si presentò sullo schermo una lunga serie di riquadri. Mentre scrollava l'elenco, si accese una sigaretta, la terzultima prima che il calendario imponesse l'alt. Non c'era stretto bisogno per lui di analizzare le foto, al Dipartimento le procedure erano diventate formali, automatizzate: si incastravano i colpevoli con il DNA, con le prove certificate, si passava al setaccio chimico ogni elemento e quel che ne usciva, per quanto assurda, era la verità incontrovertibile. Quindi l'intuizione era andata a occupare uno spazio vuoto nello sgabuzzino delle scope.

    L'Assassino dei Cantoni si era dato da fare. Diciotto vittime. Tutte giovani ragazze, per la maggiore studentesse, e tutte quante uccise da un pungolo alla nuca. Colpiva e andava via. Niente violenza sessuale, nessun messaggio per chi ritrovava i corpi. La sola costante era il luogo dei ritrovamenti: ai piedi di tabernacoli mariani. Il resto differiva. Undici città diverse, colore di capelli, peso, incarnato, studi ed estrazione sociale. Tirando fumo e guardando alla carrellata di foto, Donovan appuntò mentalmente che alcune di quelle non erano affatto attraenti. Non si sentì in colpa, i cadaveri perdevano la possibilità di risentirsi del deficit estetico.

    Alcune erano vergini, altre no, e Donovan non si stupì del fatto che verginità ed estetica non corrispondessero ai dati sulle attività sessuali. In ogni caso non si potevano fare paralleli fra la Santa Vergine e le ragazze. Nemmeno fra le confessioni. Almeno due erano cattoliche praticanti. Dannazione, c'era perfino una Sikh, fra le disgraziate.

    Donovan si accomodò meglio sulla sedia idraulica. Prima o poi l'Assassino dei Cantoni avrebbe lasciato una fibra, un'impronta, una traccia genetica. Qualcosa per il dipartimento scientifico. Avrebbero incrociato i dati. Fino a quel momento non era semplice catturarlo. Colpiva alle spalle, con un colpo secco che tranciava di netto le vertebre cervicali, senza bisogno di altro contatto con il corpo. Quella si afflosciava come un pupazzo cui venivano tagliati i fili. Ma lui non toccava, non spostava, non segnalava. Si dava briga di uccidere solo quando c'era un tabernacolo nelle prossimità. Per questa cosa alcuni al Dipartimento avevano suggerito di mettere videocamere segrete nelle vesti della Madonna o in un palazzo attiguo. Il bastardo era abile a trovare le videocamere e colpiva negli angoli ciechi o in quelle località dove la precauzione era sembrata superflua. Non che ci volesse molto: bastava un'applicazione sul telefono per segnalare dispositivi video in un raggio di cento metri.

    Quel tipo di cautela, il genere delle vittime, il tipo di ferita mortale e la locazione degli omicidi davano per inteso che si trattasse di una sola persona. Di qua l'ipotesi dell'omicida seriale. Di qua, il mal di testa dei profilatori, i quali cercavano di definire l'identità del soggetto. Cosa lo spingesse all'omicidio. Quali frustrazioni, incubi o deformazioni della psiche lo portassero ad agire. Il profilo più quotato riguardava un omosessuale represso sulla quarantina, di buon reddito, capace di muoversi quindi un libero professionista o imprenditore di spicco. Alto, robusto, dai tratti squadrati, probabilmente con un passato da amatore in sport di contatto. Orfano di padre. Episodi giovanili di violenza e scatti di rabbia. Ordinato, elegante, appassionato di buon cibo.

    Donovan si chiese come avrebbero fatto a trovare una simile persona e quali modi avrebbero impiegato per incriminarla, se non incastrandola prima per una fattura non emessa o la macchina in doppia fila. Donovan era convinto che se c'era qualche indizio lo si sarebbe trovato in quelle foto che stava guardando. Era là che si sarebbero trovati un nome e un cognome, non in qualche provetta.

    Osservò alcune foto singolarmente, poi in una panoramica di gruppo. La posa delle vittime cambiava di scatto in scatto. Sarebbe stato interessante trovare una qualche logica nelle posizioni, ci fu un tizio in Canada che aveva scritto un messaggio coi corpi. Ma non era quella la circostanza. Le ragazze erano distese al suolo in posizioni scoordinate che non lasciavano intendere un lessico visuale.

    Al Dipartimento era salita in vetta la possibilità che l'assassino stesse sfidando proprio loro attraverso degli omicidi casuali. Generando un puzzle indecifrabile. Annettendo delle costanti, come il punteruolo e la Vergine, aveva lasciato emergere un filo rosso. Ma a tirarlo non si arrivava mai alla fine del gomitolo. Ecco, sembrava dire, come lo risolvete un caso che non rientra nei vostri paradigmi? Il caso di un uomo che uccide e basta, senza ragioni e senza rituali?

    Era una buona ipotesi. Poteva trattarsi di una vasta categoria di individui, dagli agenti licenziati alle vittime di processi. Tuttavia era bastata una settimana per vagliare tutti i fascicoli, estromettere i soggetti e ripartire dal vuoto spinto in cui erano ficcati. Forse in seguito sarebbero emersi altri dati che avrebbero suggerito quel tipo di ipotesi, cioè quella di una sfida al sistema, ma al momento non si poteva seguire la pista senza incappare in un vicolo cieco.

    Donovan osservò l'ultima foto. Quindi tornò alla prima agendo sulla tastiera, scorrendo indietro nel tempo. Aprì una nuova finestra nel motore di ricerca web ed operò alcune indagini veloci. Gli fu negata l'intuizione che avrebbe potuto sostenere un investigatore abbastanza

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