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Non credenza e società
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Non credenza e società

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About this ebook

Il volume raccoglie saggi di diversi autori appartenenti a differenti indirizzi culturali e a differenti specializzazioni e professioni, però tutti accomunati dalla noncredenza, ovvero dal rifiuto di tutte le fedi religiose, pur senza escludere indirizzi spiritualistici di carattere laicista. In parte i saggi sono già comparsi sulla rivista NonCredo dal 2009 in poi, in parte sono totalmente inediti. Il curatore Carlo Tamagnone, responsabile del Centro Studi della Fondazione Religionsfree Bancale, ha organizzato la successione dei contributi del volume in maniera da toccare una molteplicità di argomenti e situazioni che caratterizzano il rapporto della noncredenza con la società, sotto i vari profili: sociologico, culturale, politico, etico e di costume. Nella Prima Parte del saggio, dal titolo Aspetti culturali e socio-culturali, sono affrontati temi relativi alla cultura e al costume, con particolare attenzione alla società italiana ma anche con riferimenti a situazioni lontane dalla penisola. La Seconda Parte, Aspetti sociologici e politici, si occupa di problemi di sociologia e di politica con particolare riguardo ai rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica, tra società civile e istituzioni religiose. La Terza Parte, Civiltà, etica, emancipazione, mette a fuoco problemi scottanti sia relativi a pesanti eredità culturali del passato, relative all’integralismo, al maschilismo o all’omofobia, e sia a nuove derive culturali come l’analfabetismo funzionale e di ritorno in una cultura
dell’apparenza che privilegia l’apparire rispetto all’essere.
LanguageItaliano
PublisherAbel Books
Release dateJul 8, 2012
ISBN9788867520138
Non credenza e società

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    Book preview

    Non credenza e società - AA. VV.

    P. Bancale, R. Carcano, D. Giacanelli, M. Giuliani, D. Lodi,

    A. R. Longo, L. Mazza, R. Morelli, S. Omenetto, V. Pegna,

    W. Peruzzi, V. Pocar,   C. Prisco, V. Sconci, G. Simonati,

    M. Staderini, S.Stofella, C.Tamagnone, N.Tonon,

    E. Lombardi Vallauri, G. Vazzoler, P. Zocconali

    NONCREDENZA

    E SOCIETA’

    A cura di Carlo Tamagnone

    NonCredoLibri

    Copyright ©  2012 NonCredo libri.

    Design copertina ©  2012 NonCredo libri.

    Tutti i diritti riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    NonCredo libri.

    Per quanto estrema cura sia stata posta nella ricerca di fonti ed informazioni, l’editore non è responsabile dell’accuratezza dei dati e delle notizie presenti in questo libro. Le opinioni espresse in questo scritto sono solo ed esclusivamente dell’autore.

    ISBN 9788867520138

    SOMMARIO

    PARTE PRIMA

    Aspetti culturali e socio-culturali

    13   Paolo Bancale

    Programmi e finalità di un impegno

    17   Vera Pegna

    Laicismo come valore e laicità come principio di      governo

    21   Carlo Tamagnone

    Omelie, slogan turpiloquio, analfabetismo funzionale

    37   Walter Peruzzi

    Perché il cattolicesimo dominante è fondamentalista

    42   Vittorio Sconci  

    La croce da simbolo religioso a talismano trendy

    46   Gianni Simonati  

    Medicine alternative, ovvero nuove superstizioni

    57   Raffaele Carcano  

    Apostasia come espressione di civiltà

    61   Valerio Pocar

    L’ultimo baluardo

    68   Max Giuliani  

    Dove sono finiti i Bambini di Dio?

    71   Luigi Mazza  

    Miscredenza e tolleranza nel mondo islamico

    PARTE SECONDA

    Aspetti sociologici e politici

    83    Carlo Tamagnone  

    La politicanza e il politicume sono la vera antipolitica

    95    Raffaele Carcano  

    Sabotaggi e sentenze sull’alternativa al catechismo di stato

    98    Raffaele Carcano  

    Panoramica sull’attualità fideista

    105  Raffaello Morelli  

    La sciagura civile ed etica del concordato

    113  Marco Staderini  

    Stato psuedo-laico, Conferenza Episcopale (e denaro pubblico)

    116  Edoardo Lombardi Vallauri  

    La colonizzazione ideologica della psiche umana

    123  Nando Tonon  

    Ateismo e legislazioni

    130  Carlo Prisco  

    La Chiesa: di dio o degli uomini?

    133  Pietro Zocconali  

    La sociologia e la religione

    137  Silvia Omenetto  

    Carisma e opportunismo nei fondatori d’una religione

    PARTE TERZA

    Civiltà, etica, emancipazione

    145   Anna Rita Longo  

    A scuola di emancipazione

    153   Carlo Tamagnone  

    Maschilismo e androcrazia: infamia e imbecillità

    164   Raffaele Carcano   

    Integralismi e menzogne

    170   Valerio Pocar   

    La luce della vera civiltà nella morte di Lucio Magri

    172   David Giacanelli  

    Quando l’omosessualità è amore autentico

    185   Gianfranco Vazzoler  

    Il problema dei suicidi nelle carceri

    188   Paolo Bancale

    Piccoli poteri e grandi virtù sociali

    191   Raffaele Carcano  

    Assistenza morale noncredente per i noncredenti

    195   Valerio Pocar  

    Omofobia: Violazione dei diritti e oltraggio ai

    sentimenti

    198   Stefano Stofella  

    Affetti e virtù non distinguono tra etero e

    omosessualità

    204   gli  AUTORI

    PARTE PRIMA

    aspetti culturali e socio-culturali

    PROGRAMMI E FINALITÀ 

    DI UN IMPEGNO 

    di Paolo Bancale

    Quando nel 2009 la Fondazione ReligionsFree-Bancale ha dato inizio alla sua operatività culturale abbiamo, contemporaneamente coi programmi di sviluppo, assunto l’impegno di rispettare criteri di assoluta correttezza anche nei confronti delle linee di pensiero e credenza che intendiamo combattere. Così come è nostro impegno evitare atteggiamenti intellettualistici ed elitari, ma offrire al lettore  materiale di lettura contenutisticamente di spessore, però in forma accessibile. Né la rivista NonCredo e né i saggi della casa editrice NonCredoLibri intendono essere pubblicazioni di tipo filosofico-speculativo, antropologico, sociologico o psicologico. E ciò anche se numerosi filosofi speculativi, antropologi, sociologi e psicologi  scrivono per noi.

    Le nostre pubblicazioni vogliono essere una fonte di conoscenza di carattere più ampio e profondo di quanto la pubblicistica della noncredenza abbia fatto sin’ora e nello stesso tempo coprire uno spazio che nell’editoria italiana, a differenza che nel resto dei paesi avanzati, è assente o molto carente. Una fonte di conoscenza (sapere aude!) che non si precluda alcun argomento e discussione di stampo illuministico per noncredenti, capace innanzitutto di fare cultura e di mobilitare le coscienze di molti cittadini italiani nella direzione del rinnovamento culturale e civile di un Paese, una legislazione e una società ispirati alla conoscenza, all’etica, alla spiritualità, alla solidarietà, alla giustizia, alla libertà.

    Quanto sopra significa essere esenti, assolutamente esenti dagli avvilenti vincoli imposti da miti, riti, cleri, dogmi, qualsiasi ne sia la matrice, che debbono riguardare eventuali scelte individuali senza mai pervadere la società nel suo complesso. Questa, e solo questa, è l’ipotesi di progetto di NonCredo e di ciò che l’accompagna. E vorrei ricordare che l’impegno da noi preso e i conseguenti programmi ci porteranno in più direzioni comunicative, alcune esistenti come NonCredo e i Saggi a più voci, il sito web e l’auditorium per i dibattiti, altre in progetto. Sono in progetto e parte in fieri un blog dedicato, una radio privata, un centro studi, l’organizzazione di congressi. Le nostre pubblicazioni dovranno diventare sempre più presenti nei luoghi deputati all’informazione; le edicole nazionali per la rivista, le librerie per i saggi dell’editore NonCredoLibri. La matrice di tutto ciò è e sarà la Fondazione Religions-Free, che come sugar-free o care-free, sta per senza (ma mai contro) le religioni.

    Pertanto, l’ideale di una società di liberi, senza le divisioni, le imposizioni e i privilegi delle religioni, resta l’ideale dei destinatari del nostro impegno, i noncredenti, cioè coloro che non si riconoscono in nessuna religione. Intendendo per noncredenza un atteggiamento filosofico, etico e socio-politico votato alla tolleranza e ad una consapevole, civilissima, gioiosa libertà di pensiero e d’azione. ReligionsFree e tutto ciò che riusciremo a porre in essere, vogliono dare a quel 18% di cittadini, quanti sono i noncredenti, una forte coscienza di appartenenza, di identità, di gruppo e quindi anche di consapevolezza e forza. Una forza che consta principalmente nella consapevolezza che esistiamo, una forza dell’esserci nella più ampia libertà di tutti e con rispetto per tutti nel quadro di riferimento di una repubblica che dovrebbe smettere di essere laica solo nominalmente e diventarlo realmente.

    Molto dipende dalla politica, ma sul terreno dei rapporti chiesa-stato essa è latitante dal 1929, esattamente dalla stipula dei Patti Lateranensi. Ciò mi induce a negare rilevanza a posizioni politiche come centro, destra e sinistra, ma vado oltre: ovunque vi sia un cartello non fumare, ciò che in esso è rilevante è solo il non fumare, dopodiché destra, centro e sinistra  professione, nazionalità, propensioni sentimentali, culturali, sessuali, artistiche e quant’altro restano ininfluenti. Per la Fondazione Religions-Free, di cui sono presidente, come per la rivista NonCredo, che dirigo, l’ubi consistam deve essere solo la difesa del laicismo, e la noncredenza ne è il suo correlato. L’aria di libertà che essa ci fa respirare, la dignità che essa ci conferisce, il pensiero che essa ci consente, costituiscono la bussola che ci guida. Certo, il pianeta è tutt’ora sotto l’influenza, spesso pesante, di tanto settarismo religioso, ove più e ove meno. Quanto all’Italia, per fortuna oggi non si sentono più omelie disgustose di certi porporati, ma certamente vige uno status pesante da accettare: dall’esibizione imposta dei crocifissi alla bioetica, dalle coppie di fatto al testamento biologico, dalla doppia morale delle infinite festività cattoliche e la conseguente mortificazione di quelle attinenti alla storia nazionale e al senso dello stato, fino all’insegnamento della sola religione cattolica.

    Finita la teo-crazia, la fanno ancora da padrone la teo-politica, la teo-finanza, la teo-istruzione, la teo-sanità, la teo-corruzione e quant’altro perfino di teo-trash che a volte ci vediamo intorno. Ma non voglio neanche essere frainteso: i meriti della Caritas, per esempio, sono tanti, così come tanti sono anche quelli di coloro di qualsiasi religione che si prodigano per aiutare gli ultimi (gli ultimi, sì, purché per tali non si intenda vederci Gesù, Shiva, Allah, Jeova, Iside o Manitù, ma solo un fratello che soffre, e non, magari dopo averlo convertito, un correligionario, concetto che mi suona quasi mafioso parlando di sofferenza). Per questo considero il proselitismo istituzionale e la libidine di conversioni di molte missioni cristiane nel mondo come la violenza dell’uomo occidentale sull’uomo più indifeso, una volgarità culturale, una spoliazione delle altrui radici e un’ingordigia nemica del necessario amore per gli altri. Ybris, pura ybris, insomma.

    Lecito domandarsi perché il Vaticano continui ad esercitare tutta la sua potenza condizionatrice sulla politica italiana ad ogni livello. Dirò che per me il Vaticano ha lo stesso diritto di esistere della Pinacoteca di Brera o dell’Accademia della Crusca, che però, va detto, non si sono mai sognate né si permettono di pretendere di influenzare la mia vita personale. Questo in Italia lo si ammette ancora, purtroppo, solo a bassa voce,  per cui do grande merito agli amici dell’UAAR di aver rotto da anni questo silenzio correo con coraggio, intelligenza e coerenza.

    Ma non basta, e non bastiamo neppure noi insieme a loro: in ogni democrazia è doveroso battersi per i propri ideali, valori e diritti, veicolandoli verso i molti che nelle loro coscienze condividono le idee concernenti la noncredenza e il laicismo, ma non ne conoscono i loro valori culturali, etici e civili. Per un significativo mutamento di prospettiva in questo paese pseudo-laico e culturalmente condizionato, sì da liberarlo dalla pesante influenza confessionale e para-confessionale, le difficoltà sono molte e i tempi presumibilmente lunghi. Speriamo che i nostri nipoti possano vivere in una cultura più libera ed emancipata, più aperta e consapevole. Ma per conseguire questo bisogna, tutti insieme, lavorare, lavorare… e ancora lavorare!

    DOVE IL LAICISMO È UN VALORE 

    E LA LAICITÀ UN PRINCIPIO DI GOVERNO 

    di Vera Pegna

    Quando noi laicisti parliamo di laicità, ovviamente non la intendiamo allo stesso modo della chiesa cattolica. Per le sue gerarchie tutto ciò che non concerne i luoghi sacri e la liturgia è laicità. Ma quando trattasi delle nostre istituzioni repubblicane non mancano mai di aggiungere, al sostantivo laicità, un aggettivo a prima vista innocuo quale sana o aperta, ma dalle conseguenze nefaste per lo stato di diritto; nefaste, poiché significa che la separazione fra chiesa e stato non si applica alle questioni morali, feudo esclusivo della Chiesa. Invece è vero il contrario. È la morale cattolica che non ha cittadinanza nelle istituzioni dello stato perché laicità significa rispetto del pluralismo (altra bestia nera del papa che ne stravolge il senso facendolo precedere dalla parola legittimo, e lascia intendere che ce n’è uno illegittimo).  In quanto a laicismo e al suo aggettivo laicista, per il papa è sinonimo di nichilismo, ossia di assenza di valori, per cui merita una condanna inappellabile. Verrebbe voglia di regalargli un dizionario della lingua italiana affinché evitasse questi equivoci striscianti che inquinano tutto il dibattito nel nostro paese; eppure noi laicisti stessi cadiamo nella trappola dell’equivoco lessicale, spesso ci autodefiniamo laici e parliamo in nome della laicità (C. Tamagnone, Laicità o laicismo?,  NonCredo 15, gennaio-febbraio 2012,p.40).

    Allora invito tutti noi con forza a utilizzare questi termini nel loro senso proprio, quello registrato nei dizionari (Laicismo: Complesso  di atteggiamenti e di concezioni caratterizzati dalla rivendicazione della dignità intrinseca ed eminente e della completa autonomia dei valori temporali e profani rispetto a quelli religiosi (specie quali sono proposti dalle religioni positive): cioè, sul piano filosofico-culturale, dalla negazione di verità divine rivelate (o comunque dal disinteresse per esse); dal rifiuto di istituzioni autoritariamente competenti a proporle, a interpretarle e a imporle; dalla rivendicazione della ragione e del suo libero esercizio critico (o comunque delle facoltà umane naturali) come unica fonte (o, in ogni caso, come mezzo privilegiato e superiore) di conoscenza; sul piano politico-ideologico, dal rifiuto del modello medievale di società civile confessionale e, in genere, di ogni ingerenza da parte della religione e delle sue istituzioni (in partic. da parte della Chiesa cattolica) nella vita politica, sociale e culturale, e dalla concezione dello Stato come comunità che persegue propri fini autonomi e immanenti, dotata di un ordinamento aconfessionale, di istituzioni separate da quelle ecclesiastiche e di un potere politico sovrano e del tutto indipendente rispetto alla Chiesa.

    Laicità: Carattere laico di un’istituzione civile o politica (in partic. dello stato e della scuola), per cui essa è indipendente nei confronti dell’autorità ecclesiastico-religiosa e dei suoi controlli, e ispira il proprio ordinamento e la propria attività a principi etico-politici e culturali derivati solo dalla civiltà, dalla ragione e dalla comune coscienza umana, prescindendo da qualsiasi specifica concezione religioso-confessionale (senza che ciò comporti necessariamente atteggiamenti antireligiosi o areligiosi). (Dizionario della lingua italiana – UTET)

    http://cultura.utet.it/cultura/catalogo/details.jsp?id=50&from=search).

      Così facendo affermeremo a testa alta i nostri valori e daremo un contributo all’uso corretto dell’italiano.

     Quando parliamo di laicità (in senso laicista e non cattolico) lo facciamo solitamente a muso duro, e comprensibilmente, perché da noi le istituzioni pubbliche che dovrebbero essere le garanti della laicità sono le prime a violarla, costringendoci a concentrare le nostre forze sulle loro malefatte. Invece questa volta vi parlo con il sorriso di una laicità non solo proclamata, ma vissuta, diffusa e popolare, che ha saputo uscire dal pantano delle pur indispensabili denunce ed esprimere i valori di uguaglianza, di libertà e di fratellanza insiti nel laicismo e nella stessa laicità come scelta filosofica.

    Nei paesi dell’Europa del nord, Regno Unito compreso, esistono molte centinaia di movimenti che si definiscono laici e/o umanisti. Uno dei più vivaci e meglio strutturati è quello belga poiché è riuscito, in quel cattolicissimo paese dove la Chiesa cattolica gode di infiniti privilegi, a farsi riconoscere perfino nella costituzione e a figurare a pieno titolo nel bilancio dello Stato. A tanto i laici belgi sono arrivati grazie alla scelta vincente, fatta alcuni decenni or sono, di riunire sotto un unico cappello – il Conseil central laïque – quel migliaio di attori, gruppi, movimenti impegnati nella difesa della laicità nei settori più disparati della società e nelle province più lontane. Dunque i politici e le istituzioni si sono trovati davanti un interlocutore unico che chiedeva la fine della discriminazione de jure e de facto che colpiva in vari modi i cittadini non credenti o appartenenti ad altre religioni. Oggi il Belgio, con poco più di undici milioni di abitanti, conta oltre ottanta Case della Laicità, delle sale di produzione DVD, cinema e una rete di sedi, sia locali sia nazionali, gestite da oltre 5.000 volontari fissi ed alcune centinaia di impiegati pagati dallo Stato. È uno dei rari paesi europei, dove gli assistenti morali laici, come i cappellani, sono presenti a spese dello Stato nell’esercito, nelle scuole, negli ospedali e perfino all’aeroporto nazionale di Zaventem.

    Lo scopo istituzionale del movimento laico belga è duplice: da un lato la costruzione di una società giusta, progressista e fraterna dotata di istituzioni pubbliche imparziali, garanti della dignità della persona e dei diritti umani; dall’altra, l’elaborazione personale di

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