Un pallone sull'acqua
By Marco Aluigi and Stefano Trevisanello
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Book preview
Un pallone sull'acqua - Marco Aluigi
Tavola dei Contenuti (TOC)
PREFAZIONI
Bepi Ruzza
Giorgio Borile
PREMESSA
INTRODUZIONE
PROLOGO
LA FAVOLA
CALCIO E POLITICA
PROCURATORE, PRIMA ANCORA CHE CALCIATORE
LA DIETA VINCENTE
DEL CALCIATORE
VITA MILITARE
EL VECIO BEARZOT
UNA TRAGICA TRASFERTA IN TRENO
TIPI STRANI
VITA DA MISTER
I PRESIDENTI
SERIE A E SERIE B
CAINO E ABELE
FIGURINE
IL MISTER E IL MAESTRO
A MONICA
DICONO DI STEFANO TREVISANELLO
CARRIERA E ALBO D’ORO
(Da Wikipedia)
MARCO ALUIGI
Stefano Trevisanello
Marco Aluigi
Un pallone sull’acqua
Prefazioni a cura di
Giorgio Borile
Giornalista sportivo
&
Bepi Ruzza
Presidente LND CR Veneto
ISBN 978-88-6660-179-1
Autobiografia romanzata
Un pallone sull’acqua
Autori: Stefano Trevisanello e Marco Aluigi
Copyright © 2015 CIESSE Edizioni
info@ciessedizioni.it - ciessedizioni@pec.it
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www.blog-ciessedizioni.info
I Edizione stampata nel mese di dicembre 2015
Impostazione grafica e progetto copertina: © 2015 CIESSE Edizioni
Collana: Bio
Editing a cura di: Renato Costa
PROPRIETA’ LETTERARIA RISERVATA
Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione dell’opera, anche parziale.
A mia moglie Lucia ed ai miei figli Monica, Alberto e Gabriele che mi sono sempre stati vicini nei momenti belli e in quelli meno belli.
Stefano
A Maria Chiara e Lorenzo che mi hanno supportato e sopportato in questa splendida avventura.
Marco
A Burrasca e Bufalo, i nostri Padri che ci hanno aiutato a crescere nell’ideale per il quale hanno dedicato la loro gioventù: la Democrazia nata dalla Resistenza.
Stefano e Marco
Noi che... quando parliamo dell’acqua pensiamo alla vita.
Noi che... quando parliamo della nostra vita pensiamo al calcio.
PREFAZIONI
Bepi Ruzza
(Presidente LND CR Veneto)
Tutto inizia tanti anni fa sul Ponte della libertà, durante un viaggio in autobus da Venezia a Mestre. Incontro Stefano, che conoscevo molto poco, e cominciamo a parlare di tutto.
In quel periodo ero Presidente del Comitato Provinciale di Venezia della FIGC e il responsabile dell’attività di base si era appena trasferito in Sicilia. Decido così di proporre una collaborazione a Stefano che, con mia grande sorpresa, accetta subito. Da lì, quasi per caso, inizia un impegno reciproco che dura ancora. Credo di conoscere bene Stefano. Sia quando perde la pazienza e alza la voce (purtroppo qualche volta capita), sia quando si impegna quotidianamente nella sua attività di base, all’insegna del rispetto di determinate regole e principi a tutela di tanti giovani.
Chi non lo conosce bene, a volte può considerarlo scorbutico, forse supponente. È solo la sua corteccia esteriore, a difesa di una certa timidezza. Nella mia continua ricerca di collaboratori ho sempre cercato di privilegiare, aldilà delle competenze, la persona. La correttezza, l’onestà, la voglia di proporsi agli altri in modo disinteressato. E Stefano rappresenta questo, con grande disponibilità e completa dedizione.
È una persona che ama la sua famiglia. La moglie, i tre figli e i suoi genitori. Mi ricordo ancora la commozione condivisa al funerale di suo papà, Burrasca
. Partigiano comunista
di una volta, con il prete che ne lodava l’impegno. Che chiedeva ai figli di non disperdere la storia di una persona che si era impegnata per gli altri. Famiglia di calciatori quella di Stefano. Lui e i suoi due fratelli. Persone che amano il proprio territorio, che amano la loro isola, la splendida Murano.
Dedicare il proprio tempo ai piccoli è un’attività che appare poco, ma ha un’importanza fondamentale per la crescita tecnica e morale dei giovani. Che bei progetti ideati e condotti assieme a Stefano, uno degli attori principali. Gioco anch’io… imparo la lingua italiana attraverso il gioco del calcio
, dedicato a tanti giovani extracomunitari in difficoltà e l’intervento analogo dedicato ai giovani profughi del Centro Don Milani di Tessera.
Ma il suo progetto più bello, che dura dal dicembre del 2009, è l’attività presso l’Istituto Penale per Minori di Treviso. Un impegno difficile, per via del contesto, nel quale Stefano si disimpegna come istruttore tecnico ma anche come educatore. Dove, grazie allo splendido gioco che è il calcio, si riesce a condividere momenti sereni con questi giovani sfortunati.
Tante sono state le scuole e le società sportive che hanno voluto partecipare a questa iniziativa condotta anche assieme agli arbitri di Treviso. E Stefano è sempre presente. Non è facile.
È un onore per tutti - per me lo è sicuramente - avere la collaborazione di un giocatore professionista, che ha giocato nella massima serie per anni e che ora trova ancora la voglia di insegnare ai giovani, magari arrabbiandosi con chi non lo segue.
Stefano, però, ha un grosso difetto. Prende tutto troppo a cuore, in un modo a volte eccessivamente serio. Colgo l’occasione di questa breve riflessione per ricordare che nel nostro mondo non esiste solo il bianco o il nero, ma anche il grigio con tutte le sue sfumature. Stefano, di sicuro, dirà: «Purtroppo!». Ma è così.
Sono onorato di avere avuto l’opportunità di parlare di Stefano e di evidenziare il suo grande impegno. Egli è sempre presente, anche quando lo avverti all’ultimo momento. Magari se ne va brontolando, ma sai che poi ci sarà.
Grazie Stefano.
* * *
Giorgio Borile
(Giornalista sportivo)
Quando Marco Aluigi mi ha chiesto di scrivere la presentazione del libro di Stefano Trevisanello, ho accettato con molta soddisfazione perché Stefano non è stato un calciatore come gli altri, ma qualcosa di più. È nato in un’isola dove la maggior parte delle persone dedica la propria vita al mare, vivendo di pesca o lavorando su una barca, ma per Stefano non è stato così. Fin da piccolo papà Bruno gli ha insegnato cos’è il pallone e l’ha fatto con lui come con gli altri due fratelli, tutti e tre diventati poi giocatori di calcio e tutti ai massimi livelli.
Stefano è stato un giocatore dal cuore grande, un giocatore leale, che giocava per la squadra, non per se stesso, e questo l’ha reso un uomo di grandi valori anche al di là del calcio, nella vita quotidiana, dove bisogna lottare e fare sacrifici enormi. Ecco, Stefano rappresenta tutto questo. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo quando è arrivato a Padova verso la fine della sua carriera. Erano i primi anni ‘80, per l’esattezza era il 1983. L’ho visto giocare le sue partite all’Appiani, l’ho visto nelle sue baruffe (uso questo termine in maniera simpatica) con Rambone, allenatore di quel Padova, ma erano baruffe tutte improntate alla schiettezza. Ecco uno dei motivi per cui Stefano non è riuscito ad avere quella carriera di allenatore che le qualità e la passione gli avrebbero consentito. Oltre a non avere sponsor né procuratori né altre forme di aiuti, Stefano è sempre stato troppo sincero, troppo corretto e onesto, in un mondo che tante volte non lo è, e in cui spesso ha successo chi è raccomandato. Ora Stefano, uomo e padre di una famiglia cresciuta con valori davvero importanti, lavora nel volontariato, a volte viene a trovarmi in televisione per parlare di allenatori, di calciatori, insomma per parlare di un calcio che per lui non c’è più. A volte utilizza un tono polemico, ma conoscendolo a fondo, oltre le apparenze, si capisce quanto Stefano sia appassionato e creda profondamente in quello che dice. Ha un cuore grande e sicuramente meriterebbe ancora spazio in un mondo che lui ama, ma che spazio non vuole più dargliene.
Ecco, questo è Stefano, e questo libro racconta una vita piena di sacrifici e di battaglie per raggiungere un obiettivo... bravo Stefano!
* * *
PREMESSA
Occuparsi di calcio oggi, per passione e per professione, mette spesso a dura prova l’amore che proviamo per ciò che è più di un semplice sport e diventa, a volte, ragione di vita. A pensarci bene, non c’è razionalità in questo pensiero e d’altronde come può esserci una logica nel ruzzolare di una sfera che, a seconda di un ciuffo d’erba, assume traiettorie diverse?
La geometria è una scienza perfetta che fa della precisione la base di tutto: pensiamo alla perfezione di un triangolo, di un quadrato, di un cubo, di un parallelepipedo, tanto per restare nella geometria solida. Chissà quante volte abbiamo disegnato queste figure, magari seguendo i quadretti, oppure, aumentando la difficoltà, a mano libera e su un foglio non quadrettato.
Il risultato è sempre stato, probabilmente, positivo. Ma senza l’ausilio di un compasso, quanti di noi sono in grado