Il male assoluto: Dallo Stato di Diritto alla modernità Restauratrice L’incompatibilità tra Costituzione e Trattati dell’UE Aspetti di criticità dell’Euro
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Book preview
Il male assoluto - Giuseppe Palma
GIUSEPPE PALMA
IL MALE ASSOLUTO
EDITRICE GDS
Giuseppe PALMA
© IL MALE ASSOLUTO
Dallo Stato di Diritto alla modernità Restauratrice
L’incompatibilità tra Costituzione e Trattati dell’UE
Aspetti di criticità dell’Euro
Editrice GDS di Iolanda Massa
Via Giacomo Matteotti n. 23, Vaprio d’Adda (MI)
Tel. e Fax. 02-9094203;
E-mail: edizionigds@hotmail.it; iolanda1976@hotmail.it
Prima Edizione cartacea: ottobre 2014
Prima Edizione E-Book: ottobre 2014
www.editoriunitigds.it
www.bookstoregds.com
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
L’immagine riportata sulla copertina anteriore del pamphlet è stata reperita dal sito internet: http://www.economiaitaliana.it/it/articolo.php?LT=PUNTO&ID=11315 (Economia italiana it – testata online indipendente).
Giuseppe PALMA
IL MALE ASSOLUTO
Dallo Stato di Diritto alla modernità Restauratrice
L’incompatibilità tra Costituzione e Trattati dell’UE
Aspetti di criticità dell’Euro
EDITRICE GDS
A mia figlia Giulia di soli nove mesi,
piccolina ma tanto curiosa quando le sottraggo
tempo prezioso per scrivere articoli e pamphlet
«Si può considerare veramente libero un uomo
che ha fame, che è nella miseria, che non ha
lavoro, che è umiliato perché non sa come
mantenere i suoi figli ed educarli?
Questo non è un uomo libero…»
Sandro Pertini
Presidente della Repubblica italiana
dal 1978 al 1985
«I popoli non sono in grado di prendere
l’iniziativa senza una guida, senza un capo.
Spero, tuttavia, che qualcuno, non so bene chi,
senta l’amore per l’Italia e per la sua libertà
e dia inizio alla liberazione…»
Ida Magli
antropologa italiana, classe 1925
PREMESSA
Dopo aver scritto e pubblicato "La dittatura dell’Europa e dell’Euro. Viaggio breve nel tessuto dell’Eurocrazia" (Editrice GDS, 2014), ho avvertito l’esigenza culturale di dover concentrare la mia analisi sui più importanti aspetti giuridici relativi al rapporto tra la Costituzione italiana e il diritto originario e derivato dell’UE.
A seguito di una breve ma necessaria premessa storico-giuridica, affronto nello specifico quelli che sono i principali aspetti di criticità dell’Unione Europea e del rapporto tra la sua produzione giuridica (di qualunque fonte) e la Costituzione. Dopo aver dimostrato altresì l’assoluta mancanza di conformità tra la nuova formulazione dell’art. 81 Cost. (vincolo del pareggio di bilancio) e i principi supremi
dell’ordinamento costituzionale, concentro la mia attenzione sui più importanti aspetti di criticità della moneta unica (l’Euro).
Per tutto quanto non evidenziato e non argomentato nel presente pamphlet (sia in generale che nello specifico), faccio rinvio ai miei seguenti testi pubblicati nel corso dell’ultimo anno:
a) "La dittatura dell’Europa e dell’Euro. Viaggio breve nel tessuto dell’Eurocrazia - Editrice GDS, 2014 (edizione ulteriormente aggiornata e corretta nell’agosto 2014), già disponibile gratuitamente – e in formato pdf – sul sito dell’associazione
Salviamo gli Italiani"1;
b) "La Rivoluzione francese e i giorni nostri. Dall’Ancien Régime alla nuova Aristocrazia europea. I danni causati dal giustizialismo, dalla cultura del sospetto e dall’uso improprio della giustizia: ieri come oggi" - Editrice GDS, ottobre 2013.
Al fine di fornire argomentazioni quanto più complete e comprensibili, faccio inoltre presente al lettore che in alcuni capitoli ho riportato talune parti già contenute nelle due pubblicazioni sopra citate. Tengo pertanto a precisare che il presente pamphlet è da ritenersi completo solo se inglobato con i testi di cui sopra.
Come ormai mia abitudine consolidatasi nel tempo, ho cercato di usare un linguaggio semplice ed accessibile a tutti, in modo tale che anche l’uomo della strada o quello che non possiede idonee competenze tecniche possa comprendere a pieno il significato degli argomenti trattati. Ho altresì cercato di utilizzare il c.d. metodo scientifico, quindi ho reperito e consultato Fonti di primissimo livello opportunamente citate.
Mi auguro che sia gli addetti ai lavori, sia chiunque avrà la pazienza di leggermi fino alla fine, possegga una buona dose di umiltà e di indipendenza culturale sufficiente a sviluppare un giudizio critico su tutte le argomentazioni proposte.
Rivolgendo già sin d’ora le mie scuse al lettore per eventuali errori, refusi o incompletezze, auguro a tutti una buona lettura.
Giuseppe Palma
I
Brevi cenni sulla Storia del Diritto
dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri.
I principi fondamentali dello Stato di Diritto
e l’essenza della nostra Costituzione
Con il saggio intitolato "La Rivoluzione francese e i giorni nostri. Dall’Ancien Régime alla nuova Aristocrazia europea […]" (Editrice GDS, ottobre 2013)2, mi sono occupato di analizzare nello specifico – e con metodo scientifico – la storia della Rivoluzione francese e del suo diritto, concentrando l’attenzione sia sulle comparazioni storico-giuridiche tra i processi sommari del 1793-94 e lo stato in cui versa la giustizia italiana degli ultimi vent’anni, sia sull’involuzione dello Stato di Diritto e dei suoi principi a vantaggio di nuove forme di giustizia
congeniali al neo Ancien Régime europeo.
Senza entrare nel merito (non è questa la sede opportuna), mi preme comunque sottolineare come alcune norme introdotte negli ultimi anni sia nel processo civile che in quello penale ledano palesemente il dettato costituzionale, e ne sono esempi evidenti sia l’introduzione della disciplina della c.d. mediazione obbligatoria
che lede spudoratamente l’art. 24 della Costituzione³, sia l’introduzione del c.d. filtro in appello
⁴ nel processo civile, il quale – nella sostanza - rende quasi del tutto inutile il mezzo di impugnazione, al pari della norma sulla manifesta infondatezza
quale filtro nel ricorso per Cassazione nel processo penale⁵.
Ciò premesso, dal punto di vista dei principi fondanti lo Stato di Diritto, appare evidente come – trascorsi poco più di duecento anni dall’esperienza rivoluzionaria francese – quei pilastri di civiltà giuridica costati milioni di vite umane sono già da parecchi anni sacrificati sull’altare del falso cambiamento e di una modernità Restauratrice che mira, neppure tanto di nascosto, ad instaurare una nuova forma di Ancien Régime globale che sottometta nuovamente centinaia di milioni di persone.
E’ ovvio che nel corso di due secoli sono mutate sia le vesti che le pelli, così come si sono raffinati ed adeguati gli strumenti, ma il fine è sempre lo stesso: creare una potentissima Aristocrazia europea sostanzialmente immune dai processi democratici, sacrificando oltre misura quei sacrosanti principi che, in termini di vite umane, sono costati un prezzo altissimo!
La Rivoluzione francese partorì la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 e la Costituzione del 1791; le guerre napoleoniche posero la miccia nei cuori dei popoli europei che scoppiò nei moti del 1820-21, in quelli del 1830-31 e successivamente nelle ribellioni del 1848-49; la Grande Guerra ebbe un’incidenza notevole per il consolidamento della sovranità nazionale soprattutto in quegli Stati (tra cui l’Italia) che avevano sofferto per decenni la dominazione straniera; ed infine dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale sorsero le basi per la consacrazione e l’effettività dei diritti inalienabili della persona e dei principi di libertà, democrazia e uguaglianza sostanziale per cui ciascun popolo divenne capace e maturo di darsi una Carta fondamentale dello Stato che fosse il faro dell’intera legislazione.
Il tutto, non esagero, al costo di centinaia di milioni di morti!
Il nostro Paese, che già dalla fine del XVIII Secolo fu scosso dalle prime rivendicazioni di matrice indipendentista, conobbe dapprima le conquiste dello Statuto Albertino (1848) e della Costituzione Romana (1849), per poi giungere – a seguito di ben due guerre mondiali - alla condivisione democratica della Costituzione repubblicana del 1948.
Le lotte per la libertà e la democrazia hanno dunque avuto un percorso sanguinoso di circa duecento anni, un ampio periodo attraverso il quale ciascun individuo è gradualmente divenuto soggetto libero in uno Stato idoneo a garantire – a lui e all’intera comunità di cui è parte attiva - non solo l’uguaglianza formale e sostanziale, ma soprattutto quei diritti irrinunciabili che lo rendono libero dal bisogno: uno su tutti il diritto al lavoro!
Se la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 trasformava il suddito in cittadino riconoscendogli alcuni diritti che per secoli erano stati fortemente circoscritti al volere dei re, la Costituzione francese del 1791 – oltre ad operare una netta separazione tra i poteri dello Stato (già di per sé presente nella Dichiarazione dell’89’) – riconosceva al popolo il diritto di scegliere i propri rappresentanti, includendo la figura e le funzioni del sovrano all’interno di una cornice istituzionale dettagliatamente delineata dalla Costituzione medesima. Il dispotismo del re, e quindi l’esercizio del suo potere assoluto, cedevano l’essenza stessa dell’imperio alla volontà della Nazione, la quale scaturiva non più dall’inopinabile volontà del sovrano bensì da un’assemblea elettiva espressione della scelta di ciascun singolo cittadino che ne avesse diritto, e tutti – quindi anche il re – erano parimenti soggetti ad una nuova creatura, la legge, espressione – appunto – della volontà generale.
Una delle conquiste di maggiore rilievo fu proprio quella