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Lo sciamano
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Lo sciamano

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THRILLER - Uno spietato cacciatore. Un poliziotto che rischia di violare le leggi. Uno sciamano che incarna l'anima superstiziosa della gente

Tre anni dopo aver risolto il caso del Freeway Killer, l'agente Carter torna in California per arrestare il secondo assassino, ancora a piede libero. Seaman è morto e ora è lui a portare il pesante fardello dello Sciamano, con tutto ciò che ne consegue. Alla guida di una squadra speciale di poliziotti reclutata con lo scopo di catturare il killer, Carter dovrà mettere alla prova le sue doti di Sciamano anche a costo di violare le leggi che ha giurato di far rispettare, pur di dare un nome e un volto allo spietato cacciatore la cui fame sembra insaziabile.

Nato a Pozzuoli trentotto anni fa, Fabio Oceano scrive da quando ne aveva dodici. È appassionato di ogni genere letterario in cui ci sia di mezzo il fantastico, oltre che di fisica e di storia. Nel 2006 con il romanzo "Stella Rossa" ha vinto il Premio Fantascienza.com indetto da Delos Books, per la quale ha anche pubblicato un racconto nella raccolta "Dragonland". Per Delos Digital, nella collana "Serial Killer", sono usciti i romanzi "La quarta vittima", la vera storia di Albert Fish e "Freeway Killer", prequel di questo "Lo sciamano".
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateMay 13, 2014
ISBN9788867753291
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    Lo sciamano - Fabio Oceano

    a cura di Franco Forte

    Lo sciamano

    di Fabio Oceano

    1.0 maggio 2014

    ISBN versione ePub: 9788867753291

    © 2014 Fabio Oceano

    Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0 maggio 2014

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Colophon

    Fabio Oceano

    Lo sciamano

    Uno

    Due

    Tre

    Quattro

    Cinque

    Sei

    Sette

    Otto

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Fabio Oceano

    Nato a Pozzuoli trentotto anni fa, Fabio Oceano scrive da quando ne aveva dodici. È appassionato di ogni genere letterario in cui ci sia di mezzo il fantastico, oltre che di fisica e di storia. Nel 2006 con il romanzo Stella Rossa ha vinto il Premio Fantascienza.com indetto da Delos Books, per la quale ha anche pubblicato un racconto nella raccolta Dragonland. Per Delos Digital, nella collana Serial Killer, sono usciti i romanzi La quarta vittima, la vera storia di Albert Fish e Freeway Killer, prequel di questo Lo sciamano.

    Dello stesso autore

    Fabio Oceano, La quarta vittima Serial Killer ISBN: 9788867750573 Fabio Oceano, Freeway killer Serial Killer ISBN: 9788867751822

    Uno

    – Con questo fanno dodici – disse Kingsley tirando su col naso

    Un attimo dopo sputò un grosso grumo di saliva e catarro a due passi di distanza dai sacchi dell’immondizia ammonticchiati davanti al muro.

    In piedi al centro della sala autopsia, Sam Dougan gli rivolse un’occhiata disgustata. Mi sorpresi a pensare che quell’uomo grande e grosso, capelli radi e bianchi su un corpo da sollevatore di pesi, con più di quarant’anni di servizio alle spalle e una guerra combattuta in Europa, facesse tante storie per quello sputo. Soprattutto non dopo aver fatto l’inventario di quello che era chiuso in quei maledetti sacchi della spazzatura.

    Renard, l’anatomo-patologo di turno quella sera, chino sul tavolaccio da autopsia, si pulì le mani racchiuse in guanti da chirurgo prima di dire: – Cristo King, non puoi andare da un’altra parte a fare le tue schifezze?

    Il detective Kingsley rispose con un’alzata di spalle e un sorriso a mezza bocca.

    Dal punto in cui mi trovavo riuscivo ad avere una visione parziale della scena: Kingsley sorvegliava con sguardo indolente i sacchi della spazzatura, mentre Dougan se ne stava appoggiato con la schiena al muro di fronte, incurante di sporcarsi la giacca color grigio scuro sulle macchie d’umidità, le mani infilate così in fondo nelle tasche da sembrare un maniaco che si tocca il pisello attraverso la stoffa dei pantaloni. Il dottor Renard e il suo assistente, un tizio alto e biondiccio di cui non avevo afferrato il nome e che nessuno mi aveva presentato, si muovevano attorno al tavolaccio delle autopsie, sollevando e scartando con meticolosa attenzione un sacco della spazzatura dopo l’altro.

    Da quei così era uscito un po’ di tutto: due braccia legate da una doppia passata di spago, parte di una gamba tagliata all’altezza del ginocchio, un piede a cui mancavano tre dita e così via. Ogni volta Renard e l’assistente parlavano ad alta voce descrivendo nei minimi dettagli il pezzo rinvenuto e poi lo collocavano nel punto giusto. Così facendo avevano a poco a poco ricostruito il puzzle, dando una precisa fisionomia al cadavere.

    – Maschio caucasico, tra i venticinque e i trentacinque anni, altezza media, un po’ sovrappeso. – E via così in una cantilena che da un po’ di tempo sembrava essere familiare da quelle parti.

    Accanto a me c’era l’agente Cooper, piuttosto avanti con l’età e ormai sulla soglia del pensionamento, che non staccava gli occhi dal mucchio di sacchi, come se si aspettasse di veder saltare fuori i resti di quel poveraccio per ricomporsi da soli davanti ai nostri piedi.

    – Cristo – sentii dire all’assistente di Renard mentre voltava la faccia dall’altra parte. Sotto il naso arrossato aveva il contenuto di uno dei sacchi.

    – Mantieni la calma – disse il patologo facendo scivolare le mani per afferrarne il contenuto. Un attimo dopo sollevò in aria un oggetto di forma irregolare che sembrava avere la consistenza di gelatina tra le dita del medico.

    – Che cazzo è quella roba? – chiese Kingsley sporgendosi incuriosito.

    – Esatto detective – disse Renard serio. – È proprio un cazzo.

    – Oh Gesù.

    Il patologo ripose l’affare sul tavolaccio. – Il pube di un uomo, completo di pene e sacca scrotale, per essere precisi.

    – Cristo – esclamò Kingsley. – Mi dica che gliel’ha tagliato quando era già morto.

    – Probabile – rispose il medico senza perdere la propria flemma. – Tuttavia, dalla forma irregolare delle incisioni, l’ipotesi più probabile è che sia stato strappato a morsi dalla vittima. Operazione impossibile da eseguire se questa non è sedata o perfettamente immobile.

    – Potrebbe averlo legato prima di… – Kingsley non riuscì a terminare la frase.

    – Sul corpo non ci sono segni di legatura – si affrettò a dire Renard.

    – Stiamo solo perdendo tempo – disse Dougan rianimandosi all’improvviso dopo un lungo silenzio. – Voglio sapere se è una delle nostre vittime o no.

    Renard appoggiò le mani sul tavolaccio e dopo aver inspirato disse: – Ancora non posso dirtelo con certezza, ma dall’analisi parziale ci sono già alcuni riscontri positivi.

    – Devo poter scrivere qualcosa nel rapporto. Si tratta del nostro uomo, il killer dell’autostrada?

    Quel nome mi diede una leggera scossa lungo la spina dorsale, facendomi trasalire. Era la prima volta che mi trovavo così vicino a una delle sue vittime: fino a quel momento il mio lavoro era consistito in una semplice raccolta e archiviazione di tutte le informazioni sul caso, in attesa che diventasse di competenza federale.

    Quel momento sembrava giunto.

    Cooper si schiarì la voce per dire: – Anche a me interessa sapere se è una delle vittime di quell’assassino.

    Dougan gli scoccò un’occhiata severa. – Lei ne resti fuori, per favore. Questo caso non vi riguarda ancora.

    – Se ha commesso l’omicidio in Nevada ci riguarda eccome. È un reato federale.

    – Voi dell’FBI proprio non sapete quando fare un passo indietro, vero? – sbottò Kingsley minaccioso.

    – E lei non sa quando tenere la bocca chiusa, detective – rispose Cooper a muso duro.

    I due si fronteggiarono al centro della sala finché non fu lo stesso Dougan a mettere una mano sulla spalla di Kingsley. – Non vale la pena sporcarsi le mani con questo qui, Bill.

    Il detective fece un passo indietro. – Hai ragione Sam – disse con voce sommessa.

    Cooper fissò Dougan dall’alto in basso: era più alto e più muscoloso, ma non sembrava impressionato dalla stazza del poliziotto. – Mi servono delle risposte, tenente.

    – Le avrà quando arriveranno sulla mia scrivania.

    – Allora si sbrighi a trovarle. O ci ha fatti venire qui solo per assistere a questa autopsia?

    Dougan mutò espressione e indicò l’uscita. – Venite, andiamo nel mio ufficio. Vi spiegherò tutto.

    L’ufficio di Dougan era un cubicolo minuscolo dove c’era spazio a malapena per una scrivania e due sedie su cui Cooper e io ci sedemmo, mentre il nostro ospite restava in piedi.

    – Penso di dovervi una spiegazione.

    – Finalmente – disse Cooper soddisfatto. – Sono due giorni che ci evitate. Eppure è stato il vostro Dipartimento a invitarci qui.

    – In verità – disse Dougan abbassando

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