Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Draconis cor - libro primo
Draconis cor - libro primo
Draconis cor - libro primo
Ebook207 pages2 hours

Draconis cor - libro primo

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Quando la sagezza dei draghi non ha confine possono accedere eventi unici e senza tempo. In un regno in cui l´anima di ognuno può andare perduta, un´antica profezia darà nuove speranze ad un popolo che sta ormai per essere sopraffatto. Tre ragazzi come tanti non sospettano nemmeno di far parte di una storia cominciata molti anni addietro. Le loro vite saranno stravolte dall´arrivo di un bambino a cui orde di nemici danno la caccia. Insieme verranno trascinati in un´avventura che li costringerà ad allontanarsi da tutto quello che hanno di più caro e da ogni certezza. Una lacrima di cristallo dai poteri magici sconosciuti celerà la chiave di questo mistero, ma da dove arriva? Cosa nasconde? E proprio quando crederanno di essere arrivati, il viaggio avrà inizio...
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateNov 11, 2012
ISBN9788867820108
Draconis cor - libro primo

Related to Draconis cor - libro primo

Related ebooks

Fantasy For You

View More

Related articles

Reviews for Draconis cor - libro primo

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Draconis cor - libro primo - Alessia Piccolo

    Alessia Piccolo

    Libro primo

    EDITRICE GDS

    ©Alessia Piccolo

    "Draconis cor - libro primo"

    EDITRICE GDS

    di Massa Iolanda

    Via G. Matteotti, 23

    20069 Vaprio d’Adda (MI)

    Collana AKTORIS

    Illustrazione e grafica copertina di ©Sara Straseggio

    Riservati tutti i diritti.

    Questo libro è il prodotto finale di una serie di fasi operative che esigono numerose verifiche sui testi. È quasi impossibile pubblicare volumi senza errori. Saremo grati a coloro che avendone trovati, vorranno comunicarceli.

    Per segnalazioni relative a questo volume: iolanda1976@hotmail.it

    Ai miei nonni,

    un grazie sincero

    dal profondo del mio cuore.

    PROLOGO

    Le fiamme divampavano alle sue spalle mentre correva verso il dirupo, inciampando sui suoi stessi passi per la fretta di scappare. Era soltanto un allievo alla scuola segreta di magia, ma quell’incantesimo gli era riuscito bene e ora le Ombre sarebbero rimaste intrappolate almeno per un altro po’. Il giovane mezzelfo si concesse qualche istante di riposo e per un attimo il suo pensiero andò alle file di alberi che lui stesso ave-va incendiato: di sicuro, una volta tornato a scuola, avrebbe sentito il peso degli sguardi degli elfi su di sé, disgustati per il suo gesto irrispettoso nei confronti della foresta. Ma lui era un mezzelfo, e poteva sorvolare su queste cose. Un fruscio lo riportò alla realtà. Le Ombre non avevano studiato la magia, ma Thriong, il malvagio tiranno che tentava di conquistare il regno di King’s Heaven, aveva mantenuto la promessa donando loro forza e potere in cambio dell’anima. Così adesso le Om-bre, un tempo uomini comuni, erano in grado di compiere in-cantesimi di alta magia nera senza averli mai studiati prima.

    Riprese a correre. Doveva arrivare al castello imperiale in fretta per riferire il suo messaggio: la posta in gioco era alta. La foresta era un’arma a doppio taglio per chi non la conosceva abbastanza, capace di proteggere e ostacolare al tempo stesso. Ma per lui era un libro aperto, così si diresse sicuro verso lo strapiombo immerso nella vegetazione, pochi piedi più avanti. Sentì le Ombre dietro di sé lanciargli incantesimi mentre lui continuava a correre e, quando fu certo di essere nel punto giusto, spalancò le braccia al vento e si gettò nel vuoto.

    Rihal l’avrebbe raggiunto, ne era certo.

    L’aria fresca diventava frizzante e gelida a mano a mano che lui acquistava velocità. Sentì lo stomaco stringersi mentre precipitava a testa in giù. Recitò un rapido incantesimo che gli permise di tenere gli occhi aperti nonostante l’aria gli schiaffeggiasse il viso e vide l’acqua limpida del Mar di Mez-zo avvicinarsi sempre più. Rihal comparve con leggerezza sotto di lui e il giovane si ritrovò aggrappato alle squame ra-mate del suo drago senza nemmeno rendersene conto. Volarono insieme in picchiata sfiorando la parete rocciosa, poi il drago piegò rapidamente verso l’alto e sorvolarono la distesa d’acqua mentre il sole all’orizzonte la tingeva del rosso fuoco del tramonto.

    Dritto davanti a loro, il castello imperiale si ergeva nobile, avvolto in una luce dorata che lo rendeva quasi surreale. Il mezzelfo balzò giù dal suo drago ancora prima che questo posasse le zampe a terra e corse verso la grande biblioteca, dove era certo di trovare il più grande stregone di tutti i tem-pi al servizio dell’imperatrice: Galdaral.

    I corridoi rivestiti di pietre chiare e levigate non gli erano mai sembrati tanto lunghi. La grande biblioteca si trovava nella torre ovest del castello, ancora lontana da lui. Si ritrovò a correre mentre attraversava le stanze regali e sentì il cuore martellargli nel petto quando finalmente spalancò il portone a due ante della biblioteca. Lo stregone sobbalzò nel vederlo entrare con tanto impeto e si fece scuro in volto quando percepì il contenuto del messaggio che stava per ricevere. Dando conferma a quei pensieri, il giovane mezzelfo si fermò un istante a riprendere fiato, poi esclamò: Thriong ha preso il cucciolo!

    CAPITOLO 1

    Il destino di un bimbo

    Cinquantasei anni dopo…

    Il leggero fruscio delle foglie sui rami non disturbava la sua concentrazione: lo aveva avvistato, appena pochi piedi più in là, seminascosto dietro un cespuglio.

    Si mosse con estrema cautela mentre incoccava una freccia, con un accenno di sorriso stampato sul volto magro, sod-disfatto per come stava procedendo l’appostamento. Gli occhi nocciola si socchiusero per prendere la mira, portò più in alto il gomito, in linea retta con le spalle, tese l’arco e…

    Un sonoro scricchiolio riecheggiò nell’aria come un boato, facendolo sobbalzare, e la freccia andò a conficcarsi su un tronco poco lontano, mancando il bersaglio per un soffio.

    Maledizione, Ham! L’hai fatto scappare! Ma perché continuo a portarti a caccia con me?! esclamò voltandosi sconsolato verso l’amico.

    Dannati rami secchi! imprecò lui. Andiamo, Rik, ti annoieresti a morte altrimenti, lo sai!

    Sedici anni, Ham! Ho già sedici anni e non sono ancora riuscito a portare a casa nemmeno un cerbiatto! Dovresti essere più determinato anche tu: tutti gli altri ragazzi della nostra età sono già considerati esperti cacciatori e vengono trattati da uomini! Guarda noi due invece!

    Dai, smettila. Hai forse fretta di crescere? chiese Ham portandosi le braccia dietro la testa mentre si stendeva a terra, godendosi l’aria fresca di quella sera di mezza estate. Staccò un filo d’erba dal prato e lo tenne tra le labbra mordicchiandolo di tanto in tanto, poi si scostò i capelli dorati dalla fronte e aggiunse: Ma dai, non sarà mica abbattendo un cerbiatto che si diventa uomini. Se così fosse, Zhara sareb-be molto più uomo di te… ed è una ragazza!

    Rik non seppe controbattere. Ham aveva il potere di lasciarlo senza parole a volte, e comunque aveva ragione: Zhara, la sua migliore amica, era un asso nel tiro con l’arco, molto più brava di loro due messi insieme.

    Oh, va al diavolo! esclamò Rik, poi si lasciò scappare un sorriso. Con l’arco sarò anche una femminuccia, ma con la spada… fatti sotto, avanti!

    Detto questo afferrò l’elsa e sfoderò la lama che portava le-gata in vita. Guardò Ham con aria di sfida: sapeva bene che l’amico non sarebbe riuscito a resistere, orgoglioso com’era. Infatti Ham estrasse subito la propria spada e presero a duellare come facevano sempre, divertendosi come due bambini.

    Combattere era per loro un’occasione di sfogo: mentre si scambiavano fendenti, potevano parlare dei loro problemi, delle loro aspirazioni e dei loro sogni.

    A un tratto Ham abbassò la lama e si fermò, pensieroso, poi rinfoderò l’arma, agguantò Rik per la casacca e cominciò a correre deciso, trascinandoselo dietro senza nemmeno dargli il tempo di controbattere.

    Andiamo, Rik, sbrigati! esclamò mentre si precipitava giù per la collina. Mi è venuta un’idea! Zhara accetterà! e continuò a correre con un sorriso beffardo stampato sul volto, seguito a ruota dall’amico.

    Dal limitare della foresta, il villaggio di Chernack appariva come in una fiaba, baciato dai raggi dorati del sole, ormai basso all’orizzonte. Rik si fermò appena dopo l’ultima fila di alberi, guardò l’amico con un sorriso fiero e gli assestò una pacca sulla spalla.

    Non ti vengono i brividi? Casa… casa nostra. Ogni volta che guardo il villaggio da qui mi viene una stretta al cuore!

    Ham non lo contestò. Chernack era un piccolo borgo che sopravviveva di caccia, pesca e agricoltura, ma loro guardan-dolo vedevano meravigliosi anni di ricordi legati all’infanzia.

    Si riscosse. Coraggio, andiamo. Zhara sarà sicuramente alla locanda! sentenziò deciso.

    Chissà cos’ha in questo periodo aggiunse Rik quando il pensiero andò all’amica. È così strana. Passa le giornate con Ging a parlare di chissà che cosa!

    "Si chiamano donne!" fu la pronta risposta dell’amico.

    Corsero fino alla locanda di Havery, un uomo onesto e gentile che in paese conoscevano tutti. La figlia Ging lo aiutava nella gestione assieme alla madre, e gran parte dei ragazzi del villaggio avevano preso la locanda come punto di riferimento, per ritrovarsi la sera a fare due chiacchiere.

    Salirono gli scalini cigolanti di legno scuro che portavano all’ingresso e, come immaginato, dalla porta a vetri scorsero Zhara seduta a un tavolo a parlare con Ging.

    All’improvviso Ham non riuscì più a proseguire. Si fermò con espressione imbambolata a fissare le due ragazze, quasi ne fosse ipnotizzato.

    Andiamo, Ham lo scosse Rik. Quando ti deciderai a par-lare con Ging? La guardi così da quando avevi dodici anni!

    Ham fece una smorfia all'amico, poi si arruffò i capelli con fare disinvolto ed entrò. Quando fu davanti a loro fece un buffo inchino per salutarle. Rik sapeva che l’amico nasconde-va la sua timidezza con un’esuberanza che non sempre gli apparteneva.

    Ging, Zhara, i miei ossequi! cantilenò Ham

    Come mai sei così gentile? esordì Zhara. Avanti, dimmi cosa vuoi! concluse con un sorriso. Si scostò i capelli scuri e ondulati dal viso elegante e fissò il ragazzo con due enormi occhi smeraldini mentre Ging rideva divertita per i loro battibecchi.

    Solo un piccolissimo favore tra amici di vecchia data! Non è vero, Rik?

    Il ragazzo annuì convinto pur non avendo idea di dove volesse arrivare l’amico, ma Zhara non gli credette.

    Sputa il rospo.

    Ecco, sai bene che Rik non ci sa fare con l’arco e… ahi! esclamò quando Rik gli assestò uno spintone

    Insomma… proseguì il ragazzo, abbassando cautamente il tono della voce, "verresti a caccia con noi stasera? Con i nostri archi e la tua mira potremmo finalmente tornare in città con due cerbiatti ed entrare nella cerchia degli uomini!"

    Ham! s’intromise Rik, sbalordito. Non hai dignità, per-dio! Sarebbe questa la tua idea?! Zhara, non dargli ascolto!

    La ragazza era scoppiata a ridere. Cosa? Dovrei cacciare per voi e poi lasciarvi il merito?

    Shhh, così ti sentirà qualcuno! si affrettò imbarazzato Ham, portandosi l’indice davanti alle labbra.

    Bene, bene continuò la ragazza, mentre un sorriso scaltro si faceva largo sul suo volto, lo sapete che potrei ricattar-vi per tutta la vita, vero?

    Correremo il rischio.

    Contento tu. Accetto concluse Zhara.

    Ham era entusiasta e la riempì di complimenti, mentre Rik scuoteva la testa indignato, ma al contempo divertito da-gli stratagemmi che l’amico sapeva inventare per togliersi dai guai e portare la situazione a suo favore.

    A stasera allora!

    Quando milioni di pallide stelle riempirono il cielo di Chernack, i ragazzi si ritrovarono al limitare della foresta con archi, spade e tutto l'occorrente al seguito. Si avventurarono tra gli alberi e proseguirono finché non trovarono il luogo più adatto per accamparsi.

    Ci siamo! esclamò Ham. Questo sembra il posto migliore! Piantiamo la tenda qui.

    Il ragazzo estrasse dalla sacca un vecchio lenzuolo di iuta e tutti insieme cominciarono a costruire la struttura in rami secchi che avrebbe sostenuto la tenda.

    Mezz'ora più tardi furono al riparo a discutere i propri ruoli.

    Al termine della riunione, Zhara si avvicinò a un albero poco lontano, incastrò l'arco in alto su un ramo e si arrampicò fino a raggiungerlo, dopodiché attese che qualche sprovveduto cinghiale le capitasse a tiro.

    Ham le corse incontro con un'espressione stampata sul volto che rasentava la disperazione: Aspetta, aspetta! Hai le mie frecce, vero? chiese ansante.

    Sì, ma non fare così tanto chiasso! lo rimproverò Zhara. "Li farai scappare tutti, di nuovo! E non ti preoccupare: ho anche le frecce di Rik, per dopo!" concluse. Poi si mise a scrutare la boscaglia con determinazione alla ricerca della sua

    preda.

    All'improvviso qualcosa si mosse tra i cespugli. Zhara incoccò una freccia e fu pronta a scoccare, ma proprio mentre sentiva la corda tesa al limite del possibile, si accorse di non poterla lasciare: dove aveva creduto di aver visto un cerbiatto, scorse invece una chioma di riccioli castani farsi strada nel sottobosco.

    La ragazza aguzzò la vista e si accorse che i riccioli non erano che la zazzera scompigliata di un bambino.

    Si riscosse e fece per scendere dall'albero, pensando di an-dare a prendere il piccolo fuggiasco. Avrebbe cercato di capi-re chi fosse, poi magari l'avrebbero riportato al villaggio per restituirlo alla famiglia e la battuta di caccia sarebbe finita lì, almeno per quella sera.

    Si voltò verso gli amici: a giudicare dai loro sguardi anche loro dovevano essersi accorti del bambino. Tuttavia, non fecero in tempo a raggiungerlo. Una serie di rumori concitati a breve distanza li bloccò. Si acquattarono cauti senza perdere di vista il bambino e attesero di poter trovare un nome per l'origine di tutto quel fracasso.

    La risposta parve chiara ad Ham e a Rik non appena videro la loro amica sgranare gli occhi dalla paura.

    I due si nascosero alla svelta e intimarono a Zhara di restare sull'albero, in silenzio.

    "Ombre, qui? esclamò sottovoce Rik. Com’è possibile?!"

    Che facciamo? ribatté Ham, ma entrambi ammutolirono all’istante.

    Quegli esseri erano il terrore dei piccoli e dei grandi villaggi: non erano uomini comuni. Un tempo forse, ma non ora. Thriong aveva promesso loro ricchezza, forza e protezione in cambio della loro anima. Li aveva resi ciechi all'amore. Il loro aspetto non era cambiato, ma non potevano riconoscere più i loro cari o provare buoni sentimenti. Erano macchine per uccidere, più forti di qualunque altro, potenti nell'uso della magia ed estremamente abili in battaglia, così furtivi da meritarsi l'appellativo di Ombre.

    Rik e Ham si nascosero tra la vegetazione, ma il chiarore lunare che filtrava tra gli alberi non giocava a loro favore. Rik afferrò una terza spada che avevano portato per sicurezza e strisciò fino a raggiungere l'albero su cui Zhara stava rannicchiata, impietrita. Si alzò in piedi con le spalle al tronco, afferrò la spada per la lama e allungò l'elsa all'amica, facendole cenno di afferrarla.

    La ragazza si voltò con uno scatto. La paura si stava impadronendo di lei, sempre più. Era brava con l'arco, ma di spade e duelli non ne voleva sapere: provava un inspiegabile panico per qualsiasi cosa fosse affilata, come una sorta di cieca fobia, e le Ombre erano

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1