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La daga di bronzo: La Fratellanza della Daga 1
La daga di bronzo: La Fratellanza della Daga 1
La daga di bronzo: La Fratellanza della Daga 1
Ebook65 pages52 minutes

La daga di bronzo: La Fratellanza della Daga 1

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RACCONTO LUNGO FANTASY - Konor è un "rinato" e il suo destino è essere reclutato nella Fratellanza della Daga. Che lo voglia o meno.

Konor si risveglia in una stanza colma di penombra. Un conato gli stringe la gola, qualcosa gli entra in bocca e scende nell’esofago. Sembra l’intestino di una grossa bestia, giallognolo e viscido. Al suo capezzale due ragazzi misteriosi. “Che mi stanno facendo?”  vorrebbe chiedere. — Ti hanno tenuto in vita per molto tempo — risponde la ragazza, come se avesse capito. — Io ti ho permesso di rinascere. Konor è un "rinato" e il suo destino è essere reclutato nella Fratellanza della Daga. Che lo voglia o meno.  

Luca Di Gialleonardo nasce il 31 ottobre del 1977 a Teramo, trascorre i primi anni di vita a Sassuolo (MO) e si trasferisce in via definitiva ad Anagni (FR), lo storico paese famoso per lo “schiaffo”. Non appena impara a leggere e scrivere, queste due attività diventano i suoi interessi principali. Laureato in Economia, lavora in una società di servizi per i fondi pensione. Nel 2009 pubblica con la Delos Books il romanzo La Dama Bianca, nella collana Storie di draghi, maghi e guerrieri. Nel 2013 è finalista al Premio Urania. Ha pubblicato diversi racconti in riviste e antologie. Cura sulla Writers Magazine Italia una rubrica su tecnologia e scrittura.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateOct 15, 2013
ISBN9788867750801
La daga di bronzo: La Fratellanza della Daga 1

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    La daga di bronzo - Luca Di Gialleonardo

    scrittura.

    Seris è l’unica delle isole della Corona a trovarsi all’interno dell’anello formato dall’arcipelago a poche leghe dalle terre emerse meridionali.

    Di natura vulcanica, l’isola è prevalentemente montuosa e dal clima invernale per gran parte del ciclo stagionale.

    Trovandosi all’interno della Corona, Seris non viene a contatto con le acque tempestose che flagellano l’esterno dell’arcipelago, quindi può essere raggiunta via mare da ogni direzione. Le coste rocciose, tuttavia, riducono di molto i luoghi dove è possibile attraccare.

    Tommen è la maggiore tra le città-stato di Seris.

    Dagli appunti di Johob sulle isole della Corona.

    1

    Picco del sole, ventesimo dì della quarta luna, trentunesimo ciclo dal lampo

    Lahra aveva un incubo. Socchiuse la bocca e strinse gli occhi, interrompendo il respiro regolare.

    Ven la osservò nel buio, incerto se svegliarla. Non ci volle molto perché la fronte della ragazza si rilassasse e lei riprendesse a respirare con tranquillità. Nemmeno i brutti sogni potevano ferirla per troppo tempo, rifletté Ven con un sorriso.

    Si strinse nel mantello, alla ricerca del sonno che non voleva coglierlo, malgrado la stanchezza gli pulsasse nei muscoli. Si tirò a sedere. Insistere ancora sarebbe servito solo a farlo innervosire ancora di più, precipitandolo in un circolo vizioso. Meglio trovare prima la calma.

    Il camino spento sembrava emanare gelo. Ven lo avrebbe acceso volentieri, pur sapendo che non sarebbe stato prudente. Melis di Jeine poteva essere nascosto nei dintorni, il fumo lo avrebbe avvertito che gli erano alle calcagna.

    Ven raggiunse la finestra. Mancava ancora molto all’alba e la foresta che circondava il rifugio appariva tetra, macchiata dalle ombre generate dalla luna. Una luce vibrò tra gli alberi, in direzione nord-est. Restò visibile per qualche secondo, prima di spegnersi con la stessa rapidità con la quale era apparsa. Ven sentì guizzare i muscoli. Quella luce non era stata naturale. Scrutò il buio dalla finestra finché non si convinse che così non avrebbe concluso molto. Se davvero lì fuori c’era qualcuno, le tenebre lo avrebbero nascosto alla sua vista.

    Senza far rumore, raccolse il mantello, indossò i guanti, imbracciò la balestra e si avvicinò alla porta, attento che gli stivali non facessero scricchiolare troppo le assi del pavimento. Con la mano sulla maniglia dell’uscio, Ven si voltò a guardare Lahra. Stava ancora dormendo profondamente, stringendo la daga al petto.

    Il gelo sembrò volerlo afferrare con invisibili artigli non appena la porta fu aperta. Ebbe l’istinto di chiudere fuori quella belva affamata, poi, con uno scatto deciso, uscì e tagliò alle sue spalle il flebile calore del rifugio.

    Restò ancora qualche attimo in attesa, perlustrando più con l’udito che con la vista gli alberi davanti a lui. Impugnò l’elsa della daga, ma la lasciò subito. Era meglio non traslarsi e conservare le energie.

    Appena s’inoltrò tra gli alberi anche il chiarore della luna parve spegnersi. Poteva accendere la daga per farsi luce, ma sarebbe stato pericoloso. Camminò lentamente, lasciando abituare la vista al buio, toccando i fusti degli alberi man mano che gli passavano accanto.

    Quando il rifugio non fu più visibile alle sue spalle, allungò il passo, puntando verso nord-est. Si costrinse a rallentare diverso tempo dopo, quando ritenne di non essere più molto distante dalla meta. Se davvero da quelle parti c’era qualcuno, doveva evitare di far troppo rumore.

    Tese le orecchie e cercò per quanto possibile di riconoscere nella neve qualcosa di simile a delle orme. Tutto gli apparve bianco e intatto. Poco dopo finì per ritrovarsi a sussultare per delle impronte che scoprì essere le proprie.

    Non c’era nessuno lì, segni di fuochi o di presenza umana. Probabilmente quella luce era apparsa solo nella sua immaginazione. Oppure Melis di Jeine era più scaltro di quanto lui avesse pensato.

    Si sedette su una grossa radice e poggiò la balestra al tronco dell’albero. Estrasse la daga d’argento, avvolse le mani intorno all’elsa. Chiuse gli occhi e iniziò a respirare profondamente, lasciando che il gelo gli rinfrancasse i polmoni. La concentrazione eliminò tutto il superfluo intorno a lui e a poco a poco smise di sentire anche il suono del proprio respiro. Le energie circostanti cominciarono ad accarezzarlo, a insinuarglisi nella pelle e a farsi comprendere. Percepì una lepre che si era soffermata a osservarlo incuriosita, sentì il respiro profondo di un animale in letargo e il fruscio della neve che cadeva dal ramo di un albero, appesantito da qualcosa ben più grosso di un gufo.

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