Pioggia e fuoco
By Angela Volpe
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About this ebook
Annabeth May vive a Londra, ha un lavoro rispettabile, una famiglia benestante e un fidanzato modello, nel vero senso del termine. Ed è stanca della sua vita. Il suo ragazzo pensa solo alla propria carriera, il rapporto con la sua famiglia è freddo e distaccato e il lavoro non le dà le soddisfazioni che vorrebbe. Così molla tutto e parte per un viaggio solitario negli Stati Uniti. Quando si procura uno stiramento muscolare si rende necessario l'intervento di un massaggiatore professionista, nonché coach, l'affascinante e seducente Tyler Davis, che la colpisce come un dardo al cuore. Annabeth, che ha dimenticato cosa significa sentirsi desiderata, si lascia volentieri massaggiare e corteggiare, opponendo poca resistenza. Presto però scopre una verità che la sconvolge...
Angela Volpe è nata a Verona, dove attualmente risiede. Laureata in Scienze della Comunicazione, è un'accanita lettrice, appassionata di cinema e narrativa fantasy in tutte le sue sfaccettature e di musica rock. Appena può, spicca il volo verso gli Stati Uniti. Il suo primo romanzo pubblicato, di genere urban fantasy, è stato "Darkness and Hope", al quale ha fatto seguito "Sorrow and Devotion", che a differenza del primo e stato pubblicato in formato digitale
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Book preview
Pioggia e fuoco - Angela Volpe
a cura di Isabella Fracon
Angela Volpe
Pioggia e fuoco
Romanzo breve
Prima edizione ottobre 2015
ISBN 9788867759125
© 2015 Angela Volpe
Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.
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Indice
Il libro
L'autore
Pioggia e fuoco
Prologo
Il risveglio del mio ego selvaggio, ovvero: come cambiare vita in tre mosse!
Turista bagnata, turista infortunata.
Fermi tutti: anche gli orologi.
Il polpettone e il calzino.
Il silenzio del bosco, il rumore del cuore.
Sarà come se non fossi mai stata qui.
Mi faresti lo straordinario onore di amarmi?
Delos Digital e il DRM
In questa collana
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Il libro
Stanca della routine e della freddezza della sua vita, Annabeth parte da sola verso un luogo sperduto, dove riscoprirà il piacere delle cose semplici ed emozioni travolgenti. L'uomo che l'ha sedotta è altruista, forte e bellissimo, ma sarà davvero un cavaliere senza macchia?
Annabeth May vive a Londra, ha un lavoro rispettabile, una famiglia benestante e un fidanzato modello, nel vero senso del termine. Ed è stanca della sua vita. Il suo ragazzo pensa solo alla propria carriera, il rapporto con la sua famiglia è freddo e distaccato e il lavoro non le dà le soddisfazioni che vorrebbe. Così molla tutto e parte per un viaggio solitario negli Stati Uniti. Quando si procura uno stiramento muscolare si rende necessario l'intervento di un massaggiatore professionista, nonché coach, l'affascinante e seducente Tyler Davis, che la colpisce come un dardo al cuore. Annabeth, che ha dimenticato cosa significa sentirsi desiderata, si lascia volentieri massaggiare e corteggiare, opponendo poca resistenza. Presto però scopre una verità che la sconvolge...
L'autore
Angela Volpe è nata a Verona, dove attualmente risiede. Laureata in Scienze della Comunicazione, è un’accanita lettrice, appassionata di cinema e narrativa fantasy in tutte le sue sfaccettature e di musica rock. Appena può, spicca il volo verso gli Stati Uniti. Il suo primo romanzo pubblicato, di genere urban fantasy, è stato Darkness and Hope, al quale ha fatto seguito Sorrow and Devotion, che a differenza del primo e stato pubblicato in formato digitale
Prologo
L’amore è uno spirito non d’altro composto che di fuoco,
non così denso da affondare, ma così leggero da aspirare a innalzarsi.
W. Shakespeare
Mi strappo di dosso il cardigan di cashmere facendo saltare due bottoncini perlati. Mi è costato mezzo stipendio quel capo ma non mi è mai piaciuto, l’ho comprato solo perché il suo stile bon ton mi fa apparire morigerata e affidabile. Quello che forse, nel profondo, non sono.
Mi sento come un vulcano che erutta all’improvviso sconvolgendo gli abitanti del paesino che per anni hanno vissuto tranquilli ai suoi piedi, pensando che fosse inattivo da tempo, sottovalutando la sua potenza. Sono stanca, di tutto. Di essere incasellata in un sistema sociale che m’impone di essere sempre impeccabile, di curare le unghie, di comportarmi civilmente anche con le persone che ti passano davanti alla cassa del supermercato e con quelle che ti si attaccano al culo in autostrada sfanalando anche se superi già il limite di velocità. Sono stanca di mettere un filtro ai miei pensieri e alle mie azioni, di vivere in questa gabbia dorata, di essere schiava della tecnologia, del ritmo serrato e scandito che regola le mie giornate. Sono stanca di ripassare le sopracciglia con la matita e di portare i push up per guadagnare una taglia. Perché devo apparire quella che non sono? È così importante essere sexy? Devo per forza fingere di avere una terza per essere accettata in società? Sgancio la longuette e me la tolgo senza grazia. Rompo le autoreggenti in due punti sfilandomele. Getto tutti gli abiti sul letto e resto in mutande. Non indosso lingerie sofisticata, le mutandine che porto sono di semplice cotone colorato, le ho da anni, ormai sono mollicce e sformate, ma mi rifiuto di sostituirle con quelle eleganti e di pizzo che mi sono state regalate da una delle mie ‘amiche’ snob. Ho provato a indossarle una volta e ho finito per grattarmi come una scema per ore. Non sembravo sexy, ma qualcuno con un problema di prurito. Eh, no, almeno nell'abbigliamento intimo mi concedo di essere me stessa.
Bevo del latte direttamente dal cartone e cerco conforto sotto la doccia. Vorrei che l’acqua che mi scorre lungo il corpo lavasse via la rabbia che provo e la facesse sparire nello scarico insieme ai capelli che in questo periodo mi cadono quasi a ciocche. O forse no. Non posso rientrare in me perché questa sono io: ribelle, energica, indipendente.
Mi viene da ridere. Se questo è il mio vero io, significa che ho vissuto da sempre nella menzogna, ingannando tutti quanti, ma soprattutto me stessa. Mi sono fatta del male, rinnegando la mia vera natura. Chiudo il rubinetto ed esco appoggiando i piedi nudi e bagnati sul pavimento, i capelli che sgocciolano lungo la schiena. Non è tardi per dare una svolta alla mia vita, ma devo farlo subito, cogliere al volo questo momento d’intrepidità, prima che il mio alter ego coscienzioso abbia il tempo di reagire e riportarmi nei binari. Indosso una tuta morbida di una taglia più grande della mia, chissà a cosa pensavo quando l'ho acquistata, forse quel giorno mi sentivo gonfia. Sprofondo sul divano moderno e gli occhi mi si posano sulla mensola che sostiene i miei libri preferiti. Sono gli stessi libri che il mio ragazzo denigra ogni volta che entra in casa mia.
– Butta via questi cazzo di libri da adolescenti! – Ha urlato, ferendomi di brutto. Chi insulta i libri che leggo mi insulta personalmente. Io amo le storie che parlano di amori impossibili e imperituri, di avventure fuori dall'ordinario, di legami indissolubili. Dato che la mia vita è di un piattume e di una banalità da far paura, mi sarà concesso almeno di sognare ad occhi aperti? A quanto pare no. Dovrei scegliere letture serie adatte a una donna adulta, qualcosa d’impegnativo, quello che ci si aspetta che una professoressa di letteratura legga.
Al diavolo. Leggo quello che mi pare. M’innamoro di personaggi immaginari e vivo utopiche vite parallele. Sogno ancora di immergermi nella storia che più di tutte mi ha fatto sognare. Fisso il lato del libro nero con la scritta ‘Twilight’ e sorrido quando i miei neuroni palleggiano con un'idea pazza. So cosa fare per sbloccare la mia vita.
Il risveglio del mio ego selvaggio, ovvero: come cambiare vita in tre mosse!
Ho appena attraversato la soglia dell’ufficio sulla cui porta campeggia la pomposa targa dorata ‘E. Watson’. La preside mi guarda come se le avessi urlato una bestemmia in faccia. Ai suoi occhi devo sembrare pazza; forse si sta chiedendo se assumo droghe. Ho rassegnato le mie dimissioni dopo appena un anno di insegnamento nella sua prestigiosa scuola privata femminile. Sto per aprire la bocca per addolcire la pillola, ma lei contrae le labbra rinsecchite e incrostate di residui di rossetto mattone, deglutisce e si alza in piedi facendo forza con i palmi rugosi sulla superficie della grande scrivania in radica. Dovrei avere paura come un'alunna che aspetta un rimprovero, invece avverto un brivido di adrenalina.
La preside strizza i muscoli del viso prima di iniziare a parlare, così sembra ancora più vecchia e arcigna. Finalmente, spara.
– Signorina Annabeth May, si rende conto della fortuna che ha avuto a essere assunta come insegnante nella mia scuola?
Fortuna la chiama. Ho studiato per mesi per superare i severi colloqui imposti dalla direttrice e ho battuto tutte le altre candidate, decine. Di solito non sono irriverente e non rispondo a tono alle accuse, ma non riesco a trattenermi. Emotivamente sono già molto lontana da quel luogo, per cui riesco a esprimere il mio disappunto mantenendo una solida freddezza.
– La candidata è stata estratta a sorte, come i numeri del lotto? Credevo di essermi meritata questo impiego.
Il volto della signora di fronte a me diventa paonazzo.
– Evidentemente c'è stato un grosso errore di valutazione signorina, visto che non sta dimostrando alcuna riconoscenza e alcun rispetto! Sta gettando alle ortiche la miglior occasione lavorativa della sua vita!
Sapevo che l'avrebbe detto! Ho provato la risposta davanti allo specchio, smussandola per non sembrare troppo arrogante. Sono probabilmente la prima persona al