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Symposium - Lungo la strada
Symposium - Lungo la strada
Symposium - Lungo la strada
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Symposium - Lungo la strada

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Antologia curata da Alexia Bianchini

10 autori, 8 illustratori

Copertina di Max Rambaldi, prefazione di Paola Boni

Collana AKTORIS

Progetto nato con l’intento di raccogliere racconti di genere e sottogenere fantastico, in modo da offrire al lettore una carrellata di stili e storie diverse fra loro, sebbene appartengano tutte al mondo dell’immaginario. Dal mitologico, al weird, all’Horror, al viaggio temporale per passare dai Lycans ai vampiri, senza dimenticare demoni, post umani, e tutto ciò che la nostra immaginazione è riuscita a creare.

Tutti i partecipanti, nominati Bardi oltre la Soglia, sono stati coinvolti in un lavoro letterario di gruppo, durato più di un anno.

Istituito un gruppo segreto su Facebook, sono stati dati termini e condizioni per partecipare. Oltre alla lunghezza del testo, abbiamo fatto in modo che nessun racconto si accavallasse, se non per minimi particolari, imponendo un identico incipit per tutti: Lungo la strada…

Ogni volta che un racconto era pronto, era possibile postarlo nel gruppo per avere riscontro da tutti i bardi, disegnatori compresi. C’era altresì la possibilità di postare anche due racconti, in modo che il gruppo potesse scegliere il più impattante. Il lavoro è stato accurato e democratico.

Lo scopo di questa antologia non è stato solo di riunire amici scrittori e disegnatori, ma di poter dare al lettore una visione ampia della letteratura fantastica, creando scenari e intrecci in grado di sbalordire. Purtroppo negli ultimi anni si tende a ghettizzare certi generi, mettendone in risalto altri, molti lettori non si avvicinano a un mondo sconosciuto nella convinzione che non sia piacevole, scoprendolo invece ancor più interessante.

Autori

ALEXIA BIANCHINI

SAMANTHA BALDIN

NICOLA D’ONOFRIO

CLAUDIO CORDELLA

ANNA GRIECO

GAETANA FIORELLA

STEFANO SACCHINI

MAURIZIO LANDINI

SERENA MYRIAM BARBACETTO

SABRINA RIZZO

Illustratori

LUCIA ALOCCHI

SIMONE MESSERI

TERESA GUIDO

SARA CUCCU

SAVERIA VALENTINA MASCHIO

JESSICA PRIMANI

FRANCESCO SIMONE
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateJul 15, 2013
ISBN9788867821280
Symposium - Lungo la strada

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    Symposium - Lungo la strada - AA. VV.

    La quota dei diritti di vendita spettante agli autori di questa antologia sarà interamente devoluta all’associazione LIBERITUTTI.

    www.liberitutti.it

    Presentano

    in

    LUNGO LA STRADA

    GDS

    ©Autori Vari - I Bardi Oltre la Soglia

    SYMPOSIUM in - Lungo la strada -

    EDITRICE GDS

    di Iolanda Massa

    Via G. Matteotti, 23

    20069 Vaprio d’Adda (MI)

    tel. 02 9094203

    e-mail: edizionigds@hotmail.it

    Copertina di ©Max Rambaldi

    Riservati tutti i diritti.

    Questo libro è il prodotto finale di una serie di fasi operative che esigono numerose verifiche sui testi. È quasi impossibile pubblicare volumi senza errori. Saremo grati a coloro che avendone trovati, vorranno comunicarceli.

    Per segnalazioni relative a questo volume: iolanda1976@hotmail.it

    Illustrazione di Simone Messeri per Lungo la strada

    PREFAZIONE

    A cura di Paola Boni

    "Voltando l’angolo forse ci aspetta

    Un ignoto portale o una strada stretta;

    Se purtroppo oggi tirar oltre dobbiamo,

    può darsi che domani questa strada facciamo,

    ... Prendendo sentieri nascosti

    che portano alla Luna o al Sole".

    J. R. R. TOLKIEN, Il Signore degli Anelli, edizione italiana a cura di QUIRINO PRINCIPE, traduzione di VICKY ALLIATA DI VILLAFRANCA, ed. Bompiani, Milano 2007, p. 122.

    Così ‘canta’ Frodo Baggins all’inizio del suo viaggio ne Il Signore degli Anelli e così è un po’ come mi sono sentita nel momento in cui mi è stato chiesto di scrivere questa prefazione: un’esploratrice alla quale sono state poste davanti strade a lei ignote. Spesso si tende a identificare la letteratura fantastica esclusivamente con il genere fantasy e nello specifico con l’epic fantasy del quale Il Signore degli Anelli è proprio il massimo esponente. Il Fantastico però va ben oltre le storie di elfi, nani, draghi e cavalieri. Esso arriva a toccare un’infinità di generi, dall’horror alla fantascienza, dal post-apocalittico al romanzo gotico. Una serie infinita di sentieri nascosti che hanno un punto in comune: la capacità di sorprendere attraverso il sovrannaturale e lo straordinario. Il Fantastico nelle sue molteplici sfaccettature ha da sempre attratto milioni di lettori e ancora oggi affascina per la sua capacità di mostrare l’irreale e di incarnare paure e desideri umani.

    Se i licantropi attraggono perché rappresentano la nostra parte più istintiva e animale, quella libera da qualsiasi freno inibitorio o morale, allo stesso modo i vampiri ci affascinano perché riflettono il desiderio più inconscio e arcano dell’uomo: la possibilità di vincere la morte. E diciamocela tutta: quale ragazza non vorrebbe essere amata dal più bello della scuola? Ben venga se poi è anche un luminoso vampiro dotato di super poteri. La fantascienza mostra poi come l’ambizione dell’uomo sul mondo possa portare all’autodistruzione: ci mostra le meraviglie a cui può condurre il progresso, risvegliando la paura di quello che concerne l’abuso della tecnologia: ovvero la perdita della nostra stessa umanità.

    Nel fantasy epico poi la netta distinzione tra Bene e Male, e la vittoria del primo, hanno quasi una funzione rassicurante e consolatoria. Lo straordinario e il sovrannaturale si fanno specchi di quella che è la natura umana e vampiri, licantropi, elfi, cavalieri e androidi diventano archetipi che riflettono diversi aspetti di questa stessa natura. Per questo ne siamo così immancabilmente attratti.

    Lungo la strada, così inizia ogni racconto di questa antologia, di questo viaggio nel Fantastico nelle sue innumerevoli forme.

    Imboccando una via oscura ho scorto lupi sanguinari e angeli prigionieri di spietate vittime; su strade futuristiche sono stata accolta da Intelligenze Artificiali fredde e calcolatrici assieme a creature alla ricerca di un’umanità perduta. Lungo una strada fantastica ho riso della pungente ironia di un orco sceriffo mentre in un’altra sono stata trasportata indietro nel tempo, in un’epoca in cui gli Dei plasmavano il destino degli uomini. Simboli, metafore, allegorie del nostro mondo e della nostra società; incarnazioni di desideri e paure umane o semplicemente creature in grado di trascinarci tra il meraviglioso e il perturbante.

    Il Fantastico fa parte della cultura umana fin dall’antichità. Dalla mitologia greca a quella egizia, dall’opera Dantesca alle favole dei fratelli Grimm, esso ha avuto e avrà sempre un ruolo di primo piano nella letteratura di tutto il mondo. Ci sarà sempre qualcuno pronto a percorrere la strada del sovrannaturale e del meraviglioso per emozionarsi, amare, piangere, spaventarsi, ridere e odiare. Ogni storia ha il diritto di essere raccontata finché ci sarà qualcuno pronto a darle vita con la forza della sua immaginazione.

    TAGLI NETTI SULLA NUDA PELLE

    di Alexia Bianchini

    Lungo la strada sterrata che portava al castello di Draco, il dottor Daniel Lentini sentì un brivido scorrergli lungo schiena.

    Era la seconda volta che si dirigeva verso quel luogo lugubre e malsano, dove la signorina Selene De Lais viveva con la sua servitù.

    Sebbene la ragazza avesse solo vent’anni, mentre lui una trentina di più, il suo aspetto inquietante e al contempo affascinante riusciva a metterlo a disagio.

    Quei suoi succinti abiti neri in contrasto con la pelle diafana, che lasciavano risaltare le labbra cremisi in tutta la loro pienezza, gli mozzavano letteralmente il fiato.

    Al termine della visita precedente era rimasto senza parole, arrivando a non chiederle nemmeno il pagamento della parcella quando lei lo aveva fissato mordendosi il labbro, quasi lo stesse invitando a un incontro d’amore.

    Aveva ricucito le sue ferite senza anestesia, come da lei richiesto, e sentire i suoi gemiti, come se provasse piacere, lo aveva persino eccitato. Da quell’incontro lei lo aveva turbato!

    Le tenebre erano padrone di quella dimora immensa, dove era plausibile persino perdersi fra le molte stanze e le tortuose scale. Daniel guardò dal piccolo lunotto, spostando il drappo di velluto viola, e un misto di terrore e desiderio lo invase.

    Una lieve pioggia picchiettava la carrozza, e i cavalli si infastidirono mentre oltrepassavano il cancello. Anche la volta scorsa avevano avuto la medesima reazione: erano spaventati.

    Quando lo sportello si aprì, non vi erano molte luci accese sul porticato, e due figure scarne e tirate lo aspettavano senza far alcun cenno d’invito.

    Il piede finì in una pozzanghera e il dottore imprecò. Due corvi lo richiamarono all’educazione prendendo poi il volo, passando rasenti al suo cilindro, come se volessero redarguirlo.

    Dottor Daniel Lentini, ci segua per favore disse la donna anziana vicino alla porta, mentre Leonard, il maggiordomo, teneva in mano un candelabro.

    Daniel lo scrutò mostrando un piglio incuriosito.

    Da ieri la signorina desidera il buio, persino di notte! esclamò l’uomo con voce grave, intuendo ciò che significava quel-lo sguardo dubbioso. Poi fece segno all’ospite di entrare.

    Quella che un tempo era la rigogliosa dimora della duchessa di Lais, madre della signorina Selene, era divenuta una tetra abitazione, più simile a un antro delle tenebre che all’antica dimora di una famiglia di nobili origini. L’odore di stantio e vecchiume non permetteva di ricordare nemmeno lontanamente ciò che la fastosità di un tempo aveva donato a quel luogo. Fino a due anni prima, quando Carola De Lais era ancora in vita,  fiori freschi avevano abbellito ogni angolo illuminato, mentre le fragranze deliziose di manicaretti preparati per i frequenti ospiti riempivano ogni stanza invitando a far scorrere fiumi di profumato vino per bagnare le ugole.

    Ormai non vi era più nulla di tutto questo, se non il ricordo di ciò che esisteva un tempo. Il castello, come i suoi abitanti, erano sprofondati nell’abisso e il dolore inconsolabile, che aveva trafitto il petto della fanciulla rimasta orfana, aveva azzittito ogni suono e scolorito il mondo, rendendolo oscuro e inquietante.

    La signorina Selene si è di nuovo tagliata? chiese il dottore, attraversando il grande ingresso.

    Sì signore, presenta nuovi tagli. Ormai siamo alla disperazione.

    Ogni quadro era stato coperto da drappi neri. Le immagini della visita precedente si insinuavano nella sua mente, ricordandogli la figura nuda e distesa della padrona di casa con la sua pelle bianca e sensuale attraversata da tagli netti, profondi un centimetro e stranamente cicatrizzati. Non c’era infezione in corso, ma una ferita aveva preso lentamente a sanguinare, spaventando la servitù, e lui era stato chiamato.

    Prepari dell’acqua bollente e alcuni stracci ordinò il dottore a Melvira, la donna che aveva visto crescere la sua giovane padrona, e che ora ne osservava la fine, inerme. Il suo aspetto tipico di donna irlandese risaltava grazie al colore intenso dei suoi capelli, e un tempo doveva essere stata una donna formosa, anche se, con l’età e il dolore che permeava le pareti di quel luogo, aveva finito per curvarsi su se stessa.

    Il dottor Lentini udì piangere al piano di sopra, poi il suono di una melodia drammatica, emessa da un grammofono, iniziò a riempire l’aria, coprendo il lamento delle lacrime.

    Ci scusi, è la cuoca che accende la musica, ma non per sua iniziativa. È un ordine della signorina Selene disse l’uomo, piegato sotto il peso dell’età avanzata, storcendo il naso per quella melodia malinconica e straziante.

    Se è suo desiderio, appoggio l’idea di assecondarla disse il dottore, serio.

    È ridotta peggio dell’altra volta. I tagli sono tanti ormai, noi non riusciamo a frenarla, e le assicuro che non vi è nessuno qui che si azzarderebbe ad alzare le mani su di lei riducendola in questo stato pietoso. È lei stessa che se li procura, ed è la conclusione a cui è giunto anche l’investigatore che si era proposto di aiutarci, rimanendo qui con noi per un mese disse il maggior-domo, quasi per giustificarsi, poi salì le scale proteggendo la fiamma della candela con la mano.

    Selene era stata tenuta d’occhio, ma nulla era emerso. Lei era solita vagare per le stanze del suo castello in piena notte, facendo perdere ogni traccia. Nessun intruso però era stato trovato dagli investigatori, e i cani erano stati inutilizzabili, perché inspiegabilmente si erano accucciati vicino all’entrata, iniziando a latrare disperati.   

    La sua servitù, ormai ridotta all’osso, era demoralizzata.

    Farò il possibile! esclamò Daniel, tentando di rassicurarlo.

    La prego solo di non nominare nessuna casa di cura alla signorina. Per noi è come una figlia ormai, e le daremo tutte le cure che lei riterrà opportune per la sua guarigione proferì il maggiordomo, con una voce grave e intimidatoria.

    Può stare tranquillo Leonard lo rassicurò Daniel.

    Quando la porta della camera dove dormiva Selene si aprì vennero assaliti dall’oscurità e un odore ferroso di sangue invase le narici dei due uomini. Leonard entrò di solo pochi passi, accendendo un lume, per poi dileguarsi con un semplice inchino.

    Sei arrivato? domandò una voce flebile.

    Anche la prima volta che l’aveva incontrata lei gli aveva dato del tu, come se parlasse a un confidente, cosa che lo aveva messo in imbarazzo, ma l’insistenza della ragazza aveva avuto la meglio, spezzando quel filo di distacco che era costume mantenere fra dottore e paziente.

    Sono qui mia cara, sono qui per lenire le tue sofferenze rispose lui avvicinandosi con quell’unica luce.

    Scorse il suo corpo disteso, nudo e delicato. Gli dava la schiena e solo un drappo del lenzuolo di seta ne ricopriva i glutei.

    Vide subito le molte cicatrici e le nuove ferite. Senza chiedere il permesso iniziò ad accendere alcune candele su un basso comodino posto accanto al letto, dopo aver appoggiato la sua borsa.

    Melvira entrò con una bacinella.

    Ecco qua dottore, era già sul fuoco! L’ho fatta bollire, come richiesto da lei la scorsa visita! disse la donna, guardando di sfuggita la figura distesa. Si fece scappare un lieve lamento, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime, poi si congedò dalla stanza in gran fretta. 

    Il dottore si apprestò a controllare minuziosamente la schiena della giovane, per capire quale fosse lo strumento di tortura che riuscisse a infliggere tali ferite. La prima volta che l’aveva visitata, Daniel aveva da subito negato che quelle ferite fossero auto inflitte, dal momento che si trovavano soprattutto lungo la schiena. In quella dimora oscura, tuttavia, la situazione era così bizzarra, da poter immaginare senza fatica che la ragazza si fosse appoggiata a lame roventi, viste le strane cicatrizzazioni, ma lui non aveva le risposte a quell’oscuro mistero.

    Lui non mi vuole, e io soffro le pene dell’inferno, pur di stargli vicino sussurrò, emettendo un gemito che fece sussultare Daniel.

    Oramai gli era chiaro che la mente della giovane nobile stava perdendo il controllo, vedendo o immaginando persone che non esistevano.  Il dottore le accarezzò dolcemente i capelli per tranquillizzarla.

    Ti darò un sedativo e sistemeremo anche questi tagli disse il dottore, estraendo una boccetta di idrato di cloralio.

    No! esclamò secca la ragazza, voltandosi verso di lui e fissandolo con rabbia.

    D’accordo, ma permettimi almeno di disinfettare, prima di cucire affermò Daniel.

    Gli occhi di Selene mutarono all’improvviso, diventando docili e lei sorrise per aver ottenuto ciò che desiderava: il dolore.

    Il dottore usò un unguento a base di tea tree, come la volta precedente, poi prese a ricucire i lembi delle ferite nel silenzio della notte, mentre la giovane iniziava a respirare e lamentarsi stringendo le lenzuola con le mani, gemendo mentre l’ago penetrava la carne.

    Le dita del dottore cominciarono a tremare. Quella scena, così straziante e intima, lo stava eccitando e non riusciva a concentrarsi sulle ferite, quando il lenzuolo si spostò, rivelando il suo fondoschiena.

    Selene… sussurrò, mentre un punto veniva chiuso con abilità.

    Un rumore sordo e un ticchettio lo richiamarono all’attenti e scorse, fuori dai vetri, due cornacchie illuminate dal candore della luna. Lo fissavano. Gli parvero le medesime di quando era sceso dalla carrozza, e mentre le guardava, una di queste picchiettò con forza sul vetro, arrivando a incrinarlo leggermente.

    Un gemito lo fece voltare di nuovo verso quel corpo nudo, ma l’inquietudine aveva preso il sopravvento. Con fare nervoso prese il lembo del lenzuolo per coprirle le natiche.

    Tu la prenderesti la mia verginità, se io te ne facessi dono. Io ne sono certa. Ma perché il mio principe triste mi disprezza? chiese Selene, stringendo i denti fra uno spasmo e l’altro.

    Brividi intensi miscelati al dolore percorrevano il suo corpo, e lei assaporava quell’emozione come se stesse ripulendo se stessa dal peccato. Una

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