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La scommessa del mistero: Viaggio verso l'ignoto
La scommessa del mistero: Viaggio verso l'ignoto
La scommessa del mistero: Viaggio verso l'ignoto
Ebook103 pages1 hour

La scommessa del mistero: Viaggio verso l'ignoto

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17 ottobre 1990. Il barista Ciro, parlando con sei studenti dell’Università di Napoli, afferma di aver visto il fantasma di una principessa entrare nella Chiesa della Pietà dei principi di Sansevero.

I giovani, increduli accettano la scommessa proposta da Ciro che consiste nel trascorrere la notte all’interno della Chiesa. I sei universitari incontreranno non solo il fantasma della principessa Maria d’Avalos, ma anche il conte di Cagliostro, vampiro e discepolo della mummia del principe Raimondo dè Sangro che, dopo aver trasformato quattro dei sei giovani in statue, propone l’immortalità ai sopravvisuti in cambio di adorazione come Gran maestro della massoneria dei Rosacroce. I due ragazzi, aiutati dai fantasmi della principessa e del duca Fabrizio Carafa, sfortunatissimi amanti assassinati nel 1590, vincono il male liberando dall’incantesimo i loro amici.

Il guardiano della Chiesa di San Domenico Maggiore, Fernando Ciavarella, però li avverte che il principe ritornerà in vita, sei mesi dopo, nel suo castello ducale di nascita, a Torremaggiore in Puglia, nella notte del 21 marzo 1991.
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateApr 3, 2013
ISBN9788867820658
La scommessa del mistero: Viaggio verso l'ignoto

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    La scommessa del mistero - Cosimo Marcello Corciulo

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    Cosimo Marcello Corciulo

    La scommessa del mistero - viaggio verso l’ignoto

    EDITRICE GDS

    Via G. Matteotti, 23

    20069 Vaprio d’Adda (MI)

    tel. 02  9094203

    e-mail: edizionigds@hotmail.it  ;  iolanda1976@hotmail.it

    Progetto copertina di ©Iolanda Massa

    Tutti i diritti riservati.

    Questo libro è il prodotto finale di una serie di fasi operative che esigono numerose verifiche sui testi. È quasi impossibile pubblicare volumi senza errori. Saremo grati a coloro che avendone trovati, vorranno comunicarceli.

    Per segnalazioni relative a questo volume: iolanda1976@hotmail.it

    Alla mia amata moglie Chiara

    CAPITOLO 1

    I desideri, i sogni e le ambizioni

    Napoli Ore 12.00 del 16/10/1990   

    Era mezzogiorno in punto quando Giovanni, brillante studente universitario, iscritto al III anno di Medicina, usciva dall’aula di Chirurgia del Secondo Policlinico dell’Università Federico II di Napoli, dopo aver seguito le lezioni di anatomia patologica. L’aria era fresca e Giovanni sentì dei brividi di freddo scendergli lungo la schiena; mentre si abbottonava il giubbotto, volgendo lo sguardo verso il golfo, vide giungere grandi nembi precursori di un forte temporale. Giovanni era un bel ragazzo, alto circa un metro e ottanta centimetri, occhi azzurri ed un sguardo fiero che a volte,per chi non lo conosceva bene,poteva dare l’impressione di una persona cinica e arida. "Speriamo che Alessandra abbia portato l’ombrel-lo!", stava pensando, quando in lontananza vide la sua ragazza. Alessandra, iscritta al terzo anno di Chimica, uscita una mezz’ora prima dal Laboratorio di Analisi Chimica Qualitativa della Facoltà di Scienze, dove aveva esaminato gli elementi presenti in un terreno, non aveva alcun ombrello. Giovanni, non appena Alessandra fu a pochi passi da lui, la rimproverò: «Ti avevo telefonato questa mattina e ti avevo raccomandato  di portare l’ombrello. Sei la solita distratta e poi..puzzi di sostanze chimiche.»

    Alessandra, risentita per le parole del fidanzato, rispose: «Perché l’ombrello dovevo portarlo io e non tu? Ma guarda questo… Se lo vuoi sapere, in laboratorio non usiamo Chanel numero 5 ma il permanganato di potassio e poi.. meglio la mia puzza che quella di cadavere che ti porti appresso.»

    Giovanni, sapendo di avere un brutto carattere, le chiese scusa: «Perdonami amore mio, ma sono molto stanco e a volte parlo a vanvera, dai… dammi un bacio e facciamo pace!»

    La ragazza, che conosceva il brutto carattere del fidanzato ma anche l’amore che nutriva per lei, dopo avergli gettato le braccia al collo e baciato sulle labbra, gli domandò: «Allora dottore, quanti

    cadaveri hai esaminato stamattina?»

    Giovanni, dal carattere schivo, accertatosi che nessuno avesse visto il bacio datogli dalla fidanzata, rispose: «Solo uno, ma è stato terribile! Pensa che, dopo una vita, diventiamo corpi immobili e nulla più.»

    Alessandra, meno scettica del fidanzato, disse: «Quello che dici può sembrare vero. Sappiamo però che gli atomi sono completamente immobili solo allo zero assoluto, cioè a meno 273.16 C e a questa temperatura non è possibile arrivare.»

    «Cosa vuoi dire con ciò?»

    «Non pensi che dopo la morte lo Spirito continui a vivere?»

    Giovanni scosse la testa, mostrando dissenso, convinto delle sue idee di ateo materialista. Il futuro medico, guardando la fidanzata con un sorriso ironico, rispose: «Caro amore mio, ne abbiamo parlato tante volte, siamo come gli animali… forse più intelligenti ma anche più crudeli. Ormai ci avviciniamo all’anno 2000 e mi sembra ora di lasciarci alle spalle tutte le superstizioni e le credenze sulla Religione. Dovremmo fare come in Francia durante la rivoluzione francese e liberarci, grazie alla massoneria ed alla filosofia dell’Illuminismo, delle dottrine dei preti utili solo a lasciare il popolo nell’ignoranza. Ammetto che Gesù Cristo era un grande uomo, ma.. secondo me solo un uomo; nei miei studi ho visto tanti cadaveri e nessuno è mai tornato in vita. Vorrei credere, ma nessuno è mai ritornato dall’altro mondo per raccontarci la Verità.»

    Alessandra, conoscendo lo scetticismo di Giovanni  e un po’ offesa dell’atteggiamento sarcastico del fidanzato, cercava un modo per mettere in crisi il suo ateismo: «Ti prego di non trattarmi come una deficiente e togli quel sorriso di scherno dalla tua faccia; hai parlato di massoneria, ma se non sbaglio questa società segreta ammetteva l’esistenza del Grande Architetto dell’Universo,  cioè di Dio! Tu, invece… non ammetti l’esistenza di nessun Essere Superiore tranne forse il tuo Ego, cioè te stesso. Dovresti essere più umile: la Fede ci può aiutare a capire.»     

    Il giovane universitario, che aveva compreso le intenzioni di Alessandra e il suo desiderio di volerlo convertire, rispose: «Scusami ma rido sempre di quello che non è razionalmente spiegabile: la Fede non la posseggo… Credo solo nel metodo scientifico galileiano: osservazione del fenomeno, formulazione di un’ipotesi e verifica sperimentale della stessa, elaborazione di una teoria. Il mio desiderio è la conoscenza massima di tutto il sapere umano. Fammi vedere un fantasma e ne riparleremo!»

    La studentessa in Chimica colse la palla al balzo a proposito di fantasmi e disse: «Anch’io credo nel metodo scientifico galileiano; studio Chimica e non Alchimia e dopotutto Galileo Galilei era un credente e non un ateo come te. Tu vuoi vedere un fantasma, vero..? Forse questa sera troverai la risposta alle tue domande di im-penitente scettico. Questa sera dobbiamo partire per la gita a Roma assieme a Matteo, Anna, Fabrizio e Maria. L’appuntamento è nel pomeriggio al bar di Ciro in piazza San Domenico Maggiore. Ciro dice di aver visto un fantasma. Che ne pensi?»

    Giovanni scoppiò a ridere poi, cercando di darsi un po’ di contegno, rispose: «Va bene,se ti fa piacere sentirò la favola di Ciro. Adesso però andiamo alla mensa universitaria di Medicina; poi, nel tardo pomeriggio, verso le 17 ci fermiamo al bar da Ciro per una cioccolata calda e alle 19 prendiamo l’autobus per Roma.»

    I due giovani si incamminarono, a passo veloce, verso la mensa universitaria di Medicina.

    Napoli Ore 12.15 del 16/10/1990

    Era da poco passato mezzogiorno quando Anna, studentessa universitaria iscritta al III anno del corso di laurea in Matematica, usciva dalla facoltà di Scienze, dopo aver seguito le lezioni di Analisi Matematica. Anna era una ragazza simpatica e solare, dedita allo studio per passione e non, al contrario del fidanzato Matteo, come riscatto sociale. La studentessa indossava un paio di jeans anonimi, non firmati da grandi stilisti, un maglione rosso e un impermeabile arancione; non era ricca, non aveva mai avuto gran-di gioielli o pellicce e forse non le importava molto di averne.  Ad attenderla c’era il fidanzato Matteo, iscritto al III anno del corso di laurea in Fisica. Matteo indossava un paio di Jeans firmati Levi’s, un maglione di cachemire e un giubbotto di piume d’oca; era molto elegante, gli piaceva esserlo e, data la povertà della sua famiglia, aveva lavorato come cameriere, nel mese di agosto, al bar da Ciro per potersi permettere quel lusso. Anna vide il fidanzato e lo baciò sulla bocca e lui, con passione, ricambiò ben volentieri. La ragazza, dopo aver ripreso fiato, disse: «Ah, finalmente amore mio. Tutti quei teoremi e grafici mi hanno fatto venire un gran mal di testa. Ora però che ti ho visto, mi è passato tutto.»

    Matteo, ancora un po’ stordito per l’impeto amoroso di Anna, guardandola bene rispose: «Amore mio anch’io sono contentissimo di vederti, certo che… se fossi un po’ più elegante saresti una meraviglia. Vorrei avere tanti soldi e regalarti una collana da vera principessa!»

    Anna, facendo un passo indietro, in disaccordo  con le idee un po’ snob di Matteo, rispose: «Quando ci siamo messi insieme lo sapevi che ero povera. Anche a me piacciono gli abiti eleganti, che cosa credi? Ma ho altri valori nella vita:

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