Guerra Navajo: Trainville 11
By Alain Voudì and Greta Cerretti
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Book preview
Guerra Navajo - Alain Voudì
STAGIONE 3 VOLUME 11
Alain Voudì, Greta Cerretti
Guerra Navajo
Romanzo
Prima edizione ottobre 2015
ISBN 9788867759231
© 2015 Alain Voudì e Greta Cerretti
Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.
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Indice
Il libro
Gli autori
Guerra Navajo
Nell’episodio precedente di Trainville
Trainville 11: Guerra Navajo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Nel prossimo episodio: Trainville 12: La Grande Rapina a Trainville, parte I
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Il libro
Joanna ritrova la sua famiglia indiana, ma è il momento peggiore: una tempesta sta per abbattersi sui pacifici Navajo
Con una vile macchinazione il governo del presidente Edison fa cadere sugli indiani Navajo la colpa dell'uccisione di alcuni uomini del Marshall, usandolo come casus belli per muovere finalmente contro la pacifica nazione indiana. Proprio quando Joanna aveva trovato un po' di pace interiore ricongiungendosi con la famiglia di Serpe Veloce. Ma le cose sono destinate a peggiorare quando scende in campo un'arma portentosa che non era mai stata vista prima.
Gli autori
Alain Voudì, genovese, classe ‘63, consulente direzionale, ha pubblicato due racconti in appendice ai Gialli Mondadori nel 2012, e un terzo, trasmesso su Radio 24 nel corso della trasmissione Giallo 24, è poi stato incluso nella raccolta omonima edita da Mondadori. Un suo racconto è stato finalista nel 2012 al Premio Stella Doppia di Urania, un altro ha vinto la prima edizione del concorso Tessisogni e un terzo è stato segnalato al Premio Robot, edizione 2012. Altri suoi racconti si possono trovare in numerose antologie, tra le quali 365 Racconti Horror, 365 Racconti sulla fine del mondo e 365 Storie d’amore di Delos Books, oltre che sulle riviste Robot eWriters Magazine Italia e nelle raccolte Il Cerchio Capovolto (I Sognatori, 2011 e 2012). È autore di diversi racconti della serie The Tube.
Greta Cerretti, classe ’75, è psicologa e psicoterapeuta, specializzata in Addictive Behaviours. Vive e lavora sotto il segno della M: Moglie, Mamma, Mondoscrittura, l’agenzia di servizi editoriali di cui è socia fondatrice. Pubblicazioni: La Catena, Edizioni Nulla Die; Vulcano, raccolta 365 giorni d’estate Delos Books; Effetti Collaterali eHypnosis, collana Chew-9 Delos Digital.
Degli stessi autori
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Nell’episodio precedente di Trainville
Dopo la tremenda mutilazione subita, Joanna viene soccorsa dall’Inventore, che si rivela essere in realtà Nikola Tesla, collaboratore di vecchia data di suo padre, costretto a darsi alla clandestinità a causa del Decreto Edison.
Nikola, o zio Nik
, come lo chiamava lei da piccola, è tra le altre cose il progettista della Barriera: un’enorme cupola elettromagnetica che circonda la cittadina di Liberty, sita nel bel mezzo dello Hollow, e la protegge dalle radiazioni mortali del deserto. Durante la convalescenza Nikola rivela a Joanna alcune parti del suo passato; resta però molto sul vago quando lei gli domanda del padre, di ciò che avviene a Liberty City, e dei possibili collegamenti tra questa e la Liberty Sands, Inc.
Inoltre, a causa dei terribili dolori conseguenti la perdita del braccio, Joanna inizia a iniettarsi un composto ricavato dai funghi blu dei Navajo, dal quale però diventa presto dipendente. Per incoraggiarne la disintossicazione, Nikola progetta per lei una protesi meccanica in sostituzione del braccio perduto.
Intanto, a Detroit, Amedeo ha assunto l’identità del defunto Henry Ford in attesa di poter tornare in patria; purtroppo per lui, l’Ammiraglio Brin gli ordina invece di proseguire nella sua missione; fonda perciò la Henry Ford Motor Co.
e ottiene dal governo federale l’appalto per la produzione di veicoli militari.
Nel frattempo, il misterioso funzionario che pare essere l’anima nera del governo chiede al Reverendo di indagare sui collegamenti tra la ragazza con la cicatrice
e la Resistenza; grazie alle informazioni raccolte, si convince che Bradley debba far parte del complotto, e trama per toglierlo di mezzo. Ordina perciò al Reverendo di preparare un attentato alla vita del Marshall; l’attentato fallisce nel suo scopo, ma in compenso arriva a costituire il tanto agognato casus belli contro i Navajo…
Trainville 11: Guerra Navajo
1
Detroit, Michigan, 1892
La sede della Henry Ford Motor Co. brulicava di attività, quella mattina. Dalla finestra del suo ufficio, Amedeo osservò i suoi operai al lavoro per rendere presentabile il grande capannone agli ospiti che sarebbero arrivati da Washington entro poche ore, e un sorriso d’orgoglio gli si disegnò sul viso.
I miei operai, si ripeté ancora incredulo.
Quando aveva assunto l’identità del defunto ufficiale di macchina della Gran Torino, il suo unico scopo era stato di far sparire per sempre agli occhi degli americani il proprio alter-ego civile di ingegner Amedeo Negri
, e raggiungere al più presto l’Ambasciata italiana per farsi rimpatriare. Invece, grazie alle belle pensate dell’Ammiraglio Benedetto Brin, capo del Servizio Informazioni della Regia Marina e suo diretto superiore, e dell’Onorevole Francesco Crispi, attuale capo del Governo, aveva dovuto proseguire la mascherata e accettare quella nuova missione, molto più delicata e pericolosa della precedente.
Per lo meno, stavolta non rischierò di lasciarci le penne precipitando sulla Sierra, si consolò, ripensando alla brutta fine della sua povera aeronave bistrattata.
Certo, in compenso la stava rischiando ogni giorno facendosi passare per americano, specie nel clima di violenta xenofobia che i quotidiani locali continuavano ad alimentare nei loro lettori.
Rimase immobile, fissando dalla finestra i suoi dipendenti al lavoro, ma la sua espressione, da sorridente che era, si mutò in una smorfia amara.
Se scoprissero che lo stesso sedicente Henry Ford che paga i loro stipendi è in realtà uno di quei Macaroni che tanto disprezzano, e che è per di più anche una spia, sarei un uomo morto.
Ma mi sta bene: così imparo a propormi sempre volontario.
Per la verità, se avesse potuto prevedere come sarebbero andate le cose, non si sarebbe mai offerto di travestirsi da civile per accompagnare la Gran Torino nella sua nuova patria, con lo scopo segreto di raccogliere informazioni sulla preziosa Sabbia radioattiva degli americani.
Ma nessuno avrebbe potuto prevedere che la situazione politica interna agli States sarebbe precipitata altrettanto in fretta della sua sfortunata aeronave: ormai le voci di una nuova guerra indiana si rincorrevano agli angoli delle strade, sulle pagine delle edizioni straordinarie dei giornali, specie dopo la brutale uccisione di civili indifesi perpetrata solo pochi giorni prima dai Navajo dell’Arizona.
Certo, l’affidabilità delle notizie riportate dai giornali era molto relativa: gli era bastato leggere i cervellotici resoconti pubblicati sulla sua disavventura per rendersi conto che l’accertamento della realtà dei fatti non era il lato forte dei giornalisti americani.
Il problema peggiore, però, non era tanto nella mancanza di imparzialità (per non dire nella malizia deliberata) dei giornali, quanto nel fatto che nessun’altra voce si alzava per mettere in dubbio quell’unica versione, pubblicata da tutti i quotidiani con minime varianti. E di conseguenza il pubblico se la beveva.
Ma che altro poteva fare?
Cosa ne so, io, di come sono andate davvero le cose in Arizona? Sarà vero che i Navajo hanno massacrato dei civili indifesi? Le vittime saranno stati davvero civili? O indifesi? E sarà vero che il massacro è avvenuto sul suolo americano? E se invece fosse stato al di là del confine, oppure i morti fossero stati ladri di bestiame, o militari armati, o magari se i colpevoli non fossero neppure gli indiani, io come farei a saperlo?
Scosse la testa, a labbra strette.
Il guaio è che l’intera realtà è una questione di fiducia; e quando la fiducia si fa ballerina, lo diventa anche la realtà.
Per fortuna, quello non era più un problema di cui dovesse occuparsi di persona: la sua missione, adesso, era di concentrarsi sull’appalto che il governo americano aveva assegnato alla società che portava il suo nome (il suo nome di copertura, d’accordo: ma pur sempre suo, in un certo senso).
E da lì a poco, un intero staff dello Stato Maggiore sarebbe arrivato per verificare l’avanzamento dei lavori.
Inspirò a fondo, abbandonando la finestra e le sue riflessioni, e si dedicò a ripassare la presentazione del progetto che aveva preparato per loro.
Si era preso qualche libertà creativa, rispetto alle specifiche governative, ed era proprio curioso di capire come l’avrebbero giudicata i militari. Normalmente, gli americani non avevano fama di essere il popolo che più incoraggiava la fantasia dei progettisti; ma quando si trattava di armi, sapevano essere straordinariamente flessibili e accomodanti, quando non addirittura entusiasti.
Si augurò che fosse così anche nel suo caso: l’avrebbe saputo prima di pranzo.
Il colonnello Arthur MacArthur si fece forte del suo grado appena riconquistato, stavolta in modo definitivo, e si limitò a osservare con aria imperturbabile i disegni dell’ingegner Ford, lasciando i commenti al suo subalterno, anche lui fresco di promozione, tenente Robert Alexander.
Tanto più che il mezzo che quell’ingegnere stava presentando loro non era proprio ciò che gli era stato chiesto di progettare, o che loro si aspettassero di trovare.
Certo, sulla carta era impressionante.
Ma solo sulla carta, appunto: per quanto l’officina apparisse funzionale, ben attrezzata e ben tenuta, di concreto da vedere c’era ancora ben poco, salvo appunto i disegni.
– Credevo che dovesse trattarsi solo di un mezzo per il trasporto truppe – obiettò perplesso il tenente Alexander, dando voce ai suoi stessi dubbi.
– Vero – ammise l’ingegnere. – Le specifiche parlavano di un veicolo per il trasporto in sicurezza di dieci o dodici Marine armati ed equipaggiati attraverso il deserto dello Hollow. Ma stiamo parlando di un veicolo militare, giusto? Quindi mi sono permesso di interpretare in modo esteso la clausola in sicurezza, tutto qui. Non esiste solo la sicurezza passiva: non vogliamo che i nostri Marine siano costretti a restare chiusi al sicuro senza poter proiettare la loro potenza di fuoco sul nemico, vero?
Il tenente annuì, ma la sua espressione non era del tutto convinta. Dentro di sé, Arthur concordò col suo aiutante. Il discorso di Ford non faceva una piega, ma restava il fatto che quel mezzo era un bel po’ diverso da come se l’era aspettato. Per essere precisi, era un bel po’ diverso da qualunque altra cosa avesse mai visto prima, salvo forse…
– Il telaio mi ricorda qualcosa – intervenne incuriosito.
– Ha buon occhio, colonnello – sorrise Ford. – È vero: mi sono basato sul progetto dei carri a Sabbia utilizzati per le gite turistiche nello Hollow.
– Noi non portiamo i Marine in gita, ingegnere – gli fece notare Alexander con espressione severa.
– Certo che no, tenente! – si affrettò a concordare Ford. – Ma quei mezzi vengono già usati da anni per trasportare comitive di venti o più civili attraverso il deserto radioattivo in tutta sicurezza, e non mi risulta che abbiano mai avuto un incidente serio: sarebbe stato sciocco da parte mia ignorare tutta quell’esperienza specifica, non trova? Ovviamente ho aggiunto una blindatura esterna: lastre d’acciaio da tre quarti di pollice lungo tutto il perimetro, in grado di fermare perfino i proiettili dei Winchester.
– Non ci risulta che i Navajo possiedano Winchester –