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Al di sopra della legge
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Al di sopra della legge

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COSA SEI DISPOSTO A FARE PER PROTEGGERE IL TUO PAESE?

Marlon è un Agente Federale, un  Agente Federale corrotto; una cosa che nessuno sa, o almeno lui così pensa che sia … La sua vita è messa sotto sopra quando si trova nel bel mezzo di un raid. Eroina pura, sottratta al magazzino delle prove, viene ritrovata in suo possesso. Due uomini si presentano a lui come i suoi avvocati, soltanto che non sono affatto avvocati …

Gli offrono l’opportunità di sfuggire alla galera e di proteggere la sua Nazione … lavora per noi o vai in galera … Marlon sceglie la prima, e le cose non saranno mai più come prima. Entra a far parte di una associazione segreta, tanto segreta che nemmeno i membri del Governo Federale sanno della sua esistenza.

“Il mondo pensa che siamo morti, quindi non siamo costretti ad osservare le leggi dei vivi, per così dire. Siamo liberi di perseguitare i terroristi secondo le loro stesse regole. La menzogna, l’inganno, la tortura, e persino la morte … Nessuna citazione dei diritti e nessun processo. Noi siamo la legge!”

Un’organizzazione segreta pronta a tutto … un infiltrato che cammina sul filo sottile che separa la legalità dall’illegalità … inganno, menzogna, sesso, amore, in un intreccio in cui nulla è come sembra.   

LanguageItaliano
Release dateFeb 11, 2016
ISBN9781507132142
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    Al di sopra della legge - Dutch

    Al disopra della legge

    ––––––––

    di

    Dutch

    ––––––––

    Tradotto da

    Anna sigillo

    ––––––––

    Pubblicato da DC Bookdiva Publications

    Copyright © 2014

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, conservata o inserita all’interno di sistemi di recupero dati, o trasmesso, in qualunque forma o con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, fotocopiato, registrato, o simili), senza permesso scritto sia del detentore del copyright che di chi si occupa di pubblicare il libro stesso; eccezione fatta per brevi domande contenute in articoli di critica letteraria o rivista.

    La vendita di questo libro, senza la copertina non è autorizzata. Se questo libro è senza copertina, dovrà essere rispedito alla casa editrice come invenduto o distrutto e né l’autore né l’editore possono ricavarne guadagno.

    Note

    Il libro è un opera di fantasia. Qualunque riferimento a eventi storici o personaggi reali, vivi o morti, sono da considerarsi esclusivamente ai fini di dare alla storia una collocazione storica. Altri nomi, personaggi, posti, affari e incidenti, sono frutto della fantasia dello scrittore o sono usati in chiave di lettura fittizia, e il loro riferimento, se ce ne fosse alcuno, a fatti o persone reali è da considerarsi puramente casuale.

    ––––––––

    DC Bookdiva Publications

    #245 4401-A Connecticut Ave

    NW, Washington, DC 20008

    Capitolo 1

    ––––––––

    Chicago – 16 Gennaio

    Non muoverti! D.E.A.! Squadra antidroga!.

    Alza le mani!.

    Piano! Piano!.

    Le urla e le esplosioni fecero saltare Marlon dal sonno; era disorientato e infastidito allo stesso tempo. Il bagliore delle torce militari illuminavano la stanza. Tutti con le armi puntate contro di lui pronti all’assalto.

    Dormiva sempre con la pistola sotto il cuscino, quindi istintivamente fece per prenderla. Il fucile che aveva puntato in faccia, contraddisse velocemente la logica di quell’istinto.

    Dammi un motivo, pezzo di merda, e ti sparo, disse l’agente D.E.A. carico di rabbia. Emanava un’aurea di adrenalina pura; Marlon ne sentiva il tanfo.

    L’agente tirò Marlon fuori dal letto, mentre il suo compare tirava via il cuscino e prendeva la pistola; un altro ancora accendeva la luce della camera da letto. Marlon indossava soltanto dei boxer blu, mentre veniva sbattuto faccia a muro e ammanettato.

    State facendo un grandissimo errore, cazzo! disse severo.

    Chiudi quella bocca!.

    Che diavolo sta succedendo?.

    Ti ho detto sta’ zitto!.

    Te lo dico io cosa sta succedendo disse un agente di grado superiore, entrando nella stanza. Alzò le mani, opportunamente ricoperte di guanti, e in esse c’erano due pacchi della grandezza di un dizionario, avvolti in plastica e nastro adesivo.

    Eroina, ancora non tagliata, dritta dal Messico sorrise malignamente, annusando a mo’ di sfottò uno dei pacchetti. Sento ancora la puzza degli immigrati messicani. Sono stati trovati nel cuscino del divano.

    Eroina? esclamò Marlon. E’ impossibile! Questa è una messa in scena, qualcuno vuole incastrarmi!.

    Marlon Porter, sei in arresto per ....

    State facendo uno sbaglio! Sono un Agente Federale!.

    Il suo accusatore fece un sorriso beffardo e rispose con tono compiaciuto, Lo so; ed è proprio questa la parte migliore!.

    ––––––––

    Marlon era ormai su tutte le furie, quando arrivarono alla struttura federale che si trovava all’intersezione tra la Clark e la Van Buren. Non capiva cosa stava succedendo ed esigeva delle risposte il più presto possibile.

    Entrò nell’edificio con le mani ammanettate dietro la schiena, con due agenti della D.E.A. che lo scortavano alla sua destra e alla sua sinistra. Il primo sguardo che incontrò fu quello dell’Agente Speciale di turno, Phillip Ortega. Tutto di lui urlava F.B.I, dal suo economico abito blu, alle Florsheims lucide che portava ai piedi. Gli lanciò uno sguardo penetrante e gli si avvicinò con la sua classica andatura da militare; affiancò l’agente D.E.A. con fare interrogativo.

    Che diavolo sta succedendo, Frank? Arresti uno dei miei uomini ed io devo venirlo a sapere da un fottutissimo canale radio?.

    Ortega era furioso.

    Frank alzò le spalle e fece un sorrisetto disinteressato.

    Che posso dire, Ortega? Il tuo ragazzo l’ha fatta davvero grossa. Una fonte affidabile ci ha detto che il tuo ragazzo non è completamente pulito. Ed infatti di sporco ne abbiamo trovato. Gli abbiamo trovato tre chili di eroina e settanta mila dollari.

    Ortega lanciò a Marlon uno sguardo terribile, carico di rabbia e di delusione, uno sguardo che Marlon riuscì a sostenere a malapena. Marlon combatté contro il senso di colpa che scuoteva il suo cuore in quel momento, e restò dritto, fiero.

    Signor Ortega! Sono tutte stronzate! Qualcuno mi ha incastrato! Sono cazzate!.

    Ortega tornò a guardare Frank senza rispondere a Marlon.

    Devo parlare con lui.

    Phillip, è sotto custodia. Devi ....

    Frank! urlò Ortega in modo a dir poco perentorio. Frank sussultò visibilmente, mentre le altre persone nella stanza si voltarono nella nostra direzione.

    Frank sospirò. C’era una rivalità naturale tra l’ F.B.I. e la D.E.A. Non era certo forte come la rivalità tra gli Yankee e i Red Sox, ma di certo faceva piacere a quelli della D.E.A. vedere il fango sporcare i federali.

    Eppure, Frank sapeva che Ortega la stava prendendo troppo male. Un agente corrotto era già una cosa abbastanza brutta, ma un agente corrotto nel proprio reparto, è una pillola troppo dura da mandar giù. Fu per questo che si ammorbidì, cedendo a quella richiesta.

    Dieci minuti, Phillip! rispose Frank. Enfatizzando quei dieci minuti con le mani, sottolineando il fatto che non ne avrebbero avuto nemmeno uno di più.

    Ortega afferrò Marlon per un braccio e lo guidò verso il primo ufficio vuoto che riuscì a trovare. Chiuse la porta e si voltò verso di lui.

    Figlio di puttana! sibilò Ortega, Da quanto tempo va avanti questa storia?.

    Signore, mi sta dicendo che crede a queste stronzate?.

    A cosa dovrei credere, Porter? L’hanno trovata nel tuo appartamento!.

    Signor Ortega, lei mi conosce. Sa come lavoro. Non sono un corrotto. Io ... Marlon provò a spiegare, ma Ortega lo zittì.

    E allora come hanno fatto tre chili di eroina dall’archivio delle prove ... da un caso a cui la D.E.A. stava lavorando ... a finire a casa tua?.

    Marlon cominciò a balbettare.

    Dall’archivio delle prove? Ma come ....

    E’ per questo che sei così bravo? Non perché sai come sono fatti, ma perché sei uno di loro?! ansimò Ortega. L’idea di uno dei suoi ragazzi più fidati che andava al rogo gli spezzava il cuore.

    Era già abbastanza difficile per le persone di etnia latina o di colore, all’interno dell’ F.B.I. ... Ortega voleva davvero credere a Marlon, nonostante il suo background. Adesso, però, cominciava a pensare che forse il vecchio detto era vero, quello che diceva ‘puoi portare un uomo fuori dal ghetto, ma non il ghetto fuori da un uomo’.

    Signor Ortega ... la prego, mi ascolti, disse Marlon. Lo fissò dritto negli occhi. Quei pacchetti ... quei chili di droga ... non sono i miei. Ha la mia parola. Tutto ciò che deve fare è controllare la presenza delle mie impronte sui pacchetti. Se li ho messi io là, devo averli toccati, no? propose Marlon.

    Non significa niente, Porter. Potevi indossare dei guanti. Non sei certo un pivellino.

    Ma non ho mai preso dell’eroina dal dipartimento per conservarla nel mio appartamento! Chi farebbe mai una cosa così stupida? ruggì Marlon indignato.

    Ortega era un Agente Federale da diciotto anni, ormai; in quell’anno ne aveva viste tante di cazzate. Andava anche fiero del suo sesto senso sul capire quando qualcuno stesse mentendo.

    In quel momento il suo sesto senso gli stava urlando contro.

    Prima che potesse rispondere, un agente della D.E.A. fece capolino.

    Porter, i tuoi avvocati vogliono vederti.

    Non ho nessun avvocato del cazzo, io!

    La situazione si stava facendo sempre più assurda, minuto dopo minuto.

    Ortega sapeva che Marlon era stato portato direttamente lì da casa sua. Non avrebbe mai avuto modo di chiamare qualcuno, tanto meno un avvocato.

    Porter, che diavolo sta succedendo?.

    E’ quello che ho cercato di spiegarvi finora rispose Marlon; capì che entrambi erano ugualmente confusi dall’avvicendarsi degli eventi.

    Allora scopriamolo!.

    Uscirono dalla stanza e trovarono Frank ad aspettarli.

    Wow, per uno che dice di essere pulito, hai una bella scorta di ossigeno da parte, eh? disse Frank sarcasticamente, alludendo alla presenza di ben due avvocati in sua difesa.

    Ortega strinse la spalla di Marlon mentre lo guidava lentamente lungo il corridoio. Marlon non rispose affatto alle insinuazioni di Frank.

    Dove sono? chiese Ortega.

    Seguitemi disse Frank.

    Arrivarono ad una piccola stanza alla fine del corridoio, e vi entrarono. All’interno, se ne stavano comodamente seduti due uomini bianchi vestiti di tutto punto. Entrambi avevano capelli biondi ed occhi blu, di chiara derivazione nordica. Entrambi avevano delle spalle atletiche, celate sotto vestiti di seta firmati Armani. Trasudavano un’aria di arroganza a cui Ortega era abituato, quando si trattava di avvocati penali di lusso.

    Uno di loro se ne stava seduto alla piccola scrivania al centro della stanza. L’altro era in piedi. Entrambi si voltarono a guardare la porta che si apriva.

    Signor Porter salutò il gentiluomo in piedi. E’ un piacere vederla. Sono Steve Shapiro e questo è il mio collega Henry Allen.

    Henry annuì in cenno di saluto.

    Chi siete? Non ho mai chiesto un avvocato; non me ne serve uno. Chi vi ha mandati? chiese Marlon.

    Steve sorrise con fare accondiscendente.

    Un amico in comune crede che, invece, tu ne abbia bisogno e come!.

    Quale amico? chiese Marlon, desideroso di capire cosa stesse accadendo.

    Grazie signore, noi ....

    Agente! Agente speciale Phillip Ortega.

    Mi scusi, Agente Ortega, ma da qui in poi ce la vediamo noi. Vorremmo parlare da soli col nostro cliente disse Steve.

    Gli occhi di Ortega incrociarono quelli di Marlon per un istante, e poi, a malincuore lasciò la stanza e chiuse la porta alle sue spalle.

    Si sieda Signor Porter parlò finalmente Henry. La sua voce sembrava la più autorevole tra le due.

    Nah, sto bene. Come vi ho chiesto prima, voglio sapere chi vi ha mandati!.

    Un amico in comune.

    Si, mi avete già detto questa cazzata una volta affermò fermamente Marlon.

    Henry fece una risatina e guardò Steve.

    Aaron Snead rispose Steve quando incontrò lo sguardo di Marlon.

    Aaron Snead era uno dei soggetti di una investigazione sotto copertura. Era un commerciante di medio livello della zona est di Chicago, spesso chiamata ‘Eight-Trey’. Era la zona della gang dei Black P. Stones, che erano il centro di tutta l’indagine investigativa.

    Comunque, come avrebbe mai potuto sapere Aaron che Marlon era stato arrestato? Era forse seguito? Oppure i Black P. Stones avevano qualcuno infiltrato nell’F.B.I. o nella D.E.A.? Le gang di Chicago erano conosciute per essere molto potenti, e quindi l’idea non era del tutto assurda come si potesse pensare. Marlon, comunque, sapeva che se avessero avuto una talpa tra i federali, di sicuro lui sarebbe già morto. L’intera situazione non aveva senso.

    Non so cosa vi abbia detto Aaron, ma si tratta di un grandissimo errore.

    Da quando Ortega se ne era andato, Steve aveva camminato su e giù per la stanza, fissando il suo orologio. Alzò lo sguardo e fece un cenno di assenso quasi impercettibile, rivolto a Henry. A quel punto Henry si alzò e bussò alla porta. Ortega aprì all’istante.

    Avete fatto? chiese Ortega ansioso.

    Per niente. Vorremmo avere un’altra stanza ... senza pubblico possibilmente sorrise furbamente.

    Ortega voltò lo sguardo da Henry a Marlon e poi a Steve. Pensò tra sé e sé, Come diavolo fanno a saperlo? Se ne uscì innocentemente con un’alzata di spalle. Come volete.

    Quando arrivarono nell’altra stanza, questa era perfettamente identica all’altra, ma senza arredamento. Steve, camminò di nuovo lungo il perimetro della stanza, guardando l’orologio. Si fermò di colpo accanto alla porta e diede l’Ok ad Henry.

    Marlon notò come la maschera di arroganza, tipica degli avvocati, si scioglieva dalle loro facce. Al suo posto si presentò una maschera fredda e calcolatrice. Fu in quel momento che Marlon si rese conto che quei due non erano affatto avvocati.

    Porter, noi sappiamo chi sei.

    Fin da quando avevano menzionato poco prima Aaron Snead, si era chiesto se il suo arresto gli avesse bruciato la copertura. Di certo sapeva che non l’avrebbe bruciata lui adesso, se non fosse stato così. Quindi rispose semplicemente, Ah si? E chi sono?.

    Marlon Porter, nato il 3 Settembre 1983. Nato e cresciuto a Philapelphia, in Pennsylvania; entrambi i genitori deceduti; cresciuto dalla sorella della madre. Studente nella media, con qualche piccolo guaio con la legge ma mai condannato. Sfuggito al college per la Marina militare ed entrato nella Intelligence Navale; infine reclutato nelle forze dell’F.B.I. Il tuo primo incarico fu ad Atlanta.

    Dopo la sua cantilena, Henry agganciò fermamente lo sguardo di Marlon, in attesa di una reazione. Marlon, invece, non disse una parola, cosa che Henry appurò e che lo divertì a suo modo. Quindi andò avanti.

    Ma questa è soltanto la versione superficiale. La facciata di Marlon, potremmo chiamarla così, no? Steve ... facciamogli sentire la versione a raggi x.

    Steve si sporse in avanti dal muro a cui stava poggiato, avvicinandosi a Marlon e parlandogli con un tono calmo ma tagliente.

    Marlon Porter, nato il 3 Settembre del 1983, nato e cresciuto all’interno del progetto del famoso Richard Allen, nella parte nord di Philadelphia. Membro del R.A.M., il Movimento mafioso di Richard Allen, o semplicemente Mafia, genericamente affiliato alla Junior Black Mafia, e per estensione, all’originale Black Mafia di Philly degli anni ’60 e ’70. E’ tutto esatto, finora?.

    Era giunto il momento per Marlon di abbassare la maschera; la maschera dell’Agente Federale indignato perché falsamente accusato fu subito sostituita con quella di pietra creata dal progetto.

    Non so di cosa diavolo state parlando.

    Bene, vado avanti. Forse il nome Ronnie Bank Johnson e la data del Settembre 1997 ti aiuteranno a ricordare. La polizia, i Federali, e i media credono che un rivale uccise Ronnie in una guerra per la droga. Ma sappiamo entrambi cosa accadde veramente, vero Porter? Un sorriso beffardo illuminava gli occhi di Steve, senza però arrivare alle labbra.

    E’ la tua storia. Spero solo finisca con te che mi dici che diavolo sta succedendo! ringhiò Marlon. Gli uomini avevano finalmente catturato la sua attenzione.

    Stavano parlando di cose che soltanto l’Intelligence Navale, e non l’F.B.I., aveva scoperto. Questo aumentava ancora di più la sua voglia di ottenere risposta ad una semplice domanda ... Chi diavolo erano queste persone?

    Dopo l’incidente, avevi disperatamente bisogno di uscire da Philly. La Marina era un modo semplice per farlo. Ovviamente, quale posto migliore per nascondersi dalla giustizia, se non all’interno di essa? Loro non sapevano nemmeno chi cercare; adoro la logica in tutto questo ridacchiò Steve.

    Già! Ovvio! È una tua invenzione! ribatté Marlon. Adesso arriviamo al punto. Sono stanco e queste manette diventano ogni minuto più strette.

    Abituatici, perché senza di noi sarai costretto a portarle per i prossimi dieci anni lo avvertì Henry con tono freddo e distaccato.

    Fece qualche passo verso Marlon. Erano della stessa altezza, quindi si ritrovarono dritti occhi negli occhi.

    Okay, vuoi arrivare al punto ... Eccolo. Sia tu che io sappiamo che i tre chili di eroina non sono i tuoi. Ma sappiamo anche che, invece, i settanta mila dollari, invece, lo sono disse Henry, con un ghigno ironico stampato sul viso. Fermami se mi sbaglio.

    L’espressione di Marlon non cambiò, ma lo sguardo di orgoglio ferito nei suoi occhi fece capire ad Henry che non si sbagliava affatto.

    Quei sei chili di cocaina scomparsi nel caso ad Atlanta ... quel milione e 700 mila dollari a Gainesville, che in realtà erano un milione e ottocento ... il mio punto è ... seppure i tre chili di eroina non sono i tuoi, sarebbe una sorta di poetica giustizia se fossero quelli a fregarti, non credi? disse Henry a mo di battutina.

    L’unica cosa che impediva al sudore di scorrere sulla sua fronte, era il ghiaccio che gli scorreva nelle vene. Era sbigottito dall’accuratezza delle informazioni in loro possesso. Come facevano a sapere tutte quelle cose su di lui? Dove aveva sbagliato? Avevano una talpa nella sua operazione da talpa? No. Se fosse stato così, sapeva che tutto questo sarebbe accaduto molto tempo prima. Non erano lì per bruciargli la copertura, quindi decise di giocare al loro gioco.

    Ancora non ho la più pallida idea di cosa voi stiate parlando, e se l’avessi ... cos’è che mi state chiedendo?.

    Possiamo risolvere i tuoi problemi, se accetti di lavorare per noi gli propose diretto Steve.

    Chi sarebbe questo ‘noi’?.

    N.T.K. rispose Henry.

    E che sarebbe la N.T.K.?.

    La N.T.K. ripeté Henry con una lieve scrollata di spalle.

    E cosa dovrei fare?.

    Alcune cose che fai già adesso, soltanto ad un livello più profondo rispose Steve. Marlon analizzò quell’offerta per qualche momento, ma la sua mente continuava a tornare ad una domanda.

    Cazzo, ma chi diavolo siete? chiese in un tono grave.

    Possiamo dirti solo questo, gli concesse Steve. Guardò Henry che gli fece un lieve segno di assenso. E’ peggio dell’11 settembre.

    Quella data avrebbe fatto sussultare qualunque americano, bianco o nero, ricco o povero. Era la frase più pronunciata dalle forze dell’ordine e dai politici. Era, per così dire, il ‘mai più’ del nuovo millennio, ma aveva anche uno speciale significato per Marlon.

    Sappiamo che è il motivo per cui hai perso tua zia Fatima, Porter. Sappiamo come questo ti faccia sentire ... quanto ti abbia fatto odiare i musulmani dedusse Steve.

    Io non odio i musulmani. Odio i codardi rispose Marlon, lanciando uno sguardo a Steve.

    Beh, ecco di cosa si tratta. Di più codardi rispose Steve.

    Marlon cercava di capire il loro gioco, ma con le facce da poker che si ritrovavano, sapeva che non avrebbero mai mostrato tutte le loro carte.

    E i tre chili di eroina scompaiono? Così?.

    Henry annuì ed aggiunse, Esatto!.

    "Un’altra cosa Porter. Se accetti, farai quello che ti diciamo noi come te lo diciamo noi. Non c’è nessun piano B, e non si può tornare indietro, Mai!" lo mise in guardia Steve.

    Ma fidati di me ... non vorrai tornare indietro sorrise malignamente Henry.

    Marlon sorrise tra sé e sé. Conosceva a memoria il giochetto del poliziotto cattivo e di quello buono, ma li lasciò fare.

    Perché io? voleva sapere Marlon.

    Se sei stato abbastanza scaltro da ingannare l’Intelligence Navale e i Federali per tutti questi anni, di sicuro non ti sarà difficile ingannare un terrorista.

    Marlon non riuscì a trattenere un sorriso.

    Posso pensarci?.

    Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi, ma non lascerai questa stanza prima di avermi dato una risposta.

    Codardi eh? disse Marlon, riflettendo ad alta voce.

    Immagini del viso di

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