Arbitraggio Sportivo, Etica ed educazione
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Book preview
Arbitraggio Sportivo, Etica ed educazione - Emanuele Isidori
Biblioteca 25
Serie Teoria e storia dell’educazione
Direttore della serie
Emanuele Isidori (Università di Roma Foro Italico
)
Comitato scientifico della serie
Mirca Benetton (Università di Padova)
Rufino Cano González (Università di Valladolid)
Furio Pesci (Università di Roma Sapienza
)
Maura Striano (Università di Napoli Federico II
)
Comitato scientifico della collana
Olivier Poncet (École Nationale des Chartes)
Roberto Perin (York University)
Francesco Bono (Università di Perugia)
Matteo Sanfilippo (Università della Tuscia)
Giovanni Pizzorusso (Università di Chieti)
Emanuele Isidori
Bruno Di Pietro
José Luis Pérez Triviño
ARBITRAGGIO SPORTIVO, ETICA ED EDUCAZIONE
Prospettive di analisi filosofico-giuridica
Con una prefazione di
Fabio Pigozzi
Prima edizione: novembre 2013
isbn: 978-88-7853-335-6
isbn ebook: 978-88-7853-480-3
Riproduzione vietata ai sensi di legge
(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633)
Edizioni SETTE CITTÀ
Via Mazzini 87
01100 Viterbo
tel 0761 304967
fax 0761 1760202
info@settecitta.eu
www.settecitta.eu
Indice
Introduzione
Ermeneutica pedagogica dell’arbitraggio sportivo: dalla teoria alla prassi
1. Arbitraggio, ermeneutica ed educazione
2. L’arbitraggio nella prospettiva dei saperi ermeneutico-educativi
3. L’arbitro tra equità e buon senso
4. Una filosofia educativa per il fair play
5. La funzione ermeneutico-educativa dell’agire arbitrale
6. Verso il modello dell’arbitro come educatore
Bibliografia
L’arbitro nel sistema sportivo: un’analisi filosofico-giuridico
1. Introduzione
2. Creazione e/o riconoscimento del diritto: fondamenti teorici e pratici
3. Il diritto tra contenuto e forma
4. Diritto come relazione e natura socionomica della regola giuridica
5. Processo, giudice e terzo non disponibile
6. Ordinamento sportivo, gioco e arbitraggio
7. Conclusioni
Bibliografia
Giudici e arbitri nello sport: tra formalismo e interpretativismo1
0. Introduzione
1. Similitudini tra giudici e arbitri
2. Differenze tra giudici e arbitri
3. Le concezioni dell’applicazione nel diritto
4. Le concezioni dell’applicazione nello sport
5. Alcune critiche all’interpretativismo
6. La concezione intermedia: tra il formalismo e l’interpretativismo
7. Le concezioni dello sport e l’analisi dei falli intenzionali strategici
8. Conclusioni
Bibliografia
Gli Autori
Introduzione
Lo sport nasce storicamente nelle civiltà umane non solo come momento di evasione dalle attività lavorative e di sopravvivenza ma soprattutto come gestione non violenta dei conflitti e come mezzo per incanalare l’aggressività, permettendo al più competente nella competizione di dimostrare il proprio valore e le proprie virtù pubblicamente¹ .
Questa breve considerazione fa intuire come le figure rispettivamente dell’arbitro o del giudice di gara, in quanto garanti del rispetto delle regole e dei principi etici dello sport, siano da sempre figure centrali e niente affatto marginali nello sport competitivo, come invece la cultura attuale sembra farci intendere, soprattutto quando fa riferimento e guarda all’arbitro solo come un ostacolo all’eventuale perseguimento della vittoria.
L’arbitro è un elemento fondamentale del sistema sport
nella sua forma di confronto competitivo tra parti che, attraverso il controllo reciproco garantito dall’osservazione di un insieme di regole orientato secondo norme e valori, aspirano a dimostrare e a far emergere la propria competenza.
Pertanto, se si vuole riformare su base etica lo sport di tipo competitivo, è necessario ripartire proprio dalla figura dell’arbitro, oggi troppo spesso marginalizzata, comprendendone ermeneuticamente il suo senso e la sua funzione. Si tratta di una funzione che, ancora prima di essere giuridica
, è soprattutto pedagogica
, perché legata alla natura intrinsecamente educativa di questa pratica umana.
È necessario, pertanto, guardare all’arbitro ed alle sue funzioni con un’ottica nuova, secondo una prospettiva ermenutico-filosofica che permetta di andare oltre l’errata interpretazione che tende a vedere tale funzione solo come meramente prescrittiva e sanzionatoria. Questa prospettiva ermeneutica nuova, che spetta alla filosofia ed all’etica rifondare, non può essere altro che di tipo giuridico-educativo.
È questo il punto di vista nuovo e senza dubbio originale dal quale partono i saggi contenuti nel volume che segue, scritto da tre specialisti di filosofia ed ermeneutica giuridica e pedagogica applicata allo sport. I tre saggi che seguono, oltre ad attuare una sistematica analisi ermeneutica della funzione dell’arbitro nella prospettiva del sistema etico-sociale dello sport e dei valori che ne orientano regole e norme, sono animati da una forte tensione pedagogica che li attraversa e li lega ad un unico filo rosso.
Gli autori, infatti, sono convinti che l’arbitro sia una figura centrale dell’educazione e dell’etica sportiva e senza un chiarimento delle sue funzioni e dei suoi significati non si potrà mai giungere alla costruzione di un’etica dello sport efficace ed in grado di assurgere a modello generale per l’intera società.
Il saggio di Isidori analizza la figura dell’arbitro nella prospettiva pedagogica, mettendo in evidenza come essa sia fondamentalmente quella di un educatore e mai di un mero tecnico della valutazione
e della sanzione
. L’impegno dell’arbitro è infatti non solo quello di verificare che i comportamenti nella competizione siano sempre rispettosi delle regole e delle norme che orientano la competizione stessa, ma anche di preservare i valori intrinseci dello sport stesso, trasmettendoli in modo pubblico attraverso una comunicazione intenzionalmente rivolta all’educativo. Il saggio evidenzia, inoltre, come l’arbitro o il giudice di gara debba sviluppare (ed essere aiutato a sviluppare nelle scuole di formazione) competenze specifiche di tipo ermeneutico legate al sapere definito sinetico
(orientato cioè alla comprensione dell’altro in un’ottica sempre esortativa e parenetica rispetto ai valori e mai coercitiva). Si tratta dello stesso sapere che dovrebbe essere posseduto sia dagli insegnanti che dagli educatori in genere, e che di fatto accomuna l’arbitro – sia nei ruoli che nelle funzioni – a queste ultime due tipologie di figure.
Il saggio di Di Pietro si concentra, invece, su una originalissima analisi filosofico-giuridica che ha come momento centrale il concetto di ordinamento sportivo
e quello di norma giusta
nell’ottica di una concezione del diritto come prodotto dall’uomo e per l’uomo, nelle diverse situazioni esperienziali nelle quali questi si trova ad operare e, tra queste, quella dello sport. Il presupposto necessario analizzato è quello della giustificazione
della obbligatorietà della norma sportiva che viene costruita sulla base dei concetti giuridico-filosofici di giustificazione
della norma generale. Dopo aver fondato, dal punto di vista filosofico-giuridico, la giustificazione
della obbligatorietà della norma sportiva, Di Pietro analizza, con linguaggio accessibile (nonostante la complessità dei concetti), il rapporto tra giudice ed arbitro, con interessanti e rilevanti notazioni sugli aspetti processuali delle loro figure. La conclusione si pone come originale interpretazione della funzione dell’arbitro nelle competizioni sportive che sicuramente va oltre la mera concezione regolamentare, assegnando a quello una funzione metafisica
elaborata con gli strumenti di una interessante dotazione filosofico-giuridica, che lo rende addirittura garante
della giustizia
della competizione sportiva.
Il saggio di Pérez Triviño sviluppa una completa disamina delle teorie filosofiche e filosofico-giuridiche che hanno utilizzato le somiglianze e le difformità tra gioco e diritto ai fini di analizzare dal punto di vista pratico la differenza tra giudice ed arbitro, soprattutto in riferimento alla genesi logica delle loro decisioni. Attraverso una compiuta analisi delle diverse teorie, analizza le somiglianze tra le funzioni dei giudici e degli arbitri, nonché le differenze tra di loro. Quindi si concentra sulle concezioni esplicative dell’applicazione giudiziale nel diritto e la loro applicazione allo sport. Sviluppa, di seguito, la descrizione della concezione interpretativista e alcune obiezioni ad essa per riaffermare la difesa di una concezione intermedia. In conclusione, apporta un suo contributo ad un tema molto dibattuto riguardante la teoria normativa dello sport come quello dei falli intenzionali strategici, elaborati sulla base della teoria intermedia.
Va detto che questo libro colma indubbiamente una lacuna notevole nel panorama italiano ed internazionale della letteratura scientifica sull’arbitro (fino ad ora limitata soltanto a studi di carattere psicologico o socio-giuridico) ed apre di sicuro nuove prospettive di ricerca in quella che è ormai considerata a livello internazionale una vera e propria branca della filosofia che ha una sua precisa e fondamentale collocazione anche nell’ambito delle scienze dello sport: vale a dire la filosofia dello sport con tutte le sue ulteriori declinazioni sottodisciplinari (anche nella sua forma teoretica ed applicativa di etica dello sport
).
In conclusione, come responsabile di istituzioni nazionali ed internazionali che hanno come missione la promozione dei valori e della cultura dello sport nei professionisti della cura e nelle nuove generazioni di giovani – che rappresentano la speranza in quella società migliore che lo sport vuole contribuire a creare con il suo sistema (almeno teoricamente) perfetto di regole condivise ed eticamente controllate – mi auguro che questo testo possa assolvere agli scopi principali per i quali è stato concepito. Questi scopi non consistono solo nel redigere e diffondere un testo che possa contribuire a comprendere e ad interpretare – intendendoli come centrali nel sistema dello sport – il ruolo e la funzione educativa dell’arbitro in una prospettiva autenticamente educativa, ma anche nel fornire spunti di ricerca e di applicazione in sede pedagogico-didattica a tutti coloro che, nelle federazioni, nelle associazioni sportive, nelle scuole o nelle università, possono essere interessati a vario titolo allo studio, alla comprensione o alla formazione di questo attore fondamentale del sistema sportivo.
Prof. Fabio Pigozzi
Presidente FIMS
Federazione Internazionale di Medicina dello Sport
Rettore dell’Università degli Studi di Roma Foro Italico
Roma, novembre 2013
Note
1 Cfr. B. Jeu, Analyse du sport. Paris, PUF, 1987.
Emanuele Isidori
Ermeneutica pedagogica dell’arbitraggio sportivo: dalla teoria alla prassi
1. Arbitraggio, ermeneutica ed educazione
La cultura contemporanea ha sempre rivolto una scarsa attenzione ai problemi dell’arbitraggio dal punto di vista delle scienze filosofiche e pedagogiche, privilegiando di fatto – anche se solo in tempi molto recenti e con studi limitati e sporadici – un approccio di carattere psicologico (Weinberg, Richardson, 1990), giuridico ( Grunska, 1886) e sociologico (Heinemann, 1990). Si tende spesso a dimenticare che le norme che regolano lo sport nella sua forma di competizione sportiva sono state create, in primo luogo, dalla religione e dalla filosofia con un intento di tipo pedagogico: con lo scopo, cioè, di far rispettare i valori della convivenza sociale. La scarsa attenzione ai problemi dell’arbitraggio sia dal punto di vista filosofico che pedagogico, ha impedito lo sviluppo di un approccio che mettesse in evidenza la dimensione educativa di questa componente fondamentale della competizione sportiva, non permettendo una lettura filosofico-educativa di tipo ermeneutico-pedagogico dell’arbitro, figura centrale dello sport quale pratica e sistema etico-sociale storicamente nato per risolvere pacificamente conflitti e promuovere valori.
In questo saggio cercheremo di mettere in evidenza, attraverso l’uso della metodologia ermeneutica propria della filosofia dell’educazione come scienza umana, la funzione prettamente educativa svolta dall’arbitro o dal giudice sportivo, dimostrando come essa non sia limitata al qui ed ora di una gara o di una competizione sportiva, ma sia connessa con una pedagogia sociale dello sport molto più ampia, perché tende a considerare lo sport non solo come un sub-sistema della società ma soprattutto come uno straordinario mezzo educativo e di promozione dei valori etici nelle nuove generazioni. Se le scienze umane hanno consapevolezza e riconoscono la centralità dell’arbitraggio nello sport e del fatto che esso preservi i valori etici e sociali intrinseci in questa pratica umana, questa consapevolezza non è presente nella società ed in coloro che fruiscono dello sport in senso passivo (gli spettatori, ad esempio) o in senso attivo (gli stessi praticanti e gli atleti). Si tratta di una grave mancanza dal punto di vista educativo, che di fatto sottolinea non solo il fallimento dell’educazione sociale sportiva nella cultura e nella società contemporanea, ma anche la necessità di un impegno pedagogico per la sensibilizzazione delle coscienze e la costruzione – nel caso di una sua totale assenza – di una nuova e più efficace pedagogia sociale dello sport.
Questo impegno pedagogico richiede, tuttavia, anche un impegno che possiamo definire ermeneutico
di comprensione e di interpretazione dei nodi concettuali che possono permettere una lettura educativa dell’arbitraggio sportivo. L’arbitro o il giudice di gara hanno sempre svolto una funzione fondamentale nella storia dello sport e delle competizioni sportive, rivelandosi figure essenziali dello sport come sistema. Queste figure fondamentali hanno di fatto bisogno di un insieme specifico di competenze ermeneutiche e pedagogiche per sviluppare il loro agire professionale (Isidori, Müller, Kaya, 2012). L’arbitraggio, infatti, così come il giudizio sportivo, è fondamentalmente