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Davanti al Santo Uffizio, Filosofi sotto processo
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Davanti al Santo Uffizio, Filosofi sotto processo

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Sempre più larghe si dimostrano le ricerche e le acquisizioni relative in generale alla documentazione riguardante naturalisti e scienziati inquisiti o censurati (resa disponibile dall’ apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede), e alla individuazione dei criteri e dei metodi che quegli uffici adottarono e seguirono, come intorno a singoli casi di inquisizione e censura riguardanti filosofi e dottrine filosofiche rilevanti, da Cardano a Cremonini, da Francesco Giorgio Veneto a Bernardino Telesio, da Francesco Patrizi a Michel de Montaigne, da Francesco Bacone a Galileo e all’ambiente linceo, da Descartes e dalla diffusione del cartesianismo e del nuovo corpuscolarismo, a Spinoza, Malebranche, John Locke e Giambattista Vico.
L’azione della Chiesa cattolica sul punto, o meglio quella dei suoi diversi esponenti e uffici, di volta in volta impegnati sul fronte (pontefici, concili, congregazioni centrali, nunzi, vescovi, ordini religiosi, censori e inquisitori periferici), quanto fu organica, coerente, efficace, e quale sviluppo storico conobbe, attraverso quali permanenze, e quali oscillazioni o discontinuità?
A questa domanda si potrà offrire qui una risposta parziale, dal punto di vista costituito dai casi che si è scelto di riprendere in mano; mentre sempre più significativo appare il problema della evoluzione della disciplina che la Chiesa ha cercato di imporre alla discussione filosofica tra Medio Evo e Controriforma.
LanguageItaliano
PublisherSette Città
Release dateSep 29, 2011
ISBN9788878534315
Davanti al Santo Uffizio, Filosofi sotto processo

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    Davanti al Santo Uffizio, Filosofi sotto processo - Saverio Ricci

    EpubBook Information

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    Autore: Saverio Ricci

    Curatore: Matteo Sanfilippo, Massimo Carlo Giannini

    Collana: Studi di storia delle istituzioni ecclesiastiche 3

    Formato: 15 x 21 cm

    Legatura : Brossura

    Pagine: 228

    ISBN: 978-88-7853-152-9

    Prezzo: 26,00 €

    © 2009 Edizioni Sette Città

    Iª edizione, marzo 2009

    ISBN EBOOK: 978-88-7853-431-5

    Prezzo: 8,99 €

    © 2011 Edizioni Sette Città

    Iª edizione, settembre 2011

    Progetto grafico e impaginazione: info@virginiarte.it

    Proprietà letteraria riservata.

    La riproduzione in qualsiasi forma, memorizzazione o trascrizione con qualunque mezzo (elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, internet) sono vietate senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.

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    Sempre più larghe si dimostrano le ricerche e le acquisizioni relative in generale alla documentazione riguardante naturalisti e scienziati inquisiti o censurati (resa disponibile dall’ apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede), e alla individuazione dei criteri e dei metodi che quegli uffici adottarono e seguirono, come intorno a singoli casi di inquisizione e censura riguardanti filosofi e dottrine filosofiche rilevanti, da Cardano a Cremonini, da Francesco Giorgio Veneto a Bernardino Telesio, da Francesco Patrizi a Michel de Montaigne, da Francesco Bacone a Galileo e all’ambiente linceo, da Descartes e dalla diffusione del cartesianismo e del nuovo corpuscolarismo, a Spinoza, Malebranche, John Locke e Giambattista Vico.

    L’azione della Chiesa cattolica sul punto, o meglio quella dei suoi diversi esponenti e uffici, di volta in volta impegnati sul fronte (pontefici, concili, congregazioni centrali, nunzi, vescovi, ordini religiosi, censori e inquisitori periferici), quanto fu organica, coerente, efficace, e quale sviluppo storico conobbe, attraverso quali permanenze, e quali oscillazioni o discontinuità?

    A questa domanda si potrà offrire qui una risposta parziale, dal punto di vista costituito dai casi che si è scelto di riprendere in mano; mentre sempre più significativo appare il problema della evoluzione della disciplina che la Chiesa ha cercato di imporre alla discussione filosofica tra Medio Evo e Controriforma.

    --------------------------

    Edizioni SETTE CITTÀ

    Via Mazzini 87 • 01100 Viterbo

    tel +39.0761.304967 • +39.0761.1768103

    fax +39.0761.303020 • +39.0761.1760202

    info@settecitta.eu • www.settecitta.eu

    Sommario

    Premessa

    Capitolo I - Il diritto delle autorità cristiane a sindacare la filosofia

    Capitolo II - I provvedimenti medievali

    Capitolo III - I provvedimenti nell’età rinascimentale

    Capitolo IV - Nella Controriforma

    Capitolo V - Il ‘personale’ del Santo Uffizio e la filosofia

    Capitolo VI - I primi processi a Campanella, Stigliola sorvegliato, Bruno tra Venezia e Roma

    Capitolo VII - Il processo romano a Bruno, il caso Stigliola

    Capitolo VIII - Campanella e la congiura calabrese del 1599

    Capitolo IX - Il rogo di Bruno

    Capitolo X - Propheta e musca. Il processo napoletano a Campanella

    Capitolo XI - Il caso Heckius: un problema di famiglia

    Capitolo XII - Il prigioniero dei castelli di Napoli

    Capitolo XIII - Campanella dalla liberazione all’esilio

    Conclusioni

    Premessa

    In Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma,¹ ho cercato di affrontare, attraverso una serie di saggi, essenzialmente tre nodi problematici: i presupposti teologico-dottrinali, nel Medio Evo e nella prima età moderna, della verifica di ortodossia condotta dall’ inquisizione e dalla censura ecclesiastica romana, tra Cinque e Seicento, sulla filosofia e sui filosofi, e l’eresia come rischio permanente nel confronto del cristiano con le scienze speculative, in alcune voci del XVI secolo di parte teologica ed ecclesiastica; l’incrocio di molteplici aspetti della questione nei casi di censura relativi a Montaigne e a Bernardino Telesio, compiendo riferimenti anche a processi o inchieste di Santo Uffizio che avessero risvolti di censura (Cardano, Cremonini); il complicarsi di casi di censura, di nuovo Telesio, e anche quello concernente Francesco Patrizi, nel contestuale processo di riforma dell’Indice dei libri proibiti proceduto tra i regni di Sisto V e di Clemente VIII, e in relazione al problema della expurgatio dei libri di filosofia incorsi in divieti.

    In quella sede, ma lo riprendiamo qui, il discorso si sarebbe voluto prolungare fino alla considerazione di alcuni processi inquisitoriali molto celebri, e di altri meno noti, la cui conoscenza è stata integrata, in tempi recenti, da nuovi contributi e documenti. Si tratta dei casi di Tommaso Campanella² e di Giordano Bruno,³ e di Nicola Antonio Stigliola⁴ e di Jan van Heeck.⁵ E tanto allo scopo di tentare uno sguardo d’insieme, sebbene certo non esaustivo, sull’atteggiamento delle strutture sia inquisitoriali, sia censorie nei confronti della filosofia e dei filosofi durante la Controriforma, nella prospettiva di cogliere continuità, ma anche di non trascurare incongruenze.

    Sempre più larghe si dimostrano le ricerche e le acquisizioni così relative in generale alla documentazione riguardante naturalisti e scienziati inquisiti o censurati (resa disponibile dall’ apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede), e alla individuazione dei criteri e dei metodi che quegli uffici adottarono e seguirono,⁶ come intorno a singoli casi di inquisizione e censura riguardanti filosofi e dottrine filosofiche rilevanti, da Cardano a Cremonini, da Francesco Giorgio Veneto a Bernardino Telesio, da Francesco Patrizi a Michel de Montaigne, da Francesco Bacone a Galileo e all’ambiente linceo, da Descartes e dalla diffusione del cartesianismo e del nuovo corpuscolarismo, a Spinoza, Malebranche, John Locke e Giambattista Vico.⁷

    L’azione della Chiesa cattolica sul punto, o meglio quella dei suoi diversi esponenti e uffici, di volta in volta impegnati sul fronte (pontefici, concili, congregazioni centrali, nunzi, vescovi, ordini religiosi, censori e inquisitori periferici), quanto fu organica, coerente, efficace, e quale sviluppo storico conobbe, attraverso quali permanenze, e quali oscillazioni o discontinuità?

    A questa domanda si potrà offrire qui una risposta parziale, dal punto di vista costituito dai casi che si è scelto di riprendere in mano; mentre sempre più significativo appare il problema della evoluzione della disciplina che la Chiesa ha cercato di imporre alla discussione filosofica tra Medio Evo e Controriforma, dal quale prendiamo l’avvio.

    Roma, dicembre 2008

    Saverio Ricci

    1 Roma, Salerno Editrice, 2008.

    2 Intorno alle vicende disciplinari, inquisitoriali e censorie di Campanella cfr., anche per la letteratura precedente, G. Galasso, Società e filosofia nella cultura napoletana del tardo Rinascimento, in id., Alla periferia dell’Impero. Il Regno di Napoli nel periodo spagnolo (secoli XVI-XVII), Torino, Einaudi, 1994, pp. 120-56; E. Canone, L’editto di proibizione delle opere di Bruno e Campanella, «Bruniana & Campanelliana», I, 1995, pp. 43-61; L. Firpo, I processi di Tommaso Campanella, a cura di E. Canone, Roma, Salerno editrice, 1998; L. Spruit, I processi campanelliani tra Padova e Calabria. Documenti inediti dall’Archivio dell’inquisizione romana, «Bruniana & Campanelliana», VI, 2000, pp. 165-177; U. Baldini-L. Spruit, Campanella tra il processo romano e la congiura di Calabria: a proposito di due lettere inedite di Santori, ivi, VII, 2001, pp. 179-187; Tommaso Campanella e la congiura di Calabria, Atti del convegno di Stilo, 18-19 novembre 1999, a cura di G. Ernst, Stilo, Comune di Stilo, 2001; J.M. De Bujanda-E. Canone, L’editto di proibizione delle opere di Bruno e Campanella. Un’analisi bibliografica, «Bruniana & Campanelliana», VIII, 2002, pp. 451-480; G. Ernst, Il carcere il politico il profeta. Saggi su Tommaso Campanella, Pisa-Roma, Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, 2002, capp. III-IV; Id., Tommaso Campanella, Roma-Bari, Laterza, 2002, in partic. il cap. III; V. Frajese, Profezia e machiavellismo. Il giovane Campanella, Roma, Carocci, 2002; L. Spruit, A proposito dell’abiura di Campanella nel 1595, «Bruniana & Campanelliana», XII, 2006, pp. 191-194; G. Ernst, Postilla sull’abiura di Campanella e sul rogo dell’inglese, ivi, pp. 195-199; L. Spruit, Tommaso Campanella e l’Inquisizione. Note sulla nuova documentazione dell’Archivio del Santo Uffizio, in Laboratorio Campanella. Biografia, contesti, iniziative in corso, Atti del convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma, 19-20 ottobre 2006, a cura di G. Ernst e C. Fiorani, Roma, L’erma di Bretschneider, 2007, pp. 85-104; S. Ricci, Inquisizione, censura e filosofia nella Controriforma. Il caso Campanella e alcune recenti edizioni, «Rinascimento», s. II, vol. XLVII, 2007, pp. 411-423.

    3 Sul processo a Bruno vd., anche per la letteratura precedente, L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno, a cura di D. Quaglioni, Roma, Salerno editrice, 1993; L. Spruit, Due documenti noti e due documenti sconosciuti sul processo di Bruno nell’Archivio del Santo Uffizio, «Bruniana & Campanelliana», IV, 1998, pp. 469-473; S. Ricci, Giordano Bruno nell’Europa del Cinquecento, Roma, Salerno editrice, 2000, capp. VIII-VIII; D. Quaglioni, Ex his quae deponet iudicetur. L’autodifesa di Bruno, «Bruniana & Campanelliana», VI, 2000, pp. 299-319; F. Beretta, Giordano Bruno e l’Inquisizione romana. Considerazioni sul processo, ivi, VII, 2001, pp. 15-50; E. Canone, I due nuovi documenti del processo di Bruno nell’Archivio del Sant’Uffizio, ivi, VIII, 2002, pp. 481-485; L. Spruit, Giordano Bruno eretico: le imputazioni del processo nel contesto storico-dottrinale, in Cosmología, teología y religíon en la obra y nel proceso de Giordano Bruno, Atti del convegno di Barcellona, 2-4 dicembre 1999, a cura di M.A. Granada, Barcelona, Universitat de Barcelona, 2001, pp. 111-29: alle pp. 119-22, e Id., Una rilettura del processo di Giordano Bruno: procedure e aspetti giuridico-formali, in Giordano Bruno. Oltre il mito e le opposte passioni, a cura di P. Giustiniani et alii, Napoli, Facoltà Teologica dell’Italia meridionale-Sezione S. Tommaso d’Aquino, 2002, pp. 217-234. Ivi, cfr. anche Ricci, Da Santori a Bellarmino. La politica romana e il processo a Giordano Bruno, pp. 235-266, e P. Giustiniani, Bellarmino e Bruno. L’immaginario religioso di un inquisitore, pp. 267-314; M. Ciliberto, Per una interpretazione del processo a Giordano Bruno, in id., Pensare per contrari, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005, pp. 325-363; L. Boschetti, Sul processo di Giordano Bruno: indagini attorno all’eresia novaziana, «Rinascimento», s. II, XLVI, 2006, pp. 93-130; L. Spruit, Un nuovo documento sulla censura degli scritti di Bruno, «Bruniana & Campanelliana», XIII, 2007, pp. 573-576; M. Ciliberto, Giordano Bruno. Il teatro della vita, Milano, Mondadori, 2007, cap. X.

    4 Sul caso Stigliola vd., anche per la letteratura precedente, S. Ricci, Nicola Antonio Stigliola enciclopedista e linceo, con l’edizione del trattato Delle apparenze celesti, a cura e con un saggio di A. Cuna, «Atti della Accademia Nazionale dei Lincei», CCCXCIII, Classe di scienze morali, storiche e filologiche, Memorie, s. IX, vol. VIII, 1996, fasc. I.

    5 Intorno al caso van Heeck cfr. S. Ricci, Il caso Heckius, in I primi Lincei e il Sant’Uffizio: questioni di scienza e di fede, Convegno Linceo di Roma, 12-13 giugno 2003, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 2005, pp. 207-234. Ancora sui casi di Bruno, Stigliola e van Heeck, vd. le voci ad essi rispettivamente dedicate da S. Ricci nel Dizionario dell’inquisizione, diretto da A. Prosperi e i.c.s per la Scuola Normale Superiore di Pisa.

    6 Cfr. U. Baldini, Le congregazioni romane dell’Inquisizione e dell’Indice e le Scienze, dal 1542 al 1615, in L’inquisizione e gli storici: un cantiere aperto, Atti della Tavola rotonda nell’ambito della conferenza annuale della ricerca di Roma, 24-25 giugno 1999, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 2000, pp. 329-364, e Id., Filosofia naturale e scienza negli archivi romani del Sant’Ufficio e dell’Indice (sec. XVI), in L’Étude de la Renaissance nunc et cras, Atti del convegno di Ginevra, settembre 2001, a cura di M. Engammare, M.-M. Fragonard, A. Redondo e S. Ricci, Genève, Droz, 2003, pp. 215-37. La visuale è estesa al XVIII secolo in Id., Die römischen Kongregationen der Inquisition und des Index und der Naturwissenschaftliche Fortschritt im 16. bis 18. Jahrhundert: Anmerkungen zur Chronologie und zur Logik ihres Verhältnisses, in Inquisition, Index, Zensur: Wissenskulturen der Neuzeit im Widerstreit, H. Wolf (Hrsg.), Paderborn, Ferdinand Schöningh Verlag, 2001, pp. 229-278.

    7 Cfr., anche per ulteriore bibliografia precedente, i seguenti studi: U. Baldini, Cardano negli archivi dell’inquisizione e dell’indice. Note su una ricerca, «Rivista di storia della filosofia», n.s. LIII, 4, 1998, pp. 761-766; F. Beretta, Le procès de Galilée et les Archives du Saint-Office. Aspects judiciaires et théologiques d’une condemnation célébre, «Revue des sciences philosophiques et théologiques», 83, 1999, pp. 441-490; G. Costa, Vico e l’Inquisizione, «Nouvelles de la République des Lettres», 1999, II, pp. 93-124; M. Valente, Della Porta e l’inquisizione. Nuovi documenti dell’archivio del Sant’Uffizio, «Bruniana & Campanelliana», V, 1999, pp. 415-434; U. Baldini-L. Spruit, Cardano e Aldrovandi nelle lettere del Sant’Uffizio romano all’Inquisitore di Bologna (1571-73), «Bruniana & Campanelliana», VI, 2000, pp. 145-63; M. Fattori, Vafer Baconus: la storia della censura del De augmentis scientiarum, «Nouvelles de la République des Lettres», 2000, II, pp. 97-130; L. Spruit, Cremonini nella carte del Sant’Uffizio romano, in Cesare Cremonini. Aspetti del pensiero e scritti, Atti del Convegno di studio (Padova, 26-27 febbraio 1999), a cura di E. Riondato e A. Poppi, 2 voll., vol. I, Padova, Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, 2000, pp. 193-205; P. Totaro, Documenti su Spinoza nell’Archivio del Sant’Uffizio dell’Inquisizione, «Nouvelles de la République des lettres», 2000, I, pp. 95-128; J.-R. Armogathe-V. Carraud, La première condamnation des Oeuvres de Descartes, d’après des documents inédites aux Archives du Saint-Office, «Nouvelles de la République des Lettres», 2001, II, pp. 103-137; A. Artigas, Un nuovo documento sul caso Galilei: EE 291, «Acta Philosophica», X, 2001, pp. 199-214; T. Cerbu, Melchior Inchofer, «un homme fin et rusé», in J. Montesinos-C. Solìs (a cura di), Largo campo di filosofare. Eurosymposium Galileo 2001, La Orotava, Fundación Canaria Orotava de Historia de la Ciencia, 2001; M. Fattori, Altri documenti inediti dell’ Archivio del S. Uffizio sulla censura del De augmentis scientiarum di Francis Bacon, «Nouvelles de la République des Lettres», 2001, I, pp. 121-126; U. Baldini-L. Spruit, Nuovi documenti galileiani degli archivi del Sant’Ufficio e dell’Indice, «Rivista di storia della filosofia», n.s., LXVI, 2001, n. 4, pp. 661-699; C. Vasoli, Nuovi documenti sulla condanna all’Indice e la censura delle opere di Francesco Giorgio Veneto, in Censura ecclesiastica e cultura politica in Italia tra Cinquecento e Seicento, Sesta Giornata Luigi Firpo, Atti del Convegno di Torino, 5 marzo 1999, a cura di G. Stango, Firenze, Olschki, 2001 pp. 55-78; G. Costa, Malebranche a Roma. Documenti dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Firenze, Olschki, 2003; M. P. Donato, L’onere della prova. Il Sant’Uffizio, l’atomismo e i medici romani, «Nuncius. Annali di storia della scienza», XVIII, 2003, pp. 69-87; M. Valente, Correzioni d’autore e censure dell’opera di Cardano e U. Baldini, L’edizione dei documenti relativi a Cardano negli archivi del Sant’Ufficio e dell’Indice. Risultati e problemi, entrambi in Cardano e la tradizione dei saperi, a cura di M. Baldi e G. Canziani, Milano, Franco Angeli, 2003, rispett. alle pp. 437-456 e 457-515; M. Fattori, Censura e filosofia moderna. Napoli, Roma e l’affaire di Capua (1692-1694), «Nouvelles de la République des Lettres», 2004, I-II, pp. 17-44; F. Beretta, Orthodoxie philosophique et Inquisition romaine aux 16e-17e siècles. Un essai d’interpretation, «Historia philosophica», 3, 2005, pp. 67-96; Id. (a cura di), Galilée en procès, Galilée réhabilité?, Saint-Maurice, CH, Éditions Saint-Augustin, 2005, anche per la bibliografia alle pp. 115-124, nella quale si segnalano i numerosi importanti contributi del curatore; M. Fattori, Sir Francis Bacon and the Holy Office, «British Journal for the History of Philosophy», 13, 2005, pp. 21-51; I primi Lincei e il Sant’Uffizio: questioni di scienza e di fede, cit., 12-13 giugno 2003, Roma 2005; J.-R. Armogathe-V. Carraud, Les ‘Essais’ de Montaigne dans les archives du Saint-Office, in Papes, princes et savants dans l’Europe, Mélanges à la mémoire de Bruno Neveu, a cura di J.-L. Quentin e J.-C. Waquet, Genève, Droz, 2007, pp. 79-96; S. Ricci, Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma, cit., anche per precedente letteratura sui casi Giorgio Veneto, Cardano, Telesio, Patrizi, Cremonini, Montaigne; Id, La censura romana e Montaigne. Con un documento relativo alla condanna del 1676 edito a cura di C. Fastella, «Bruniana & Campanelliana», XIV, 2008, pp. 59-79; G. Costa, Alle origini del pensiero economico-sociale moderno: la Congregazione dell’Indice e Bernard Mandeville, «Nouvelles de la République des Lettres», 2008, I, pp. 7-74; G. Gasparri, Documenti dell’Archivio del Sant’Uffizio per servire alla storia del gassendismo in Italia (1668-1723), ivi, pp. 75-110; C. Carella, Le Meditationes cartesiane «Amstelodami 1709» e la condanna del 1720, ivi, pp. 111-119; M. Parise, Baconiana. L’affaire imprimatur al Della dignità e degli aumenti delle scienze, ivi, pp. 121-142.

    Capitolo I - Il diritto delle autorità cristiane a sindacare la filosofia

    La riconsiderazione dei casi di Campanella e di Bruno, e i meno noti di Stigliola e di Jan van Heeck, filosofi e naturalisti finiti davanti al tribunale del Santo Uffizio durante il regno di Clemente VIII, e tutti, tranne van Heeck, durante la vice-prefettura di Giulio Antonio Santori, comporta di ritornare a quando l’allora giovane e incipiente inquisitore, nella Deploratio delle calamità del suo tempo stesa per Pio IV e i Padri del Concilio di Trento tra il 1559 e il 1563, includeva i filosofi fra i peggiori nemici della Chiesa, trovandosi a stento, diceva, un buon cristiano fra di essi, ma piuttosto «plures haereticos», poiché essi «negano la creazione del mondo e di tutto l’universo, ponendo che nulla viene dal nulla, revocano in dubbio l’immortalità dell’anima; e ricercano con tanta ansia le cause seconde, da ignorare del tutto le prime».¹

    Il pregiudizio di Santori risentiva di una lunga tradizione, nella quale la ‘contiguità’-‘inclusione’ fra teologia cristiana e filosofia e al tempo stesso la ‘pericolosità’ della seconda per la fede, idee caratteristiche del cristianesimo dei primi secoli, e il tentativo di disciplinare il rapporto tra le due sfere, soprattutto in relazione agli sviluppi dell’aristotelismo e alla sua del resto indispensabile integrazione nel sistema universitario e formativo, sia dei laici che dei chierici, in Europa, durante il Medio Evo, si intrecciavano profondamente.

    Sebbene episodi di intolleranza verso filosofi e idee filosofiche siano presenti anche nella storia delle altre religioni monoteiste, e in quella dello stesso protestantesimo, che le strutture inquisitoriali e censorie cattoliche abbiano svolto, soprattutto in Italia e nei Paesi latini, durante il Medio Evo ma con rinnovato impegno durante la Controriforma, una funzione preponderante, per qualità e per quantità, nella vigilianza dell’attività filosofica, promuovendo una statica conservazione dell’aristotelismo nella sua versione tomistica, e ritardando o ostacolando il dibattito filosofico, costituisce un luogo comune piuttosto consolidato.

    Nel Discours preliminaire all’Encyclopédie (1751), nel contesto della sua requisitoria contro il medievale ‘regno delle tenebre’ teologico-scolastico su cui si era infine imposto quello luminoso della ‘ragione’, d’Alembert imputava all’inquisizione cattolica, rievocando per tutti il caso di Galileo, l’aver tentato di obbligare «la raison au silence», quasi vietando «au genre humain de penser».² Nella durissima offensiva anti-cattolica e ‘anti-papista’ svolta dal protestante Louis de Jaucourt – da un certo momento quasi ‘redattore unico’ dell’opera – attraverso il gran numero di voci di storia ecclesiastica, teologia e religione da lui firmate, e pertanto anche di Inquisition, Office, Congregation du Saint, e Tribunal de l’inquisition, l’attenzione prevalente, ispirata dalla tematica latamente illuministica della lotta al fanatismo, sembra essere quella per l’attività inquisitoriale di tipo specificamente religioso, ovvero per il contrasto sanguinoso della diversità di fede (in primo luogo la persecuzione di ebrei e moriscos in Spagna), e per i tratti politico-giurisdizionali, e per così dire ‘di civiltà’, della questione. Infatti l’autore chiude Inquisition citando l’invettiva dell’anonimo ebreo contro gli inquisitori ispano-portoghesi innalzata da Montesquieu (nell’Esprit des lois peraltro tempestivamente vietato dall’Indice cattolico nel 1751) a protesta universale contro quel tribunale, le cui gesta, se fossero ancora durate nel secolo dei lumi – che ne provocò infatti quasi dovunque l’agonia e infine praticamente la morte – ,³ avrebbero a buon diritto dimostrato al mondo, in avvenire, che nel «secolo in cui viviamo i popoli d’Europa […] erano barbari, e l’idea che si avrà di voi sarà tale da coprire d’infamia il vostro secolo, e gettare l’odio su tutti i vostri contemporanei».⁴

    Eppure de Jaucourt non mancava di attribuire all’ «établissement de ce tribunal» – la cui storia egli illustra sulla scorta delle ridotte conoscenze storiche del tempo, inseparabili da spunti polemico-ideologici –,⁵ anche l’ignoranza della «saine philosophie» nei paesi in cui fu lasciato agire. Egli compara a questo proposito la libertà di Cartesio in Olanda al destino di Galileo, che «à l’âge de 80 ans, gémissoit dans les prisons de l’inquisition, pour avoir découvert le mouvement de la terre».⁶

    Del resto già al principio del XVIII secolo, in Italia, in un’età e in un paese in cui le pronunce del Santo Uffizio e l’attività della censura sulla filosofia erano ancora piuttosto intense, si veniva formulando a quelle istituzioni l’accusa di proteggere, oltre e più che la fede cattolica, un pensiero filosofico, quello aristotelico, attardato e stantio, oltre che in sé piuttosto gravido di posizioni pericolose per la fede cristiana, e di ostacolare il progresso della scienza e dello spirito umano. Lo fa nel 1727 Nicola Averani, avvocato toscano, curatore di una contrastata ma infine pubblicata edizione degli Opera omnia di un filosofo fin lì passato indenne, ma con qualche fatica e repentaglio, attraverso la censura cattolica, Pierre Gassendi. Nel cuore di un’ accorata apologia della libera indagine filosofica e delle conquiste dei ‘moderni’, Averani esorta coloro che sono preposti alla custodia della vera fede ad additare i pericoli per questa contenuti nel pensiero aristotelico, del resto evidenziati in un antico manuale per gli inquisitori, il Directorium di Nicolau Eymerich («consulat Directorium Inquisitorum Fr. Nicolai Eymerici»), e a non frapporre più ostacoli al libero svolgimento del pensiero, e alla lettura di quella filosofia epicurea, che Gassendi ha reso pienamente compatibile con il cristianesimo, molto più di quanto non lo sia l’aristotelismo, come confermano i Padri della Chiesa.

    Il tema passò dall’illuminismo all’età romantica. Basti riferirsi, per l’importanza e l’influenza della sua impostazione, a Hegel. Secondo il filosofo tedesco, Lutero liberò la fede cristiana dall’abbraccio con la vecchia filosofia scolastica, e gettò le fondamenta della filosofia moderna e di una fede moderna, finalmente separate; liberazione reciproca da cui era potuta germinare la modernità statuale e sociale, ma anche quella spirituale e filosofica. Mentre la Chiesa cattolica, influenzata per sua parte da questo attacco protestante, avrebbe cercato nuova disciplina di sé, e pertanto rivisto i suoi secolari legami con la filosofia e con la scienza, finendo per disporsi contro alcune delle più innovative tendenze.

    Quell’abbraccio troppo stretto e infine ‘mortale’ tra fede e filosofia che Hegel ascriveva a merito di Lutero aver sciolto, era stato tuttavia costitutivo del pensiero cristiano e della società cristiana, e non lo fu del solo cattolicesimo. Giustamente Hegel rilevava come ancora al suo tempo si avvertisse «nella Chiesa cattolica e nel suo dogma la risonanza e per così dire l’eredità della filosofia alessandrina».⁹ Nulla di più vero. E il riferimento ad Alessandria d’Egitto e al neoplatonismo e neoaristotelismo che vi erano fioriti in età tardo-antica era quanto mai appropriato.

    Fin dal cosiddetto giudaismo ellenizzante, si pensi a Filone d’Alessandria, un autore di più larga fortuna nel mondo cristiano, piuttosto che in quello ebraico, l’Antico Testamento era stato avvertito come rivelazione (agli ebrei) di verità che su altro piano, quello della filosofia, i greci avevano derivato e tradotto in forma alterata, e lo stesso Filone proponeva una teoria del Logos divino di intonazione stoica. L’idea che attraverso i furta Graecorum alcuni contenuti della rivelazione scritturale fossero passati nella filosofia greca fu ben presto presente ai Padri della Chiesa, interessati dal II sec. in avanti a offrire il cristianesimo in una versione apprezzabile in circoli intellettuali pagani, sia per convertirli, sia per rovesciare la tesi della ‘irrazionalità’ del cristianesimo, del suo tratto ‘barbarico’, ‘superstizioso’, ‘inumano’. In un ambiente sociale e culturale nel quale la filosofia godeva di elevato prestigio, quale branca del sapere coltivata finanche da qualche imperatore e spesso presente nell’ entourage imperiale, il cristianesimo comincia a presentarsi, ma anche ad avvertire se stesso come non solo conciliabile con la filosofia, ma esso stesso ‘filosofia’. Pertanto, e questo sarebbe stato variamente interpretato in seguito, alcuni fra i Padri, e fra i

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