Quando la lingua del Signore è di un genere diverso: “femminismo” e religione nella letteratura inglese tra XVII e XVIII secolo
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Le opere delle scrittrici presentate in questo volume – Mary Astell, Catherine Talbot, Hester Mulso Chapone e Sarah Robinson Scott – qui tradotte, in parte, per la prima volta in italiano, rispondono ad entrambe le domande: nulla può essere più rivoluzionario di ciò che viene proposto dall’interno di un sistema con il fine di modificarne la struttura profonda. Esse dimostrano quanto, pur nella condizione di sub-alter(n)ità di cui le donne sono sempre state oggetto nella storia dell’umanità, il loro contributo sia stato determinante per una futura definizione del ruolo della figura femminile in seno alla società.
Astell e le sue “figlie” a lungo trascurate dalla critica femminista, poiché considerate eccessivamente conservatrici, vengono oggi finalmente presentate come degne di considerazione per una più approfondita analisi della letteratura femminile e della storia delle donne.
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Quando la lingua del Signore è di un genere diverso - Sonia Maria Melchiorre
Chieti)
Sonia Maria Melchiorre
QUANDO LA LINGUA DEL SIGNORE È DI UN GENERE DIVERSO:
femminismo
e religione nella letteratura inglese tra XVII e XVIII secolo
(con traduzioni dall’inglese)
Prima edizione: gennaio 2013
isbn: 978-88-7853-325-7
isbn ebook: 978-88-7853-472-8
Riproduzione vietata ai sensi di legge
(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633)
© Filippo Grazzini
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per Anna ∞
Tutto ciò che conduce alla vera grandezza d’animo è adatto a una donna cristiana […]
Tutto ciò che perfeziona e onora l’intelletto umano è adatto a una donna cristiana […]
Tutto ciò che apre la mente a un piacere nuovo e onesto è adatto a una donna cristiana.
(A.M. Van Schurman, 1639)
Essendo le regole del mondo fissate dagli uomini, esse sono sempre più severe per le donne che non per loro stessi […]
Ma se le vie degli uomini sono inique, quelle del Signore sono eque, e con Lui anche le donne troveranno giustizia.
(H. Mulso Chapone, 1807)
INTRODUZIONE
IL RECUPERO DI UNA TRADIZIONE
Un lavoro di critica implica la selezione, la reintegrazione, e la valutazione di opere recuperate dal passato e la stima, sebbene provvisoria, di opere prodotte nel presente. […] Laddove però la produzione aumenti e il pubblico diventi meno omogeneo – condizioni certamente applicabili all’Europa tra il 1660 e il 1800 – si rende necessaria l’elaborazione di sistemi di valutazione più complessi che rendano possibile da un lato una corretta stima del valore culturale delle opere e, dall’altro, la creazione di plausibili, sebbene provvisori, criteri di valutazione. Per realizzare entrambi gli obiettivi, tornerà utile elaborare un canone di qualche tipo. ¹
(J. Gorak, Canons and Canon Formation, 1997)
A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, la prima generazione di critiche femministe ha dimostrato quanto la ricerca di una tradizione femminile nella letteratura fosse un importante obiettivo da perseguire. Kate Millett fu tra le prime studiose a sostenere che tale letteratura, recuperata dal passato, dovesse essere studiata e valutata ponendola all’interno del contesto culturale in cui essa era stata prodotta.² Da quel momento, per i successivi dieci anni, la nuova corrente critica cosiddetta ginocritica
si concentrò sullo studio delle opere esclusivamente prodotte da donne col fine di individuarne tratti comuni.
È dunque a partire dagli anni Settanta che si comincia a considerare le scrittrici come un gruppo più o meno omogeneo e non come singole individualità, isolate e senza una genealogia. Fino a quel momento, come notava Adrienne Rich in un suo famoso scritto, ogni opera era stata recepita e studiata come se emergesse dal nulla, come se ciascuna di noi avesse vissuto, pensato e lavorato, senza passato.
³ Prima degli anni Settanta, nessuno aveva mai compilato neppure una bibliografia che si concentrasse sulla scrittura femminile. Per colmare quel vuoto, un importante contributo fu offerto in quegli anni dalle case editrici di nuova costituzione, la Virago e la Women’s Press in particolare, che cominciarono a ripubblicare molti lavori di scrittrici del passato scomparse dalla storia della letteratura. La conseguenza più immediata fu la creazione all’interno delle librerie di apposite sezioni dedicate alla letteratura femminile in cui vennero allocate, oltre alle loro opere, anche i primi importanti studi critici e le prime antologie. Grazie a queste ultime, a lungo ritenute le principali colpevoli dell’assenza delle scrittrici dalla storia della letteratura, le donne riprendono il loro posto all’interno del canone letterario.⁴
I primi studi approfonditi sulle scrittrici oggetto del presente lavoro apparvero a partire dagli anni Novanta, ad eccezione di quelli su Mary Astell il cui lavoro più importante A Serious Proposal To The Ladies (1694, 1697) venne anche tradotto in italiano nel 1982 e pubblicato assieme a un’opera di Daniel Defoe.⁵
Sylvia Harckstark Myers, nella monografia dal titolo The Bluestocking Circle, pubblicato nel 1990, notava che nel momento in cui aveva cominciato le ricerche per il suo studio, un incolmabile gap sembrava esistere tra l’opera di Mary Astell e Mary Wollstonecraft, tra la fine del XVII e la fine del XVIII secolo.⁶
Nella sua analisi, come il presente studio dimostra, Myers, pur avendo parzialmente colmato quel vuoto, manca però di evidenziare quanto l’opera di Mary Astell avesse inconfutabilmente impregnato l’opera delle tante scrittrici nel corso del Settecento. Astell, dunque, viene qui di seguito presentata non solo come capostipite
di una tradizione di donne intellettuali ma come la Stella Polare di tutte quelle scrittrici del XVIII secolo che trattarono temi di carattere religioso e di filosofia morale, assieme a quelle che scrissero rivendicazioni che oggi definiamo proto-femministe.
Il presente studio si concentra in particolare sul lavoro di tre scrittrici che, in diverso modo, fecero parte del famoso gruppo delle Bluestocking Ladies, che si riuniva attorno alla figura carismatica di Elizabeth Robinson Montagu: Catherine Talbot, Hester Mulso Chapone e Sarah Robinson Scott, come si dimostra, furono tra le scrittrici del Settecento quelle che più di altre ripresero, riadattandole ai loro scopi, le idee di Mary Astell.
CAPITOLO I
MARY ASTELL E UNA SERIA PROPOSTA ALLE SUE SORELLE
Posso affermare con certezza, che in alcun luogo la Religione Cristiana consenta ribellioni.
(M. Astell, An Important Enquiry into the Causes of Rebellion and Civil War in this Kingdom, 1703)
§1.1 UNA RIVOLUZIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE
Così si leggeva in un testo anonimo dal titolo Female Excellency; or, the Ladies Glory pubblicato nel 1688:
Men have the advantage of education […]
If women had the same helps, I dare not say but they could make as good returns, of which there have been many famous instances in former Ages. ¹⁷
Gli uomini godono del vantaggio dell’educazione […]
Se le donne ricevessero lo stesso aiuto, non escluderei che esse possano raggiungere i loro medesimi risultati, come dimostrano illustri esempi del Passato.
Il 1688 è in Inghilterra l’anno della Glorious Revolution, una rivoluzione avvenuta senza alcuno spargimento di sangue ma che rappresentò una rivolta generale nei confronti di ogni forma di autorità. Nel periodo della Guerra Civile, molte donne si espressero contro l’autorità patriarcale implicita nel concetto di monarchia, contro le consuetudini che, ad esempio, permettevano la violenza fisica sulle mogli, e sostennero inoltre la causa del divorzio come diritto delle donne tradite dai loro mariti.⁸
La ribellione contro il re, figura paterna per definizione, rappresentava il sintomo di un cambiamento che avrebbe avuto ripercussioni dirette sulla gerarchia familiare e sulle relazioni tra i suoi componenti. Era opinione diffusa al tempo, che la famiglia fosse organizzata come una piccola monarchia attorno alla figura del marito. Come tale veniva considerata una struttura gerarchica con un carattere patriarcale e autoritario che, esattamente come la monarchia, poteva divenire oggetto di contestazione.⁹
Le commedie della Restaurazione sembrano rappresentare bene il cambiamento in atto nella società del tempo. In esse sia l’istituto del matrimonio che, soprattutto, le figure maschili erano divenuti oggetto di scherno. Il teatro della Restaurazione, che - va sottolineato - vede l’ingresso sul palcoscenico delle donne, abbonda di figure femminili che fuggono con i loro amanti contro il volere dei genitori, che desiderano il matrimonio per garantirsi una personale indipendenza economica. Alcune di esse rifiutano addirittura di sposarsi, scegliendo piuttosto di perseguire interessi individuali¹⁰.
Mary Astell nelle sue rivendicazioni avrebbe potuto trovare sostegno nelle commedie della Restaurazione ma decise di non fare mai riferimento a nulla che avesse a che fare con il teatro, se non per attaccarlo. Appare significativo a tal proposito che Aphra Behn, la prima drammaturga di successo, non fu da lei mai considerata un esempio da imitare. Astell dimostra, in tal senso, il suo carattere fortemente conservatore e si schiera dalla parte di coloro che difendono l’istituto del matrimonio, cosa sacra, troppo sacra per essere trattata in modo così irrispettoso; troppo venerabile per essere oggetto di Scherno e Comicità
.¹¹ La scrittrice arriva addirittura ad additare gli autori di opere teatrali del periodo della Restaurazione come pericolosi nemici pubblici
che alimentavano gli effetti devastanti della rivoluzione sociale sull’organizzazione gerarchica della famiglia.
§ 1.2 DONNE ECCELLENTI E "FEMMINISTE" ZELANTI
Personaggio da emulare e omaggiare era invece una delle excellent females del XVII secolo, Anna Maria Van Schurman, la Minerva olandese
, che nel suo Whether a Christian Woman Should Be Educated (1641) propose l’idea di un’educazione più razionale per le donne.¹² Nobildonna calvinista, la Van Schurman riteneva che le donne avessero il diritto di ricevere un’educazione pari a quella degli uomini sebbene, evidentemente per non incorrere nella censura, affermasse che essa non doveva interferire con la regolare attività domestica.
Anna Maria Van Schurman intrattenne regolare corrispondenza da Utrecht con una importante scrittrice inglese del suo tempo, Bathsua Makin, la cui scuola per l’educazione delle Ladies divenne la più importante e famosa di Londra.¹³ Il titolo dell’opera più importante di Makin De Ingenii Muliebris, riprende in parte quello usato da Van Schurman in un’opera del 1639, Dissertatio, de ingenii mulieribus ad doctrinam, et meliores litteras aptitudine, che intendeva dimostrare la capacità della mente femminile di apprendere nozioni scientifiche e letterarie.¹⁴
Il lavoro di Makin fu tradotto in inglese con il titolo The Learned Maid nel 1659 fu più tardi ripreso e ampliato dalla stessa autrice e dato alle stampe nel 1673 con il titolo Essay to Revive the Antient [sic] Education of Gentlewomen. It doth appear out of Sacret Writ
, scriveva Makin, that Women were imployed in most of the great transactions that happened in the world, even in reference to Religion
. ¹⁵
Le sue argomentazioni furono successivamente riprese in A Serious Proposal to the Ladies (1694, 1697) di Mary Astell, sia nella prima parte della proposta, For