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Le storie di Nino: Antonio Gramsci raccontato ai più piccoli
Le storie di Nino: Antonio Gramsci raccontato ai più piccoli
Le storie di Nino: Antonio Gramsci raccontato ai più piccoli
Ebook76 pages46 minutes

Le storie di Nino: Antonio Gramsci raccontato ai più piccoli

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Nino è uno bimbo speciale e poi un ragazzetto diverso. Una malattia gli ha deformato la spina dorsale rendendolo un gobbetto. Ma questo, se gli ha reso un po’ più triste la vita, forse gli ha dato la possibilità di imparare a guardare nella realtà delle cose. Da grande Nino − Antonio Gramsci − era un uomo che metteva la libertà e i diritti umani al di sopra di tutto. Ma in Italia c’era al governo una dittatura, che lo fece arrestare e condannare perché osava dire la verità. Negli undici anni di prigionia, Nino scrisse lettere agli amici, ai famigliari in Sardegna, alla moglie e ai figli in Russia. Sono lettere struggenti, perché vere, sono lettere belle come fiabe. E in questo libro ve ne sono dodici, di fiabe, un numero magico dato da 11 + 1: undici gli anni di carcere e detenzione condizionata, uno l’anno che Antonio non ebbe per ritornare alla sua casa e vivere da uomo libero.
Attraverso i dodici racconti, ricavati dalla lettura delle sue centinaia di lettere, i lettori, grandi e piccini, potranno scoprire un libro utile e bello che cerca di restituire Gramsci alla sua Ghilarza e insieme di ricostruirne la voce e il canto.
LanguageItaliano
PublisherCondaghes
Release dateFeb 13, 2016
ISBN9788873568681
Le storie di Nino: Antonio Gramsci raccontato ai più piccoli

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    Le storie di Nino - Antoni Arca

    Antoni Arca

    I racconti di Nino

    In viaggio tra le lettere dal carcere di Antonio Gramsci ai più piccoli

    illustrazioni di Annalisa Masala

    ISBN 978-88-7356-868-1

    Condaghes

    Indice

    Premessa

    Il topo e la montagna

    Elettore bambino

    Il primo della classe

    Il mendicante di fiabe

    Sangue sulle dita

    A volo di bicicletta

    Il drago di gioddu

    Il supersardo

    Ghilarza

    Un gigante piccolino

    Babbo Babar

    Il mostro

    Biografia

    L'Autore e l'Illustratrice

    La collana Il Trenino verde

    Colophon

    Premessa

    Decisi di scrivere questo libro molti anni fa, non so esattamente quando, forse già la prima volta che mi capitò di cominciare a leggere una delle lettere dal carcere di Antonio Gramsci, in occasione del cinquantenario della sua morte. Adesso, vent’anni dopo, e molte edizioni aggiornate delle lettere, finalmente, mi decido a scriverlo. Finalmente per me, non certo per il lettore, e sem­mai per i miei amici, che non mi sentiranno mai più dire come vorrei scrivere un libro per ragazzi con al centro i temi gramsciani e la sua figura umana. Adesso il libro è qui, scritto da me e illustrato da Annalisa secondo una linea grafico-narrativa che abbiamo concordato insieme.

    Spero che possa piacere e che possa essere utile, e a chi voglia approfondire, dico che esistono decine di edizioni delle Lettere dal carcere. La prima uscì nel 1947 e vinse il premio Via­reggio; era la più incompleta, ovviamente, perché molte lettere non erano state ancora rinvenute. Nel tempo ne uscirono tante altre, volu­ta­mente parziali o volutamente sempre più aggiornate. Alcune mettono in evidenza il rapporto con la famiglia in Russia, altre i legami con la famiglia in Sardegna, altre il lavoro politico, altre in­tendono mostrare una sintesi del tut­to. Per quanto mi riguarda, faccio riferimento all’edizione di Antonio A. Santucci pubblicata da Sellerio nel 1996. Un repertorio più completo, credo, è reperibile solo visitando la Fondazione Istituto Gramsci di Roma.

    Antoni Arca

    Il topo e la montagna

    Nella casa di Ghilarza il bimbo dorme. Ha giocato tutto il giorno e adesso è stanco. Nel­la casa di Ghi­larza tutti dormono. Dorme la mamma, dor­me la zia e dormono i fratelli: quelli più grandi, un maschio e due femmine, e quelli più piccoli, una femmina e due maschi; sette in tutto, e lui è il quarto, non il più piccolo, ma il più malato. Dormono tutti, anche il bricco del latte per il quarto bambino, quello malato, il bambino che ne ha bisogno più di tutti quanti gli altri.

    Dormono tutti nella casa di Ghilarza, tutti tranne un topolino. Lui non dorme, lui ha fame. E il topino affamato beve il latte, perché ha fa­me, perché ha sete e se non si nutre morirà, e se muore non potrà più essere utile alla famiglia. Quindi be­ve, beve tutto quanto il latte del bambino ma­lato intanto che tutti dormono, nella casa di Ghi­larza.

    Al mattino, al primo sole, si sveglia la mamma, si sveglia la zia e poi le sorelle e infine i ­fratelli.

    Oi, oi, gridano le donne. Ai, ai, affermano i fratelli. E tutti insieme si guardano intorno e ca­piscono che nessuno di loro può avere rubato il latte. E allora chi? Chi ha potuto fare questo alla povera casa dei sette fratelli di cui il quarto è malato?

    Il topino viene svegliato dalle urla e capisce di averla fatta grossa. Se si fosse accontentato di qualche sorsata, nessuno vi avrebbe fatto caso, invece lo ha bevuto tutto quel poco latte mentre tutti dormivano.

    Disperato, il topino, si mette a saltare per la casa; corre veloce da una parte all’altra del pavimento perché lo vedano e perché capiscano quanto sia addolorato. E, senza aspettare che la pa­drona di casa si armi di scopa, prende la rincorsa e sbatte violentemente la propria testa contro il muro. Una, due,

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