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Nessuno tocchi Abele
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Nessuno tocchi Abele

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Dalla parte delle vittime. Nove racconti che spero faranno male, perché si pensi di più ad Abele, oltre che a Caino.
LanguageItaliano
Release dateDec 8, 2015
ISBN9788892527119
Nessuno tocchi Abele

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    Nessuno tocchi Abele - Angela Giulietti

    Jessica

    Prefazione

    Ho scritto questo libro perché sono stufa. Sono stufa di vedere che si cerca sempre di giustificare chi commette qualcosa di terribile, facendo appello alla carità e alla comprensione. Sono stufa di leggere di vittime cui non è stata resa giustizia. Ogni giorno mi imbatto in qualcosa che mi fa incazzare.

    Mi sale il sangue alla testa tutte le volte che assisto a un'ingiustizia. Io darei l'ergastolo a chi causa un incidente mortale, e invece a che punto siamo? Che si tenta di inasprire le pene, ma ogni volta chi uccide se la cava con pochi giorni di carcere, o una multa. E Abele? Cazzo, pensano tutti a Caino, ad Abele chi ci pensa? Chi difende le vittime, le loro famiglie e i loro amici?

    Una donna distratta tempo fa vicino a casa mia ha ammazzato un ragazzino. Davanti agli occhi della madre. Pochi mesi dopo, sempre nella mia zona, un 90 enne ha investito una neonata facendo retromarcia. Se ne parla per 3-4 giorni sui giornali e poi più nulla. Ma questi sono delitti! Che tu abbia 19 anni, o 50 , o 90, alla guida devi stare attento e se non sei in grado di guidare che ti tolgano quell'arma letale da sotto il culo!

    Parlate al cellulare, bevete, fate uso di droghe oppure semplicemente siete distratti o avete i riflessi rallentati. E così uccidete persone innocenti. A voi sta bene? A me NO! Sapete cosa? Che della vostra vita non mi importa nulla. A me importa delle vite che stroncate, solo perché qualcuno è passato da lì a quell'ora, quel giorno.

    Poi, come se non bastasse, mi imbatto in articoli che parlano di quanto i coniugi Romano, gli assassini di Erba, si amino, e mi ripugna quel giornalista che infila la parola amore raccontando di una coppia che ha fatto fuori 4 persone, tra cui un bambino.

    Assassini che escono dal carcere perché l'ergastolo non è mai un vero ergastolo e poi magari si sposano, vanno nei talk show, scrivono le loro memorie... e le vittime? E Abele?

    Ci sono secoli di letteratura sui criminali. Libri che leggo anch'io, perché l'argomento mi intriga molto. Quelle sono figure che affascinano, colpiscono. Non c'è quasi nulla sulle vittime. povere vite spezzate e poi ignorate. Perché al lettore interessa sapere come l'assassino ha ucciso, cosa gli passava per la mente, ma non gli importa nulla della vittima, che in fondo conduceva una vita normale, regolare, come tanti altri. Non si entusiasma se legge che qualcuno andava al lavoro ogni giorno alla stessa ora, aveva un partner, giocava a calcetto, o faceva shopping, o riceveva gli amici. Queste sono cose banali, non c'è violenza, non c'è depravazione... questa è la vita comune.

    Il ciminale ha, bene o male, un seguito. La vittima viene messa da parte. Perde, insomma. Perde per tre volte. La prima volta perché è stata ammazzata. La seconda perché chi l'ha uccisa sconterà una pena ridicola in confronto al delitto commesso. E la terza perché il suo nome, i suoi sogni, le sue speranze e ciò che era resteranno come piccoli trafiletti di cronaca che è inutile raccontare alle generazioni che verranno.

    E nulla cambierà mai. Si piange per un po'. Si guardano le foto. Si fa un commento. E dopo pochi mesi ci dà quasi fastidio sentirne parlare. L'italiano medio conosce i nomi degli assassini ma scorda presto quelli delle vittime. E più erano persone comuni, più velocemente li scorderà.

    Io ho sempre amato le persone normali. Io quasi non faccio caso alla morte di un vip, specie se è in là con gli anni. Cerco sempre le storie della gente come me, mi informo, la sento più vicina. Ma poi, leggo post di sconforto per sportivi, attori e cantanti, che vanno avanti per giorni, poi c'è l'anniversario, poi il secondo anniversario... e nessuno fa caso se a morire è un impiegato, una parrucchiera o uno studente. Vorrei che questo cambiasse, ma più conosco i miei simili e più mi scoraggio. Amano chi sta in prima pagina, ignorano chi sui giornali ci finisce solo perché è morto. Forse è una patologia epidemica, incurabile, inarrestabile.... oppure, forse, da qualche parte, c'è qualcuno come me, che

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