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Il Cerchio Firenze 77, Una storia vera divenuta leggenda Vol 1
Il Cerchio Firenze 77, Una storia vera divenuta leggenda Vol 1
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Il Cerchio Firenze 77, Una storia vera divenuta leggenda Vol 1

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About this ebook

In questo libro, primo di tre volumi, viene narrata la storia del Cerchio Firenze 77, un gruppo di persone che attraverso gli anni ha fatto un lungo lavoro di comunicazione con l’Aldilà, con manifestazioni di ogni tipo - trance medianica, apporti, fotografia dell’invisibile, scrittura automatica, luminosità, trasporto della materia, levitazione; un fenomeno dagli aspetti assolutamente straordinari durante il quale esseri di grande levatura spirituale hanno affrontato con dovizia di particolari temi alti, come il destino umano, il libero arbitrio, il trapasso, l’immortalità dell’anima e le dimensioni di esistenza ultra-umana.
Questo è un resoconto chiaro e dettagliato su questo famoso fenomeno di alta medianità spirituale. Se si pensa quanto delicati, controversi e profondi sono i temi affrontati dal Cerchio Firenze 77, si capisce quanto c’era bisogno di mettere tutto questo materiale in un ordine rigoroso e completo. Qui troverete cronache, persone, fatti: storia e microstoria. Un libro così ci voleva. E, vivaddio, un libro scritto finalmente come si deve.
LanguageItaliano
Release dateDec 21, 2015
ISBN9788892531864
Il Cerchio Firenze 77, Una storia vera divenuta leggenda Vol 1

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    Il Cerchio Firenze 77, Una storia vera divenuta leggenda Vol 1 - Enrico Ruggini

    Enrico Ruggini

    Il Cerchio Firenze 77, una storia vera divenuta leggenda

    UUID: fc556878-7618-11e7-bba4-49fbd00dc2aa

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Copertina

    Il Cerchio Firenze 77, una storia vera divenuta leggenda

    Indice

    Dedica

    Prefazione

    Introduzione

    1) 28 maggio 1946

    I primi anni

    La semina

    2) Il gruppo di Brescia

    3) La confessione

    4) Egisto il condottiero

    5) L’arrivo del fornello

    6) L'anello della baronessa

    7) Il Librone rosso

    8) La segretaria

    9) I poteri misteriosi di Roberto

    10) La smaterializzazione del medium

    11) Michel dei miracoli

    12) La medaglia

    13) Il Fratello Orientale

    14) Una missione delicata

    15) Teresa delle rose

    16) Le parole della Realtà

    17) Il Pievano Arlotto

    18) Incontri

    19) Il Fratello Massone

    20) Una foto dall'aldilà

    21) Il tavolo impazzito

    Al centro del Cosmo

    22) Ringraziate questo signorino

    23) Un posto fisso

    24) Tempo di cambiamenti

    25) L'arco voltaico

    26) Sonata drammatica

    L'altra metà della vita

    27) Colpo di scena

    28) Colloqui

    29) La prima volta a Ceppeto

    Ringraziamenti

    Dedica

    A mio padre Giuliano Ruggini

    che mi ha insegnato la rettitudine

    e il coraggio di vivere

    Prefazione

    Questo libro è il primo di tre volumi nei quali Enrico Ruggini racconta la storia del Cerchio Firenze 77, un gruppo di persone che attraverso gli anni ha fatto un lungo lavoro di comunicazione con l’aldilà, con fenomeni di ogni tipo – trance medianica, apporti, fotografia dell’invisibile, scrittura automatica, luminosità, trasporto della materia, levitazione. Spesso le parole degli spiriti parlano di temi alti, come il destino umano, il libero arbitrio, l’immortalità dell’anima. Quale che sia il nostro atteggiamento nei confronti del mistero, non si può provare che un grande rispetto verso i protagonisti di queste vicende, un rispetto che è dovuto anzitutto per chi prova sentimenti verso i cari che non ci sono più, e poi anche per chi studia e sperimenta attraverso gli anni con il mondo intangibile, accumulando un’ingente materiale di fenomeni ed esperienze.

    Un libro così ci voleva. Perché anche se già su questi argomenti la documentazione c’è, questo contributo è ricco di informazioni; è infatti un resoconto chiaro e dettagliato sul Cerchio Firenze 77, una vera e propria istituzione che fa parte del panorama fiorentino da più di settant’anni. Soprattutto se si pensa quanto delicati, controversi e profondi sono i temi affrontati dal Cerchio Firenze 77 si capisce quanto c’era bisogno di mettere tutto quanto in un ordine rigoroso e completo. Qui troverete cronache, persone, fatti: storia e microstoria. Ognuno poi è lasciato libero di trarre da questo prezioso materiale le interpretazioni che crede.

    Devo dire che la mia prima reazione nel leggere questo libro è stata di sollievo, perché è scritto davvero bene, e di testi ben scritti c’è una certa penuria. I personaggi sembra di finire per conoscerli davvero, le vicende raccontate con precisione e ricchezza di particolari catturano l’attenzione fin dalla prima pagina. La parlata fiorentina ti pare di sentirla risuonare in tutte le sue sfumature. Una menzione particolare la merita quella che io chiamerei la vecchia Firenze. Come in una seduta spiritica, la vecchia Firenze rivive disinvolta nella narrazione, come se non fosse mai scomparsa. Si rivede la Firenze dei tardi anni quaranta e degli anni cinquanta, quando la gente passava le serate attorno alla radio, e poi qualche anno dopo magari andava a vedere Lascia o raddoppia al cinema; quando i bambini giocavano per strada, veniva l’uomo del ghiaccio a rifornire la ghiacciaia o l’ombrellaio per riparare ombrelli, e il latte veniva portato in bottiglie di vetro col sigillo di latta. La campagna si mescolava con la città, il verde dei campi abbondava là dove ora ci sono solo cemento e traffico. Di supermercati ancora non si parlava, c’erano ancora le botteghe. Alcune descrizioni sono dei capolavori, come la bottega del non vedente, un cieco che aveva un negozio di merceria e sapeva dove trovare esattamente ogni cosa. Insomma: c’è la storia dei fatti, ma anche la descrizione dei personaggi e delle idee da cui sono guidati. Che cosa si può chiedere di più? Il libro ricrea un mondo, che ora ci appare più semplice e pulito del nostro, e un po’ di nostalgia ce la fa proprio provare.

    Se poi uno è interessato ai fenomeni metapsichici, qui ne trova un ricchissimo campionario, e perfino gli scettici resteranno esterrefatti. Nella migliore delle ipotesi, questa è la grande narrazione di un esperimento che si sviluppa nel tempo e produce una sequenza di fenomeni sbalorditivi. Nella peggiore delle ipotesi, invece, nella prospettiva scettica, ci troviamo qui di fronte a un resoconto antropologico e storico di prim’ordine. Non c’è che da ringraziare chi con tanta attenzione, cura e pazienza ha raccolto in maniera organica un materiale che non si può ignorare.

    Piero Ferrucci

    Introduzione

    Quando ho iniziato a scrivere questa storia del Cerchio Firenze 77 non avevo un’idea precisa nella testa: sapevo solo che da oltre 25 anni andavo raccogliendo le testimonianze di tante persone che avevano partecipato alla vicenda del Cerchio, alcune solo occasionalmente, mentre altre vi erano state coinvolte per molta parte della loro vita, ed altre ancora ne erano state delle vere e proprie colonne. Il motivo che mi aveva spinto a registrare i loro ricordi era il timore che andassero perdute le tracce della tanta umanità che si era intrecciata con le voci dei Maestri. In quasi 38 anni di comunicazioni medianiche, un mare di normalità aveva affiancato un fenomeno che si era caratterizzato per i suoi aspetti più incredibili e per avere annullato il confine che separa il possibile dall’impossibile; in presenza di quella normalità l’ Insegnamento dei Maestri si era dipanato per decenni, scegliendo persone qualsiasi quali Loro depositarie in questa nostra dimensione di esistenza. Del fenomeno e della sua eccezionalità, come pure degli elevatissimi Insegnamenti spirituali che in seno ad esso erano stati enunciati, si era già molto scritto e parlato; esistevano numerosi volumi che raccoglievano l’intero corpo delle rivelazioni fatte dalle Guide immateriali. In quei libri già comparivano le relazioni di alcuni testimoni, solitamente in forma anonima, e quando erano presentati col loro nome, si trattava di personalità la cui testimonianza doveva, a vario titolo, dare lustro e, in qualche modo, aggiungere credito a pagine che non ne avevano alcun bisogno. Ma ciò che non vi compariva era chi fossero quegli anonimi testimoni e tutti gli altri, moltissimi, che avevano partecipato con il loro cuore e con il loro stupore, con il loro raziocinio e con la loro devozione. E soprattutto con la loro normalità.

    Così come non vi comparivano le loro storie, le storie di chi aveva dato l’inconsapevole avvio a tutta questa incredibile vicenda, le storie di chi aveva speso molta parte della propria vita perché nella vita di tutti si radicasse qualcosa di quell’esperienza; ma ciò che forse più di tutto mi premeva aveva a che fare con una sensazione che mi accompagnava fin dagli inizi della mia frequentazione con il gruppo fiorentino. Con il passare degli anni, partecipando a convegni, a letture, tenendo conferenze, incontrando gruppi di studio, presentando i messaggi delle Guide, mi ero reso conto che coloro che avevano avuto a che fare con il Cerchio Firenze 77 venivano identificati come "quelli del Cerchio", e considerati, solo per questo, speciali. La convinzione che talvolta accompagnava chi si avvicinava al Cerchio attraverso ai libri pubblicati, era che l’aver partecipato (come nel mio caso) anche ad una sola seduta del Cerchio Firenze 77 stabilisse tra il privilegiato di turno e tutti gli altri meno fortunati di lui un’insuperabile divario, una linea di demarcazione che era anche un imprinting di carattere spirituale; questa convinzione induceva equivoci e mitologie che imbarazzavano e che inevitabilmente generavano confusione. Gli equivoci di cui parlo, nella versione più spinta, erano di doppia natura: ossia che i fortunati fossero di una certa levatura interiore e che certe esperienze fossero per pochi eletti. Nella versione più contenuta, veniva, sempre a quei fortunati, assegnata una invisibile patente di diverso dai comuni mortali.

    Tutto questo ovviamente non corrispondeva alla realtà dei fatti: centinaia di persone hanno avuto modo di partecipare alle sedute delle Guide fiorentine, di ascoltare con le loro orecchie le Voci parlare, e di vedere con i loro occhi i miracoli che si sono prodotti, con cadenza settimanale o quindicinale, nel corso dei tanti anni di attività della Cerchia. Ed erano tutte persone normali, come me e come voi; assolutamente normali. Tra questi vi erano persone di cultura e persone senza cultura, credenti di una fede o dell’altra, ma anche atei o agnostici, personaggi noti ed altri sconosciuti, diversi per estrazione sociale e per ceto, per età, per educazione, per etnia, per professione, casalinghe, attori, scrittori e poeti, professori, studenti, operai, ingegneri, medici, religiosi, artigiani, poveri o benestanti, aristocratici, militari, funzionari, giornalisti, una presenza talmente variegata da riprodurre, e forse simbolizzare nel piccolo contesto del Cerchio Firenze 77, la molteplicità della vita umana. Persone che, proprio per le loro diversità e peculiarità, non si sarebbero altrimenti frequentate, venivano lì riunite dal comune interesse per quel che lì avveniva, in quel luogo-non luogo dove ogni categoria umana, ogni classificazione, ogni titolo, ogni distinzione perdeva il suo valore e ciò che invece risaltava era l’umanità, la semplice umanità di ognuno, posta difronte ai grandi temi della spiritualità, dell’esistere, del vivere, del morire, del senso nascosto di qualsivoglia aspetto della realtà.

    Oltre a questo, sentivo la mancanza di una descrizione anche aneddotica di come si fossero svolti i fatti, di come molti destini si fossero intrecciati tra di loro e avessero spinto avanti la storia sia di questo gruppo di persone, e sia di tutta la vicenda nella sua complessità; mi mancava una visione d’insieme, mi mancavano certi passaggi che avevano legato le vicende terrene con quelle dello Spirito. Possiamo immaginare che dall’ Altra dimensione le cose siano state predisposte e poi guidate e che certi scenari fossero già presenti nella Coscienza che tutto conosce, ma il loro realizzarsi tra di noi ha visto l’impegno di persone, ha visto lo scorrere dei giorni e del tempo dell’uomo, e ciò che è da sempre presente nella Realtà senza tempo, ha dovuto prendere forma e divenire, svolgersi, attuarsi ed essere vissuto, mescolando la propria essenza eterna con il mondo dei viventi, dove le cose prima non ci sono, poi arrivano, si realizzano e passano scomparendo dentro i magazzini della memoria e dove il futuro è sempre davanti, sempre in attesa di essere raggiunto dal presente.

    Ecco dunque, con questo libro, prendere forma la possibilità di riempire quelle lacune, e forse di fare chiarezza, o perlomeno di offrire un punto di vista meno fantasioso e immaginifico e più vicino alla realtà di questa vicenda. Mentre i capitoli prendevano corpo, capivo finalmente perché avevo raccolto tutte quelle testimonianze da persone che ormai non erano più tra noi. I loro racconti, conservati in decine e decine di nastri registrati, sarebbero tornati a rivivere sulle pagine di questa raccolta. E forse molte altre persone, che niente sapevano del Cerchio Firenze 77, lo avrebbero scoperto e conosciuto attraverso chi l’aveva vissuto.

    Il lavoro è durato anni. C’era da riprendere in mano una quantità enorme di materiale del quale, in gran parte, nemmeno ricordavo più i contenuti, e c’erano da colmare vuoti, aggiungere interviste e inserire le varie testimonianze dentro una storia che aveva avuto il suo corso, diverso dalle vicende dei singoli partecipanti. C’era da far procedere insieme la storia ufficiale del Cerchio, quella delle sedute, dei Maestri, dei fenomeni, degli insegnamenti, dei libri, con le storie di tanta gente, inserite nel contesto sociale di un’epoca che andava dal dopoguerra alla metà degli anni ’80. Una parte considerevole del mio lavoro è consistita nel tentativo di collimare le molteplici versioni che i testimoni davano di uno stesso fatto, con l’intento di avvicinarmi il più possibile alla verità di quanto raccontato, e anche di ricostruire una cronologia dei tantissimi eventi accaduti nel corso di quasi un quarantennio. Per la verità, le differenze tra una versione e l’altra riguardavano più certi particolari o le sensazioni personali di cui ognuno conservava il ricordo, ma i fatti in se stessi sono stati tutti e sempre confermati dai vari racconti. Quindi, tutto quello di cui leggerete di seguito è accaduto, tutto quanto; e anzi, più e più persone, in maniera indipendente le une dalle altre e spesso a distanza di anni tra di loro, hanno testimoniato ognuno degli episodi che sono descritti. In alcuni casi, cercando verifiche o precisazioni, ho intervistato di nuovo coloro dei quali conservavo già la testimonianza registrata più di venti anni prima, e la seconda intervista combaciava con la prima, e trovava conferme nelle successive interviste degli altri.

    Mia la scelta dello stile narrativo, quasi romanzato in certe parti, miei i pochi e brevi dialoghi tra i protagonisti degli episodi proposti in una versione italianizzata di quella parlata toscana della quale si sta ormai perdendo memoria; ma anche questi sono stati sviluppati sempre seguendo le indicazioni del protagonista di turno. Ognuno dei testimoni ancora in vita ha letto e approvato la mia ricostruzione del suo racconto, e ogni singolo episodio è poi passato al vaglio di coloro che da più tempo avevano frequentato la Cerchia fiorentina. Tra questi in particolare Mara Marapodi e soprattutto Franca Audisio, che a dispetto dell’età avanzata mantengono una invidiabile lucidità e ricordi nitidi di quanto accaduto fin dai primordi di quest’avventura, e che rappresentano la memoria storica del Cerchio, hanno supervisionato il lavoro, correggendo le inesattezze e arricchendo i racconti con particolari tanto preziosi quanto sconosciuti ai più. Loro, e alcune altre persone, hanno dato un contributo fondamentale a questo lavoro di ricerca e di sistematizzazione, e il loro beneplacito è stato per me, mese dopo mese, anno dopo anno, un requisito irrinunciabile per mantenere la rotta nel mare magnum di tanti fatti e soprattutto di tanta vita trascorsa. Là dove comparivano divergenze nei racconti e dove non fosse possibile raccogliere informazioni ulteriori, la mia scelta è stata sempre quella di privilegiare la versione del protagonista dell’episodio che veniva narrato.

    Tantissime testimonianze, dunque, raccolte in tre volumi, secondo una corretta cronologia e corredate dei riferimenti bibliografici ai libri del Cerchio Firenze 77. I capitoli, che mantengono il loro numero progressivo nei tre volumi in cui sono suddivisi, sono complessivamente 77. Molte, ma veramente molte altre storie avrebbero potuto fare parte di questa raccolta, ma alcuni dei testimoni hanno deciso di mantenere il riserbo su questa loro esperienza, e altre non vi hanno trovato posto solo per mere questioni editoriali, di spazio e di dimensione. Ma quelle storie, tutte meravigliose, avrebbero potuto stare accanto a quelle pubblicate con pari dignità. E forse, chissà, i capitoli dovevano essere 77, in ossequio al significato di questa Cifra.

    Il lettore vedrà, come già in questa introduzione, che c’è un largo uso di corsivo nel libro; il corsivo è dedicato in maniera esclusiva all’ Altra dimensione: sono quindi in corsivo i nomi delle Guide, le parole da Loro pronunciate, i termini che hanno costituito la nomenclatura dei loro insegnamenti, e i termini che a qualsiasi titolo facciano riferimento a Loro; il lettore potrà incontrare la parola Cerchia in corsivo e con la maiuscola (e in questo caso mi riferisco proprio alla cerchia medianica che successivamente ha preso il nome di Cerchio Firenze 77) oppure in stampatello e minuscola (e in questo caso sto parlando di una generica cerchia, non del Cerchio Firenze 77; stessa cosa, ad esempio, per Insegnamento (quello dei Maestri del Cerchio) o insegnamento, inteso genericamente. Quindi, ogni volta che il lettore incontrerà il corsivo saprà di trovarsi di fronte a qualcosa che è strettamente inerente il Cerchio Firenze 77.

    Va chiarito bene a questo punto che non ho alcuna pretesa di avere veramente descritto cosa sia avvenuto e come questo sia avvenuto, ma i frammenti di tante vite riuniti intorno alla vicenda spirituale e medianica del Cerchio, potranno forse lasciare intravedere il grande disegno al quale, spesso ignare, quelle persone hanno partecipato, e potranno offrire, a qualcuno che ne senta il richiamo, il senso di un percorso che non era così evidente mentre si svolgeva, potranno forse tendere una mano a qualcuno che stia cercando la propria strada o un motivo per percorrerla, magari facendo un poco di luce quando certi misteri, come quello della morte, vengono avanti e intorno tutto si fa buio. Sarà di poi, per chi lo volesse, trovare nelle parole dei Maestri le risposte alle sue domande.

    Mentre la storia prendeva corpo e alcuni capitoli venivano pubblicati sulle pagine de Il Giornale dei Misteri in forma di articoli, cominciarono ad arrivare anche le prime lettere alla redazione, e queste lettere confortavano il mio lavoro. Il frammento che segue è indicativo del loro tenore:

    " (…) leggendo le sue pagine che descrivono più da vicino quelle persone che come lei hanno avuto la fortuna di essere testimoni di quelle comunicazioni dirette, che hanno avuto un tesoro luminoso tra le mani, che hanno visto e udito coi propri sensi, e avuto l’esperienza di sentirsi inspiegabilmente e miracolosamente avvolti in quell’atmosfera di comprensione e di amore, ho acquisito una conoscenza in più che mi è stata di molto aiuto. Conoscere più da vicino quelle persone attraverso i suoi scritti, scoprire che erano fragili come lo siamo tutti, condizionate anch’esse da dubbi, debolezze, incertezze, ecc. ebbene mi fa sentire loro più vicina, meno sola nella mia fatica (…)".

    Proprio così, persone come tutti noi, gente qualsiasi, nella quale potersi riconoscere. E se è vero che, tra tutta questa gente, non sono stati pochi quelli che hanno fatto propri gli Insegnamenti ricevuti in tanti anni, e che hanno sentito crescere in sé un sentimento nuovo verso l’esistenza e verso gli altri che la popolano, magari una maggiore disponibilità, più tolleranza, più gentilezza e comprensione, se è vero questo, a ben vedere questo accade a tutti; tutti crescono in qualche modo semplicemente vivendo la propria vita; spesso è la vita stessa che fa da maestro, altre volte compare un maestro che aiuta e insegna, che indica la via, che dissoda il terreno e vi semina il nostro passo successivo, un grano di maturità in più. Questi maestri sono talvolta figure facilmente identificabili, e talvolta invece non lo sono, si nascondo tra gli altri, non li distingui, se non dal loro comportamento, da certe attenzioni che hanno, dalle scelte che fanno, e dall’esempio che danno a chi è loro vicino, discepolo inconsapevole di esserlo.

    Si può ben capire che in un caso come quello del Cerchio Firenze 77 sia così evidente la straordinarietà dei modi e dei contenuti dell’essere Maestro, sia così dichiarata l’alterità rispetto a tutto ciò che è di senso comune e comunemente condiviso da tutti, sia reso così visibile ciò che è di solito invisibile e diventi così tangibile ciò che prima non era possibile afferrare, ciò che neanche aveva forma, e siano superati con naturalezza e facilità quelli che per tutti noi sono i limiti invalicabili e le leggi ferree della nostra realtà fisica; ebbene si può ben capire come una simile esperienza possa indurre a includere nella sfera della sua straordinarietà anche coloro che vi abbiano a vario titolo partecipato o avuto un ruolo. Ma questo può erroneamente indurre a ritenere che certi miracoli, certe occasioni, certi avvenimenti, certi incontri e superamenti, siano destinati solo ad alcuni, che non siano di tutti, che non siano alla portata di chiunque, e che ai più non possa o non debba toccare la sua porzione di scoperta, di rivelazione, di magia, di meraviglia. Io non credo che le cose stiano così, e forse anche per questo ho cominciato a dipanare la matassa di questa storia. E via via che andavo dipanandola, ho capito che avevo ragione a pensarla come la pensavo. Tutto questo è successo a persone qualsiasi e quindi può succedere a tutti; e quando accada, questo non ci rende diversi o speciali, ma ciò che avviene fa semplicemente parte del nostro percorso e non poteva non accadere. In molti modi le Voci parlano e il più delle volte sussurrano. Ma il rumore nel quale ci siamo adattati a sopra–vivere ce le rendono ina–udite; altre volte non le vogliamo ascoltare, anche perché quel che ci dicono può non essere comodo. Ma quel che è certo, e la storia del Cerchio Firenze 77 lo testimonia, è che quelle Voci parlano a tutti, in vari modi e forme; anzi, parlano ad ognuno; o meglio ancora, precisamente a te. Le puoi sentire, se fai silenzio, e puoi ascoltare quel che dicono. E allora la rivelazione diventa anche tua. Basta che tu lo voglia. Ed è questo il mio augurio.

    E.R.

    1) 28 maggio 1946

    Accadde all’improvviso, a Firenze, quando ormai la guerra era finita, gli uomini della famiglia Setti erano rientrati incolumi dal fronte, le donne avevano potuto riabbracciare i loro figli e mariti, e pareva che il pericolo fosse scongiurato, ormai lontano, che un futuro fosse di nuovo possibile, e che un tempo ancora lungo spettasse a tutti loro. Ma non era così. Ruggero, 25 anni, improvvisamente morì, ucciso sulla porta di casa; e la sua famiglia, i suoi genitori, sua moglie e la piccola figlia, piombarono nella tragedia.

    Nessuno allora avrebbe potuto lontanamente immaginare a cosa, quell’evento drammatico, avrebbe dato l’avvio. Si preparavano destini assolutamente inconsueti, fenomeni straordinari, avvenimenti che sarebbero stati avvolti dall’aura della leggenda, e avrebbero influenzato la vita di molte persone nei decenni a venire, e forse anche più in là.

    In quella morte drammatica e inaspettata sta l’occasione, il seme di quella vicenda che molti anni dopo sarebbe stata conosciuta come la storia del Cerchio Firenze 77.

    Fu mamma Pina, la madre di Ruggero, a voler tentare ad ogni costo un esperimento spiritico: non si dava pace per quella scomparsa, per quel silenzio improvviso, non accettava che il suo ragazzo non esistesse più. Aveva sentito dire da una parente che c’era modo di comunicare con altre dimensioni di esistenza. Solo per compiacerla i suoi familiari si misero intorno a un tavolino insieme a lei, convinti che non sarebbe accaduto niente. E invece accadde tutto.

    Ruggero comunicò e diede prove. Era la primavera del 1946. Roberto, il fratello più giovane di Ruggero, non aveva ancora compiuto 16 anni; era lui il medium, lo strumento come fu chiamato in seguito. Quello sparuto gruppetto di inconsapevoli partecipanti stava dando l’avvio al più straordinario fenomeno medianico registrato nel corso del XX secolo.

    Nel giro di pochissimi mesi, il ragazzo passò dalla tiptologia alla scrittura automatica e da questa alla trance a incorporazione, trascinando quella piccola cerchia di persone assolutamente ignare di medianità e spiritismo, in una serie di esperienze stupefacenti.

    Quasi subito iniziò la scrittura automatica. Roberto stava facendo i compiti in casa, era iscritto all’Istituto Tecnico per Geometri. Mamma Pina si sentì chiamare: – Mamma, presto, vieni a vedere…! –. La mano di Roberto aveva preso una piega strana, e la penna, tenuta un po’ di traverso, correva veloce sul foglio, completamente fuori dal controllo del ragazzo; lui percepiva un delicato formicolio per tutto il braccio. Non era spaventato, era solo sorpreso, non gli era mai successo prima. La scrittura era fluida, regolare, i caratteri ben distinti, le parole ben formate, i paragrafi ben costruiti. Tanta regolarità appariva inverosimile considerando l’assoluta indipendenza della penna dalla volontà dello scrivente. E questo è il punto: non era Roberto lo scrivente. Erano i trapassati che comunicavano con i loro cari utilizzando il braccio e la mano di Roberto come un loro prolungamento nel mondo della materia, ognuno con la propria calligrafia, testimoniando l’inesistenza della morte e l’esistenza di altre realtà di vita dopo quella fisica: È come togliersi un vestito, non c’è dolore né interruzione, c’è solo meraviglia e stupore, sai che sei vivo, molto più vivo che col corpo… [1] .

    Quasi subito giunsero comunicazioni di esseri sconosciuti, che non venivano per salutare e consolare, ma portavano messaggi che avevano un valore morale e il sapore di un insegnamento. Dapprima erano messaggi molto semplici e facevano leva sulla cultura religiosa dei partecipanti e sulla loro devozione; in quei primi tempi quegli esseri usavano citare brani tratti dai libri sacri, o dalla Commedia dell’Alighieri, o dai testi della Teosofia che, sostenevano, aveva potuto trasmettere in Occidente il meglio del pensiero e della spiritualità orientale e dell’India in particolare.

    " Salve a voi, fratelli. Ho veduto i vostri pensieri. Tornerò molte volte per farvi partecipi di molte verità. Questa sera vi posso dare un breve cenno sull’evoluzione dell’uomo, molto brevemente. Per prima cosa dobbiamo intenderci su cosa è bene e cosa è male. In verità io vi dico che niente è bene e niente è male. Possiamo solamente parlare di lezioni o insegnamenti da imparare…." [2] . (Elia)

    Un gruppetto di fedelissimi si costituì nel giro di pochi mesi. Tra questi vi erano due amici di Roberto, di qualche anno più grandi di lui, un paio di loro parenti, e i familiari del ragazzo. A questi primi partecipanti se ne erano aggiunti altri a partire dall’estate del ’47. Infatti, durante alcuni giorni di villeggiatura al Passo della Futa, la sorella di Roberto, Luciana, insieme al marito Guido Campani e al figlioletto Gilberto, avevano conosciuto alcune persone di Firenze, la signora Bettina col marito Rodolfo, e la loro figlia Franca, allora tredicenne. Bettina era molto aperta ai temi del paranormale, pur senza averne una vera e propria conoscenza, mentre il marito era un po’ curioso e un poco scettico, e con il tipico spirito fiorentino tendeva a mettere in burla i fenomeni del giovane Roberto e le comunicazioni che arrivavano con la scrittura automatica.

    Erano momenti, quelli dell’immediato dopoguerra, in cui c’era tanta povertà e tanta fame, ma era più facile fare amicizia e darsi un aiuto; bastava poco per stare in compagnia e le persone si stringevano le une alle altre. Se a questo si aggiunge il clima di una semplice villeggiatura e un tema così stimolante come quello della medianità, il gioco è fatto. Inoltre Bettina insegnava l’inglese e non appena incontrava un giovanetto lo incitava ad apprendere la lingua del futuro; si offrì quindi di dare lezioni a Roberto non appena rientrati a Firenze. Passarono giorni sereni nella pace dei monti, condividendo quel poco che avevano, facendo passeggiate e ingaggiando lunghe partite a ramino.

    Un pomeriggio, mentre i Setti giocavano a carte con i nuovi amici su un bel prato, al centro di un telo steso sull’erba in mezzo a loro, tra lo stupore dei presenti, prese forma un ramoscello strano, con dei ciuffi lunghi. Fu subito tolto di mezzo perché impediva lo svolgimento della partita; ma poco dopo il ramoscello riapparve, e di nuovo fu levato: che strano, non si capiva da dove venisse! Il gioco riprese, ed ecco ancora il ramoscello. Bettina affermò doversi sicuramente trattare di un qualche fenomeno medianico, mentre Luciana e Guido erano più cauti e Rodolfo la buttava in scherzo. Roberto sedeva in silenzio, pensieroso. Quella sera la sua mano scrisse Quella pianta che vi ho fatto trovare oggi è l’erba cavallina; fa bene a molte cose… e quindi firmò " Maddalena" [3] . Negli anni a seguire, i consigli di Maddalena su erbe e piante officinali, e su come intervenire nei disturbi del corpo fisico per lenire dolori, infiammazioni, prevenire i malanni e migliorare le condizioni di salute, avrebbero aiutato molti tra i partecipanti alle sedute e tra i loro conoscenti. Una vera esperta in rimedi naturali, semplici ed efficaci!

    Quando rientrarono a Firenze da quella vacanza la compagnia si allargò: tra loro vi erano Silvio e Rolando, gli amici di Roberto, e la zia di Silvio, Wanda; e ora si era aggiunta Bettina, la quale non perdeva occasione per spargere la voce su quel bravo giovane che aveva la scrittura automatica. Tutte quelle persone che si conoscevano ancora poco tra di loro, presero a incontrarsi regolarmente in via delle Ruote, a casa Campani, mosse da un entusiasmo genuino per quel che stava capitando; Luciana preferiva che quegli incontri avvenissero da lei perché così poteva meglio sorvegliare su quello che succedeva a Roberto; sentiva una grande responsabilità nei confronti del giovane fratello, oggetto di simili fenomeni e anche della curiosità dei nuovi adepti.

    Le Guide immateriali iniziarono ad istruire Roberto e la Cerchia dei partecipanti che si erano ormai appassionati alle comunicazioni, per prepararli ai passi successivi della medianità; furono provati brevi esperimenti fisici, spostamenti di oggetti, prove di organizzazione della materia ectoplasmatica, come l’avevano definita le Guide, levitazioni quasi impercettibili del medium.

    Ogni volta i partecipanti vivevano le sedute – così si chiamavano gli incontri – come qualcosa di magico, come un miracolo. Le Guide stavano predisponendo il loro strumento ad una manifestazione della medianità molto più complessa: la trance a incorporazione e tutta una serie di fenomeni fisici e psichici che a quella avrebbero fatto da cornice.

    E fu così che un giorno, mentre sperimentavano spostamenti di oggetti, fu chiesto di fare buio nella stanza, di accendere a intervalli regolari uno zolfino per verificare cosa stesse accadendo, e di rimanere particolarmente concentrati con la mente sull’oggetto che era al centro del tavolo. Era quello un modo per focalizzare e catalizzare le loro energie psichiche. Tutti si aspettavano che l’oggetto al centro del tavolo si sarebbe spostato, che lo avrebbero visto muoversi autonomamente e magari rimanere sospeso in aria; e invece fu Roberto che, sollevandosi dalla sedia su cui era seduto, levitò per una altezza di circa 10 centimetri e dalla sua bocca uscì una voce non sua. I presenti erano oltremodo emozionati e anche un po’ spaventati. Era l’ottobre del 1947, e Dal i [4] aveva pronunciato le sue prime parole tra quelle persone. Pochi istanti e una seconda voce, diversa dalla prima, aggiunse un saluto. Erano iniziate le trance a incorporazione.

    Quando uscì dalla trance, Roberto si guardò intorno, chiedendo ai presenti perché lo

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