Atropos
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Atropos - Federico Betti
direttore."
1
Quel giorno, Davide Pagliarini stava tornando dalla palestra dove passava una o due ore tutti i pomeriggi della settimana, weekend escluso.
Abitava da solo, in un condominio di via Venezia a San Lazzaro di Savena.
Aveva preso quella decisione dopo un anno di fidanzamento e uno di convivenza con la sua compagna. Di comune accordo avevano detto basta, non avrebbero potuto vivere insieme per sempre perché, diversamente da come la pensavano inizialmente, a quanto pareva non erano veramente fatti l'uno per l'altra.
Ritmi di vita e punti di vista troppo diversi per quanto riguardava la conduzione delle giornate e l'utilizzo delle risorse di denaro.
E alla fine avevano pensato bene di salutarsi e ognuno avrebbe percorso la propria strada.
Arrivato davanti al portone del palazzo, salì le scale ed entrò in casa.
Il suo appartamento era al primo piano di una palazzina non tanto alta e immersa nel verde di un giardino privato con piante e alberi di vario genere e una siepe che delimitava la proprietà.
I vantaggi erano almeno tre: l'ombra prodotta dagli alberi, che significava riparo dalle temperature elevate dell'estate, un tocco di signorilità all'abitazione e il fatto che difficilmente un condominio con giardino interno attirava gli addetti alla distribuzione di volantini pubblicitari.
Appoggiata a terra la borsa sportiva che usava in palestra e che conteneva generalmente un cambio di abiti e tutto l'occorrente per la doccia, la aprì, preparandola per il giorno successivo, quindi decise di leggere un po'.
Amava i romanzi di avventura di autori come Clive Cussler, anche se fino a qualche mese prima leggeva abitualmente anche thriller e, in generale, storie permeate da suspense ma, dopo l'incidente stradale che lo aveva visto coinvolto, aveva deciso che avrebbe lasciato questi da parte fino a data da definire.
Era stata colpa sua, questo era innegabile, e non poteva perdonarselo: quell'evento aveva sicuramente lasciato il segno nella sua psiche.
Cercava in tutti i modi di non pensarci, e spesso ci riusciva, ma, quando meno se l'aspettava, tornava il ricordo ad attanagliarlo.
Se solo avesse evitato di assumere quella pasticca...
Ma era stato attirato dalla novità. Gli avevano detto Vedrai come ti sentirai. Ti farà arrivare alle stelle. Provala: puoi averla anche con lo sconto.
E così aveva provato, dicendosi però che non lo avrebbe più fatto. Era solo per la curiosità di capire che cosa si provasse con quella roba.
Uscito dalla discoteca, dove andava ogni tanto per passare un sabato sera diverso dal solito e con la speranza di incontrare magari persone nuove, che avrebbero potuto diventare amici, o anche una possibile anima gemella, sebbene sapesse anche lui che ci sarebbe voluto tempo per instaurare un rapporto di quel genere, era andato alla sua auto e si era avviato per tornare a casa.
Dopo l'assunzione di quella pasticca effervescente (fatti un bicchierino, gli era stato consigliato) era trascorsa almeno un'ora e, quando Davide era sui viali della circonvallazione di Bologna in direzione di casa, cominciò a sentirsi su di giri, euforico. Pestò a fondo il pedale dell'acceleratore perché sentiva di avere necessità di scaricare quell'euforia in qualche modo e il risultato fu quello sperato, ma non era stato considerata l'eventualità di imprevisti dovuti all'eccessiva velocità.
Si accorse troppo tardi di un ragazzino che stava attraversando la strada, sulle strisce pedonali, e lo centrò sul fianco sinistro sbattendolo a terra e trascinandoselo per un centinaio di metri.
Non aveva badato assolutamente alla presenza dei genitori ed era fuggito senza fermarsi, il corpo pieno di adrenalina.
Ogni volta che gli tornava in mente quell'episodio, Davide Pagliarini chiudeva gli occhi nella speranza di scacciare quei ricordi strazianti e spesso ci riusciva, ma non sempre .
Quando si accorse che era imminente l'orario della cena, chiuse il romanzo che stava leggendo in quel momento, riponendolo sul tavolino del soggiorno, e si preparò un piatto di pasta.
La serata trascorse tranquillamente e prima di mezzanotte stava già dormendo.
2
Svegliandosi al mattino presto per riuscire a fare colazione con calma prima di andare a lavoro, Stefano Zamagni non pensava assolutamente che quella giornata sarebbe stata tanto straziante.
Fece prima una doccia, quindi si preparò una tazza di caffè, che accompagnò con qualche fetta di pane abbrustolito, poi uscì.
Arrivò alla Centrale di Polizia alle 8:30, dopo circa mezz'ora di strada in mezzo al traffico della via Emilia nel tratto che collega San Lazzaro di Savena, dove abitava, e Bologna.
Odiava le congestioni stradali, soprattutto se generate da una massa di persone con la fretta di arrivare a lavoro.
Perché non escono un po' in anticipo?, si chiedeva ogni tanto, ma senza trovare mai una risposta sensata.
Arrivato in ufficio, sulla sua scrivania lo attendevano vari messaggi cartacei, alcuni dei quali scritti da lui la sera prima come promemoria.
Li lesse velocemente, poi li gettò nel cestino della carta straccia.
Come va, ispettore?
, gli chiese un agente semplice di passaggio.
Bene, grazie
, rispose cordialmente. Lei? Tutto bene?
Si, grazie.
Perfetto. Allora le auguro buona giornata, e speriamo che sia tranquilla fino a sera.
Speriamo
, annuì l'agente, congedandosi.
Pochi minuti più tardi, il capitano della Sezione Omicidi si presentò nell'ufficio di Zamagni e, dall'aria che aveva, non sembrava essere una visita di cortesia.
Salve Zamagni, ho bisogno di lei
, disse senza preamboli.
Devo prepararmi al peggio?
, chiese l'ispettore.
Mi auguro non sia niente di complicato, ma di sicuro sarà qualcosa di sgradevole. Abbiamo ricevuto una telefonata da una persona che dice di essere arrivata a casa della figlia e di averla trovata senza vita.
Avrei preferito cominciare la giornata diversamente
, disse Zamagni, Si sa qualche informazione in più? Intendo dire, riferita da questa persona che ha chiamato.
La signora ha detto di essere arrivata a casa della figlia e che questa non apriva la porta nonostante il campanello fosse stato suonato varie volte, così la signora, che pare abbia le chiavi dell'appartamento, è tornata a casa, ha preso le chiavi e, quando ha aperto la porta, l'ha trovata stesa sul pavimento del soggiorno
Capisco.
, disse Zamagni e, dopo una breve pausa, aggiunse: Perché dovrebbe essere un omicidio? Non potrebbe essere deceduta per cause naturali? Un incidente?
.
Non lo so
, rispose il capitano, Credo che la cosa migliore sia recarsi sul posto e cercare di capire qualcosa di più riguardo quanto accaduto... La signora che ha telefonato sta aspettando il nostro arrivo e le ho detto di rimanere a disposizione per qualsiasi cosa.
D'accordo.
, annuì Zamagni, Ora vado a controllare.
La ragazza era ancora nella posizione in cui l'aveva trovata la madre, distesa sul pavimento.
Non ho toccato niente, ve lo posso assicurare
, disse la signora, dopo che le fu mostrato il tesserino della Polizia, come per discolparsi immediatamente di qualcosa che non aveva fatto.
E' stata bravissima
, le rispose Zamagni. Posso sapere il suo nome?
Chiara. Chiara Balzani.
, si presentò. E lei è mia figlia
, aggiunse, rivolgendosi al corpo della ragazza, come se fosse ancora vivo.
Capisco. Mi potrebbe dire anche il nome di sua figlia, per cortesia?
Oh.. certo, mi deve scusare. Sono ancora sotto choc per quanto è accaduto. Si chiama... si chiamava... Lucia Mistroni.
La ringrazio.
, disse Zamagni, poi aggiunse: Posso sapere per quale motivo lei non ha esitato a chiamare la polizia? Voglio dire, il decesso potrebbe essere dovuto a un infarto o qualsiasi altra causa naturale, no?
. E, rivolgendosi all'agente Marco Finocchi che lo accompagnava: Segniamo ogni cosa.
L'agente annuì.
La sua domanda è legittima, ma pare che mia figlia, da un po' di tempo, ricevesse telefonate minatorie. Per questo ho pensato subito a una morte innaturale, e così vi ho chiamato.
Telefonate minatorie? E si sa chi fosse il chiamante?
No, anche se ho sempre avuto il dubbio, o la convinzione, se preferisce, ed era la stessa che aveva anche mia figlia, che a chiamarla fosse un suo ex fidanzato.
, spiegò la donna. La loro relazione era terminata in maniera piuttosto brutta, avevano litigato pesantemente. Nell'ultimo periodo del loro fidanzamento litigavano spesso.
Capisco
, annuì Zamagni, Avremo bisogno di sapere ogni cosa di sua figlia. Età, che lavoro svolgeva, le sue passioni, indirizzi e nominativi delle sue amicizie. E questo suo ex fidanzato? Ci sa dire il suo nome? Qualsiasi informazione lei sappia su di lui. E... un'altra cosa: attualmente sua figlia era sposata? Fidanzata? Single? Sa, non possiamo escludere nessuna pista
A quanto ne so, adesso Lucia era single.
L'ispettore fece una breve pausa per guardarsi un po' attorno.
L'appartamento, posto al primo piano di una palazzina di recente costruzione nella periferia di Bologna, risultava signorile, di quelli moderni, con un arredamento piuttosto minimalista e accostamenti creati con buon gusto. Alle finestre non c'erano tende e, durante il giorno, la luce del sole illuminava perfettamente ogni spazio.
L'appartamento era di proprietà di sua figlia?
, chiese l'agente Finocchi.
Sì, certo.
A quanto pareva, alla signora Balzani pareva una domanda superflua.
L'appartamento era stato pagato completamente dalla figlia, aveva spiegato la madre.
E aveva spiegato anche che Lucia Mistroni ricopriva un ruolo piuttosto importante nell'azienda dove lavorava, anche se la figlia non le aveva mai specificato bene di quale ruolo si trattasse.
Allora? Ci può dire il nome dell'ex fidanzato di sua figlia?
, chiese Zamagni.
Sì, scusatemi.
, disse la signora Balzani, La persona che cercate si chiama Paolo Carnevali. Se non si è trasferito, abitava in via Cracovia, di fianco al Parco dei Cedri, al numero... 10, credo
.
Perfetto. Per ora la ringraziamo, signora. Si ricordi che qualsiasi informazione saprà darci potrà esserci utile per l'indagine. E anche un'altra cosa: la Polizia Scientifica dovrà controllare ogni centimetro di questo appartamento, nella speranza che questo possa servire a trovare il colpevole di questo crimine, per cui nei prossimi giorni non sarà assolutamente possibile entrare qui dentro. Metteremo i sigilli subito.
La signora annuì, comprensiva.
Farò il possibile per trovare l'assassino.
Si congedarono e, scesi nuovamente in strada, l'ispettore Zamagni e l'agente Finocchi ritornarono verso gli uffici della Centrale Operativa.
3
Non era granché, ma ora forse avevano trovato una pista da seguire, in attesa di sapere i risultati delle analisi nell'appartamento di Lucia Mistroni.
Verso l'ora di pranzo, l'ispettore Zamagni, accompagnato da Marco Finocchi, si presentò al numero civico 10 di via Cracovia, per parlare con Paolo Carnevali.
Suonarono al campanello senza ricevere risposta, attesero qualche minuto e riuscirono ad entrare nel palazzo all'arrivo di un'anziana signora di ritorno da una passeggiata con il cane.
Possiamo entrare, signora?
, chiese Zamagni.
Non accettiamo venditori porta a porta, mi dispiace. Per cui, se siete due di quelli, potete anche risparmiarvi la fatica e cambiare destinazione.
Stiamo cercando il signor Carnevali. Lo conosce?
Chi lo cerca?
, volle sapere la donna, probabilmente restia ad avere a che fare con gli sconosciuti.
Abbiamo bisogno di parlare con lui. Non è nostra intenzione recargli fastidio o fargli del male fisico
, spiegò l'ispettore, mostrando il tesserino identificativo.
Oh, per la miseria..
, fu la reazione dell'anziana, Che cos'ha combinato quel ragazzo? Mi sembra una persona a posto.
Non si preoccupi
, la tranquillizzò l'agente Finocchi, Vogliamo solo parlare con lui.
Comunque credo che a quest'ora stia lavorando
, spiegò la donna.
E quando potremo trovarlo? Sa a che ora rientrerà?
A meno che non abbia impegni particolari dopo il lavoro, generalmente lo incontro tra le 18 e le 18:15 ogni giorno della settimana. Esco con Toby per la passeggiata pre-serale e, quando torno, lui sta parcheggiando o salendo le scale.
Sa dirci che auto ha il signor Carnevali?
La coglievano alquanto impreparata, spiegò la signora, perché non era assolutamente esperta in fatto di automobili. Gli unici mezzi di trasporto che conosceva bene erano gli autobus, usandoli per andare da casa fino al centro cittadino la domenica pomeriggio.
La ringraziamo ugualmente, signora.
, disse Zamagni, Ripasseremo da qui stasera.
I due salutarono la signora e Toby, che non l'avrebbe seguita senza che almeno uno di loro lo avesse accarezzato, e tornarono all'auto con cui erano arrivati.
Non avrebbe avuto senso aspettare tante ore prima che arrivasse Paolo Carnevali, così decisero che sarebbero andati alla Centrale Operativa e Zamagni ne avrebbe approfittato per sentire eventuali novità dalla Scientifica e dal patologo che era stato incaricato di eseguire l'autopsia.
I suoi genitori erano veramente felici per lui, lo vedevano contento, e ne andavano fieri anche con parenti e amici di famiglia.
Oltre ad andare a scuola, fa anche qualcosa di utile e remunerativo, per quel poco che possa racimolare.
Non sarà tanto, ma per un ragazzo che studia è sempre meglio di niente.
Era così che raccontavano del lavoretto che aveva trovato il loro figlio.
Pare che non sia l'unico, e così ha conosciuto anche altri suoi coetanei con cui a volte escono a fare passeggiate, si trovano ai Giardini Margherita o in Piazza Maggiore il sabato pomeriggio, si divertono, e a volte resta anche fuori a cena con loro.
Con quel poco che guadagna, riesce anche a permetterselo senza che siamo noi a dare soldi nostri.
Era un lavoro semplice, si trattava solo di fare volantinaggio. E chi non avrebbe saputo fare una cosa del genere? Bastava distribuire i volantini pubblicitari in giro. Nei condomini, nei luoghi pubblici o anche solamente in strada, e il gioco era fatto. Non era richiesto nient'altro, nessun obbligo di alcun tipo.
Facile, facile come bere un bicchiere d'acqua.
Ed era quello che faceva ogni pomeriggio, un'ora o al massimo due al giorno, solo nei giorni infrasettimanali, dopo essere stato a scuola e avere terminato i compiti. Il weekend si sarebbe riposato, divertito e avrebbe speso una minima parte