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Lasciati Sconvolgere
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Lasciati Sconvolgere

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About this ebook

Costretta dai genitori a frequentare la facoltà di legge, Roxanne, dopo la laurea, decide di seguire ciò che da sempre l’ha appassionata: la pittura. Dipinge nel tempo libero e lavora come commessa. Fugge via dallo stile di vita condotto dalla sua famiglia, da una madre snob che non accetta le sue ‘mediocri’ scelte e va a vivere da sola, con l’unica compagnia del suo affezionatissimo pesciolino rosso. Porta avanti una storia da cinque anni con Derek, che nonostante la lontananza e la mancanza di attenzioni, non ha mai messo in dubbio. Tutto però viene messo in discussione quando, per sostenere le spese, decide di mettere in pratica i suoi studi e di dare ripetizioni pomeridiane. L’unico e solo studente sarà Jay, un ventunenne tatuato con uno stile di vita sregolato, che abita nell’appartamento davanti al suo. Vengono da due realtà diverse, e hanno due storie diverse, ma cosa accadrebbe se il destino decidesse di fare incontrare i loro opposti mondi?

CONTATTI

Rossc@outlook.it
Profilo IG Rossella_C
LanguageItaliano
PublisherRossella C.
Release dateJan 10, 2016
ISBN9788892541054
Lasciati Sconvolgere

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    Lasciati Sconvolgere - Rossella C.

    Trama:

    Costretta dai genitori a frequentare la facoltà di legge, Roxanne, dopo la laurea, decide di seguire ciò che da sempre l’ha appassionata: la pittura. Dipinge nel tempo libero e lavora come commessa. Fugge via dallo stile di vita condotto dalla sua famiglia, da una madre snob che non accetta le sue ‘mediocri’ scelte e va a vivere da sola, con l’unica compagnia del suo affezionatissimo pesciolino rosso. Porta avanti una storia da cinque anni con Derek, che nonostante la lontananza e la mancanza di attenzioni, non ha mai messo in dubbio. Tutto però viene messo in discussione quando, per sostenere le spese, decide di mettere in pratica i suoi studi e di dare ripetizioni pomeridiane. L’unico e solo studente sarà Jay, un ventunenne tatuato con uno stile di vita sregolato, che abita nell’appartamento davanti al suo. Vengono da due realtà diverse, e hanno due storie diverse, ma cosa accadrebbe se il destino decidesse di fare incontrare i loro opposti mondi?

    © Tutti i diritti riservati.

    E’ vietata la riproduzione totale o parziale del testo.

    Rossella C.

    CAPITOLO 1

    Non sempre la vita va come avevamo previsto.

    Non tutti i progetti finiscono per realizzarsi. E non sempre l’amore che credevamo fosse l’unico della nostra vita, finisce per esserlo.

    Certe volte il destino ci pone dinanzi delle scelte, ed è nostro dovere scegliere di essere felici… sempre!

    «Le va bene questo, signora?»

    La donna esce dal camerino con indosso una canotta rosa, un po’ troppo colorata per i miei gusti, che lascia intravedere qualche rotolino di ciccia in più.

    «Non saprei. Lei cosa ne dice? Può andar bene?»

    Da commessa di questo negozio sono tenuta, come tutte le altre, a cercare di persuadere i clienti ad acquistare i capi che provano, e per questo a elogiarli e complimentarmi con loro; è una predica che continuamente ci viene rivolta da Mr. Earl, il nostro capo. Aiutateli nella scelta e siate sempre carine. Qualsiasi cosa indossino, mostratevi sorridenti e incitatele negli acquisti. Sembra quasi di sentirlo parlare. La sua voce fastidiosa risuona nella mia testa.

    Mr. Earl sa come fare affari. Gestisce questa boutique dal nome ‘Easy’ e si occupa di tutto: dalle vetrine da allestire, all’abbigliamento del personale. Assegnata al reparto femminile, la mia divisa consiste in jeans attillati e una maglia a mezze maniche nera con il logo del negozio stampato sul davanti. Per le commesse del reparto maschile, invece, beh, è tutt’altra storia. Short e canotta. Tutto molto in vista. È per attirare i maschietti ci ripete il nostro capo. Fortuna che non è capitato a me di indossare quelle uniformi da semi-spogliarelliste.

    Ma torniamo a noi. Al di là della politica che dovrei seguire, non ho mai avuto il coraggio di mentire a una cliente. Parliamoci chiaro, questa donna sembra un enorme marshmellow rosa, tenuto stretto da un invisibile cordoncino. Non posso lasciarla andare in giro così.

    «Cosa ne direbbe di provare un altro colore? Magari un verde scuro o un porpora?»

    Cerco di indirizzarla su tonalità più scure.

    «Va bene. Mi piaceva il fucsia, ma vediamo anche altro» dice convinta.

    E nel portarle i nuovi capi decido anche di prenderle una taglia più grande. Alla fine la donna acquista entrambe le canotte e va via felice, e io non sono stata costretta a mentirle.

    Finisco il turno all’ora di pranzo. Purtroppo, a causa  delle numerose  richieste di lavoro, mi è permesso  lavorare solo per  cinque  ore al giorno, di mattina, per cui il pomeriggio sono sempre libera.

    Mi dirigo nella stanza del personale e mi cambio, indossando i miei abiti. È qui che mi raggiunge Stephanie, la mia collega, nonché migliore amica. È stata lei a trovarmi questo lavoro. Dovevo pur guadagnare per riuscire a mantenermi da sola, senza dipendere dai miei genitori. Ci siamo conosciute per caso durante una serata in discoteca. Io ero tra la folla che ballava, lei era…. sul cubo. Ebbene sì, la mia amica è commessa di giorno e ballerina di notte. E anche se vedendoci siamo l’una l’opposto dell’altra: lei con i suoi capelli biondi e ciocche nere, occhi azzurri e tatuaggi ovunque, e io con a malapena un piercing sull’orecchio, lisci capelli neri e occhi scuri, siamo inseparabili. È come se le nostre anime si appartenessero, e si fossero riconosciute quella sera. Ci consideriamo sorelle, con l’unica differenza che siamo nate da due grembi materni differenti.

    «Ehi Roxanne, hai finito per questa settimana?» mi chiede.

    «Sì, ho concluso la mia giornata. Ci vediamo lunedì.»

    «Pranziamo insieme adesso?»

    «Ti ringrazio, ma preferisco tornare a casa. C’è Boris che mi aspetta.» Le faccio l’occhiolino. Lei mi sorride divertita, salutandomi con un caloroso abbraccio.

    Saluto le altre mie colleghe ed esco dal negozio. Entro nella mia mini Cooper bianca e accendo il climatizzatore. Il caldo di fine maggio inizia a farsi sentire qui a Toronto. Metto su della musica e mi tuffo nel traffico di punta.

    Parcheggio l’auto quando arrivo al  mio condominio. Il mio appartamento è al primo piano. Entro ed eccolo lì il mio Boris, che mi guarda con i suoi occhi rotondi dalla boccia di vetro posata sul davanzale. Ebbene io non vivo da sola, con me ho il mio affezionatissimo pesciolino rosso. Un regalo di Steph per la mia nuova casa.  È qui che sono venuta a vivere  due  anni fa, staccandomi completamente, o quasi, dal mondo fatto di lustrini, party con l’alta società e macchine lussuose, in cui vivono i miei genitori. Potrebbe sembrare tutto magnifico, ma è solo apparenza. Non mi è mai piaciuto troppo quel contesto, e con un po’ di coraggio e con l’aiuto di Steph ce l’ho fatta. È da quando l’ho incontrata, che la mia vita ha iniziato a cambiare. Mi ha permesso di avere più fiducia in me stessa e mi ha incitato a dare una svolta. Certo, oggi le cose non vanno benissimo: ho un lavoro part-time come commessa e vivo da sola, ma almeno sono felice!

    Prendo il telefono e controllo se ci sono chiamate o messaggi, ma l’unico che trovo è quello di Steph che vuole assicurarsi che io sia arrivata a casa.

    Scorro la rubrica del telefono e clicco sul nome dell’altra  persona che riempie la mia vita: il mio ragazzo Derek.

    «Ciao tesoro!» risponde dopo due squilli.

    «Ciao amore. Che fai? Mi manchi!»

    «Anche tu Roxanne, ma ci vediamo questo fine settimana, resisti solo un altro giorno.»

    «È così stressante ogni volta dover aspettare tanto tempo per vederti.»

    «Sono solo cinque giorni» afferma.

    «Ma sono comunque tanti! Come fai a non sentirne il peso?»

    «Forse sei solo troppo tragica. Adesso devo lasciarti, ho una riunione importante con dei clienti e Josh sai che non ama i ritardatari.»

    «Sì, va bene. Chiamami più spesso ok?»

    «Certo, lo farò!»

    È la sua solita risposta. Una promessa che non porta mai a termine.

    «Ci sentiamo più tardi. Un bacio amore, ti amo.»

    «Ti amo anch’io.»

    Chiudo sconsolata la chiamata.

    Derek vive a due ore da qui. Affianca un avvocato per poter imparare il mestiere e crearsi una clientela tutta sua, e per questo possiamo vederci solo nei weekend perché lavora tutta la settimana. Io ho trovato lavoro nella mia città, per lui invece si è liberato un posto a New York. È un ragazzo davvero dolcissimo. L’uomo perfetto, direi. Ricorda tutti gli anniversari, compleanni, riesce sempre a scegliere il regalo adatto, e quando siamo insieme tutto sembra essere nella sua giusta collocazione; il problema è proprio quando non siamo insieme. Da quando ha terminato l’università e si è trasferito, ci sentiamo e ci vediamo sempre meno. So che è il suo lavoro, che lo ama tanto ed è un sacrificio che facciamo entrambi, ma a volte mi sento davvero tanto sola.

    Io e Derek ci siamo conosciuti all’università, al nostro secondo anno di legge. Siamo insieme da cinque anni. Eh già, mi sono laureata due anni fa, e anche con il massimo dei voti. Potrei essere anch’io un avvocato oggi ma, purtroppo per i miei genitori, non è un lavoro cui ambisco. Non fa per me. Non mi rende felice. Ho fatto quella scelta universitaria solo perché fortemente incitata da loro e per far  piacere a mio padre. Ma io non ho la stessa passione che ha Derek per questa professione.

    Mi ritrovo nel corridoio quando apro la porta della mia stanza privata, a cui solo io ho accesso. Appena vedo la tela bianca poggiata su un tre piedi, i miei occhi si illuminano.  È questo che adoro fare: dipingere. Quella tela immacolata, dinanzi la finestra a vetri, potrebbe diventare qualsiasi cosa, e questo mi provoca una scarica di adrenalina incontenibile. Vorrei prendere il pennello, i colori e iniziare a dare sfogo alla mia immaginazione. I pomeriggi sono sempre liberi, per cui se non sono impegnata a leggere qualche libro, è qui che trascorro le ore più calde del giorno. Dipingere mi rilassa, mi estraneo dal mondo esterno e non penso più a tutti i problemi con i miei genitori, o sul lavoro, o alla forte mancanza di Derek. Oggi mi è concessa però solo un’ora di pace, prima che della musica techno risuoni dall’appartamento di fronte al mio.  È da una settimana che questa storia continua. Ho sopportato, ma ora non ne posso davvero più. L’unico angolo di paradiso che mi è concesso viene disturbato da degli stupidi ragazzini che non hanno rispetto per le regole. Mi lamenterò con  l’amministratore, ma prima di allora andrò  io stessa a fare un richiamo. Poso i pennelli imbrattati di pittura rossa e mi dirigo sul pianerottolo. La porta dei ‘disturbatori’ è proprio di fronte alla mia. Impettita e arrabbiata busso con energia al loro appartamento e resto in attesa. La musica è ancora forte e non credo mi abbiano sentita, per cui decido di ritentare, ma prima che possa farlo, la porta si spalanca e una possente figura maschile mi si piazza davanti. Occhi nocciola si fissano nei miei poi, quasi stupiti, osservano tutto il mio corpo. È solo quando il ragazzo sorride che mi rendo conto di indossare i vestiti che uso quando dipingo: una  salopette con maglia bianca … o meglio, colorata da tante macchie di diversi colori e dimensioni.

    «Desidera?» domanda con un ghigno sul volto.

    Alle sue spalle la musica si è abbassata, e alcuni dei suoi amici sghignazzano guardandomi. Un inconfondibile odore di fumo ed erba proviene dall’interno. Non mi lascio intimorire da questa banda di tossici.

    «Sareste così gentili da abbassare la musica, per piacere?»

    «Ti diamo fastidio?» chiede divertito mentre sposta di lato i suoi capelli castano chiaro. In quel momento mi accorgo che ha un braccio completamente tatuato.

    «Sì, un grande fastidio. Sareste così gentili da tenere la musica a un volume più basso? O sei strafatto a tal punto da non riuscire a trovare i tasti per regolarla?» aggiungo  con una certa acidità.

    Dall’interno della casa si sente un ‘oh’ di stupore seguito da alcune  risate.

    Lui sembra essere stato colpito nel segno, ma subito riprende quel suo sguardo di sfida. «Va bene, lo faremo… signora!»

    «Signora? Ma quanti anni credi che abbia?»

    «Di certo non quelli in cui ci si diverte!» termina la frase osservando il mio abbigliamento e mi chiude la porta in faccia.

    CAPITOLO 2

    In sole ventiquattro ore il mio umore torna sereno e tranquillo. Ho trascorso la mattinata a farmi bella, come faccio ogni venerdì: capelli, unghie, eliminazione di peli superflui e infine trucco. Sono pronta per il mio uomo! E quando quest’ultimo suona al citofono sono in fibrillazione.

    È arrivato, Derek è qui!

    Apro la porta e gli salto al collo, facendolo per un attimo barcollare.

    «Amore sei tornato!» Lo stringo forte a me. Lui ride felice.

    «Anch’io sono contento di rivederti.» Mi solleva stringendomi per i fianchi e mi riporta in casa. Quando chiude la porta, mi mette giù. Ed eccoli lì, i suoi grandi occhi neri che mi hanno fatto innamorare e quelle labbra carnose che mi sorridono. Ogni volta che lo rivedo sembra siano passati mesi e non solo cinque giorni.

    «Mi sei mancato tanto.»

    «Anche tu.»

    Ci baciamo. Le nostre bocche si incontrano e si riconoscono, lasciando che i nostri respiri diventino più accesi.  Mi afferra per i fianchi. Io passo le mani tra i suoi capelli neri e lo attiro di più verso di me. Indietreggiamo diretti verso camera mia. Non penso più alle ore che ci sono volute per darmi una sistemata, ora voglio solo Derek con me, tra quelle lenzuola, nel mio letto. Voglio i nostri corpi caldi che si cercano. La sua mancanza spesso è così forte, che ogni volta che ritorna , sento il bisogno urgente di trascorrere con lui ogni attimo. È come ricaricarsi prima di affrontare nuovamente una settimana in sua assenza. È felicità, ma anche tristezza. Ed è stressante. Ma resisto nell’attesa del giorno in cui potremo finalmente vivere insieme.

    «Perché dobbiamo farlo?»

    «Perché è tua madre e vuole vederti.»

    «Ma potevamo inventarci una qualsiasi scusa.»

    «Dai Roxanne, è solo una cena, poi torneremo a casa.»

    «Sì, ma capita sempre quando torni. La verità è che vuole più bene a te che a me.» Incrocio le braccia al petto.

    «Non dire sciocchezze.»

    E come è solito fare, Derek mi attira a sé e mi

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