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Venti Contrari
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Venti Contrari

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Una donna al bivio: accettare di stabilire una relazione con l'uomo più ricco, misterioso e affascinante di Hornsea oppure mantenere la propria libertà? Klara non è un'ingenua ma Davis è uno straordinario e incalzante giocatore...
LanguageItaliano
PublisherSybil Kempel
Release dateFeb 14, 2016
ISBN9788892554177
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    Venti Contrari - Sybil Kempel

    2015

    Capitolo 1

    «... e non dimenticare la sacca di Davis»

    «Davis?» chiese George «Non si è ancora fatto vedere da queste parti...» il caddy aveva l'aria divertita. Mr. Walker represse un moto di collera contro il ragazzo.

    «La sacca di Mr. Davis. Arriverà questa sera.»

    Il ragazzo arrossì violentemente e abbassò il capo.

    «Certo Mr. Walker. Metterò a posto la sacca»

    «E farai bene. Devi imparare a tenere a freno la lingua» replicò brandendo il brogliaccio degli arrivi e delle partenze.

    Il ragazzo si allontanò senza fiatare. Mr. Walker lo guardò varcare la porta del deposito e poi scosse la testa. Davis era uno dei migliori giocatori del club e non ci si poteva permettere di perderlo. In più aveva un carattere molto irritabile e questo ovviamente complicava parecchio le cose. 

    Walker stette qualche istante a rimuginare qualcosa, poi si avviò di scatto verso il deposito: «George.... aspetta. Controllerò personalmente la sacca. Non vorrei mai...» e si interruppe. Il ragazzo è volenteroso pensò ma inesperto. 

    Walker ricordava bene la scenata durante il torneo Yorkshire Land. Il caddy, un poveretto alle prime armi era riuscito a rovesciare tutte le mazze sul green. Davis era andato su tutte le furie e aveva abbandonato il gioco. La cosa poteva anche non essere degna di nota, ma c'era la questione delle scommesse. Qualcuno quella sera aveva brindato a champagne per l'abbandono del miglior giocatore della contea. Gli allibratori avevano dovuto sganciare un bel po' di quattrini, vista la quotazione degli altri giocatori, stabilita quando Davis era ancora in gara. Davis in compenso se n'era andato e non si era più fatto vedere al club. Mancava ormai da tre mesi. Si era diffusa la notizia che fosse partito per un viaggio d'affari, ma pochi ci credevano. Nei circoli di conversazione si ironizzava sul fatto che se ne stesse chiuso lontano, nel suo ufficio, a sbollire di rabbia per la figuraccia.

    Il suo carattere non era sempre controllato. Aveva un certo stile nel fingere indifferenza o arroganza, che sono la stessa cosa, ma molti si rendevano conto che dietro la patina di ghiaccio e di calma che caratterizzava il suo 'savoir faire' si nascondeva in realtà una natura passionale e irruente. 

    L'autocontrollo che lo separava dalla comune vita della stragrande maggioranza dei mortali sulla terra era il frutto di un intenso e spossante lavoro effettuato su se stesso e sul proprio carattere. Qualsiasi crepa si manifestasse nell'edificio perfetto del suo contegno lo innervosiva non poco e gli causava fastidiosi impulsi di fuga. 

    Walker sorrise. 

    E adesso l'avremo di nuovo con noi disse non senza una punta di ironia e timore. 

    «Da chi l'hai saputo?» chiese Webb.

    Il grasso signore che sedeva al tavolo di fronte a lui, sotto la veranda illuminata da tremolanti lanterne cinesi, sorrise e si pulì i mustacchi con il tovagliolo.

    «Questo è un segreto» disse poi.

    «Al diavolo i tuoi segreti» fece Webb versandosi gin abbondante nel bicchiere.

    «Avevi detto che avresti smesso» osservò l'altro con una smorfia di disappunto. Webb alzò le spalle. 

    «Per il gin e le donne c'è sempre tempo. Quando si presenterà l'occasione...» e Webb ammiccò. L'altro si produsse in una fragorosa risata e prese il bicchiere che era stato nel frattempo riempito a metà. Ne ingollò un sorso e chiuse gli occhi.

    «Delizioso» disse poi.

    «Riserva speciale» fece Webb soddisfatto «Ma non mi hai ancora detto come hai fatto a sapere che Davis è tornato»

    Dixon, ostentando calma e indifferenza tirò fuori dal taschino della giacca un enorme sigaro, lo decapitò e intraprese un meticoloso e lento rituale di accensione. Webb friggeva ma cercò di non darlo a vedere. In fin dei conti come presidente del circolo nautico di Hornsea avrebbe dovuto avere la precedenza. Davis era, come dichiarava Webb, un socio più che sostenitore. Da quando c'era lui il circolo sembrava tornato agli splendori antichi, quando Hornsea era un luogo di villeggiatura frequentato da gente di classe. Webb guardò amorevolmente l'arredamento della sala da pranzo che ora riluceva di mogano, cordami e autentici oggetti appartenuti a gloriose navi dei tempi andati. Là dentro si respirava un'atmosfera di avventura e di viaggi transoceanici. Dagli oblò ci si poteva tranquillamente aspettare di vedere una spiaggia tropicale, tanta era l'accuratezza della ricostruzione. 

    Finalmente il compagno di tavola riversò la sua mole sulla sedia, rovesciando la testa all'indietro. Aspirò una boccata intensa al sigaro e poi si fece avanti con fare complice.

    «Hai presente Mrs. Price?» chiese abbassando il tono della voce. Accorgimento inutile perché nella sala del circolo non c'era nessuno all'infuori di loro due.

    «La vedova?»

    «Lei. È piuttosto informata sui movimenti dell'uomo...» 

    Webb sorrise: «Lei è sempre informata su tutti i movimenti di tutti quelli che possono diventare un'occasione.... diciamo interessante -  di conoscenza»

    «Una strega» commentò l'altro.

    «Su questo non si discute» rispose Webb «Anche se mi piacerebbe sapere come ha fatto a bucare l'impenetrabilità di Davis. In tanti anni che è nostro socio io non ho mai saputo...»

    «Ma tu non ti chiami Price. E non hai un paio di cosette qui sul davanti che possono anche far parlare i morti» sospirò il grasso signore. 

    «Davis non mi sembra uno che si faccia propriamente incantare da gente come Leslie»

    «Al contrario» ribatté l'altro animandosi «Tutti voi non l'avete capito. Il punto è che l'unica cosa in grado di incantarlo è un paio di tette messe bene in mostra»

    «Alexander, non tutti sono come te, così sensibili alla bellezza muliebre» ribatté Webb imbarazzato.

    Dixon fece un cenno di diniego con la mano: «Non è questa la questione. Davis è  nel fondo un playboy viziato che cerca di sfruttare tute le occasioni minimamente appetitose»

    «Perché dici minimamente?» fece Webb facendosi un poco avanti.

    «Guarda Leslie, la Price: è una donna piacente, apparentemente simpatica, apparentemente gioviale, apparentemente ben disposta» fece Dixon intervallando ogni aggettivo con uno sbuffo di fumo che gli creò una nuvola sopra il capo.

    «Troppi apparentemente» fece Webb cpn una smorfia mentre si versava un altro mezzo bicchiere di gin.

    «Ecco hai centrato il punto. Lei è a caccia. Lui non è una preda»

    «Non ti capisco» fece Webb porgendo il bicchiere a Dixon. Questi lo tracannò in una sorsata e poi continuò.

    «Se non erro lui sfrutterà la situazione, si infilerà nel suo letto e poi... uccel di bosco come prima»

    «Non lo credo possibile» fece Webb «Price non glielo permetterà. Lo legherà saldamente al suo letto e ce lo terrà fino a quando non creperà e le lascerà i suoi soldi» concluse con una punta di amarezza Webb.

    «Adesso tocca a me non crederlo possibile. L'uomo è troppo furbo» Dixon posò rumorosamente il bicchiere sul tavolo.

    «Nei tempi passati si sarebbe fatta una scommessa» azzardò Webb. L'altro si illuminò.

    «Perbacco mi sembra un'ottima idea. Io dico che lei non ce la farà» fece Dixon e mise una banconota da cento sterline sul tavolo.

    «Io dico che ce la farà» replicò Webb con un leggero tono di sfida e aggiunse una seconda banconota. I due si strinsero la mano, poi Dixon fece sparire le banconote nel suo portafoglio: «Terrò io il denaro» disse sorridendo malizioso «e credo che non uscirà più da questo portafoglio»

    «Custodisci bene le mie duecento sterline» disse l'altro e versò un terzo bicchiere a tutti e due.

    Capitolo 2

    «Dixon, è stato lui»

    Le due donne bisbigliavano in fondo alla coda. Nella panetteria faceva caldo e Klara, da dietro il banco, lanciava loro ogni tanto un'occhiata impaziente.

    «E poi ancora due di quei filoncini là. Sono freschi?» disse la vecchia servita in quel momento.

    «Signora Clements, non teniamo pane del giorno prima» rispose klara con un punta di irritazione nella voce.

    «Per carità, non volevo dire questo» si scusò la vecchia.

    «Vuole altro?» chiese Klara.

    «Domani arriva mio figlio con la sua famiglia» la signora Clements si sporse verso Klara «Sua moglie è così esigente, sa...» Klara trattenne a stento un sospiro mentre l'altra continuava: «In venti anni mi avranno invitata sì e no quattro o cinque volte a casa loro. In compenso vengono un sacco di volte a mangiare qui da me»

    «Si vede che lei cucina molto bene» disse Klara abbassando la voce. La signora Clements sorrise compiaciuta.

    «In effetti il mio sanguinaccio è notevole, lo dicono tutti quelli che l'hanno assaggiato»

    «Altro?» ripetè Klara vedendo che la fila si allungava.

    «No, no. Se ho bisogno di qualcosa vengo ancora domani»

    La signora Clements trasse dal borsellino una manciata di monete: «Può prendere lei il denaro giusto? Non vedo più tanto bene» Klara prese due monete e restituì le altre. Molto lentamente la signora Clements ripose le monete nel borsellino, afferrò la borsa del pane e a piccoli passetti si avviò verso l'uscita.

    «E che cosa avrebbe fatto Dixon?» chiese l'altra donna in coda mentre Klara serviva il cliente successivo.

    «Ci ha provato no? Da quel grasso maiale che è...» rispose la prima.

    «Ursula, non ci posso credere. Deve avere centocinquant'anni»

    «Ben portati, ti assicuro nonostante la pancia e tutto il resto. Quello non ha mai smesso di andare a caccia» disse Ursula. Finalmente arrivò il loro turno.

    «Ursula, Magda» fece Klara sorridendo «che cosa vi do?»

    «Io non prendo niente» disse Magda «se comprassi del pane me lo mangerei tutto per strada. Sono venuta a salutarti.»

    «Io prendo quella pagnotta» Ursula indicò un pane scuro, basso e tondo come il dorso di una tartaruga.

    Klara lo infilò in un sacchetto di carta e lo posò rapida sul peso.

    Magda friggeva e fece un cenno con l'indice a Klara. Quest'ultima si sporse dal banco mentre l'amica le sussurrava: «Allora com'è andata ieri sera?»

    Klara abbassò la voce: «L'ho sistemato»

    «Lo sapevo» disse Magda ridacchiando.

    «Secondo me non dovevi accettare l'invito» brontolò Ursula «con gente così, ci si caccia nei guai...»

    «Intanto ieri sera ho cenato al circolo nautico» ribatté, leggera Klara mentre le porgeva lo scontrino «e ti assicuro che non è stata una cena vegetariana».

    «Spero che tu gli abbia fatto spendere un mucchio di soldi» disse acida Magda.

    «A quello non fa né caldo né freddo. Con tutte le sterline che si beve ogni giorno là dentro....» aggiunse Ursula.

    «Andiamo avanti?» chiese impaziente la prima cliente della coda. Era una signora smunta dall'aria stanca e aggressiva con una livrea azzurrina «Qui c'è qualcuno che lavora» concluse.

    Magda le restituì uno sguardo colmo di disprezzo mentre Klara chiese gentile: «Che cosa posso darle, signora Cox?»

    Magda e Ursula esitavano e non si allontanavano dal banco. Poi si misero in un angolo aspettando che la coda si esaurisse. Qualche minuto dopo nel negozio non c'era più nessuno. Klara venne incontro a loro.

    «Non la sopporto la Cox» disse.

    «È vero che è diventata governante di qualche villa vicino a Hall Garth Park?» chiese Magda.

    «Sembra di sì, ma non so bene chi l'abbia assunta» rispose Klara.

    «Sarà qualche ricco forestiero per la sua bella casa di villeggiatura al mare» ironizzò Ursula alzando le spalle.

    «Probabile. Qualcuno che non la conosce» le tre donne risero.

    «E Dixon?» chiese Magda curiosa.

    Klara fece una risatina e allargò le braccia: «Come ti ho detto: l'ho sistemato»

    Ursula si infervorò. «Mi chiedo se si guardi ogni tanto allo specchio. Mi sembra un essere ributtante. Come può sperare di riuscire...»

    «A una certa età» la interruppe Magda «gli uomini perdono la coscienza di ciò che sono. Pensano di essere sempre adolescenti affascinanti. Più invecchiano peggio è. Non si rendono conto di essere ridicoli»

    «Vero» disse Klara «ma qualcuno riesce a nasconderlo. Qualcun altro, come Dixon, invece diventa ancora più impudente»

    In quel momento il campanellino della porta a vetri suonò.

    «Guarda chi arriva» mormorò Ursula.

    «Quella puttana» ciancischiò tra i denti Magda rivolgendo alla donna che era appena entrata un gran, falso sorriso.

    Costei era una donna di aspetto assai aggraziato, vestita in modo ricercato con una sciarpa di seta violetta avvolta morbidamente intorno al collo. Non appena entrò, una fragranza di profumo da 100 sterline la boccetta si diffuse nel negozio e cancellò il profumo di pane che aleggiava. Klara scattò verso il banco e le si rivolse cortese: «Mrs. Price, come posso servirla?»

    La donna si guardò intorno, con aria annoiata, e poi chiese: «Che cosa avete?»

    Ursula e Magda si guardaronol'una con l'altra e si trattennero dal ridacchiare,

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