Un weekend del 4° tipo
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Book preview
Un weekend del 4° tipo - Maurizio Lentini
paese
I
venerdì mattina
Il petulante suono della radio-sveglia, con il sottofondo del notiziario del mattino, gli fece aprire gli occhi: i led verdi segnavano le 7,00 di venerdì. Marco costrinse le gambe a uscire da sotto le coperte e si tirò su. Cominciava un nuovo giorno, l’ultimo giorno di una settimana noiosa e improduttiva, un giorno che, sicuramente, sarebbe stato pressoché uguale a tanti altri.
Con una mano tolse l’allarme dalla sveglia e lasciò che il notiziario continuasse a informarlo dei fatti della politica e della cronaca, mentre preparava la moka per il caffè del mattino.
Con una tazza di caffè in una mano e una sigaretta nell’altra si recò in bagno, dove, per una decina di minuti, meditò profondamente, e con qualche sforzo, sulla piega che aveva preso la sua vita negli ultimi anni, su quello che lui chiamava il sedile delle riflessioni
. Esaurite le riflessioni, il caffè e la sigaretta, una doccia e un’accurata rasatura lo resero pronto ad affrontare il mondo.
Stava indossando il giaccone, pronto per uscire, quando il cellulare, che stava per dimenticare sul comodino, cominciò a suonare.
Pronto?!
Parlo con il signor Gambino dell’agenzia immobiliare?
Rispose una piacevole voce femminile dall’altra parte.
Si! In cosa posso esserle utile?
Devo mettere in vendita una mia proprietà.
Le posso chiedere chi le ha dato il numero del mio cellulare?
Degli amici che hanno apprezzato il suo modo di condurre le trattative. L’ufficio è ancora chiuso ed io ho poco tempo.
Bene! Io sto per andare in ufficio. Mi potrebbe richiamare là o, se preferisce, la potrei richiamare io.
No! Ho molta urgenza, sto per partire e vorrei farle vedere il posto e darle un mandato per la vendita. Le verrebbe troppo scomodo raggiungermi all’ingresso principale della Fiera? … Alla fine di via Imperatore Federico, dopo la Fiat.
Beh, è un po’ insolito… dovremmo stipulare un contratto d’iscrizione.
Non si preoccupi, faremo tutto sul posto.
D’accordo! Va bene fra un’ora?
Si! A dopo
Un po’ perplesso Marco mise il cellulare in tasca e andò a prendere alcuni moduli prestampati che mise in borsa.
II
Adriana
Adriana stava togliendo la catena al motorino, il suo mezzo di locomozione preferito per muoversi in città, quando squillò il cellulare:
Ciao!
Senti amore, mi ha appena chiamato una tipa che vuole portarmi a vedere una proprietà che ha una gran fretta di vendere. Figurati che mi vuole firmare il mandato sul posto perché dice che sta per partire.
Stai attento a quello che ti farà vedere perché ti scippo gli occhi. Lo sai, vero?
Rispose lei scherzando, ma non troppo.
Tranquilla, se mi mostra qualcosa in più delle cosce, mi fingo gay.
Stronzo!
OK! Ti chiamo appena avrò finito.
Finito cosa?
Finito tutto, no?!
Fa n’culo!
Un bacio amore, a dopo.
A dopo, bacio, bacio.
Il suo rapporto con Marco durava ormai da cinque anni ma preferivano rimanere in quel limbo di eterni innamorati perché entrambi convinti che la convivenza avrebbe pian piano spento quella fiamma che li teneva vivi e desiderosi l’una dell’altro. Comunque condividevano il lavoro, tre anni prima avevano aperto l’agenzia investendo i loro risparmi e i frutti di questa collaborazione si erano visti abbastanza presto. Entrambi dotati di una bellissima presenza che, unita alla serietà, l’impegno e la cortesia gli avevano fatto guadagnare quella fettina di mercato nel settore immobiliare che consentiva loro di vivere bene e fare anche progetti per il futuro.
III
L' affascinante cliente
Marco parcheggiò lungo il marciapiedi dirimpetto alla Fiat. Era una bella giornata con quel tiepido sole che Palermo sa regalare ai suoi abitanti anche in pieno inverno, forse per consolarli di tutte le cose che non vanno bene in questa città.
Presa la borsa, si avviò verso l’ingresso della Fiera del Mediterraneo, monumento all’incapacità del territorio a manifestare le sue enormi potenzialità. Mentre mentalmente faceva queste considerazioni, cercava di individuare fra la gente la persona che avrebbe dovuto incontrare.
A dire il vero non c’erano molti passanti e quasi subito notò una giovane e distinta signora accanto ad un suv BMW. Con passo sicuro le si avvicinò:
- Buon giorno!.. Io sono….
- Si! So chi è lei. Io sono la persona che le ha telefonato stamattina.
- Ma… lei mi conosceva già?
- Certamente! Non mi rivolgo mai al primo che capita.
- Le posso chiedere come fa a conoscermi giacché non ricordo di aver
avuto mai il piacere d’incontrarla?
Ma certo che può chiederlo. Rispose lei con uno smagliante sorriso mentre girava attorno alla grossa auto per mettersi al volante.
Forza!... Salga! Più tardi le sarà tutto più chiaro
Marco era allo stesso tempo infastidito e incuriosito da questo comportamento e, per un momento, fu tentato di mollare la gentildonna e andare in ufficio, ma la curiosità gli fece prendere posto accanto alla sua prossima cliente.
Dove andiamo? Chiese.
Si allacci la cintura! …Verso Cinisi.
E’ una casa vacanze?
Potrebbe anche esserlo… dipende.
E gli regalò un altro splendido sorriso. Era davvero molto carina la sua nuova cliente ma la curiosità cresceva.
L’auto stava percorrendo il Parco della Favorita rispettando rigorosamente il ridicolo limite di 40 km/h imposto dai numerosi segnali. Marco stava cominciando a spazientirsi per quella lentezza quando, improvvisamente si trovò davanti una pattuglia di vigili che, in una piazzola fra i cespugli, collezionavano foto di automobilisti indisciplinati.
Da quel momento l’auto cominciò a prendere velocità.
E’ andata bene! Sembra quasi che lei sapesse che erano là oggi.
Infatti. Rispose lei candidamente
Lei conosce me ma io non so nemmeno il suo nome.
Ha ragione!.... Cinzia, Cinzia Crollalanza.
Parente di Shakespeare? Ribatté Marco con un sorriso per rompere il ghiaccio.
Come? - Chiese lei stupita.-
Dall’inglese shake, scrollare e speare, lancia. Si dice che forse le sue origini fossero italiane, anzi, siciliane e che si chiamasse proprio come lei.
Ah, sì, ne ho sentito parlare…ma no, purtroppo non siamo parenti.
E giù un altro sorriso. Cominciava davvero a diventare simpatica questa cliente.
L’auto lasciò Viale Regina Margherita e imboccò via dell’Olimpo.
E’ grande questa proprietà?
Cosa?
Sì, intendo se c’è un terreno.
Sì, c’è un terreno.
Quanti mq?
Ci stiamo andando….vedrà lei stesso.
Il viaggio continuò in silenzio: Marco era concentrato a cercare un argomento di conversazione per saperne di più su questa strana cliente; lei era concentrata sulla guida e non distoglieva gli occhi dalla strada. Si comportava come se temesse di dare lo spunto ad altre domande.
Avevano appena imboccato l’autostrada quando Marco decise di aprire bocca:
Lei fuma?
No! Ma non mi dà fastidio. Lei fumi pure…purché apra uno spiraglio.
Marco abbassò il vetro di quattro dita e si accese una sigaretta.
Lato mare o monte? Sì, intendo la sua proprietà.
Oh, no! E’ all’interno, verso la montagna.
Si è già fatta un’idea del prezzo?
No, no ne ho la più pallida idea. Ma di questo ne parlerà con mio zio. E’ lui che si occupa di queste cose.
L’idea di andare a trovare questo zio lo infastidì. Avrebbe preferito trattare direttamente con lei.
Oltretutto questo faceva aumentare la stranezza della situazione.
Ma se è suo zio ad occuparsi della cosa, perché tanta urgenza?
L’ho disturbata troppo? Non si preoccupi, sarà adeguatamente ricompensato. E poi avrò pure il diritto di assistere alle trattative visto che è anche roba mia, non crede?
Mi scusi, non intendevo mettere in discussione i suoi diritti, ma il fatto è che ho una strana sensazione… come se lei non mi avesse ancora detto tutto.
Infatti! Non le ho ancora detto tutto e non vedo cosa ci sia di strano.
Era strano lo sguardo con cui pronunciò queste parole, quello sì che era strano.
Marco cominciò a sentirsi a disagio e si concentrò a guardare il panorama. Erano allo svincolo di Capaci.
IV
Catalano
Adriana spinse il motorino sul marciapiede e, dopo averlo incatenato a un palo, si avviò, togliendosi il casco, verso il portone dove, al primo piano, c’era l’ufficio – Immobiliare RG di Romeo & Gambino – come indicava la targa sulla porta.
Mentre saliva l’ultima rampa di scale vide che qualcuno la stava aspettando sul pianerottolo, davanti la porta. Era un uomo alto, robusto e ben vestito:
Buon giorno! Aspettava me?
Lei è dell’agenzia?
Sì, mi scusi, sono un po’ in ritardo
No, non importa, sono appena arrivato.
Prego si accomodi. Sono subito da lei.
Adriana ripose giubbotto e casco nell’armadio a muro accanto alla porta e si sedette alla scrivania.
In cosa posso esserle utile?
Devo vendere un villino.
Dove si trova?
Vicino Cinisi.
Come mai si è rivolto a noi e non a un’agenzia di Cinsi. Ce ne sono un paio che lavorano molto bene. Intendiamoci! Non è che mi dispiaccia ma, sa, c’è fra noi una specie di… come dire… competenza territoriale. Certo questo non è un problema suo, ce ne occuperemmo noi.
Vede, amici di cui assolutamente mi fido, mi hanno parlato di voi e ci tengo tantissimo che siate voi a condurre le trattative.
Il tipo si presentava vestito da gran signore ma i suoi modi parvero ad Adriana un po’ rozzi e poco in sintonia con ciò che voleva apparire.
Potrei sapere chi sono questi amici comuni? Se non altro per ringraziarli dell’ottima pubblicità che ci fanno.
Forse lei non li conosce. Suo marito, li conosce.
Non è mio marito, ma fa lo stesso e non credo che ci siano persone che lui conosce che non conosca anch’io.
Il sorriso ironico che si dipinse sul faccione da paesano del suo interlocutore irritò molto Adriana.
Comunque, adesso vogliamo parlare di questa vendita?
Non era una domanda ma un