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Le regole di Franz: Il cavernicolo che ha inventato la grammatica per amore
Le regole di Franz: Il cavernicolo che ha inventato la grammatica per amore
Le regole di Franz: Il cavernicolo che ha inventato la grammatica per amore
Ebook80 pages58 minutes

Le regole di Franz: Il cavernicolo che ha inventato la grammatica per amore

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About this ebook

Lo sapevi che la grammatica è stata inventata da Franz per amore di Gertrude?
Venti storie di “grammatica” che hanno come protagonista Franz, il simpatico uomo primitivo che guarda al futuro per migliorare il passato.
Nuova edizione riveduta e ampliata, 2022.
LanguageItaliano
Release dateJul 25, 2022
ISBN9788892554108
Le regole di Franz: Il cavernicolo che ha inventato la grammatica per amore

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    Le regole di Franz - Alberto Pian

    Indice

    Indice

    Introduzione

    Prologhen

    Franz inventa la grammatica per ballare con Gertrude

    Franz è come Tom Cruise, ma non lo sa

    Franz evita un multa grazie al congiuntivo

    Se tutto fosse relativo… (Einstein)

    Franz inventa la citazionen

    La sorella lo rimproverò e lui morì!

    Franz scopre che è tutta colpa di un tacchino

    Franz scopre la politica

    Franz tira fuori lo Stephen King che c'è in lui!

    Oltre al tacchino ci si è messo anche il sugo!

    Repetita iuvant?

    Ma che bello sentirsi dei tipi... intellettuali

    Chissà come si divertivano!

    Franz si difende dal fisco

    Franz non ama la schiavitù, ma crea i verbi servili

    Franz crea la democrazia

    Sesso con… Spezia

    Franz ripudia la guerra e il capitalismo

    Franz sposa Gertrude grazie alla grammatica

    Introduzione

    Ho sempre odiato la grammatica, e anche tutto il resto ;-)) .

    Non si apprende una lingua dalla grammatica, ma leggendo i classici, scrivendo molto e parlando poco e con attenzione. Oggi avviene il contrario: si leggono testi di nessun valore, si scrivono molte frasi vuote sincopate, frammentate e anche sbagliate, si parla senza sosta e, per di più, non si studia niente, figuriamoci la grammatica!

    Guardate gli influencer della lettura e della scrittura cosiddetta creativa in Instagram e scoprirete una regola aurea: tante più banalità dicono, tanti più libri di scarsissimo valore commentano (non dico neanche leggono) e più conquistano un pubblico di isterici follower. Guardate quante persone in Facebook commentano e giudicano libri e letture senza avere una minima cultura personale e senso critico, o hanno la pretesa di insegnare scrittura creativa e storytelling con qualche artifizio e slogan d’effetto.

    Attenzione: io sono un grandissimo sostenitore delle opportunità che le tecnologie sociali offrono alla cultura di massa e sono a favore della massima libertà per chiunque di esprimersi, insegnare, proporre, criticare. Dico che il livello culturale si sta paurosamente abbassando. Si parla, si scrive, si propone, ma non si studia. Si ripete, o s’improvvisa senza averne le basi e le capacità.

    Recentemente mia moglie, sempre attenta e stupefatta di quanto avviene nel mondo letterario, mi ha mostrato il post di una cosiddetta infuencer della scrittura creativa e scrittrice a sua volta (sic!), nel quale spiegava candidamente che la sua agenzia letteraria le aveva consigliato di leggere un tale di nome Hemingway. Poveretta, forse non è neppure colpa sua, sarà nata e cresciuta in questo mondo dove tutti parlano senza studiare e senza conoscere nulla, ma illuminano la Terra con i fuochi d’artificio con i quali coprono la propria inconsistenza.

    La popolazione esplode

    e il sole porta gli occhiali da sole

    e le nuvole indossano pantaloni

    (…)

    E intanto tutto il mondo vortica

    su internet ed extranet

    in un immenso vuoto mistico

    un vuoto virtuale dentro

    l’enorme tubo catodico

    del mondo¹

    La colpa sarà anche degli insegnanti, che in webinar sponsorizzati da aziende parlano di apprendimento cooperativo, di apprendimento significativo o di area dello sviluppo prossimale (sic!), senza aver letto i classici della pedagogia, senza aver studiato di prima mano Cousinet e Ausubel. Si fregiano dei titoli di ambassador,testimonial, specialist, distinguished, influencer, coach, profusi da qualche azienda del business education, ma non si rompono la testa su Pensiero e linguaggio di Vygotskij, e non leggono per passatempo i diari di Bruno Ciari o dei coniugi Freinet, prima di spararle grosse. Se loro si comportano così (non tutti, ovviamente), perché le giovani generazioni non dovrebbero in qualche modo imitarli?

    Intendiamoci di nuovo, io adoro la cultura di massa (e le sue onorificenze), nel senso in cui Umberto Eco, Roland Barthes e altri l’avevano analizzata. La cultura di massa non è la cultura prodotta dalle masse per se stesse (le masse non hanno alcuna possibilità di produrre cultura, perché ne sono le consumatrici a cui la cultura di massa è destinata). La cultura di massa è un prodotto commerciale creato dalle élite dominanti, che dispongono dei mezzi economici e del tempo per confezionare prodotti culturali per le masse. In questo senso è una cultura estremamente apprezzabile perché creata da persone a loro volta di cultura. La cultura di massa, piaccia o meno, resta un prodotto spesso raffinato e meritevole di studio. Ma quando leggo, da un’altra pretesa influencer e scrittrice che Nabokov è noioso e illeggibile è come sentire al MoMA qualcuno ridere di Kandinskij perché non si capisce niente.

    Oggi chi non capisce è semplicemente un idiota privo di cultura, di amore per la cultura, di passioni e di curiosità. Chi non capisce è solo un perfetto cretino che prima di dire non si capisce nulla, o è illeggibile e noioso, si dovrebbe porre il problema di apprendere, cercando di attivare due neuroni due.

    D’altra parte questo andazzo è anche il riflesso di ciò che élite e schiere di intellettuali e massmediologi istituzionali, hanno combinato, pontificando e guardando le masse dall’alto in basso. È ovvio che poi in basso si sia prodotto un rigetto. Ma rigettare soloni come Gramellini, e Scalfari (pace all’anima sua), e tanti altri che ogni mattina pensano di dover pontificare sul mondo intero, su qualsiasi tema, su qualsiasi avvenimento come nuovi

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