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Scritture aliene albo 5: a cura di Vito Introna
Scritture aliene albo 5: a cura di Vito Introna
Scritture aliene albo 5: a cura di Vito Introna
Ebook82 pages1 hour

Scritture aliene albo 5: a cura di Vito Introna

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About this ebook

Gli ultimi uomini vivranno nel sottosuolo?

Scritture aliene albo 5

a cura di Vito Introna

L'amore può sconvolgere il continuum?

Droghe e perversioni accomuneranno i nuovi padroni del mondo?

I viandanti delle galassie avranno cura della nostra Terra?

I più remoti quadranti cosmici ospitano qualche forma di vita?

Un giovane scapestrato trova i resti di un vecchio robot. Riuscirà a rimetterlo in piedi?

Cosa ne sarà dei cani rapiti dagli UFO?
LanguageItaliano
Release dateApr 2, 2015
ISBN9788896086995
Scritture aliene albo 5: a cura di Vito Introna

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    Scritture aliene albo 5 - Flavio Firmo

    RISERVATI

    SOTTOSUOLO

    Flavio Firmo

    I due uomini entrarono nella stanza. Nel sottosuolo li credevano gemelli, anche se l’uno aveva la barba rossa e l'altro era completamente calvo. Si trascinavano dietro un ragazzo con i capelli tinti di bianco e una giacca di tela verde.

    – Stai calmo stronzetto o il mio amico ti spacca la testa e tanti saluti al tuo processo. Sei fortunato che il maggiore ha voluto sentirti personalmente, fosse per me ti piazzerei un colpo in mezzo agli occhi e buonanotte. Quelli come te sono la merda della nostra razza, meriteresti di andartene di sopra fra i mutanti.

    Spinsero il ragazzo davanti alla sedia in ferro e restarono immobili, le mani infossate nei pantaloni. La stanza era buia e puzzava di chiuso, non che fosse possibile dare aria, ma quando c'era una donna per casa la differenza si sentiva eccome; il maggiore viveva solo.

    – Non sono stato io, qualsiasi storia sia non c'entro. Mi hanno preso che passeggiavo tranquillo per il Dragone e non ho opposto resistenza, non sono scappato. Cosa significa? Non sono stato io.

    Il maggiore aveva la barba nera e un sigaro spento fra le labbra. Sputò per terra e ordinò ai gemelli di slegarlo. Indicò la sedia al ragazzo e fece cenno ai due uomini di uscire.

    – Siediti, non è roba su cui scherzare. Sai che volevano farti secco sul posto? Se non collabori farai la fine degli ultimi topi di fogna che abbiamo estirpato negli anni sessanta. Abbiamo usato le bombe al fosforo, non un colpo alla testa, roba chimica. Quella è veramente una brutta morte.

    L'uomo chiuse la porta e rimase in piedi con le braccia incrociate. Si fece consegnare il chip di riconoscimento e lo inserì nel display da polso.

    – Celato. Strano nome il tuo, si vede che i tuoi genitori hanno voluto rompere con la tradizione. Un tempo erano tutti Mario, Gianni, qualche Alessandro, ma Celato mi è nuovo. Domani cercherò le origini del tuo nome, magari ne troveremo delle belle.

    L'odore di umido all'interno della stanza era più forte rispetto al resto dei canali. Una pentola con brodo di pollo era quasi in ebollizione. Il maggiore prese una manciata di pasta e la rovesciò lentamente, mescolando con un cucchiaio di legno.

    – Vuoi mangiare? Certe cose si capiscono meglio a pancia piena. Non ho molto da offrirti, ma è pollo vero che abbiamo preso da sopra e la differenza con i sintetici si sente. Forse non ne hai mai mangiato di così buono.

    Il ragazzo appoggiò i gomiti sul tavolo. Il profumo di minestra gli entrava nelle narici come una brigata di mutanti. Non aveva fame, nel sottosuolo non mancava mai il cibo, ma aveva voglia di sapori nuovi, sapori dei tempi passati. Rifiutò.

    – Non ho fame e non sono stato io. Anzi, se mi spiega di cosa sono accusato, riuscirò a scagionarmi. Sembro uno che si metta contro la legge?

    L'uomo gli appoggiò una mano sulla spalla, ma il ragazzo si divincolò. Un tonfo sulla loro testa li fece sobbalzare, del fango secco si staccò dal soffitto e l'acqua del canale di scolo si tinse di marrone.

    – Stanno bombardando con l'idrogeno. Da qualche mese la guerra è diventata più violenta, sembra che uno dei due stia provando a chiudere la partita.

    Celato raccolse un bicchiere da terra e lo appoggiò sul tavolo. Conosceva il rumore delle bombe, ma non sapeva distinguerle e si fidava degli anziani.

    – Maggiore, sono solo un ragazzo e non conosco i ruoli della società, ma rispetto le leggi. Non mi sono mai messo nei guai e adesso mi portate in questo ufficio scortato dalle guardie. Se volevo mangiare la minestra potevo starmene a casa. è questo tutto ciò che deve dirmi o ci sono accuse?

    Il maggiore assaggiò il brodo e chiuse gli occhi, quasi in estasi. Voleva raccontargli di un tempo quando i polli ruspanti si trovavano a bordo strada, ma il tempo correva e il ragazzo continuava a resistere.

    – Sai bene come funzionano le cose, sei nato nel sottosuolo e non c'è bisogno che ti ricordi tutte le leggi. Hai ucciso la figlia di Molino e ti hanno visto. Questa mattina la ragazza è scomparsa e mi risulta che eravate insieme, poi avete litigato. Ne ho sentite mille di storie come questa, cosa credi? Se la ragazza non ti piace più la lasci, non le pianti un coltello nella schiena. Cazzo, hai diciassette anni e di donne puoi trovarne mille. Perché ammazzarla?

    Celato abbassò la testa e si chiuse nel mutismo. Il maggiore spense il fuoco e mise un coperchio di latta sulla pentola.

    – Andiamo direttamente sul posto e mi spiegherai cosa è successo. Io sono il maggiore, ma puoi chiamarmi Tonin. Se alla fine mi avrai convinto ti lascerò andare e ti racconterò del perché mi chiamano il maggiore.

    I due uomini rientrarono e presero il ragazzo in consegna. Il maggiore infilò la giacca di pelle e uscì seguendo i gemelli. Attraversarono la fitta rete di canali che collegava il Dragone con il Garza e arrivarono sotto il tombino numero dieci.

    Il ragazzo puntò il dito verso un cunicolo laterale.

    – Si passa da questa parte, ma non troverete nulla. Quante volte ve lo devo ripetere? Mi piacerebbe sapere chi ha detto che sono stato io. Magari il figlio di Fruscia, sono tre anni che mi tormenta, da quando mi sono messo con Marina.

    La fitta rete di canali era completamente pavimentata. L'acqua scorreva limpida e lenta sotto i loro piedi e qualche pesce saettava veloce alla ricerca di cibo, guardandosi dai topi e dagli zugmit.

    – Ragazzo, sei ancora troppo giovane per capire il significato della legge. Siamo tutti nello stesso canale e se non rispettiamo un regolamento comune finiremo con lo spararci. Adesso guidaci

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