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Il caso Tavernello: Un successo del modello imprenditoriale cooperativo
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Ebook91 pages1 hour

Il caso Tavernello: Un successo del modello imprenditoriale cooperativo

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About this ebook

Tavernello oggi è un marchio affermato, inserito stabilmente nelle prime dieci marche di vino più conosciute e vendute al mondo: è di proprietà dei 13.510 viticoltori, soci delle cantine CAVIRO e dà al consumatore la possibilità di bere vino tutti i giorni, ad un prezzo giusto e con qualità certa. Quella di Tavernello è sicuramente un’operazione di marketing unica e ben riuscita, grazie all’impegno di tanti che, con serietà e tenacia, hanno lavorato a lungo per creare un esempio virtuoso e cooperativo di filiera vitivinicola: dai campi fino alla tavola.
LanguageItaliano
PublisherHomeless Book
Release dateJun 25, 2012
ISBN9788896771211
Il caso Tavernello: Un successo del modello imprenditoriale cooperativo

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    Il caso Tavernello - Silvia Williams

    Collana Prassi Cooperative

    IL CASO

    TAVERNELLO

    Un successo del modello

    imprenditoriale cooperativo

    Silvia Williams

    ISBN 978-88-96771-21-1 (ebook)

    Edizioni Homeless Book (homelessbook.it)

    Collana Prassi Cooperative, diretta da Everardo Minardi, con il sostegno della Fondazione Giovanni dalle Fabbriche (fondazionedallefabbriche.coop)

    ebook by (ePubMATIC.com)

    Indice

    Presentazione, di Secondo Ricci, presidente CAVIRO sca

    Introduzione

    1. Il quadro di riferimento vitivinicolo in Romagna e la cooperazione

    2. La strategia vincente della cooperazione per il vino da tavola: l’invenzione del Tavernello

    3. Una scelta vincente per Caviro

    4. I presupposti teorici di riferimento sulla competitività del modello cooperativo

    5. Il ruolo della specificità cooperativa nel successo del Tavernello

    6. I dati di un successo

    7. Il ruolo della tecnologia e la qualità

    Conclusioni

    Presentazione,

    di Secondo Ricci, presidente CAVIRO sca

    La Romagna ha sicuramente nella propria storia e cultura la coltivazione della vite e la produzione di vino fin dai tempi dei romani: vino come alimento e come sostentamento per compensare i faticosi lavori manuali svolti nei campi o nei cantieri.

    Le viti erano allevate nei classici filari alberati che facevano da sostegno alla pianta, tanto da guadagnarsi la dizione di vite maritata all’acero.

    Fu all’inizio degli anni ‘60 che si cominciarono a realizzare i primi impianti di pergoletta romagnola con pali in legno o in cemento, dando inizio alla trasformazione dei vecchi filari e puntando in prevalenza sul vitigno Trebbiano in pianura, sul Sangiovese e sull’Albana in collina.

    La crescita degli impianti fu continua e negli stessi anni nacquero diverse cantine sociali per il ritiro del prodotto: si vendeva vino sfuso, in damigiane, si esportava in Germania in cisterne e si vendeva agli imbottigliatori, che solitamente erano aziende famigliari nel settore da tanti anni.

    Alla fine degli anni ‘60 le cantine sociali, appena consolidate dai primi investimenti e sollevate dalle difficoltà iniziali, cominciarono a interrogarsi su come raggiungere il mercato con un proprio prodotto in bottiglia, con propri marchi, per fidelizzare il consumatore.

    Nacque l’idea del consorzio per arrivare tutti insieme sul mercato finale e, per non dover acquistare una linea di imbottigliamento per ogni singola cantina, si decise di costruire un unico stabilimento per tutte le 9 cantine fondatrici del Consorzio Corovin, che diventerà CAVIRO nel 1985, unendo i due settori: imbottigliamento e distilleria.

    Come per tutti, gli anni iniziali furono i più impegnativi, con le vendite dei nostri vini doc (Trebbiano, Sangiovese e Albana) ma soprattutto dei vini da pasto in bottiglioni da 2 lt con vetro a rendere.

    È proprio a quell’epoca che cominciarono le prime discussioni su possibili contenitori alternativi per bevande: l’acqua ed il latte furono i primi prodotti ad essere confezionati in contenitori differenti dal vetro, ma per il vino abbandonare la bottiglia era una provocazione vera e propria, vista la forte tradizione nel settore.

    Alla fine del 1980 Corovin, in collaborazione con Tetra Pak e con l’Università di Bologna, decise comunque di iniziare la sperimentazione che è proseguita per oltre tre anni, cominciando così a produrre i primi brik da 0,25 l.

    Una volta studiato il comportamento del vino all’interno dei contenitori a base di carta poliaccoppiata, verso la fine del 1982 il CdA doveva decidere se imbarcarsi o meno in quest’avventura. All’incertezza dei consiglieri e del Presidente Melandri si contrappose Alfeo Martini, Direttore di allora, nonché forte sostenitore dell’iniziativa.

    Nel 1983, a seguito dei risultati positivi sulla conservazione del vino in brik da parte dell’Università di Bologna e dell’impegno da parte di Tetra Pak a concedere l’esclusiva per un anno, il CdA decise di incominciare l’avventura approvando la proposta di partire con il confezionamento del vino in brik sia da litro che da 0,25 l. Rimaneva da definire il nome e, prendendo spunto dall’immagine evocativa della taverna del vino, si decise di utilizzare come marchio Tavernello.

    I primi anni furono caratterizzati dall’incertezza sulla riuscita del progetto: anche se il prodotto riscontrava il successo sperato sul mercato, infatti, l’azienda doveva fare i conti con difficoltà di varia natura, dall’autorizzazione ministeriale all’utilizzo dei contenitori alternativi per il vino che era provvisoria e annuale, ai perenni attacchi subiti da parte dell’industria del vetro. Ma il contenitore era pratico, costava meno, occupava poco spazio in frigorifero e non c’era vetro da restituire: ma soprattutto il vino era buono! Tutti questi elementi fecero sì che il prodotto venisse apprezzato da migliaia e migliaia di consumatori. L’essere visti in quel periodo come dissacratori della nobiltà del vino è stata la fortuna del Tavernello: questo, infatti, ha portato nei primi tempi ad una totale mancanza di concorrenza e di conseguenza ad una veloce crescita del fatturato, con una distribuzione sempre più capillare su tutto il territorio nazionale.

    Se oggi parlare di Tavernello significa parlare di un marchio imitato ed invidiato da gran parte della concorrenza, è grazie anche alla tenacia di chi ha creduto fino in fondo nel progetto ed ha scommesso su un prodotto totalmente rivoluzionario.

    Determinante la scelta fatta nei tempi giusti, la serietà del gruppo cooperativo per la garanzia di qualità dei vini, l’investimento pubblicitario e il buon servizio logistico in distribuzione.

    Tavernello oggi è un marchio affermato, inserito stabilmente nelle prime dieci marche di vino più conosciute e vendute al mondo: è di proprietà dei 13.510 viticoltori soci delle cantine CAVIRO e dà al consumatore la possibilità di bere vino tutti i giorni, ad un prezzo giusto e con qualità certa.

    Quella di Tavernello è sicuramente un’operazione di marketing unica e ben riuscita, grazie all’impegno di tanti che, con serietà e tenacia, hanno lavorato a lungo per creare un esempio virtuoso di filiera vitivinicola: dai campi fino alla tavola.

    Un momento della vendemmia sui colli romagnoli...

    Introduzione

    Il Tavernello rappresenta il caso di maggior successo

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