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Il Viaggio. Mappa filosofica per l'uomo contemporaneo
Il Viaggio. Mappa filosofica per l'uomo contemporaneo
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Ebook135 pages1 hour

Il Viaggio. Mappa filosofica per l'uomo contemporaneo

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About this ebook

Immaginate di essere invitati da Socrate stesso a intraprendere un viaggio speciale, alla ricerca della verità che può dare senso alla vita. Esiste la verità? Se esiste, possiamo sperare di conoscerla? Esistono il bene e il male? E perché è così importante dare risposta a queste domande? Ad accompagnarvi lungo il cammino ci sono i grandi filosofi antichi, pronti ad interpellarvi e a mettere in crisi le vostre convinzioni, mentre Socrate e poi C.S. Lewis vi inviteranno, con la ragione, a saggiare le loro teorie e a confutarne gli errori.
LanguageItaliano
PublisherHomeless Book
Release dateApr 4, 2011
ISBN9788896771068
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    Il Viaggio. Mappa filosofica per l'uomo contemporaneo - Peter Kreeft

    CAPITOLO PRIMO

    IL PRINCIPIO

    Domandare o non domandare, questa è la domanda

    Questo viaggio è un sogno, un sogno disordinato che ho avuto (o che mi ha avuto).

    Era un sogno, tuttavia mi sembrava di esserne l’oggetto, non il soggetto, il sognato, e non il sognatore. La mia vita terrena mi appariva attraverso una mente celeste. Se si trattasse della mia futura mente celeste, della mente di Dio, di quella di un angelo o di qualcos’altro, non saprei dire. Ma nel mio sogno mi sembrava di essere in quella mente celeste, dall’alto della quale guardavo in basso la mia vita terrena, e non di essere sulla terra a immaginare fantasie celesti... Questa inversione sopra-sotto era altrettanto fisica quanto mentale: anziché essere supino su di un letto, con lo sguardo fisso verso l’alto, avevo l’impressione di fluttuare, o nuotare, a faccia in giù, come su un’onda, facendo surf sulla mia vita, osservando attraverso l’acqua limpida una creatura simile a un’aragosta, che correva a gambe levate sul fondale (a proposito, il mio nome, Kreeft, significa aragosta in olandese).

    Il viaggio incominciò nel mio presente, cioè nella mezza età, proprio come per Dante:

    "Nel mezzo del cammin di nostra vita

    mi ritrovai per una selva oscura,

    ché la diritta via era smarrita...

    Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai"¹.

    Invece che in una selva oscura, mi ritrovai in una buia caverna sotterranea. Sebbene gigantesca, mi dava un senso di claustrofobia. Dietro di me vedevo file e file di persone sedute in comode poltroncine, come al cinema. Erano tutte intente a guardare uno spettacolo di giochi d’ombre su una parete della grotta.

    La riconobbi immediatamente come la caverna di Platone: la più celebre immagine di tutta la storia della filosofia. Appena ebbi compreso dove mi trovavo, sentii una voce aspra e terribile, dal tono tuttavia alquanto seducente. Proveniva dall’uomo più brutto che avessi mai visto. Aveva un corpo piccolo, grasso e storto, la testa sproporzionata, calva e bulbosa, gli occhi sporgenti e il naso camuso. Riconobbi subito il mio filosofo preferito.

    – Socrate! esclamai con gioia. Sei proprio tu?

    – Sono proprio io, quanto sei tu ciò che sto guardando, rispose con una strizzatina d’occhio enigmatica.

    Tentando stupidamente di impressionarlo con la mia intelligenza, dissi:

    – Intendi dire che non puoi vedere la mia anima, ciò che sono veramente, ma solamente il mio corpo?

    – No, voglio solo dire ciò che dico, rispose. Ho una strana abitudine alla quale, temo, dovrai adattarti. Volevo soltanto dire che, se le leggi della logica non sono state sospese, puoi essere certo almeno di questo: io sono io e tu sei tu. Tutte le cose sembrano stranamente avere quest’ostinata mania di essere se stesse, di essere logicamente coerenti. Quanto a me, mi sforzo soltanto di essere fedele a quest’abitudine. Allora, pensi di poter sopportare la presenza di una creatura tanto strana, costantemente in disaccordo con gli uomini quando essi sono in disaccordo con la verità? Qualcuno che prende le difese della verità contro l’umanità, piuttosto che quelle dell’umanità contro la verità?

    – Sarò onorato di averti per compagno, Socrate. Dimmi, dovremo ammuffire in questa grotta come pipistrelli, o mi mostrerai la strada che conduce all’esterno?

    – Ebbene, questo dipende da te. Se ti guido in questo viaggio, non ti darò che delle indicazioni, dei consigli e delle argomentazioni. Sarai tu a dover scegliere a ciascun bivio della strada.

    – Quale strada? Non vedo nessuna strada.

    – Quella.

    Indicò col dito un sentiero appena visibile, ingombro di sassi, che si arrampicava su per una parete ripida. Il suo percorso si sporgeva pericolosamente su profondi abissi e scompariva a tratti in minuscole gallerie, lungo le quali avremmo dovuto evidentemente strisciare.

    – E dove si trova il primo bivio, la prima scelta che devo fare? chiesi con aria dubbiosa.

    – Proprio qui, naturalmente. Proprio qui all’inizio.

    – Non la vedo.

    – Come può sfuggirti?

    – Ti prego, mostramela.

    – No, vediamo se riesci a scoprirla da solo. Non ti dirò niente, ti insegnerò solo. Non farò altro che porti alcune domande così che tu possa rispondere da te stesso. È il mio stile, lo sai. Sono proprio incapace di fare lunghi discorsi. L’ultimo che ho dovuto pronunciare fu un disastro. Ne conservo ancora un amaro ricordo!

    – Conosco il tuo metodo, Socrate. Ponimi tutte le domande che vuoi!

    – Dimmi, in questo caso, che cosa si fa all’inizio di ogni viaggio?

    – Non lo so.

    – Sì che lo sai. Ricordati semplicemente la legge logica della coerenza, la legge d’identità di cui abbiamo parlato poco fa. E ora dimmi ciò che bisogna fare all’inizio.

    – Iniziare, suppongo (cominciavo a sembrare petulante).

    – Bravo! Esclamò Socrate, come se avessi appena scoperto la teoria della relatività. E questo avviene naturalmente o devi scegliere di cominciare?

    – Bisogna scegliere, risposi.

    – Bene, ecco dunque la tua prima scelta: cominciare o no. Viaggiare o no. Cercare una strada per uscire da questa caverna o no. Intraprendere questa strada o no.

    – Se cerco una strada verso l’esterno, puoi assicurarmi che la troverò?

    – No. Ma posso garantirti che se non la cerchi, non la troverai. Questo non ti è sufficiente per spingerti a cercare?

    – Non so, per essere onesto con te...

    – Oh sì, te ne prego. Sii onesto con me. Niente funzionerà se non lo sei.

    – Ho dei dubbi... Tutte quelle persone sedute nella grotta... lo spazio è ristretto, ma hanno l’aria molto felice e soddisfatta.

    – Sono certamente soddisfatti. Che siano felici o no, è un’altra cosa... a meno che la felicità non sia niente di più della soddisfazione.

    – Tu non lo pensi?

    – Ciò che io penso è poco importante, o non dovrebbe esserlo per te. Che ne pensi, tu?

    – Penso che sia così. Sei soddisfatto, sei felice.

    – Hai mai sentito parlare di mucche soddisfatte ?

    – Sì.

    – Hai mai guardato una mucca? Hai mai osservato quanto le mucche sono soddisfatte?

    – Sì.

    – E quanto gli esseri umani sono insoddisfatti?

    – Sì, in effetti.

    – Dimmi, pensi di poter essere più felice di una mucca?

    – Sì...

    – Ma non sei soddisfatto quanto una mucca?

    – No.

    – Ne consegue che la felicità non potrà essere identica alla soddisfazione, giusto?

    – Suppongo di no.

    – Allora che cosa cerchi? La soddisfazione o la felicità?

    – La felicità.

    – Bene. In questo caso possiamo intraprendere il viaggio. Vedi, non posso condurti fuori da questa grotta se non sei tu a voler scegliere di cercare una strada verso l’esterno. E per fare questo, devi essere insoddisfatto, non soddisfatto. Devi disubbidire alla prima legge dei profeti più popolari della tua società.

    – Quale legge? Quali profeti?

    – I vostri psicologi strampalati la cui la legge è: Accettati come sei. In altri termini, sii soddisfatto, sii una mucca. Se non scegli di rimettere in dubbio la loro autorità, non rimetterai mai nulla in dubbio, eccetto le ombre che si agitano sulla parete di questa caverna.

    – Capisco. Dunque, la mia prima scelta è tra essere un Socrate insoddisfatto o una mucca soddisfatta.

    Pensavo che Socrate fosse sul punto di congratularsi con me per la mia saggezza e mi preparavo a sentirmi soddisfatto della mia insoddisfazione quando, all’improvviso, uno degli abitanti della caverna si alzò dal suo posto, si voltò verso di me e interruppe la nostra conversazione. Vidi che non veniva da una delle piccole poltroncine, ma da un elegante giardinetto recintato, posto in un angolo della grotta insolitamente piacevole.

    – Non lasciare che questo ciarlatano ti seduca, mi disse. Non esiste nessun luogo dove andare eccetto questa grotta. Tutto ciò che esiste è qui. Le storie di un mondo esterno a questa caverna sono solamente miti. Non esiste nessuna prova di questi altri mondi dove Socrate sostiene di condurti. Solo i bambini credono a tali fantasie.

    Sconcertato, cominciavo a dubitare e mi interrogavo sul da farsi. Socrate, tuttavia, non apparve né stupito né irritato dall’attacco di quest’uomo. Sembrò addirittura riconoscere in lui un vecchio amico.

    – Epicuro! Mi aspettavo che ti saresti fatto vedere. Sembra che sia venuto per noi il momento di combattere per un’altra anima.

    – Un altro soggetto, Socrate, lo corresse Epicuro. Devo ricordarti continuamente che un soggetto non è un’anima, ma un corpo, la cosa che vedi qui, davanti a te. Ma ti ostini a rivolgerti a chissà quale spirito o spettro invisibile, a qualcosa che spaventa i bambini

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