Algurt e Ghild
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Le case erano fatte di pali di legno, di muri a secco, ma qualche volta anche di pietre e calce con i tetti coperti di paglia o di piagne ed erano perfettamente amalgamate al paesaggio tanto che viste da lontano a fatica si potevano distinguere.
La gente era rimasta ignara, lontana dalle notizie, dagli eventi e dalle mode.
Nessuno si interessava a questi luoghi ne alle persone che vi abitavano, non vi erano regole, ma vigeva il buon senso naturale a scandire i ritmi della vita, e l'inesorabile passare del tempo non aveva alcun peso.
Qui le giornate si presentavano sempre come spazi nuovi da conquistare, dove tutto poteva succedere e tutto poteva essere possibile.
Vivevano sospesi nel tempo, come entità invisibili al resto del mondo e... forse lo erano.
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Algurt e Ghild - Pierdario Galassi
Pierdario Galassi
ALGURT E GHILD
FANTASTICO E PROFONDO MEDIOEVO
IN ALTO APPENNINO
Abel Books
Proprietà letteraria riservata
© 2011 Abel Books
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Abel Books
via Terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
ISBN 9788897513612
TRA GARFAGNANA E LOMBARDIA
In questo posto, di preciso non si sapeva dove finiva la Garfagnana e dove iniziava la Lombardia, oppure, dove finiva la Lombardia e dove iniziava la Garfagnana, la cosa certa era che quei pochi viandanti che arrivavano dalla Garfagnana credevano di essere già in Lombardia e quelli che arrivavano dalla parte lombarda credevano di essere arrivati già in Garfagnana in realtà questo era un territorio, che restava al di fuori dalla Garfagnana e ai margini della Lombardia.
Scomodo da raggiungere sia dalla parte lombarda sia da quella garfagnina, perciò, isolato, dimenticato e circondato dai monti.
Così com’era, restava una landa semisconosciuta ricca di boschi di castagni e macchie di faggi.
Qui le strade erano un groviglio di sentieri, passaggi, guadi, e percorsi, che a volte erano accompagnati da muri a secco e in alcuni tratti erano anche lastronati ma poi questi tracciati potevano diventare improvvisamente immaginari, bisognava inventarseli per andare avanti, perché a volte scomparivano come inghiottiti dalla foresta, allora si proseguiva d’istinto come le bestie.
I viandanti di questi luoghi dovevano essere pronti a tutto, per procedere nella marcia, e se smarrivano la retta via dovevano affrontare delle scalate o altri ostacoli imprevisti come ‘buscigoni’ (grovigli di rovi) dove solo i cinghiali riuscivano a passare, oppure prati di pantani melmosi dove si affondava fino al ginocchio e quando dopo tutte queste insidie se si ritrovavano a camminare in mezzo alle case del paese così malridotti, i cani gli ringhiavano contro e i bambini li canzonavano e gli tiravano i sassi.
Una volta un viandante addirittura venne aggredito dalle oche della Willa, per cui fu costretto a rifugiarsi in una capanna di capre.
La Willa era quella che castrava i becchi e i montoni, toglieva i denti alle persone, raschiava via i calli, toglieva le unghie incarnite dai piedi, e ammazzava i maiali ed era spesso in grado di risolvere a modo suo problemi di ogni genere.
Era famosa per aver curato la figlia di Gorante che stava per morire soffocata
dal male del groppo. (1)
Erano alcuni giorni che stava male e la Willa in extremis riuscì a salvarla con una morbida canna di giunco, che infilandogliela in gola riuscì a farla respirare fintanto che la malattia piano piano iniziò a regredire.
Era una donna forte, alta, un po’ grassa, dai fianchi alti, bionda e ricciuta, da sempre allevava le oche e la sua casa era attaccata a quella del vassoraio Gorante .
Il vassoraio Gorante era un tipo che costruiva le vassore (2) di legno, ma non solo, faceva anche altri oggetti, sempre di legno però, soprattutto i cucchiai. Era un tipo largo rossiccio e la testa a forma di masso, come quelli che si usavano per fare i muri a secco, che non hanno spigoli ma non sono neanche del tutto rotondi.
Anche nel corpo era massiccio come la roccia, ed il suo colorito era dominato da una tonalità fulvo-vurparina, (3) inoltre era un cacciatore di Giurbine, aveva una figlia che era guarita dal mal dal grupp
per merito della Willa.
Le usanze lombarde si fondevano con quelle garfagnine e quelle garfagnine con quelle lombarde per questo c’era un po’ di confusione e le persone a volte erano indecise e disorientate, tanto che alla fine facevano di testa loro, e in questa maniera le cose andavano, sempre per il verso giusto.
Le case sembravano spuntate per miracolo dal terreno come gli alberi. Era impossibile pensare che qualcuno avesse potuto costruire delle abitazioni in questi posti.
Le case erano fatte di pali di legno, di muri a secco, ma qualche volta anche di pietre e calce con i tetti coperti di paglia o di piagne ed erano perfettamente amalgamate al paesaggio tanto che viste da lontano a fatica si potevano distinguere.
La gente era rimasta ignara, lontana dalle notizie, dagli eventi e dalle mode. Nessuno si interessava a questi luoghi né alle persone che vi abitavano, non vi erano regole, ma vigeva il buon senso naturale a scandire i ritmi della vita, e l’inesorabile passare del tempo non aveva alcun peso.
Qui le giornate si presentavano sempre come spazi nuovi da conquistare, dove tutto poteva succedere e tutto poteva essere possibile.
Vivevano sospesi nel tempo, come entità invisibili al resto del mondo… e