Leggende e racconti indigeni
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Leggende e racconti indigeni - Learco Learchi d'Auria
el.dorado.44@hotmail.com
Prefazione
Il fascino del racconto, delle favole antiche ma anche di fantastiche leggende legate alle proprie origini da sempre hanno destato l’interesse degli etologi e degli studiosi di usi e costumi anche tribali.
Questo non vuole essere un romanzo vero e proprio, anche se l’autore ha voluto intervallare ogni gruppo di racconti leggendari con i dialoghi tra i giovani Indios mentre ascoltavano, attorno al fuoco serale della Riserva di Bananal, il pajé della loro tribù che raccontava loro le antiche leggende. È più semplicemente una piccola raccolta costituita da una sessantina di racconti, che presentano i personaggi e le leggende indigene più note nell’America Latina. Da qui nasce anche il titolo del libro che Learco ha voluto scrivere mettendo insieme narrazioni, fantasie, ed inoltre, le curiosità idiomatiche del dizionario da lui tradotto in italiano ma tratto da due differenti lingue: Tupí e Portoghese-brasiliano.
È un pot-pourri che il lettore, se non è cultore di questo tipo di letteratura, potrebbe non gradire ma come in tutte le ricette nuove, bisogna prima assaggiare per poi giudicare. Un certo scetticismo è naturale di fronte a cose nuove ed inusuali ma già dopo le prime pagine si ci trova immersi in un mondo che potrebbe definirsi da favola
. Sapori antichi accompagnano in questo viaggio nel passato dove Learco ci introduce narrando di in Popolo già decimato dagli invasori colonialisti giunti dall’Europa e dalle malattie portate da questi.
Descrivere il mondo indigeno e le sue leggende è un buon sistema per non far dimenticare al mondo che, sebbene rimasti in pochi, gli Indios ancora esistono. Le leggende indigene sono storie fantastiche piene di mistero e di soprannaturale legate da incantesimi e magie ma talvolta anche da stregoneria. Per le Nazioni degli Indios esse sono molto importanti perché è sempre stato il mezzo attraverso il quale educare i bambini piccoli delle tribù. Ancora oggi lo si fa nelle aldeias
per inculcare il senso di appartenenza alla razza.
I nuovi indigeni sono simili ai loro coetanei del terzo millennio. Studiano, frequentano le Facoltà delle Università degli Studi, fanno amicizia con altri giovani di culture e razze differenti. Stanno via, via sempre più integrandosi, attratti dal mondo dell’uomo bianco. È così che, prima o poi, si sposano con coetanei appartenenti a razze e culture differenti. I loro figli entrano a far parte di una Società Multirazziale, quale è quella brasiliana, ma come Indios perdono la loro identità originaria ed anche il ricordo delle proprie radici. Sarà inevitabile che la Razza India, così come ancora esiste, scompaia: del resto è il prezzo del pedaggio, da altri già pagato, per entrare in un futuro connotato da innovazioni e cambiamenti.
La prosa di Learco è coinvolgente e di facile lettura. Tutto sommato, penso che il suo pubblico accoglierà con favore anche questo suo impegno di rigorosa ricerca descritta, come sempre, con lo stile dell’artista avvezzo all’uso del colore e del pennello.
Elisa Savarese
Presidente dell’Università Avalon
sopravvivono i miti e le
leggende del passato.
Spesso appaiono come
favole molto remote le
cui origini si perdono nella
notte dei tempi.
Ancor prima che gli antichi
Dei andassero via, verso i cieli di galassie lontane,
per gli indios della nazione
di lingua Tupí erano tempi
sereni quelli nei quali le
divinità parlavano con gli
uomini vigilando su di loro.
Dedico il risultato della
mia ricerca sui miti e sulle
leggende indigene del Sud
America a tutte le razze i
cui popoli, di questa Terra
ammalorata dai veleni della
civiltà, si stanno estinguendo.
Spero che questo contributo
possa servire a non farli cadere
dimenticati nell’oblio.
(Learco Learchi d’Auria)
I personaggi del presente romanzo ed anche l’autore, tal quale viene descritto, sono stati ideati dalla fantasia. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti sono puramente casuali.
Indice delle Leggende e dei Racconti
I La leggenda del Guraná
(una fuga d’amore)
II Favola di Nuvola Bianca
(come Taiuva divenne Yba Tinga)
IIILa Mandioca e la sua leggenda
(l’amore di Ñasaindí e Catupirí)
IV Leggenda del Maracujá
(gli indios che ingannarono il sole)
V Leggenda dell’’acqua miracolosa
(Peroibe, Juréia e l’amore imprigionato)
VI Le Cascate di Iguaçú
(racconto d’amore e gelosia)
VII Il tucano ingordo
VIII Il rospo ed il primo fuoco
IX Il rospo e l’urubù
X La luna e il giaguaro
XI Chaki e Chokopi
XII Toborochi
(l’albero del rifugio)
XIII La porta di pietra
XIV Il vecchio che salvò gli animali
XV Leggenda del sole e della luna
XVI Leggenda della dimora degli Dei
(il serpente nero dell’Itatins)
XVII Leggenda degli indios discesi sulla Terra
XVIII I fratelli Tupí e Guaraní
(le bevande della discordia)
XIX Mito della Vitória Régia
XX Iapuna trasformata in ninfea
XXI Storia di Iasí
XXII La tartaruga che diede origine alla Terra"
XXIII Anhangá
(spiritello maligno)
XXIV Boitatá
(il serpente di fuoco)
XXV Boto
(delfino d’acqua dolce)
XXVI Caipora
(l’abitante dei boschi)
XXVII Cairara
(la scimmia del Rio delle Amazzoni)
XXVIII La Città Incantata
(leggenda della roccia che suona)
XXIX Curupira
(il folletto dei boschi dai piedi rovesciati)
XXX Il lupo mannaro
(leggenda del Lobisomen)
XXXI Saci Pereré
(il folletto rosso)
XXXII La Madre delle Acque
(leggenda di Iara)
XXXIII Il borozinho disobbediente
(leggenda del pappagallo parlante)
XXXIV Invidia punita
(l’origine del porcospino)
XXXV I beija-flores ledroncelli
(leggenda dei colibrì)
XXXVI Uirapuru
(leggenda del passero colorato)
XXXVII Il passero magico
(leggenda di Japim)
XXXVIII Il banano sacro
(la nascita del Monte Roraima)
XXXIX Itaki capotribù crudele
(leggenda dell’açaí)
XL Il paradiso degli indios
(leggenda kaiapó)
XLI Un’eredità preziosa
(la leggenda del mais)
XLII Itagibá e Potira
(la leggenda dei diamanti)
XLIII Creazione dei pesci e delle scimmie
(leggenda kaiapó)
XLIV Gli occhi dei piccoli indios
(la creazione delle stelle)
XLV Il flautista Catuboré
(la leggenda dell’ Irapuru)
XLVI Nascita di Kirymuré
(l’Isola di Itaparica)
XLVII Cujubim e Inhambu
(la nascita della notte)
XLVIII Pronominaré
(il padrone della Terra)
XLIX La storia di Sinaá
(la fine del mondo)
L Macunaíma
(l’albero di tutti i frutti)
LI Le lacrime di Aipré
(la fonte di Tambiá)
LII Le foglie dell’amore
(la Tamba-Tajá)
LIII Dal dio Tupã un dono prezioso
(l’Erba Mate)
LIV L’amuleto magico
(il Muira-Quitã)
LV Begorotire
(l’uomo-pioggia)
LVI Kuát e Iaê
(la luce del giorno)
LVII Rito della vergine che diventa donna
(la storia della nascita del sole)
LVIII Storia di Poranga ed Itanhantã
(la grotta dell’amore)
LIX Leggenda dell’albero corallo
(come una donna divenne albero)
LX Leggenda dell’urutau
(l’uccello fantasma)
LXI Il vecchio ed il rapace
(il Bacurau)
Prologo
La responsabile della docenza della Università Avalon, nonché della casa editrice, lo aveva convocato in Italia a Castellammare di Stabia per comunicazioni urgenti
. Learco stava leggendo la e-mail appena giunta. Notò che era stata digitata sulla carta intestata che riporta il logo con la Corona Navalis
, segno dell’ufficialità della cosa. Il testo era laconico e non faceva prevedere nulla di buono. Questo era ciò che stava pensando lo scrittore. L’invito aveva il sapore di un ordine che non si poteva ignorare e riportava la firma della Preside
, così chiamata da tutti, nonostante avesse un cognome molto noto nella regione, ma Learco sapeva che stava per abbreviazione di Presidente
.
Il fatto era che la Preside, pur avendo un corpicino esile ma molto energico, sapeva imporsi con la sua personalità talmente spiccata che difficilmente le si poteva opporre un rifiuto. Era una anziana insegnante di Vico Equense che quando parlava si rivolgeva, compitamente, alle persone dando del voi
. Quella del voi
è una espressione di grande riguardo che, nella napoletaneità del linguaggio, si dà alle persone che più si stimano. Quando si parlava di lei, poco mancava che ci si mettesse sull’attenti togliendosi il cappello, per chi lo portava in capo. Ciò non toglie che avesse una mentalità giovane che gli proveniva dall’aver vissuto accanto ai suoi ragazzi
come amava definire le leve che preparava ad affrontare il futuro nel mondo accademico ed, anche, in quello professionale e questo fatto la rendeva molto simpatica a Learco. In qualche occasione avevano avuto dei battibecchi e più d’una volta l’anziana professoressa s’era lasciata andare, definendo Learco: "…un ragazzaccio troppo cresciuto ed impertinente". In altre occasioni aveva, invece, asserito: …è, come sempre, un galantuomo. Peccato che dopo di lui la fabbrica abbia cessato la produzione
. Tra il serio ed il faceto, si era instaurato uno strano rapporto fatto di stima, confidenza, affetto con un pizzico di gelosia da parte della donna, anche se mai nulla era avvenuto tra i due, che continuavano a darsi alternativamente del voi
e del lei
.
Allo scrittore non era restata altra scelta che quella di obbedire ed aveva quindi acquistato il biglietto di viaggio aereo che da Guarulhos lo avrebbe portato a Monaco di Baviera in Germania e di lì, con altro volo interno, fino a Napoli. Aveva comunicato la data e l’orario di arrivo in modo che potessero andare a prenderlo nell’Aeroporto di Capodichino.
Spazio aereo sull’Oceano Atlantico - Volo Lufthansa LH 505 – Venerdì 17 maggio 2013 - A bordo dell’aeromobile
Nonostante il breve tempo a disposizione, Learco era riuscito a trovare posto su un aereo della Lufthansa perché molte persone superstiziose non amano viaggiare di Venerdì e tanto meno quando questo cade il 17 di un mese dispari e di un anno le cui due cifre finali riportano il 13.
Il decollo dall’Aeroporto di São Paulo-Guarulhos era avvenuto alle 16,50 con qualche minuto di ritardo ed ora lo scrittore si trovava comodamente seduto nella poltrona a lui riservata su quell’aeromobile che già stava volando sopra l’Oceano Atlantico. Ogni sedile era dotato di un sistema di intrattenimento personale con Visual Audio on Demand ma la dimensione della poltrona differiva a seconda del tipo di classe… a più elevata classe e costo, corrispondeva maggiore comfort. Quello della Lufthansa era un velivolo, ad ala fissa, costruito dalla Airbus S.A.S.
contraddistinto dal codice A 343
. Con una apertura alare di 60 metri, una lunghezza di quasi 64 ed un’altezza di quasi 17, era in grado di ospitare 228 passeggeri: 196 in Classe Economica, 24 in Classe Business ed 8 in Prima Classe, oltre il personale di servizio.
L’aeromobile stava procedendo, spinto dai suoi quattro motopropulsori. Allo scrittore venne in mente che una buona parte degli aeromobili che coprono la tratta intercontinentale tra il Brasile e l’Europa montano motopropulsori forniti dalla Embraer - Empresa Brasileira de Aeronáutica S.A.
ma la maggior parte dei viaggiatori dell’aria, che non siano brasiliani, non lo sanno.
Embraer è l’ azienda brasiliana costruttrice di aeromobili che è quarta al mondo per forza-lavoro dopo Boeing, Airbus e Bombardier, con quasi 17.000 dipendenti. è tra le top industries aeronautica per produzione di aerei di linea. Dal 1996, Embraer ha prodotto e consegnato più di mille aeromobili a più di 30 Compagnie aeree in 20 paesi nel mondo.
«Non male per un Paese che fino a poco tempo fa era considerato appartenere al terzo mondo» disse, tra sé e sé, Learco.
Nella tratta che ancora lo divideva dall’aeroporto d’arrivo di quel balzo transoceanico, la prima meta era a Monaco di Baviera in Germania dove l’arrivo era previsto per le 9,45 nel mattino del giorno seguente. Da Monaco, avrebbe preso la coincidenza con il Volo 1928 per Napoli ma su un velivolo più piccolo di una delle società per voli regionali appartenenti alla Lufthansa. Il suo viaggio sarebbe durato, in tutto, quasi 19 ore con una sosta di cinque ore in Germania.
Tre ore dopo il decollo, era stata servita la cena su simpatici piccoli vassoi. Il cibo era buono ed ottimo il vino europeo che veniva servito senza economia. A dire il vero, già da subito era passato il carrello delle bevande ricco di caffè, tè, Coca Cola, birra, aranciata e succhi di frutta d’ogni tipo.
Il problema era, tuttavia la noia e dopo aver ascoltato musica visto un film sul maxi-schermo, il tempo pareva non passare mai.
Learco chiuse gli occhi e, quando le luci interne si spensero e furono abbassate le tendine degli oblò, tentò di dormire un poco. Prima di assopirsi pensò che mancava dall’Italia da oltre un anno e che avrebbe profittato di quel suo rientro per fare una capatina a Genova dove i suoi familiari abitavano. Per il ritorno aveva ottenuto la possibilità di imbarcarsi da quella città per Monaco di Baviera e di lì volare nuovamente verso il Brasile.
Spazio aereo sull’Europa - Volo LH 505 – Sabato 18 maggio 2013 - A bordo dell’aeromobile
La notte era, bene o male, trascorsa nel dormiveglia in compagnia di pensieri e ricordi. Dal monitor posto in cima alla zona di Classe Economica appariva, ogni tanto nel buio, la sagoma dell’aereo sopra l’emisfero sorvolato. Learco, vedendo che si stava entrano nello spazio aereo europeo, fu preso da un’indicibile emozione anche se aveva fatto abitudine a quei lunghi viaggi sospeso nell’aria. Da quel momento la fretta d’arrivare doveva fare i conti con il tempo che pareva essere divenuto ancora più lento. Quando le luci interne si riaccesero e