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Passioni della mente e vibrazioni del cuore
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Passioni della mente e vibrazioni del cuore

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“Passioni della mente e vibrazioni del cuore” non è un trattato di psichiatria, come potrebbe sembrare - l’autore ammette la propria impreparazione - bensì un insieme di fatti narrati con il suo inconfondibile stile. Fatti attraverso i quali si apprendono molte cose su una delle capitali europee più belle, ma anche sulla vita brasiliana. Il lettore avrà un’infarinatura di nozioni attinenti il “Candomblé” la “Macumba” e gli “Orixas”. I brasiliani hanno una profonda Fede. Ogni loro esternazione, in atto di preghiera, è rivolta verso l’Alto. Come si chiamino le loro divinità, che si aggirano in un pantheon popoloso, non ha importanza. Non ha altrettanta importanza l’abbinamento degli “Orixas” con i “Santi” della Religione Cattolica. È indubbio che il “Sincretismo” è la fusione di teorie filosofiche o di dottrine religiose diverse ma leggendo quanto Learco scrive si comprende quanto il credo dei brasiliani tenda al Signore dell’Universo, qualsiasi nome gli si voglia dare. Ognuno professa la propria fede come si sente di fare. Learco è scrittore ed amico- è il Virgilio accompagnatore di ogni Dante che è in noi- lo senti parlare mentre leggi, senza sovrastrutture grammaticali o sintattiche ricercate per fare colpo; è spontaneo nel tradurre in parole le sue conoscenze, conoscenze puntuali, precise, degli usi e costumi dei Brasiliani, della morale sociale delle donne brasiliane che, seppure diversa da quella europea, merita di essere conosciuta. A tratti il romanzo commuove ed affascina, ti spinge ad andare avanti per sapere di più. È un romanzo con un finale che lascia perplessi e fa riflettere sulla relatività di ogni cosa della vita.
LanguageItaliano
PublisherWest Press
Release dateDec 13, 2015
ISBN9788899001490
Passioni della mente e vibrazioni del cuore

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    Passioni della mente e vibrazioni del cuore - Learco Learchi d'Auria

    el.dorado.44@hotmail.com

    Prefazione

    Anche questo romanzo di Learco è una tessitura di avvenimenti che coinvolgono il lettore in un mondo fatto di pensieri e considerazioni sull’animo umano. L’autore prende lo spunto per offrire due differenti spaccati di vita: l’uno a Parigi nella vecchia Europa e l’altro a Paria Grande nello Stato di São Paulo del Brasile.

    Proiettato in un fantastico viaggio nel tempo egli vive alcune delle esperienze, sempre desiderate ma mai fatte, in una Ville Lumiere tal quale si potrebbe presentare, oggi, agli occhi di un giovane pittore squattrinato ed amante di una vita bohémien. A Parigi sembra che egli torni da Londra ma, in realtà, il salto temporale avviene durante un viaggio in aereo tra Napoli e Genova, in Italia.

    Alla ricerca del proprio tempo perduto, l’autore ritorna in Brasile dove nuovi fatti non mancano di coinvolgerlo.

    Passioni della mente e vibrazioni del cuore non è un trattato di psichiatria, come potrebbe sembrare - l’autore ammette la propria impreparazione - bensì un insieme di fatti narrati con l’inconfondibile stile di Learco. Fatti attraverso i quali si apprendono molte cose su una delle capitali europee più belle, ma anche sulla vita brasiliana.

    Il lettore avrà un’infarinatura di nozioni attinenti il Candomblé la Macumba e gli Orixas.

    I brasiliani hanno una profonda Fede. Ogni loro esternazione, in atto di preghiera, è rivolta verso l’Alto. Come si chiamino le loro divinità, che si aggirano in un pantheon popoloso, non ha importanza. Non ha altrettanta importanza l’abbinamento degli Orixas con i Santi della Religione Cattolica. È indubbio che il Sincretismo è la fusione di teorie filosofiche o di dottrine religiose diverse ma leggendo quanto Learco scrive si comprende quanto il credo dei brasiliani tenda al Signore dell’Universo, qualsiasi nome gli si voglia dare. Ognuno professa la propria fede come si sente di fare.

    Learco è scrittore ed amico- è il Virgilio accompagnatore di ogni Dante che è in noi- lo senti parlare mentre leggi, senza sovrastrutture grammaticali o sintattiche ricercate per fare colpo; è spontaneo nel tradurre in parole le sue conoscenze, conoscenze puntuali, precise, degli usi e costumi dei Brasiliani, della morale sociale delle donne brasiliane che, seppure diversa da quella europea, merita di essere conosciuta.

    A tratti il romanzo commuove ed affascina, ti spinge ad andare avanti per sapere di più. È un romanzo con un finale che lascia perplessi e fa riflettere sulla relatività di ogni cosa della vita.

    Per agevolarne la comprensione, nelle ultime pagine è stato inserito un pratico Pre-glossario che aiuterà nella corretta pronunzia delle parole scritte in portoghese ed un "Glossario" con le traduzioni la cui valenza, per il lettore, si riveleranno nel corso della lettura del romanzo stesso.

    Le due appendici sono supporti di facile ed istruttiva consultazione, quale complemento, al quale fare ricorso ogni qualvolta non appaia chiaro il senso dell’idioma straniero.

    Elisa Savarese

    Presidente dell’Università Avalon

    Scrivere delle passioni della mente

    senza far cenno ai meccanismi del

    l’organo che è deputato al pensiero, è

    pressoché impossibile, così come lo è

    il non fare riferimento all’inconscio.

    Quando mi sono accinto a dare avvio

    a questo fantasioso racconto non ero

    sicuro di riuscire a dipanare la tela

    fitta delle sottili, quanto discutibili,

    mie considerazioni in proposito.

    Con molta probabilità non ho raggiunto

    lo scopo di far capire che cosa sono e

    in che cosa consistono le passioni della

    mente ma, almeno, ho tentato di farlo

    laddove in molti, prima di me, hanno

    desistito e solo in pochi ci sono riusciti.

    Dedico queste mie pagine a tutti coloro

    che, consciamente o meno, hanno il

    dubbio d’essere divenuti pazzi in una

    Società, folle, all’interno della quale

    non si può stare se non si è tali.

    (Learco Learchi d’Auria)

    I personaggi del presente romanzo ed anche l’autore, tal quale si descrive, sono stati ideati dalla fantasia.

    Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

    Prologo

    Dopo la pubblicazione del suo romanzo Davanti alle bianche scogliere Learco era rientrato in Italia, a Genova, nella sua città d’origine. Laggiù era stato raggiunto da una telefonata fatta per conto della Preside della Università Avalon di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, nonché Responsabile della casa editrice EVA.

    «Pronto, Professor Learchi?» chiese una voce di donna, probabilmente giovanissima, che si presentò: «…sono Marina della Editrice Virtuale Avalon, la nuova segretaria della Signora Preside.»

    «Sì, sono io! Mi dica Signorina Marina» rispose lo scrittore che, quando sentiva parlare una giovane donna per telefono, ingentiliva il tono della propria voce.

    «La Signora Preside mi ha incaricato di chiederle se, anche quest’anno, è disposto a tenere le solite conferenze ai giovani del Corso di Letteratura Moderna della nostra Università, qui nella sede della Fondazione Italo-Americana Restoring Ancient Stabiae

    Quello delle conferenze, che avevano per tema il Brasile, era divenuto un appuntamento tradizionale che, da quattro anni, si ripeteva ogni qualvolta Learco rientrava dall’Estero. Lo scrittore faceva, volentieri, un salto sulla Costa Sorrentina dove aveva diversi amici che, profittando di quel breve Corso di Brasilianismo, così la Preside aveva preso ad abbreviare il ciclo di conferenze frammentate a puntate il cui titolo è ben più esteso: Brasile: origine, storia, usi e costumi di un popolo alla ribalta del Continente Latino Americano avrebbe rivisto con gioia quelle persone visitando, in loro compagnia, gli ameni dintorni. Alcune di loro erano state coinvolte dalla Preside nelle iniziative dell’Uniavalon. Il poter abbinare l’utile al dilettevole, quale ospite del Campus, usufruendo dell’ottima cucina del ristorante interno, era, un’attrattiva in più. Pino, lo chef che ci teneva a servirlo personalmente, aveva preso a coccolarlo con manicaretti prepararti appositamente per lui. Non mancava, infatti, di annunciargli le novità del giorno, della ghiotta culinaria partenopea, strizzando l’occhietto e facendo seguire l’immancabile: "prufessò isso è buono assaie".

    «Sì, confermi la mia disponibilità ma riferisca alla Signora Preside che, per fissare le date, dovrà contattarmi personalmente» rispose Learco, un poco contrariato dal fatto di aver ricevuto l’invito per interposta persona.

    «Per la suite, ha delle preferenze?» chiese la giovane donna, col cipiglio di un esperto portiere d’albergo.

    «La solita, o una al primo piano, va bene purché la vostra rete informatica di connessione senza fili giunga fin lì senza problemi per il mio personal computer portatile» rispose lo scrittore, preoccupato di dover scendere nel Internet Point della struttura alberghiera del Campus, ogni qualvolta avesse avuto necessità di connettersi con il resto del mondo.

    Fu così che, anche per quell’anno, le vacanze Learco le avrebbe passate sulla Costa Amalfitana. Il fatto era che la Preside aveva una personalità talmente spiccata che difficilmente le si poteva opporre un rifiuto. Era una anziana insegnante, partenopea verace di Vico Equense, che quando parlava si rivolgeva, compitamente, alle persone dando del voi. Quella del voi è una espressione di grande riguardo che, nella napoletaneità del linguaggio, si dà alle persone che più si stimano. Da tutti, nonostante avesse un cognome molto noto nella regione, era chiamata semplicemente la Preside. Quando si parlava di lei, poco mancava che ci si mettesse sull’attenti togliendosi il cappello, per chi lo portava in capo. Ciò non toglie che avesse una mentalità giovane che gli proveniva dall’aver vissuto accanto ai suoi ragazzi come amava definire le leve che preparava ad affrontare il futuro nel mondo accademico ed, anche, in quello professionale. Questo fatto la rendeva molto simpatica a Learco che, spesso e volentieri, s’era preso delle libertà verbali, goliardicamente, scherzose. Il gioco durava il tempo di qualche battuta ma, subito dopo, rientrava nei confini di un comportamento corretto ed educato, da… gentiluomo come, la stessa Preside, aveva definito lo scrittore. Più d’una volta s’era lasciata andare, definendo Learco "…un ragazzaccio troppo cresciuto ed impertinente". In altre occasioni aveva, invece, asserito: …voi siete, come sempre, un galantuomo. Peccato che dopo di voi la fabbrica abbia cessato la produzione. Tra il serio ed il faceto, si era instaurato uno strano rapporto fatto di stima, confidenza, affetto con un pizzico di gelosia, anche se mai nulla era avvenuto tra i due, che continuavano a darsi alternativamente del voi e del lei.

    In un fresco pomeriggio del mese di maggio l’aereo era partito da Genova Sestri Ponente - poco dopo le 17,30 - per atterrare, poco prima delle 19,00 nell’aeroporto di Napoli Capodichino. Gli amici erano, già, laggiù ad attendere l’arrivo dell’italo-brasiliano.

    Italia, Castellammare di Stabia (Na) - Università Avalon – Giovedì 17 maggio 2018 - Primo modulo della conferenza

    C’era una buona affluenza di intervenuti e tra le matricole della Facoltà di Letteratura Moderna e Giornalismo si notavano anche insegnanti di altre discipline dell’Ateneo. Erano stati ammessi gli amici che non volevano perdersi le gustose battute di Learco e qualche estraneo, come semplice uditore. Le lezioni, che lo scrittore preferiva dire essere una lunga conferenza frammentata in moduli a puntate avevano uno stile inusuale per quell’austera Aula Magna nella quale si svolgeva il Corso di Brasilianismo. Learco le conduceva mescolando momenti di oratoria con altri nei quali coinvolgeva i discenti in dialoghi serrati, a tu per tu. Era lo scrittore a porre domande ai ragazzi, prima che questi avessero il sopravvento facendole. Le domande davano lo spunto di parlare del Brasile, della sua storia, degli scrittori, degli artisti in genere -compresi i musicisti ed i cantautori- degli usi e costumi, delle religioni, del candomblé e della macumba, nonché degli indios che ancora restavano e di quella mistura di popoli che componevano la variegata razza brasiliana. Learco cercava di eludere domande sul carnevale ed il facile sesso con le donne brasiliane. Preferiva evitare che il discorso fosse portato sul terreno dell’ambiente tipicamente vacanziero, riservato ad una ricca clientela d’élite e presentato, con disinvoltura, da certe agenzie turistiche.

    «Il Brasile è tutt’altra cosa e per capirlo bisogna viverci… da brasiliani tra i brasiliani. Solamente così si può penetrare la sua essenza» si ostinava a ripetere.

    «Quanto alle donne brasiliane facili, è stupido pagare un costoso biglietto aereo, per finire a letto con una prostituta. La prostituzione è il più antico mestiere del mondo ed il mondo intero ne è pieno» liquidava, con questa frase, l’argomento per passare ad altri che riteneva più interessanti. Aveva, tuttavia, intrattenuto un signore insistente - forse un giornalista, non più tanto giovane e per questo interessato - parlando delle donne brasiliane per dipingerle come donne coraggiose, legate visceralmente ai figli, sempre sorridenti nonostante le fregature della vita, amanti dell’amore per l’amore in sé, ma anche del sesso che non consideravano con peccaminosità. Donne che, soprattutto, erano… attaccate al compagno o al marito, talvolta l’ultimo di una serie e molto più vecchio.

    «Su quest’argomento mi intratterrò, più a lungo, a fine corso se ce ne resterà il tempo» aveva detto, strizzando l’occhietto, con mascolina complicità, al non più giovane auditore. Diverse persone continuavano a venire a quell’appuntamento annuale con lo scrittore italo-brasiliano perché ogni conferenza, nonostante il tema fosse lo stesso, aveva un’evoluzione differente che si rinnovava. Parevano conferenze diverse tenute dallo stesso relatore. Ogni volta si apprendevano aspetti nuovi e nuove notizie tralasciate la volta precedente. Era questa l’attrattiva di quel Corso di Brasilianismo e di… tutto un po’ sul Brasile. I discenti e gli uditori si sentivano prendere per mano per essere portati alla scoperta di un semi-continente, per loro, nuovo e popolato da persone del tutto differenti da quelle che potevano immaginare.

    «Il popolo brasiliano ama guardare i programmi televisivi ed è attraverso questo veicolo d’informazione che ha appreso lo stile di vita anglosassone. Con il tempo i giovani hanno recepito le mode della loro generazione. La loro gergalità è, pressoché, simile a quella dei giovani europei e statunitensi. In fin dei conti la globalizzazione è giunta anche in Brasile che, del Sud America, è considerato il Leader. In molte cose si può parlare di Terzo Mondo ma in molti campi i brasiliani sono all’avanguardia!» questa dichiarazione aveva dato l’avvio ai molti dibattiti che sarebbero nati nei giorni successivi.

    Italia, Castellammare di Stabia (Na) - Università Avalon – Venerdì 18 maggio 2018 - Sull’impervia strada di antiche rovine

    Quel pomeriggio non c’era lezione nel Corso di Letteratura Moderna. Learco stava pigramente seduto nel parco del Campus, a godersi il panorama del golfo, quando fu raggiunto dai Professori Mannino, Greco e la moglie di quest’ultimo, Maria.

    «Siamo venuti a prenderti… vieni via con noi» disse Giuseppe Mannino.

    «Dove mi portate?» chiese, curioso, lo scrittore.

    «Andiamo a Pompei e poi a cena fuori.»

    «A Pompei… mi portate a vedere gli affreschi pornografici negli antichi lupanari?»

    «Sì… anche quelli» aggiunse Antonio Greco, toccandosi la barba, sorridendo.

    «Ma sì… andiamo a Pompei» accettò Learco.

    Oltre che essere uno dei siti archeologici più importanti degli scavi vesuviani, quello di Pompei è un Comune che conta circa 25 mila anime suddivise anche nel circondario costituito da piccole frazioni quali Mariconda, Messigno, Ponte Nuovo e Treponti. Era, nell’antichità, un nodo commerciale che vedeva l’incrocio di tre importanti strade, ricalcate in piena epoca storica, dalle vie provenienti da Cuma, da Nola e da Stabia. La parte moderna del Comune di Pompei fu fondata dopo la costruzione del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, consacrato nel 1891, che costituisce una delle mete italiane più frequentate per grazia ricevuta, in esso è conservata la tela seicentesca della scuola di Luca Giordano raffigurante la Madonna di Pompei. Nel 1997, l’UNESCO ha dichiarato Pompei Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il Comitato ha deciso di iscrivere tale area sulla base dei criteri culturali considerando che gli straordinari reperti delle città di Pompei, Ercolano e delle città limitrofe, sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., costituiscono una testimonianza completa e vivente della società e della vita quotidiana in un momento preciso del passato, e non trovano il loro equivalente in nessuna parte del mondo.

    «Camminare su questo acciottolato è una bella fatica» si lamentò la moglie di Antonio.

    «Non lamentarti, Maria… dovresti vedere come sono ridotte le strade del Brasile. Tutto sommato queste sono vestigia che contano migliaia di anni» l’ammonì Learco, soffiando un poco per via del proprio sovrappeso.

    «Come sono le strade in Brasile? Racconta un po’» lo invitò Antonio.

    «Le strade sono asfaltate e, di per sé, a parte qualche avvallamento e qualche buco, sono abbastanza praticabili. Il problema è dato dai marciapiedi.»

    «Sono stretti?» chiese Giuseppe.

    «No, non è per quello… in Brasile tutto è grande e sproporzionato. È che le radici degli alberi tendono a venire in superficie frantumandone la pavimentazione e… poi, ci sono i passi carrabili.»

    «Anche qui abbiamo i passi carrabili, ma non ci danno problemi» disse, di rimando, Giuseppe.

    «Il fatto è che, in Brasile, ogni singola abitazione ha un passo carrabile davanti. Il motivo è che le autovetture vengono ricoverate all’interno delle aree dei fabbricati per via dei furti d’auto…» spiegò Learco che, poi, aggiunse: «…immaginate un marciapiedi in salita dove ogni cinque metri c’è un passo carrabile con due pendenze: una che va da un lato, dall’ingresso delle case verso la strada e l’altra verso la discesa a valle. Il marciapiedi finisce con il presentarsi come una montagna russa, peggiorata dalle radici degli alberi, che affiorano, e con pendenze variabili che si susseguono. Senza contare che spesso le auto ne occupano buona parte con le ruote.»

    «Chissà che male ai piedi» disse Maria, pensando a quanto gli stavano dolendo quelli propri.

    «Non solo i piedi ma… le scarpe si consumano di nulla.»

    «Le amministrazioni comunali non fanno nulla per ovviare a questo problema?» chiese Antonio.

    «No, non possono farci nulla… è una battaglia perduta in partenza. È difficile contrastare la natura, ma lo è ancora

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