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Occhi verdi di un (latino) bianconero
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Occhi verdi di un (latino) bianconero

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About this ebook

“La bellezza di ogni immagine/è legata alla sua terra/ e dimora in ogni cuore e in ogni luogo”. La grandezza di ogni sogno è legata al suo tempo e dimora nel mondo.
Ho deciso di scrivere degli appunti sulla mia vita e, complice un parallelo con l’elettronica, ho scritto frasi decise, dai ritmi incalzanti, con tante assonanze e giochi di parole che hanno la stessa potenza espressiva del miracolo del funzionamento delle apparecchiature elettroniche. Nelle altre parti c’è ancora una certa coerenza nel linguaggio ma i versi sono più riflessivi, di un linguaggio ancora sintetico e deciso ma più lirico e, a volte, sentimentale, quasi come se il desiderio di azione espresso dalle parole precedenti ricadesse riflessivamente su se stesso e allargasse lo sguardo e l’orizzonte del suo pensiero. Poi: “...è come una via di Torino/che siede vicino/ e una via di Milano/ che è stretta nella mia mano....... con il battito delle ali di una colomba/ che rivive nei dipinti di una tomba,/ ma che è immortale/ come la vestale/ della vita/ servita/ in una mano.......”.
LanguageItaliano
Release dateNov 3, 2015
ISBN9788898190560
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    Occhi verdi di un (latino) bianconero - Carlo Fidani

    L'Autore

    PREFAZIONE

    Quattro righe da lontano

    È, forse, una prefazione d’una amicizia. Quattro righe che partono da lontano, gli anni Settanta, che non credevamo di dover rimpiangere così tanto. A scuola c’era un tipo, il più bravo dell’istituto, al quale un’insegnante molto preparata pronosticava un futuro da diplomatico. Era un ragazzo serio che studiava sodo, sorretto da principi sani, che guardava al domani con raziocinio. Nei Consigli d’istituto prendeva la parola con sicurezza sventolando onestà e proposte sagge. Ci conoscemmo e insieme ad altri sette compagni di ventura fondammo, di lì a breve, una cooperativa socio-culturale. Nel giro di pochi anni ce la fecero chiudere. Alcuni abbracciarono il partito, che in un paese piccolo era unico e nel 99% dei casi dava la possibilità di trovare un lavoro decente, io e Carlo Fidani scegliemmo la strada individuale. Frequentammo per due anni lo Studio di Arti Sceniche Fersen, a Roma, con tanto di breve carriera attoriale di discreto lustro. Qualche scrupolo e l’esigenza di mantenerci autonomamente ci fece optare per altre strade e allora le frequentazioni diminuirono, ma non l’amicizia.

    Nel 1998 Carlo inizia a scrivere poesie e da allora ha collezionato numerose sillogi. Ora ha sentito l’esigenza di pubblicarle tutte insieme, un’opera omnia che si somma alle sue espressioni pittoriche e ad alcuni testi teatrali. In qualche modo una concezione rinascimentale dell’arte. E in questa nuova nascita Fidani filtra una realtà che si srotola ora in maniera intrigante, con fascinazioni fulminanti, ora con la malinconia per un presente che non mantiene quello che sembrava promettere allora.

    Si tratta di un Carlo nel paese delle meraviglie: personalissime e profonde. I suoi occhi verdi sul mondo, un mondo lieve, il suo, fatto di ironia e garbo. Da un personalissimo angolo legge il mondo come sorpresa e probabile delusione.

    Occhi Verdi di Un (Latino) Bianco-nero parte con una metafora sull’elettronica, la cui caratteristica principale è l’evoluzione. Potrebbe sembrare difficile o criptica, ma nel proseguire si stempera evocando la numerologia e le varie fasi della vita di Carlo Fidani con accenni alla passione per il calcio, alle esperienze di istruttore di nuoto, di giornalista sportivo, di uomo che ha alternato, nel campo degli affetti, come tutti, forse, passioni tiepide e rovesci roventi. A volte nitido, a volte tagliente, usa la rima per aggiungersi un ostacolo. Rime baciate e rime alternate che danno il meglio di sé nell’affondo ironico, nel calembour, nel gioco di parole che scuote la propria vita fino a sorriderne un po’.

    Il libro si divide in quattro parti, nell’ Appendice A Fidani scrive: Come le nuvole viaggerò leggero/Col dubbio del brivido che sembra appartenere/Dal mondo ad un elemento straniero/Per una volta almeno da vedere,/Per una volta almeno da toccare. Nel procedere l’autore si immagina unico diplomatico del più piccolo Stato del mondo o auspica una Repubblica delle Donne dove saranno abolite tutte le sanzioni e solo dell’inverno a priori/saranno tollerati i rigori.

    Il Latino Bianconero, Carlo, che è juventino e dimostra così anche lui di non essere perfetto, è un calciatore della Luna Personale… Entra con la fantasia in una pubblicità su una rivista e scopre che dopo gli sono rimaste le mutande della modella dentro la borsa per fare sport. E via così, per una scrittura a volte automatica, con riflessioni da dentro la piscina dove ha lavorato per molti anni, che lo intristiscono almeno quanto la nazione dove è nato: Vivere in mezzo/all’acqua un pezzo/di paese/alle prese/con i suoi affanni/e che veste i panni di bambino, con qualche slancio controllato tipo mi fermo a guardare la terra/che coglie l’attimo e ti afferra, non si arrende e tenta ma risulta difficile: Can?ta la radio/e sono chiuso nell’armadio/dei miei pensieri/e ho appeso quelli di ieri/su una panchina/vicina/a Coney Island.

    Un Latino Bianconero lotta a modo suo con la vita che è sorpresa e noia, non perde la speranza di una qualche fratellanza, ma è scettico e solo fra le strade dove la gente dal vestito scuro è dura come un muro.

    L’amarezza traspare in filigrana, pur accettandone i confini con olimpica rassegnazione. Forse Carlo Fidani, con la bontà che lo contraddistingue, spinge la sensibilità di appassionato d’arte a divenire mezzo catartico e summa della vita di un uomo qualunque che non smette di sperare. Un saggio, mite, particolarissimo uomo qualunque, ma con molte qualità.

    Sono la lettera in cui metto/la voglia di far star zitto/ogni inconveniente/della terra e della mente./E come un assenzio/ Ubriaco il mondo di silenzio.

    Mi sovviene una intuizione folgorante di Jean Pauhlan, che in Entretien sur des faits divers scrisse: È verissimo che le persone ci guadagnano a essere conosciute. Ci guadagnano in mistero.

    Giuseppe R. Baiocco

    UN PO’ DI IRONIA

    La prima cosa che mi viene in mente quando leggo un libro è perché l’autore lo ha scritto. Rispondo subito a proposito di Occhi verdi di un (Latino) Bianco-nero. Ho voluto raccontare un periodo della mia vita, prendere appunti da rileggere quando ci si deve volgere indietro, lasciare qualcosa perché il tempo a volte, ci fa andare oltre al passato, ci consegna un vissuto che può essere annotato, perché la memoria può essere pronta ad essere riletta. Certo lo scrivere è un’arte alla quale si deve molta dedizione, può essere un impulso inconscio da assecondare ma da coltivare, è un tempo astratto da tradurre in una pagina, ma ci si può domandare: chi scrive ha sempre voglia di scrivere o lo sente come un dovere a cui essere chiamato? Io per un periodo non ho scritto anche se per impulso inconscio o dovere a cui essere chiamato ad un certo momento della mia vita, forse tardi, ho scritto (scarabocchiato) qualche riga. Chissà se lo scrivere può diventare, per dirla come Italo Svevo, come l’ultima sigaretta di Zeno, cioè una serie di ultime sigarette senza smettere di fumare, o come l’Arcodamore di De Carlo, con un inizio, un crescendo e una parabola discendente. A volte gli eventi prendono il sopravvento e ho iniziato a prendere appunti ma la pigrizia l’ha spesso fatta da padrone. Però il fato e la conoscenza di un amico mi ha indotto a scrivere articoli sportivi per un giornale on line, cosa che mi sembrava già impegnativa. Mi è venuto in mente, poi, di scrivere alcune commedie ma, prevaleva la voglia di non scriverle, così, a forza di non voler scrivere ho cominciato a scrivere anche per un quotidiano. Chissà se scriverò mai un libro sulla voglia di scrivere….in fondo, basterebbe avere voglia di scrivere….

    Carlo Fidani

    3 giugno 2012

    Gli occhi del grande sogno. La metafora sull’elettronica

    L’elettronica mi ha sempre colpito perché la sua caratteristica principale è l’evoluzione. Ma sarà il cuore delle onde (elettromagnetiche) a sancire la nostra evoluzione.

    LA NUMEROLOGIA ELETTRONICA. OVVERO CAMBIARE UN PO’ PER DARSI UNA SCOSSA

    Queste che seguono sono le poesie dedicate alla mia numerologia. In un periodo molto particolare della mia vita ho dato dei significati alle cose che mi circondavano compresi i numeri, i quali come per gioco-sfida hanno assunto una nuova coloritura.

    Le poesie che, soprattutto, riguardano sono Viola un poco nervosamente 2000 dove il colore viola rappresenta la cupezza dei pensieri e i numeri sono 15 che vuol dire qui non dici, riferito all’idea di allontanare qualche cosa, 28 che significa l’allontanamento dell’infinito attraverso i numeri, venti che è il vento che spazza via tutto e l’otto che simboleggia l’infinito quasi a raccontare la voglia di vedere gli anelli infiniti delle proprie vite future interrotte ad un certo punto per sublimarsi in una catartica discesa sotto terra, e il 36 che è l’unione dei numeri trenta (il tradimento ovvero l’idea di abbandonare qualche cosa e iniziarne una nuova) e sei che semplicemente vuol dire tu sei (quasi un’attribuzione di identità, un riferimento ad un’altra entità).

    Un’altra poesia è Dolcemente, dolcemente navigare fra le onde elettromagnetiche del file 88 dove racconto le fantasie (dolci) a cui ci si abbandona guardando il mondo-infinito-otto.

    Poi segue Elettronica resistenza alle onde urto del microcircuito 90 in cui parlo della mia resistenza al (no -n-vanta) non vantare il mondo e l’esistenza condizionata dal bene e dal male che la caratterizzano in cui il neutrone simboleggia l’elemento neutrale che supera ogni manicheismo, ogni nichilismo e ogni suddivisione troppo schematica e riduttiva nelle due categorie.

    Il Microchip 80 e la fine arte dell’editing life parla del meccanismo della vita raccontata attraverso una teorica-simbolica storia d’amore di cui ho tanta (ottanta) pertinenza.

    Il Batch file 7 rappresenta la possibilità (se te….) che lasciavo aperta alla vita verso soluzioni evolutive attraverso il concetto di Batch file che è un file che serve a far funzionare altri file più velocemente nel computer.

    Il microchip 3 è invece il potere di fare tre (neutralizzare, allontanare) tutto ciò che di negativo ci succede.

    Con l’Introduzione semiologica del bit 60 introduco la significazione 60=sesso e con un linguaggio da internet parlo dei vari aspetti dell’amore.

    Un manifesto 8, 12, 60 è la poesia contraltare di Viola e un poco nervosamente, l’azzurro è il colore del benessere è wonder e i numeri simboleggiano l’infinito (8) la disponibilità 12 (do! Dici) e come già detto il 60 l’aspetto ludico e liberatorio del sesso.

    Infine ne Il Gioco sono contenuti i canoni della visione della vita secondo questi nuovi significati che complicano ma arricchiscono l’esistenza e comportarsi di conseguenza a questo svincolo semiologico meriterebbe da parte del lettore almeno un buona fortuna!

    Carlo Fidani

    A CHI NON PIACESSE QUESTA PRIMA PARTE… SONO PRONTO A RICORDARE LE ALTRE

    A chi

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