Neoumanesimo e linguaggi olistici
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Neoumanesimo e linguaggi olistici - Roberto Pierpaoli
L'autore
INTRODUZIONE
Con l'ingresso nel terzo millennio si assiste ad un cambiamento epocale caratterizzato da un profondo rinnovamento di valori culturali. L'etnocentrismo e il fanatismo, che hanno caratterizzato e che continuano ancora a caratterizzare tanta parte della nostra storia, sono destinati gradualmente a scomparire per fare posto a valori di carattere universale. L'intensificarsi delle possibilità di comunicazione, che nel volgere di pochi anni ha fatto sorgere il mondo informatico, è il sintomo della necessità ormai intuita e voluta dalle migliori coscienze di costituire non soltanto l'Unione Europea ma anche gli Stati Uniti del Mondo. Tutti più o meno avvertono una radicale esigenza di rinnovamento che dovrà abbracciare ogni campo dello scibile umano e l'enfasi sempre più accentuata di questo nuovo orientamento condurrà gradualmente e inevitabilmente all'apertura di un nuovo capitolo nella storia dell'umanità. Se negli ultimi trecento anni le scienze umanistiche sono state soffocate per l'emergere dirompente della scienza materialista, il cui culto è stato fondamentalmente quello dell'analisi, è ora giunto il momento della riflessione e della sintesi. Ora è tempo di recuperare una visione olistica di noi stessi e del mondo, di guardare dentro di noi e intorno a noi con umiltà e con religioso rispetto per tentare una decifrazione dei messaggi insiti nei vari aspetti culturali, nei valori morali, nelle tradizioni, nei miti, nei rituali, nelle tradizioni filosofiche e religiose, nelle grandiose opere architettoniche che i popoli della terra ci hanno trasmesso e tramandato nel corso dei millenni.
L'impatto, reale o virtuale, con ciò che è diverso per tradizione provoca inevitabilmente degli shock culturali che offrono però l'opportunità di un'apertura e di un confronto con altre modalità esistenziali, con altre culture
. Ed è all'interno di questo dinamismo dialettico, in questo rispecchiare e riflettere se stessi nell'altro che possiamo avere l'opportunità di comprendere non solo l'altro, ma anche il nostro modo di rapportarci con noi stessi e con il mondo.
L'esito di questo atto conoscitivo non potrà non condurre ad un arricchimento del nostro bagaglio umano, allo sviluppo di una visuale e di una prospettiva più ampia, ad una stimolazione e valorizzazione delle nostre capacità e possibilità, ad una intensificazione del rispetto per l'ambiente in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, seriamente alterato e compromesso da una insana applicazione tecnologica mirante, nella maggior parte dei casi, all'utile e al profitto del momento, che non si pone alcuna remora per le gravi ripercussioni future a cui dovranno far fronte le prossime generazioni.
Se i pessimisti attendono l'inverarsi di eventi catastrofici avallati dalla lettura di profezie antiche e moderne, i più fiduciosi credono invece nelle aspettative della Nuova Era che, pur ammettendo un inevitabile periodo di assestamento e di crisi ancora peggiore dell'attuale, offrono la speranza di un futuro armonioso, un futuro in cui l'umanità assumerà pensieri e comportamenti sempre più in armonia con l'intero piano della creazione.
Tutti in sostanza si aspettano dei mutamenti in grado di dare una giusta soluzione ai molti problemi che oggi ci assillano.
Se ci fermiamo un attimo a riflettere e a considerare tutto il cammino percorso dal pensiero scientifico che caratterizza la nostra era, non si può non essere d'accordo sul fatto che molto è stato realizzato e che molto deve ancora realizzarsi. Se molti sono stati i benefici della ricerca e dell'applicazione tecnologica, altrettanto dannose sono state molte sue applicazioni. Se abbiamo guadagnato in conoscenza del mondo esterno, abbiamo però, come controparte, perduto la visione interiore e unitaria dell'essere umano che l'antica filosofia e l'antica scienza iniziatica avevano puntualizzato già da molti millenni.
A partire dal XVII secolo la cultura dell'occidente è fondamentalmente una cultura che predilige in maniera quasi assoluta il metodo di indagine analitico e questa scelta, a lungo andare, è risultata una limitazione ad effetti devastanti, sia per il singolo che per la collettività. È pur vero, e nessuno credo vorrebbe dubitare del fatto, che con il metodo analitico sia stato possibile trovare i mezzi per combattere e debellare molte malattie, giungere a conoscere la struttura e il funzionamento degli organi, delle cellule, intuire il modello strutturale degli atomi, rilevare le particelle nucleari, scoprire l'elettricità, il magnetismo, e, con tutta una serie di nozioni scientifiche derivate da indagini e da sperimentazioni, costruire poi automobili, aerei, navi spaziali, elettrodomestici, strumenti specialistici di cura, ottenere un incremento incredibile nell'informazione con il cinema, la radio, la televisione, i computer.
D'altro canto, però, abbiamo anche avuto un potenziamento di materiale bellico che può causare morte e distruzione su scala planetaria, un'allarmante e deprimente degrado ambientale, una scienza biologica capace di alterare il patrimonio genetico degli organismi viventi, un impoverimento pauroso nella conoscenza olistica di noi stessi e del mondo, una mercificazione spaventosa nella vita di relazione, l'annichilamento di alcuni fondamentali valori di riferimento.
Nell'industria alimentare l'ossessione per tutto ciò che è raffinato
ha prodotto alimenti alterati nel loro valore nutrizionale, mentre l'avidità di un guadagno facile ed immediato ha portato alla somministrazione di prodotti innaturali a piante ed animali, provocando l'insorgere di nuovi morbi e di pericolosissime epidemie.
A livello psicologico la parzialità di vedute e la soddisfazione immediata dei desideri hanno favorito la decadenza morale e civile e la formazione di personalità schizofreniche, contribuendo notevolmente alla pericolosa destabilizzazione dell'individuo e della struttura sociale, al fanatismo politico e religioso, alle intolleranze e alle sterili lotte di classe e di partito. Hanno inoltre esaltato lo snobismo e l'edificazione di un'immagine esteriore, apparentemente in grado di soddisfare il piacere estetico ed intellettuale ma umanamente priva di spessore e di affidabilità.
Il metodo analitico, che conduce a specifiche conoscenze e alla specializzazione settoriale, è decisamente utile ed efficace, ma, se non è affiancato dalla sintesi e dalla visione del particolare inserito nell'insieme, finisce per divenire separativo, diabolico (la parola diavolo deriva dal termine greco dyaballo = divido, separo).
La cultura dell'Occidente ha perduto di fatto l'atteggiamento religioso, il mondo non viene più percepito come un dono e quasi più nessuno sente di essere parte di un tutto; ci si sente al contrario schiacciati dentro un ingranaggio come Chaplin in Tempi moderni. Nasce in tal modo una profonda nostalgia per un modo di vivere più vicino alla natura e molte antiche culture, giudicate in precedenza come primitive, vengono oggi rivalutate con rispetto e ammirazione. Gli indiani d'America o gli aborigeni australiani non sono più considerati dei selvaggi ma fautori e ispiratori di una concezione olistica della vita.
Le mentalità antiecologiche e consumistiche nascono perché non viene più avvertito il profondo legame e il senso di meraviglia che ci unisce alla terra e perché si vive ormai senza Dio, incapaci di udire il suono e le parole del creato. Quando la visione del mondo si limita alla scienza oggettiva e non si comprendono più i legami tra soggetto e oggetto, tra creatore e creatura, vengono perduti anche i valori della morale, della bellezza e della poesia. Il solo sapere scientifico non aiuta a vivere ma anzi, rende la vita più difficile e complicata. La sola intelligenza senza amore e comprensione è quanto di più pericoloso possa esserci: tutti i tiranni che hanno devastato il nostro mondo e le nostre coscienze hanno infatti dimostrato un'intelligenza estremamente acuta e raffinata. Hitler e Pol Pot erano a modo loro molto intelligenti ma erano anche dei mostri di egoismo e di malvagità. Ciò che urge quindi per il nostro mondo e per la nostra umanità malata è il recupero della vera conoscenza che non è soltanto quella della parte, ma anche quella del tutto. Quando si ammala un organo è l'intero organismo a soffrire. Con la giusta conoscenza di noi stessi e del mondo, si può recuperare il rispetto per la vita e per i suoi molteplici valori, il senso del sacro e del mistero, ma soprattutto, si può recuperare l'umiltà, la moralità e la gioia di vivere che scaturisce dalla profondità del nostro essere quando viviamo in armonia con il nostro progetto umano
, con il progetto natura
, con l'ordine universale; in altre parole, con le nostre istanze più autentiche e con quelle dell'ambiente che ci nutre e ci protegge.
Questo recupero deve essere attuato nel modo più veloce possibile poiché è inutile ignorare i fatti; la terra è sull'orlo di una catastrofe ecologica e tutti noi lo avvertiamo. I climi cambiano per il surriscaldamento dell'atmosfera, per la distruzione degli strati di ozono e per la distruzione sconsiderata del patrimonio forestale. La tensione politica tra le potenze è una continua minaccia di disastro nucleare. Molte specie marine muoiono per l'inquinamento delle acque. Molti animali si estinguono per la scomparsa del loro habitat. Molti popoli soffrono la fame per una ingiusta ripartizione delle risorse del pianeta. Troppi sono coloro che ancora muoiono vittime di fanatismi, di odi razziali, di pulizie etniche
, o che sono costretti ad abbandonare il proprio paese a causa di governi corrotti.
Ma la situazione più preoccupante non è tanto quella che appare nel mondo visibile o nel comportamento esteriore degli esseri umani quanto il terribile vuoto che si è prodotto nelle coscienze delle moltitudini dove, nella maggior parte dei casi, manca qualsiasi coinvolgimento verso valori di riferimento autentici. Allegoricamente parlando molte coscienze umane sono divenute dei naufraghi su un mare in tempesta e in una notte buia dove non vi sono né astri in cielo né fari sulla costa ad indicare la via della salvezza. In queste condizioni non si hanno più né gli strumenti né la volontà per distinguere il bene dal male, il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto e non desta meraviglia se molti giovani diventano vittime di stupefacenti, di sostanze alcoliche o di psicofarmaci.
Ma fortunatamente non esiste buio senza luce. L'umanità non è mai stata orfana di padri spirituali e di maestri in grado di insegnare la via per uscire dalle tenebre e dal dolore. L'operato di questi Grandi Esseri è sempre stato però arduo e difficile. Essi hanno dovuto subire l'indifferenza, il sarcasmo, l'incomprensione dei loro simili e molto spesso pagare anche con la vita il loro desiderio di migliorare l'umanità e il mondo: Socrate, Gesù, Giordano Bruno, Gandhi, Martin Luther King, sono gli esempi più noti, ma ve ne sono innumerevoli altri, sia in Occidente che in Oriente. Nonostante il mondo li abbia trattati in questo modo, essi non si sono però mai tirati indietro; hanno parlato, agito, hanno proferito parole di condanna verso i malfattori e parole di lode per i sinceri ricercatori della verità. I loro insegnamenti possono essere rintracciati nei libri sacri, nei miti, nei simboli e nelle tradizioni filosofiche e religiose presenti in ogni cultura.
Il nuovo umanesimo che dovrà emergere nel prossimo futuro dovrà recuperare questi tesori sepolti, dovrà ripulire le gemme e ridargli l'antico splendore. Si intuisce che questo recupero su larga scala non sarà un'operazione facile. Si incontreranno inevitabilmente molte resistenze e si avranno molti attriti e impedimenti. I poteri deviati e corrotti che dominano attualmente la terra vogliono e vorranno mantenere le loro posizioni di supremazia e di dominio.
Le opposizioni peggiori non verranno però da loro ma dai meccanismi inerziali della nostra sfera psichica, ormai assuefatta a certi etnocentrismi, a certi modi di pensare, di agire, di essere. Come disse don Juan attraverso la penna di Carlos Castaneda: "Andare alla conoscenza è come andare alla guerra". Il nostro guerriero interiore per non essere sconfitto deve potenziare accuratamente le armi dell'impeccabilità e dell'intento verso il bene, ed essere sempre pronto a combattere per distruggere le proprie imperfezioni e le proprie cristallizzazioni. Ciò che conta non è tanto il vincere o il perdere ma il lottare. In tal modo ogni lotta ci avvicinerà sempre più al grande mistero dell'esistenza.
Riuscire in questo affascinante e difficile compito è possibile soltanto diventando dei guerrieri dello spirito. Soltanto così possiamo curare noi stessi e l'agonia della Terra malata e dare la possibilità a chi verrà dopo di noi di ereditare un mondo in cui valga la pena vivere.
Ciò che ci proponiamo di fare non è soltanto un lavoro di ricerca nel mondo delle altre culture
ma è soprattutto un viaggio nella nostra interiorità, alla ricerca e alla riscoperta della nostra origine e della nostra autentica natura. Se i sentieri sono tanti e difficili noi sappiamo però che cammineremo soltanto lungo quelli che hanno un cuore e che conducono alla pace, al benessere, all'equilibrio e all'armonia.
L'integrazione che ancora manca e su cui occorre lavorare è soprattutto quella religiosa. Le religioni con i loro dogmi e i loro fanatismi invece di diffondere l'amore e il rispetto tra gli esseri umani hanno provocato divisioni, guerre, morti e distruzioni a non finire. Ancora oggi esistono forti attriti tra ebraismo, cristianesimo e islamismo, tra le molti correnti all'interno di una stessa fede religiosa e molte incomprensioni tra le religioni dell'Occidente e dell'Oriente.
Tutto questo potrà risolversi soltanto quando si riuscirà a capire che le varie religioni e correnti religiose sono soltanto dei punti di vista parziali di una medesima realtà e che ciò che realmente conta è lo sviluppo della spiritualità che è da ricercare e riscoprire nella nostra interiorità, avvalendoci dello studio e della valorizzazione delle opere dei maestri che ci hanno preceduto in varie epoche e in varie culture.
VERSO UNA NUOVA ANTROPOLOGIA
Per facilitare la comprensione e la finalità del nostro lavoro di ricerca, sarà bene soffermarsi anzitutto a considerare il significato dell'umanesimo e delle sue accezioni e classificazioni più ricorrenti.
1.1 Umanesimo classico
È l'aspetto filosofico e letterario di quel complesso movimento che fu il rinascimento e che può essere definito come un ritorno diacronico all'antichità classica. Questo umanesimo, che nasce in Italia nella prima metà del secolo XV e che prosegue fino a tutto il XVI secolo, fu la presa di coscienza della complessa realtà umana, mediata dal ricordo e dalla celebrazione di un passato illustre, coincidente con le vette del pensiero filosofico greco e in parte romano. Fu un riavvicinamento a civiltà ormai tramontate e un recupero dei loro valori, un rifiorire della filosofia, della filologia, dell'arte, della letteratura, delle ricerche scientifiche. Fu la consapevole e voluta scelta di un ideale di vita realmente umana, liberata cioè dal terrore bigotto di una religione presa come modello assoluto a cui tutti dovevano fare riferimento e le cui mete risultavano avulse e aliene dai normali accadimenti della vita, tendenti perlopiù a soddisfare le brame di potere di ecclesiastici corrotti e senza scrupoli. In questo periodo le corti e le signorie fecero a gara nell'accaparrarsi il fior fiore degli artisti, scrittori, filosofi e scienziati. Da questo punto di vista il rinascimento fu effettivamente il risveglio dal lungo sonno culturale dei secoli precedenti.
Il medioevo, che durò all'incirca mille anni, nella sua frenetica ricerca del divino e del trascendente aveva, per certi aspetti, operato uno scollamento del pensiero a scapito della realtà contingente. Questa enfasi religiosa ebbe come esito l'insorgere di una concezione dualistica della realtà dove le vitali esigenze umane risultavano fortemente penalizzate. Inoltre, la religiosità dei primi secoli dell'era cristiana, così proficua dal punto di vista umano e letterario, sposandosi con il potere dei Cesari divenne ben presto un sofisticato strumento politico di dominio e di controllo delle coscienze.
L'umanesimo fu quindi una vitale esplosione culturale, sorta come reazione ad una esagerata ed innaturale pressione religiosa che soffocava e penalizzava la maggior parte delle espressioni umane. Un ruolo molto importante lo ebbero le grandi scoperte archeologiche, effettuate in gran parte a Roma. Questa enorme mole di reperti, che oggi possiamo ammirare in parte nei musei e che allora andò a finire nelle grandi collezioni private di ecclesiastici, principi e signorotti, fece riscoprire il valore delle opere degli antichi maestri che celebravano in modo particolare il fascino, la bellezza e la proporzione armonica del corpo umano.
Nel settore letterario, già nel XIV secolo Petrarca e Boccaccio avevano fatto degli sforzi notevoli per recuperare e salvare l'eredità dell'antichità classica, andando alla ricerca di manoscritti e traducendo dal latino le opere di Omero e di Erodoto per diffonderne la conoscenza ed anticipare ciò che avvenne nel secolo successivo che riuscì a recuperare dall'oblio non soltanto Platone, i neoplatonici e tutti gli altri filosofi dell'antichità classica ma anche la poesia di Esiodo e il teatro di Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, la storia di Erodoto, Tucidide, Senofonte, l'eloquenza di Demostene, i grandi poeti saggisti e moralisti del calibro di Virgilio, Cicerone, Seneca, Marco Aurelio, Tacito, Plinio e cosi via.
In questo spasmodico desiderio di ricollocare l'uomo al centro del mondo e di rivendicarne la dignità, senza per questo negare i suoi bisogni spirituali, l'Italia occupò un posto di supremazia assoluta. Centri di cultura umanistica cominciarono a formarsi a Firenze, Roma, Venezia, Mantova, Urbino, Ferrara, Milano e in molte altre città, favoriti da potenti signorie (i Medici, gli Estensi, gli Sforza, i Gonzaga, ecc.) ed anche da personaggi ecclesiastici di alto rilievo come il celebre umanista Enea Silvio Piccolomini che salì poi al soglio pontificio con il nome di Pio II.
La riscoperta fondamentale resta comunque quella degli scritti di Platone e dei neoplatonici a cui seguì il recupero delle dottrine pitagoriche, degli studi di Euclide, Tolomeo e parte dell'enorme patrimonio culturale della scuola filosofica di Alessandria. Tutto questo si deve attribuire in larga misura alla caduta di Costantinopoli avvenuta nel 1453 ad opera dei turchi. Questo evento provocò la fuga in Occidente della elite greca dell'impero bizantino tra cui figuravano moltissimi intellettuali ed eruditi che portarono con sé un'enorme mole di manoscritti. Si narra che il cardinale Bessarione arrivò a Venezia con una intera biblioteca. Questo afflusso di manoscritti orientali (greci, ebrei, arabi), provenienti in gran parte da ciò che rimaneva del grandioso patrimonio dell'antica Biblioteca Alessandrina, diede un formidabile impulso al nascente umanesimo la cui aspirazione dominante fu quella di riconciliare l'eredità dell'antichità greco-latina con la tradizione cristiana. Questa elaborazione filosofica venne attuata a Firenze da Marsilio Ficino nella sua celebre Theologia platonica de immortalitate animorum. Ad essa aderirono tutti i migliori ricercatori dell'epoca come Poliziano, Pico della Mirandola, Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro.
Fin dalla prima metà del XV secolo Firenze detenne la supremazia intellettuale ed artistica con Brunelleschi in architettura, Masaccio nella pittura e Donatello nella scultura. Dopo di loro, grazie al mecenatismo di Lorenzo il Magnifico, la città divenne la capitale dell'umanesimo e del rinascimento, centro propulsore e laboratorio di formazione per nuovi artisti di altissimo livello e personaggi di eccezionale rilievo in tutti i campi della conoscenza. Leon Battista Alberti pubblicò trattati di pittura, scultura e architettura. Scultori come Luca Della Robbia e Verrocchio si orientarono il primo verso la purezza delle forme e l'altro verso l'espressione della forza muscolare. Architetti come Sangallo e Michelozzo svilupparono le formule teoriche di Brunelleschi e dell'Alberti. Pittori come Paolo Uccello e Andrea del Castagno applicarono il rigore della prospettiva su scene a campo aperto mentre altri come Filippo Lippi, il Ghirlandaio, il Beato Angelico e Sandro Botticelli espressero una pittura idealista sensibile e armoniosa. Leonardo da Vinci incarnò in tutta la sua complessità la natura del genio rinascimentale raggiungendo vette eccelse come pittore, scultore, matematico, alchimista e ingegnere. Nella pittura il suo umanesimo traspare in particolar modo nella cura prestata alla rappresentazione della figura umana dove l'immagine, oltre alla bellezza, sa comunicare e suscitare i moti dell'anima
e il senso del mistero che è oltre la forma visibile.
Intorno al 1500, per il volere degli intraprendenti papi Alessandro VI Borgia, Giulio II della Rovere e Leone X de' Medici, più principi rinascimentali preoccupati di estendere il loro potere e prestigio personale che pastori di anime, il primato raggiunto da Firenze passa a Roma. Entrano ora in scena Michelangelo e Raffaello, chiamati per dare lustro e prestigio alla nuova cattedrale. Una situazione analoga la troviamo a Venezia dove emergono artisti del calibro di Vittore Carpaccio, Giovanni Bellini, Giorgione e Tiziano.
L'estetica che influì prevalentemente nella concezione umanistica dell'arte rinascimentale