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Il cercatore di tesori
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Il cercatore di tesori

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ROMANZO BREVE (109 pagine) - FANTASCIENZA - Un avvincente thriller spaziale ambientato nell'universo ostile dell'Artista dei recuperi e dei cacciatori di teste

In un universo dove umani e alieni hanno formato un commonwealth galattico denominato "Alleanza Terrestre" trattati interplanetari regolano la convivenza tra le razze, e gli umani, che  cercano di espandersi sul suolo di altri pianeti e sistemi solari, devono sottostare alle bizzarre usanze extraterrestri. Spesso le leggi aliene non hanno un senso immediato per gli umani, ma la punizione per chi le viola  è quasi sempre terribile, e può andare dalla perdita della vita a quella del primo figlio nato. Spesso gli umani, per evitare le conseguenze dei loro reati, si affidano ad agenzie che provvedono alla loro "scomparsa", fornendo una nuova identità  su altri mondi. Alla loro caccia sono  sguinzagliati i cacciatori di teste, investigatori ingaggiati dagli alieni in cerca di giustizia". Il cercatore di tesori", un avvincente thriller spaziale nella maniera della K.K. Rusch, narra la storia di Hadad Yu, che passa la vita a recuperare oggetti preziosi su pericolosi mondi alieni per conto di ricchi collezionisti, ingaggiato stavolta dai misteriosi gyonnesi per recuperare un criminale umano, Rhonda Flint, una donna che si è macchiata di un terribile omicidio  di massa sul loro pianeta natio. Come di consueto, l'avventura galattica della Rusch è anche un modo per porsi interessanti domande sulla morale futura e sui rapporti tra la civiltà umana e le varie culture aliene.

Nata il 4 giugno del 1960 a Oneonta (New York, USA), Kristine Kathryn Rusch ha raggiunto il successo come editor di "Magazine of Fantasy & Science Fiction", che ha guidato per sei anni, dal 1991 al 1997, vincendo anche un premio Hugo come miglior editor professionale. In seguito ha abbandonato l'editing per concentrarsi sulla produzione narrativa, diventando in breve una delle scrittrici di punta del mercato americano. Dotata di grandi doti narrative, la Rusch si è dimostrata autrice competente e prolifica in numerosi campi, passando con disinvoltura dalla fantascienza hard al romance, fino ai romanzi gialli. Nel campo prettamente fantascientifico si è fatta notare per i suoi magnifici racconti e romanzi brevi, come "Millennium Babies "(premio Hugo 2001 come miglior novelette), "Recovering Apollo 8 "("Il recupero dell'Apollo 8", Delos Odissea),  "Echea", del 1999, finalista a tutti i maggiori premi del settore, dallo Hugo al Nebula, allo Sturgeon e al Locus. Sono inoltre assai celebri due cicli di gran successo di pubblico e critica: il ciclo delle Immersioni e della Tecnologia dell'Occultamento (Stealth), di cui abbiamo pubblicato "Un tuffo nel relitto" (Diving into the Wreck) e "Stealth, "e quello dell'Artista dei recuperi, che inizia con "The Retrieval Artist "(2001, finalista al premio Hugo come miglior novella, e da noi già presentato su questa collana)  e prosegue con numerose altre storie, tra cui  "Il cercatore di tesori "("Recovery Man's Bargain", 2009).
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateMar 8, 2016
ISBN9788865306239
Il cercatore di tesori
Author

Kristine Kathryn Rusch

USA Today bestselling author Kristine Kathryn Rusch writes in almost every genre. Generally, she uses her real name (Rusch) for most of her writing. Under that name, she publishes bestselling science fiction and fantasy, award-winning mysteries, acclaimed mainstream fiction, controversial nonfiction, and the occasional romance. Her novels have made bestseller lists around the world and her short fiction has appeared in eighteen best of the year collections. She has won more than twenty-five awards for her fiction, including the Hugo, Le Prix Imaginales, the Asimov’s Readers Choice award, and the Ellery Queen Mystery Magazine Readers Choice Award. Publications from The Chicago Tribune to Booklist have included her Kris Nelscott mystery novels in their top-ten-best mystery novels of the year. The Nelscott books have received nominations for almost every award in the mystery field, including the best novel Edgar Award, and the Shamus Award. She writes goofy romance novels as award-winner Kristine Grayson, romantic suspense as Kristine Dexter, and futuristic sf as Kris DeLake.  She also edits. Beginning with work at the innovative publishing company, Pulphouse, followed by her award-winning tenure at The Magazine of Fantasy & Science Fiction, she took fifteen years off before returning to editing with the original anthology series Fiction River, published by WMG Publishing. She acts as series editor with her husband, writer Dean Wesley Smith, and edits at least two anthologies in the series per year on her own. To keep up with everything she does, go to kriswrites.com and sign up for her newsletter. To track her many pen names and series, see their individual websites (krisnelscott.com, kristinegrayson.com, krisdelake.com, retrievalartist.com, divingintothewreck.com). She lives and occasionally sleeps in Oregon.

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    Il cercatore di tesori - Kristine Kathryn Rusch

    9788867759323

    1

    La pianta di fidelia emanava la sua luce particolare. Hadad Yu la riconobbe dalla vaga luminescenza blu violaceo che splendeva come un faro nella fetida palude. Le sue mani tremavano.

    L'intero futuro gli si parava davanti sotto la parvenza di un fiore grande la metà del suo pollice.

    Tre anni. Tre anni e un sacco di false piste l'avevano condotto fin lì, nella palude che si estendeva per migliaia di chilometri fra Bosak City e l'unico oceano di Bosak. Vi si era addentrato per seicentotrentadue chilometri, nell’unico e solitario agglomerato di alberi di colesia che i sensori erano riusciti a trovare.

    Gli alberi di colesia, contorti e intrecciati per la mancanza di luce, si piegavano su di lui come tanti adulti attorno a un bambino. Non era sicuro che un uomo più grosso potesse riuscire a stare in quello spazio risicato. Lui era smilzo e magro, cosa che di solito andava a suo vantaggio.

    Così era stato anche in quell'occasione. Non avrebbe mai notato il debole lucore blu violaceo, se non si fosse trovato a camminare nel cerchio di alberi.

    Ora il problema era rimuovere la pianta senza allertare i viticci di supporto o uccidere il delicato meccanismo della fioritura. La sua cliente pagava per avere l'infiorescenza, non per la fidelia vera e propria.

    Era stato un miracolo aver trovato quella cosa. Yu cominciava a credere che le fidelie in grado di fiorire si fossero estinte centinaia di anni prima. Si era ostinato a continuare la ricerca su tutti i mondi abitati di quel piccolo settore perché la cliente gli pagava tutte le spese e anche perché lei non aveva fretta di avere la fidelia.

    Aveva così potuto svolgere duecento altri lavori invece di concentrarsi solo su quello, ingrossando così il suo conto corrente e rinnovando la sua nave. E poi, come aveva spiegato alla cliente, per lavorare su una fidelia bisognava non avere fretta. A causa del fabbisogno della versione con la fioritura, doveva lavorare da solo. Qualsiasi indizio avrebbe spedito un aiutante dritto da un altro cliente, ad offrirgli di ritrovare la fidelia in fiore per un quarto del prezzo di Yu.

    Personalmente, aveva ritenuto che la ricerca della fidelia in fiore fosse una roba da pazzi. Un esemplare allevato con facilità in una serra sarebbe diventato un fenomeno interstellare per gente estremamente ricca. Perché? Per il semplice fatto che la versione con la fioritura non si poteva allevare in serra, ma anche perché le vecchie leggende sostenevano che la fidelia in fiore produceva una luce così bella da non ammettere paragone.

    Yu non era sicuro che quelle fosse la luce più bella che avesse mai visto, però era soffusa e delicata, così intensa da mozzargli il respiro.

    Parte della bellezza insita nella luce proveniva dallo stesso fiore. Il fiore spuntava dalla fidelia come una timida fanciulla. Aveva i petali argentati, le foglie attorno al gambo venate di un verde tenue. La luce sembrava provenire dall'alto, illuminava il centro del fiore.

    Si accovacciò accanto alla pianta, facendo molta attenzione a non toccarla. Le antiche scritture dicevano che una fidelia manteneva la fioritura per sessanta notti, ma sarebbe morta non appena rimossa dal suo habitat. L'unica rimozione avvenuta con successo aveva coinvolto intere sezioni dell'habitat e, nonostante tutto questo, la fioritura si era mantenuta solo per una settimana dopo la rimozione.

    Fortunatamente per lui, la sua cliente non voleva il fiore per la fioritura o per la sua particolare luce. Lo voleva per i suoi geni, nella speranza di realizzare una serie di ibridazioni tali da trasformare la fidelia domestica, priva di fiore, in qualcosa di molto più bello.

    Parte delle ricerche di Yu svolte negli ultimi tre anni avevano riguardato uno studio insieme a diversi botanici, i quali gli avevano insegnato come lavorare con le piante delicate in ambienti estremi. Non aveva osato iniziare la ricerca della fidelia finché non era stato capace di rimuovere la varietà priva di fiore dall'albero che la ospitava senza uccidere l'albero stesso, il viticcio o la fidelia.

    Sebbene possedesse ormai le giuste conoscenze, era nervoso. Un tocco sbagliato e la luce – quella preziosissima luce – sarebbe svanita per sempre.

    Indossò la mascherina per respirare. Di solito odiava quei maledetti affari: puzzavano di detergente chimico e aria riciclata. Tuttavia si sentiva sollevato adesso nell'indossarla. I miasmi della palude – una combinazione di marciume, feci e zolfo in combustione – si sarebbero dovuti attenuare man mano che vi si inoltrava dentro. Ma non era stato affatto così.

    Tolse il kit da raccolta dalla sua sacca da viaggio. Il kit comprendeva anche delicati taglierini in acciaio come quelli dei trapiantatori. Si legò il contenitore alla cintura, ma senza aprirne ancora il coperchio.

    Il pezzo di albero di colesia che aveva dentro era diverso dall’albero che aveva di fronte. Il legno era asciutto; inoltre non era affatto ritorto.

    I pochi botanici specializzati nel lavorare con la fidelia priva di fiore avevano insistito sul fatto che la vite avrebbe avuto bisogno di un tipo di albero analogo per attaccarsi altrimenti si sarebbe ritirata, magari uccidendo perfino la stessa fidelia.

    Non osava buttar via il pezzo di colesia che aveva portato con sé: non era certo che l’albero, fornito di un robusto (benché primitivo) sistema di comunicazione nelle radici, fosse in grado di comunicare anche con le radici fuori dal terreno.

    Non voleva sgobbare per tre giorni tornando allo skimmer che aveva lasciato all’isola più vicina segnata nelle mappe. Nello skimmer aveva altri quattro kit e anche due contenitori vuoti.

    Eppure non poteva rischiare il viaggio. Non poteva fare avanti e indietro per tre giorni, salvo poi trovare che alla fine il fiore era andato perso.

    E non voleva accamparsi lì ad aspettare che la fidelia fiorisse nuovamente.

    C’era, infatti, un altro problema: nessuno sapeva con quale frequenza apparivano le fioriture.

    Doveva confidare nel fatto che gli alberi di colesia comunicassero solo attraverso il contatto – che avvenisse attraverso il sistema di radici o per mezzo dell’acqua che inzaccherava i suoi stivali. Gli studi sugli alberi di colesia si erano concentrati principalmente sulla possibilità che tale abilità di comunicazione indicasse una capacità senziente.

    Come molti studi simili condotti sulle altre piante e creature dell’universo conosciuto, questo provava che la colesia non era affatto senziente. Yu aveva il sospetto che qualche crisi futura avrebbe potuto mostrare che gli alberi di colesia erano invece senzienti in questa o quell’altra forma e che l’Alleanza Terrestre avrebbe finito per salvaguardare la specie.

    Al momento, però, ciò che lui aveva intenzione di fare era perfettamente legale – anche se lo rendeva alquanto schizzinoso.

    Fece un passo indietro nel fango ed esaminò la colesia che ospitava la fidelia. L’albero era quasi completamente nascosto dall’intreccio dei viticci avviluppati tutt’intorno. Aveva visto attorno agli alberi di colesia delle viti intrecciate in grosse strutture, ma queste invece erano sottili come le sue dita.

    Quest’ultima era, anzi, ancor più sottile. I minuscoli rampicanti pelosi sembravano altrettante vibrisse o una sorta di viticci protettivi.

    Non era affatto sicuro che i suoi attrezzi d’acciaio fossero abbastanza forti da aprirsi un varco attraverso i viticci liberando l’albero.

    Eppure non poteva usare uno scalpello laser. Nemmeno poteva semplicemente distruggere tutto. Doveva lavorare con cautela e velocemente, in modo che la pianta non si accorgesse delle ferite prima che avesse finito.

    Così si girò verso una colesia alle sue spalle. Una vite separata avvolgeva l’albero più vicino. Anche quel viticcio era sottile.

    Yu infilò i guanti sottili come membrane e delicatamente, molto delicatamente, usò il pollice e l’indice per tastare gli orli della vite.

    Era più soffice delle viti a cui era abituato, l’esterno poi era sottile. Così sottile, infatti, che ebbe il timore di romperlo con la semplice presenza delle dita.

    Questo rappresentava un altro grosso problema. Non voleva che la vite gli si disintegrasse sotto al naso.

    Si costrinse a prendere una bella boccata di aria chimicamente filtrata. Doveva assolutamente rilassarsi. Qualcosa poteva andar storto. Quale poteva essere la situazione peggiore?

    Alla peggio avrebbe dovuto spostarsi, vedere se riusciva a trovare un’altra fidelia in fiore. Avrebbe impiegato mesi, anni forse, ma alla fine tutto sarebbe andato per il meglio.

    Non aveva ancora riferito alla cliente del suo ritrovamento, quindi non si aspettava certo una riuscita. Lo aveva avvertito che gli avrebbe concesso solo una possibilità per procurarle una fidelia in fiore. Gli aveva dato un limite temporale – otto anni – per trovarne una. Se ne avesse trovata una e avesse fallito nel tentativo di portargliela o, peggio, avesse ucciso la pianta durante il processo, lei non l’avrebbe pagato. Ancor peggio, avrebbe riferito a tutti i suoi ricchi amici che Yu era un imbroglione, un bugiardo e un incompetente.

    Si sarebbe assicurata che lui non potesse lavorare mai più nel territorio dell’Alleanza.

    Le sue minacce lo terrorizzavano tanto quanto lo attraeva il grosso compenso. Per questo motivo aveva preso molte lezioni di botanica. Un’altra era che di solito lui evitava compensi così alti. Di solito trovava articoli di piccola entità per conto di quelli che li avevano persi.

    Perso era un termine vago. Forse era più corretto dire che procurava articoli a chi non li possedeva. Il perché costoro non possedessero tali articoli non era affar suo. A volte questi oggetti erano cimeli legittimi, realmente persi o rubati. Altre volte gli articoli in questione erano cose che, banalmente, il cliente desiderava ma non poteva avere, cose che potevano appartenere, nel senso più stretto del termine, a qualcun altro.

    La politica dei recuperi di Yu era semplice: mai chiedere al cliente alcuna prova del possesso di un articolo a cui aveva dato la caccia. Assumeva sempre che il cliente avesse posseduto l’oggetto e che in qualche modo l’avesse smarrito. Questo genere di difesa aveva funzionato tutte le volte in cui si era imbattuto nelle autorità, le quali per la maggior parte non erano in grado di toccare i suoi clienti – perché i clienti avevano troppi soldi, o troppo potere, oppure non erano membri dell’Alleanza.

    Questa cliente, Magda Athenia, aveva sia soldi che potere; aveva inoltre rinunciato decenni fa all’Alleanza. Diceva di essersi ritirata, ma continuava a mettere mano a una sequela di affari.

    Yu aveva preso informazioni su di lei prima di dedicarsi a quella ricerca. Anzitutto, si era premurato di sapere se davvero lei possedeva la quantità di soldi che diceva di avere. Così era. Poi si era informato se era tipa da rispettare tutti gli accordi

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