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Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980
Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980
Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980
Ebook789 pages8 hours

Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980

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About this ebook

Il volume, dedicato al commendator Roberto Costi, si intitola “Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980” e analizza la società sassolese e il suo sviluppo nel corso del Novecento, attraverso la lente diingrandimento del tempo libero e delle sue connessioni con cinema e teatro. Autore del libro è Federico Ferrari, 25enne giornalista sassolese, neolaureato in Scienze Storiche e impegnato in città in altre attività tra cui l’organizzazione dell’Ozu Film Festival. “Il libro prende avvio dalla mia tesi di laurea in Storia Contemporanea “Teatri e tempo libero a Sassuolo dal’età liberale al fascismo” – spiega l’autore - che presentai Incontri Editrice e Vincenzo Vandelli, che ha dato il via ad una proficua collaborazione che ha portato alla pubblicazione di questo volume che va a coprire un vuoto storiografico. Il testo non è altro che un viaggio attraverso varie epoche della cultura e del mondo legato al dopo lavoro, allo spettacolo e allo svago sassolese: dico varie epoche perché si denota molto chiaramente studiando la storia di questo settore come cambia la città dal punto di vista politico, economico e sociale.
LanguageItaliano
PublisherIncontri
Release dateMar 11, 2013
ISBN9788897982524
Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980

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    Book preview

    Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980 - Federico Ferrari

    quaderni della biblioteca

    QB

    Periodico di Arte, Cultura e Storia della città a cura della Biblioteca Comunale Natale Cionini

    Teatro, spettacolo e cinema a Sassuolo 1900-1980

    Federico Ferrari

    Ricordi di:

    Giuliano Bertoni, Angelo Carani, Ernesto Cuoghi, Mario Pelati, Stella Previdi ,Alcide Vecchi, Marisa Vincenzi, Costi, Vincenzo Bello, Mirella Freni, Raina Kabaivanska, Bruno Lazzaretti, Leone Magiera, Daniele Rubboli, Orianna Santunione

    08/Dicembre 2012

    COPIA PER APPROVAZIONE 

    Si ringraziano:

    Marisa Vincenzi Costi e famiglia, il Comune di Sassuolo e in particolare i suoi uffici Cultura, Protocollo, Raccolta d’arte e la Biblioteca Natale Cionini per la consultazione dei fondi archivistici e fotografici di sua proprietà. Un grazie a tutto il personale incaricato per la generosa disponibilità, in particolar modo a Stefano Bonfatti, Anna Laura Ravazzini e Susanna Bulgarelli. Si ringraziano inoltre Alcide Vecchi, Vincenzo Bello, Giuliano Bertoni, Paolo Capuzzo, Paola Carani, Diego Cuoghi, Ernesto Cuoghi, famiglia Ferrari-Benedetti, Paola Ferrari, Mirella Freni, Francesco Genitoni, Raina Kabaivanska, Bruno Lazzaretti, Leone Magiera, Marcello Micheloni, Mario Pelati, Stella Previdi, Andrea Rapini, Daniele Rubboli, Orianna Santunione, Luca Silingardi, Ilaria Stradi, Vincenzo Vandelli, Alberto Venturi.

    Un doveroso riconoscimento all’Incontri Editrice di Sassuolo, partner prezioso ed indispensabile per questa iniziativa culturale.

    Abbreviazione archivistiche:

    A.S.C.Sa. Sassuolo, Archivio Storico Comunale

    A.C.Sa. Sassuolo, Archivio Comunale (Archivio corrente)

    A.R.C. Sassuolo, Archivio Roberto Costi

    A.T.C. Sassuolo, Archivio Teatro Carani

    A.S.L.A. Modena, Accademia Nazionale di Scienze Lettere Arti

    B.E.U.Mo. Modena, Biblioteca Estense e Universitaria

    Referenze fotografiche:

    Archivio Fotografico Roberto Costi; Archivio Fotografico Teatro Carani; Archivio Fotografico famiglia Cuoghi; Fondo Fotografico Lorenzo Vaccari, Sassuolo, Biblioteca Comunale Natale Cionini; Archivio Fotografico Teresa Pellati.

    È vietata, ai sensi delle norme in vigore, la traduzione, la memorizzazione elettronica, la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, degli articoli contenuti nel presente volume.

    Avvertenza: la citazione bibliografica di questa rivista dovrà essere: QB – Quaderni della Biblioteca, 8, Sassuolo 2012.

    Presentazione

    Luca Caselli

    Sindaco di Sassuolo

    La pubblicazione di un nuovo numero di QB - Quaderni della Biblioteca, la collana di volumi che dal 1993 approfondisce con perizia e rigore scientifico temi e protagonisti della storia della nostra città, costituisce per me, come sindaco e come cittadino, un motivo autentico e sincero di compiacimento.

    In un momento di profonda crisi quale quello che stiamo attraversando, siamo di fronte a una nuova scommessa sulla cultura: il lavoro di un giovane sassolese, Federico Ferrari, che ha deciso di dedicare la propria tesi di laurea allo studio storico della propria città, l’impegno di un gruppo di studiosi e la passione di una casa editrice che, con coraggio e grande tenacia, rende possibile dal suo nascere un’importante impresa culturale.

    A tutti loro va la nostra riconoscenza, perché è grazie a loro che oggi possiamo presentare questo ottavo volume QB che intende far luce su un aspetto particolarmente affascinante della nostra storia: quello della vita culturale, dello spettacolo e del tempo libero a Sassuolo nel corso del ‘900. Un secolo denso di trasformazioni politiche e sociali, cento anni che hanno vissuto il drammatico periodo dei conflitti bellici, ma che hanno visto Sassuolo protagonista della grande crescita economica e – parallelamente – di un vorticoso sviluppo culturale la cui espressione può essere letta anche e soprattutto nel nascere e crescere delle attività teatrali e cinematografiche.

    Ogni occasione di ricerca, di studio, ogni pagina di storia riconsegnata alla città è un traguardo importante per la crescita di una comunità e per il consolidamento della propria identità e costituisce un imprescindibile fondamento per progetti che guardano al futuro; tanto maggiore rilievo, da questo punto di vista, assume un lavoro che ha per oggetto l’indagine sulle attività culturali e di svago, il teatro, la musica, il ballo e il cinema, in un momento – come quello attuale – di radicale ridefinizione dei modelli culturali, che coinvolge sia l’uso degli spazi collettivi che le modalità per la fruizione degli spettacoli, chiamando in causa le amministrazioni pubbliche locali in scelte non sempre facili. La determinazione con la quale si è mantenuto in vita, stagione dopo stagione, il cartellone teatrale del Teatro Carani, la miriade di attività cittadine che lì trovano svolgimento, i progetti attualmente in corso per riportare a Sassuolo attività cinematografiche in via continuativa, oltre all’apertura ormai prossima di un nuovo polo culturale presso la recuperata Villa Giacobazzi, testimoniano quanto sia forte la volontà di raccogliere l’eredità di un’epoca in cui il Teatro era luogo di vivacità e vitalità culturale e di fornire alla città, in particolare alle nuove generazioni, adeguate prospettive per il futuro.

    Oggi, più che in altri periodi della nostra storia, siamo consapevoli di quanto la crescita culturale di una città e dei suoi abitanti possa rafforzare il senso di appartenenza di una comunità, diventando elemento indispensabile alla crescita civile.

    Non si può parlare di Teatro a Sassuolo senza che il pensiero vada a Roberto Costi, a cui è doverosamente dedicato il volume, quale figura che ha partecipato attivamente, da protagonista, alla vita culturale cittadina per oltre mezzo secolo: l’accuratezza della ricostruzione storica e l’affetto delle testimonianze riportate nel volume ci restituiscono un nitido ritratto di ciò che Roberto è stato per la città, come persona, come direttore del Teatro cittadino, come collezionista e cultore di storia locale, destinato a rimanere a futura memoria insieme al personale ricordo che chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo porta con sé.

    Sassuolo e la Prima Guerra Mondiale

    La situazione di Sassuolo, alla vigilia della Grande Guerra ci è presentata da un articolo uscito su La Vita nel pensiero - Giornale di Sassuolo, periodico che non ebbe molta fortuna in quanto ne venne stampato un unico numero il 15 febbraio 1914 al costo di 5 centesimi la copia. Ai nostri lettori, l’articolo in questione, non solo descrive in velata polemica la situazione della città da un punto di vista prettamente giovanile, ma in esso si intravedono già le radici che muoveranno, a guerra conclusa, la comunità in un periodo di cambiamento politico, culturale ed urbanistico¹¹³.

    A livello politico, durante la Prima Guerra Mondiale e nel primo dopoguerra, Sassuolo risultò essere abbastanza frenetica e, dopo gli anni di stabilità derivanti dal governo democratico radicale dei sindaci Matteotti e Rognoni, dal 1914 al 1920 si alternarono ben quattro persone alla guida della città. Il primo fu Giuseppe Prandi da agosto 1914 al 1917. Successivamente la guida del Comune passò nelle mani di tre non eletti, non esistendo in Consiglio Comunale maggioranze sufficienti per costituire una giunta: il Commissario Prefettizio Valeri cav. Fulvio dal 1917 al 1919, il Commissario Prefettizio Ternelli cav. uff. Aldobrandino dal 1919 al 1920 e il Regio Commissario Pirzio Birioli gr. uff. Carlo Alberto da marzo a ottobre del 1920. Il commissariamento del Comune si concluse il 26 ottobre 1920 quando, a seguito delle elezioni, si insediò il nuovo Consiglio Comunale a maggioranza socialista guidato da Paolo Paoli, già tipografo cittadino, che rimase in carica sino al maggio del 1921.

    I principali provvedimenti politici attuati in questo periodo di transizione riguardarono quasi esclusivamente l’ordine pubblico: il 29 luglio 1915 la Prefettura vietò le riunioni pubbliche¹¹⁴, successivamente venne emessa l’ordinanza di chiusura di tutti gli esercizi pubblici entro le ore 22 (valevole anche per locande, osterie e alberghi) e infine sempre la Prefettura diramò il 15 giugno 1916 le Disposizioni eccezionali per la tutela della salute pubblica durante la guerra. Vittime di quest’ultima ordinanza furono principalmente le prostitute, in quanto si trattò di un provvedimento ad hoc per impedire la diffusione di malattie a trasmissione sessuale in prossimità dei luoghi di concentramento di militari¹¹⁵. Sassuolo infatti in questo periodo venne scelta dalla Scuola Bombardieri come località per riorganizzare i propri reparti¹¹⁶.

    La notizia della conclusione della Prima Guerra Mondiale giunse anche a Sassuolo il 4 novembre 1918 accompagnata dall’eco della vittoria e della fine dell’incubo legato allo stato di guerra che travolse la cittadinanza in una manifestazione spontanea con in sottofondo le note dello storico campanile che lanciava ai colli e al piano e lungo la valle del Secchia, lontano l’annuncio del giubilo popolare¹¹⁷. L’entusiasmo per la conclusione vittoriosa del conflitto armato portò anche all’istituzione di un apposito Comitato che scelse la data del 13 novembre successivo per organizzare una festa in città. In tale data si svolse, come la definì il corrispondente de La Gazzetta dell’Emilia, senza programma prestabilito, una non so se debbasi dire cerimonia o dimostrazione, o celebrazione di un rito civile, certo una fusione di tutte le anime in una gioia purissima per la vittoria del diritto, delle giustizia, della libert๹⁸. Quella sera la centrale piazza Garibaldi, illuminata con fari elettrici posizionati sulla torre dell’Orologio, abbondava di lanterne, festoni, bandiere delle nazioni alleate e fiamme tricolori. In piazza era presente anche il corpo bandistico La Beneficenza che suonò, accompagnata dal canto dei presenti, gli inni popolari del 1848 e del 1859. Alla festa parteciparono anche l’onnipresente Antonio Vicini, che annunciò una pubblica sottoscrizione per erigere un monumento alla vittoria, alla libertà, alla pace¹¹⁹ e il Regio commissario Valeri che celebrò Vittorio Emanuele III, definendolo re popolare, colto, studioso dei problemi sociali, amante dell’agricoltura, soldato, cittadino, padre esemplare¹²⁰.

    Tralasciando le questioni economiche e quelle legate ai settori principalmente colpiti dalla guerra¹²¹, con la conclusione della guerra mondiale terminò anche il periodo di commissariamento del Comune. Le elezioni del 26 settembre 1920, come detto, videro trionfare a Sassuolo il Partito Socialista, cosa che accadde anche in altri 25 comuni sui 45 totali facenti parte della Provincia di Modena. Lo stesso neosindaco Paolo Paoli commentò le elezioni definendo i 25 comuni in cui si impose una maggioranza socialista come la formidabile Federazione dei Comuni Socialisti, i quali aumentano così prodigiosamente di giorno in giorno da superare le nostre più lusinghiere aspettative¹²². Esattamente un mese dopo le elezioni, il Regio Commissario Carlo Alberto Pirzio Biroli convocò i nuovi consiglieri comunali eletti nell’ultima tornata elettorale. Il Sindaco prese la parola e molto chiaramente definì le vie guida della propria Amministrazione: legiferare ad esclusivo vantaggio della classe lavoratrice e del proletariato¹²³. In particolare l’ex tipografo Paoli si prefiggeva di sviluppare i più essenziali servizi come l’istruzione, l’igiene, l’abitazione, la viabilità, non trascurando di sorreggere sempre chi trae la vita dal lavoro. In una parola amministreremo socialisticamente, aiutando il debole e pretendendo dal forte¹²⁴. L’iniziale entusiasmo della vittoria elettorale, si può forse racchiudere nella proposta del consigliere Mattioli che in omaggio ai principi del socialismo¹²⁵, chiese che sul balcone del Comune venisse sostituito il tricolore con la bandiera rossa: la proposta venne messa in votazione con scrutinio palese e approvata con 15 voti a favore e 3 contrari.

    Industria culturale e tempo libero prima e dopo la Grande Guerra

    La prima guerra mondiale funge da spartiacque per la società mondiale in senso lato. Scendendo nello specifico, funge da spartiacque anche per il modo in cui viene concepito il tempo libero dai governanti e per il modo in cui viene utilizzato dalla popolazione, tanto da poter parlare di un tempo libero prima e di un tempo libero dopo la Prima Guerra Mondiale¹²⁶.

    Avviene infatti in questi anni il passaggio cruciale in cui da un lato la riduzione dell’orario lavorativo e dall’altro l’arricchimento dell’offerta culturale permettono anche alle classi popolari, operaie e meno abbienti di usufruire del proprio tempo libero in maniera differente. Come visto precedentemente, a fare uso di determinate offerte di come impiegare il proprio tempo libero, erano solamente le classi benestanti o in alcuni casi anche la classe media in quanto Sassuolo, prima dello sviluppo industriale legato al settore ceramico che ne costituirà la fortuna a livello economico, era ancora una città per così dire censuale¹²⁷. Divisione che vale a seconda dei casi e delle attività. È vero per quanto riguarda le Terme della Salvarola, è meno vero per quanto riguarda i balli pubblici¹²⁸.

    Al di là delle battaglie politiche, un ruolo di primo piano che portò alla definizione di una nuova concezione del tempo libero fu quello svolto dalla tecnologia che rese possibile una riduzione dell’orario lavorativo attraverso un incremento della produttività basato sulla riorganizzazione dell’intero processo produttivo e su una produzione standardizzata e di massa, come teorizzato dal fordismo¹²⁹. La fine di una guerra senza precedenti, per numero di morti e per distruzione interna agli Stati europei, e la necessità, oltre che la volontà, di ricostruire, segnò come detto un punto di svolta non solo nella concezione, ma anche nell’utilizzo del tempo libero. Nella prima fase, a guerra appena conclusa, il tempo libero, non avendo ancora una rilevante importanza economica, si affermò come tempo socialmente costruito, la cui gestione, operata da organizzazioni e istituzioni laiche in competizione con quelle religiose, assunse finalità principalmente etico-sociali¹³⁰. Successivamente, dopo questa prima fase, da un lato una lenta diffusione dell’istruzione accompagnata da politiche governative indirizzate al coinvolgimento delle masse (in primis quelle dei totalitarismi europei) e dall’altro l’innovazione tecnologica, permisero la nascita di un’industria culturale facendo assumere al tempo libero un significato diverso, soprattutto per le classi popolari. Se da un lato si possono intravedere i primi segnali che porteranno il tempo libero ad essere un fenomeno di massa (nascita di industrie cinematografiche, sviluppo delle pratiche legate allo sport, creazione di spazi ad hoc all’interno delle città), dall’altro iniziarono anche le preoccupazioni da parte di chi rilevava come incompatibili lo ‘sfruttamento’ economico e quello culturale del tempo libero¹³¹.

    Da un punto di vista italiano, strettamente connesso con la politica e con il passaggio culturale che si avrà nell’immediato dopoguerra tra cultura liberale e cultura fascista, la Prima Guerra Mondiale anche in questo caso rappresentò una svolta, non solo per quello che riguardava la creazione di istituzioni private e pubbliche preposte a tale gestione, quanto per una diversa logica più strumentale e meno rispettosa della libertà del cittadino, oltre che per l’impulso dato allo sviluppo tecnologico di radiofonia, cinematografia, comunicazioni, ecc¹³².

    Pressato dall’emergenza bellica culminante nel disastro di Caporetto, il governo liberale cominciò infatti proprio allora a reputare opportuna l’utilizzazione del tempo libero della popolazione, civile e militare, ai fini della propaganda bellica. Stampa, cinematografia, fotografia, teatro, propaganda orale, sport diventarono in quegli anni settori di un intervento di tutto rispetto da parte dello Stato. (…) Stato, che mise in piedi allora strutture amministrative, sistemi di gestione e di finanziamento che torneranno e, in alcuni casi, permarranno fino al periodo fascista. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, dicastero preposto a tale gestione negli anni del primo conflitto mondiale, manterrà lo stesso compito anche negli anni del fascismo. In essa infatti dopo il 1922, Mussolini organizzerà il già citato Ufficio stampa, primo nucleo istituzionale di quello che nel 1937 diverrà il Ministero della Cultura popolare¹³³.

    In questo tentativo politico di fare quadrato intorno alla Patria, nel momento più difficile della guerra, inevitabilmente i vertici politici e di governo avranno tenuto conto dei gusti dei cittadini nei vari ambiti: radio, cinema, libri, sport, ballo. Questo ora dovrebbe essere il focus della ricerca per avere una maggiore completezza di analisi sull’argomento: il gusto del pubblico che ha orientato le scelte politiche. Purtroppo non è per niente facile reperire fonti documentarie sul gradimento e sull’atteggiamento del pubblico rispetto allo spettacolo e alla cultura, se non attraverso le cronache dei giornali o ancor più attraverso fonti orali o autobiografiche.

    Detto questo l’altra strada da percorrere, più ricca di fonti, è l’analisi dei luoghi di incontro e socializzazione (ma anche di educazione), che fanno interagire la geografia politica e quella dell’immaginario, finendo per rappresentare identità che travalicano i confini del puro e semplice svago¹³⁴. Salotti, caffè, sale da ballo, palestre, biblioteche, mercati, cinema e teatro, al luogo non solo si associa il divertimento, ma anche la memoria, la ritualità, la propaganda, la socialità. Ogni luogo assume un significato diverso sia nel corso del tempo, sia per la capacità di fruizione¹³⁵.

    L’attività del Teatro Politeama Sociale

    Durante la Prima Guerra Mondiale, la crisi che accompagnò tutto il settore culturale, divenuto marginale a causa di esigenze primarie maggiormente impellenti, colpì inevitabilmente anche il Teatro Politeama. Le serate organizzate nel Teatro in questi anni di guerra principalmente furono o benefiche o a tema patriottico, svolgendo il Teatro anche il ruolo di centro aggregativo, e di ‘piazza coperta’, per la città. Poche, rispetto al fortunato periodo prebellico, furono invece le attività legate all’Opera soprattutto perché la Società Cooperativa rischiò più volte il fallimento a causa della mancanza di un affittuario che gestisse il Teatro per lunghi periodi¹³⁶. Ad ogni modo il Politeama rimase anche in questo periodo il principale luogo di svago per i cittadini sassolesi, soprattutto grazie a questa ‘nuova’ destinazione d’uso che assunse in periodo bellico. Le attività benefiche e soprattutto le celebrazioni e commemorazioni patriottiche richiamarono infatti in teatro sempre un grande pubblico, costituito non più solamente dalle classi più abbienti del paese.

    Il primo evento benefico organizzato in Teatro dal Comitato per le Cucine Gratuite, in occasione della festa di Carnevale del 1915, mirava ad offrire un piatto caldo ai più bisognosi della città: dette minestre, abbondanti e saporite, sono avidamente divorate da quei poveri diavoli che, a questi chiari di luna, si trovano costretti a lottare contro le prime necessità della vita¹³⁷. Oltre ad un pasto offerto ai più bisognosi, la platea del Teatro venne trasformata per una serata in sala da ballo e l’incasso di £.1.237,39, donato in beneficenza al suddetto Comitato, testimonia il successo dell’iniziativa¹³⁸. A consolidare il sodalizio fra la Società Cooperativa e questo Comitato, fu l’allestimento, all’inizio di aprile, della recita Pro Cucina Gratuita¹³⁹ che vide la partecipazione del baritono modenese Vincenzo Gucciardi¹⁴⁰, reduce da serate a Verona e Bologna. Come anticipato la scelta di puntare ad ospitare questo tipo di eventi era per così dire forzata da una condizione economica non certo florida per le casse della Società Cooperativa. A testimoniarlo è anche l’annuale relazione del Consiglio Direttivo sul Bilancio Consuntivo per la stagione 1914-1915 che parla senza mezzi termini di una condizione economica critica che sta per aggravarsi in conseguenza della guerra¹⁴¹. Sulla stessa lunghezza d’onda, la relazione dei Sindaci che conferma che la Società versa in condizioni finanziarie un po’ critiche, ed accennano maggiormente a inasprirsi a causa della guerra ¹⁴². A contribuire a rendere tale la situazione fu la decisione presa dai fratelli Leonardi, affittuari del Teatro per un anno, di rinunciare ad una semestralità a causa delle perdite che superarono gli introiti durante la loro gestione dello stesso.

    Le tematiche della guerra arrivarono dunque anche all’interno della programmazione teatrale, dopo la decisione del Governo italiano di abbandonare la neutralità dichiarando guerra all’Impero Austro-Ungarico. Alla fine di settembre infatti, il Politeama ospitò una serata patriottica che accoglieva i figli dei richiamati alle armi. Di fronte a un teatro pieno, si esibì il corpo bandistico La Beneficenza insieme a molti sassolesi: i figli dei richiamati intonano l’inno nazionale e canti patriottici a Trento e Trieste, Adelaide Mammi è l’Italia; Antonietta Moreali è Trento e Ada Gandini Trieste. Fra i cantanti parteciparono anche alcuni soldati come Duilio Tognetti; gran finale con la Marcia Reale¹⁴³.

    Il rendiconto dell’anno successivo denota un leggero miglioramento della situazione finanziaria della Società Cooperativa grazie alla trasformazione del Teatro in sala per il cinematografo sempre ad opera dei fratelli Leonardi¹⁴⁴. Anche in questo caso l’assenza dei bordereau, rende difficile elencare quali proiezioni cinematografiche siano state rappresentate al Politeama, e questo impedisce di analizzare le tipologie di film che vennero proiettate e azzardare un’analisi dei gusti e degli indici di gradimento del pubblico sassolese in base al numero degli spettatori presenti alle proiezioni.

    Ancora nell’ottobre del 1916 il Teatro tornò a diventare luogo di confronto e di scambio di dubbi e incertezze quando ospitò un evento patriottico a sostegno dei soldati impegnati in guerra. Il Comitato di Assistenza Civile organizzò una serata sul tema Nella trincea e chiamò a tenere la conferenza l’allora Capitano della Scuola Militare di Modena, Edoardo Scala¹⁴⁵. A dibattere sul tema al fianco di Scala, presenziò il vice ispettore scolastico, nonché membro del Comitato di Assistenza Civile che aveva organizzato la serata, Egidio Macchelli che promosse la pubblicazione della conferenza, per raccogliere fondi a scopo benefico¹⁴⁶.

    Per l’anno successivo un segnale dell’attività del Politeama è dato da un contratto di assicurazione che la Società Cooperativa stipulò contro i danni degli incendi, dell’esplosione del gas, dei fulmini e degli apparecchi a vapore, con la Compagnia Anonima d’Assicurazioni La Paterna di Milano. Nel contratto infatti si legge che

    Il Signor Presidente della Società Cooperativa del Politeama Sociale dichiara che a datare dal 30 marzo 1917 il Teatro sarà aperto per un corso di 15 rappresentazioni di prosa e musica o cinematografiche¹⁴⁷.

    Seppur piccolo è un segnale che la Società Cooperativa stava cercando di fare qualcosa nonostante, in parte per la crisi economica e in parte perché il teatro necessitava di manutenzioni, la relazione del Consiglio Direttivo del 1917 sottolinei come sia necessario attuare provvedimenti radicali per migliorare le sorti della Società¹⁴⁸. Dopo l’ennesima conferenza, questa volta tenuta dall’ex-Sottufficiale di Marina cav. Giuseppe Monti con la serata che si concluse con una lotteria i cui premi furono messi a disposizione dall’Onorevole Vicini¹⁴⁹, a settembre tornarono anche gli spettacoli teatrali. Protagonista assoluta di queste rappresentazioni fu la soprano Adele Pasini. Il 15 settembre andò in scena Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, buona l’esecuzione e decorosa la messa in scena¹⁵⁰. Il 22 settembre fu la volta de La Traviata, che, nonostante fosse stata precedentemente annunciata per il 18, all’aspettativa corrispose il successo, un successo, pieno, incontrastato. La Pasini fu una Violetta insuperabile che sfoggiò il raro tesoro della sua voce deliziosa ed estesa da trascinare quasi al delirio il numeroso pubblico¹⁵¹. La Traviata venne replicata per la terza volta il 25 settembre e il 27 si svolse la serata d’Onore per la cantante: Alla seratante, che fu applauditissima durante tutto lo spettacolo, dopo il 3° Atto furono offerti molti e ricchi doni fra i quali una bellissima spilla coi brillanti¹⁵².

    Dopo mesi di silenzio in cui è faticoso trovare tracce dell’attività del Teatro sui giornali che si occupano prevalentemente d’altro, riprendono le commemorazioni, vero e proprio leitmotiv dell’attività del Politeama durante la guerra. La prima attività di cui vi è riscontro risale al giugno del 1918. Per iniziativa del corpo insegnanti, vennero commemorati all’interno del Teatro i maestri Remondi, Calzolari ed Amidei, caduti in battaglia per la grandezza della Patria. La cerimonia fu tenuta dall’on. Antonio Vicini che commemorò i caduti e lesse un telegramma del Ministro della Guerra Vittorio Italico Zupelli, nel quale si dava notizia che Calzolari aveva ottenuto la medaglia d’argento al valore. Vicini commentò poi un quadro, opera del soldato bombardiere Testi, raffigurante i tre eroi e concluse il suo intervento inneggiando alla fortuna e alla gloria della Patria e accanto a lui l’ispettore scolastico Egidio Macchelli ricordò come la scuola non abbia fallito i suoi scopi e non sia venuta meno alla sua missione ispirando nei fanciulli nobili sentimenti, infiammando i cuori e dando fulgidi esempi di amor patrio.

    Un articolo di cronaca risulta comunque utile per capire che il Teatro è attivo sul fronte degli spettacoli. La breve notizia Artisti della Compagnia De Sanctis derubati, dal cui titolo si comprende già l’accaduto, narra appunto di un furto avvenuto nel Politeama a seguito di uno spettacolo¹⁵³.

    Una doverosa premessa

    Francesco Genitoni, Vincenzo Vandelli

    Fin dal momento della sua istituzione questa rivista ha avuto l’obiettivo di promuovere studi e ricerche su Sassuolo, la sua arte, la sua storia, il suo territorio. Ma soprattutto stimolare l’attività e il lavoro di giovani ricercatori.

    In questi ultimi anni, pur nella discontinuità che caratterizza la ricerca quando è supportata dal lavoro volontario, anche in momenti di incertezze economiche come quelli attuali (e perciò siamo grati a Incontri Editrice a cui non manca il coraggio di credere in questo progetto), ha saputo offrire indagini che hanno contribuito, in modo sostanziale, alla conoscenza della storia del nostro territorio tanto da essere punto di riferimento di ogni nuova ricerca. E non può esserci miglior riconoscimento di questo.

    Il tema affrontato in questo nuovo numero centra in pieno l’obiettivo fondante della rivista. Muove da una tesi di laurea discussa presso l’Ateneo felsineo, che analizza un aspetto importante della storia di questo centro: i teatri e gli spettacoli nati sulle ceneri dell’antico teatro di piazza a cui si sono poi affiancati i cinematografi o, meglio, le sale di pubblico spettacolo o per cinema, vera, grande, novità del ventesimo secolo.

    In realtà, già tra i progetti della rivista c’era uno studio monografico dedicato a questo aspetto della vita non solo culturale della NobilTerra. Una ricerca che iniziasse dal Cinquecento per giungere all’attualità non certo lusinghiera dei giorni nostri. Il caso ha voluto che Federico Ferrari imperniasse le sue puntuali indagini, mirate alla propria tesi di laurea, alla fase più recente e cioè al ‘900. Il percorso ora intrapreso, presentando i risultati di questo studio, ha di fatto rovesciato il progetto iniziale, senza però perdere la speranza che un nuovo numero dei Quaderni della Biblioteca possa a breve completare la ricerca qui esposta, scandagliando anche l’avvincente periodo precedente.

    Periodo, questo, davvero ricco, già oggetto di un insostituibile studio dello storico locale Natale Cionini, Teatro e Arti in Sassuolo, sottotitolato Del Teatro e di altri divertimenti in Sassuolo, stampato nel 1902 a Modena da Forghieri Pellequi e C.

    Questo lavoro non è una semplice monografia, ma un’indagine approfondita di un’epoca che radicalmente cambia, anche in queste sue espressioni: il teatro – a cui segue il cinema, straordinaria invenzione – avrà infatti una fortissima influenza su costumi, mode e socializzazione.

    La sistematica ricerca passa così ad esaminare un paese che attraverso la rapida e progressiva industrializzazione, già oggetto di importanti e qualificati studi, si trasforma radicalmente e con esso mutano quelle modalità e quei comportamenti già descritti da Natale Cionini (1884-1919) e da Francesco Baggi (1783-1868), altro cronachista appartenente all’alta borghesia locale.

    Così anche Sassuolo, sede di corte prima feudale e poi principesca, conosce l’evoluzione degli spettacoli che dall’aperto (tornei, ma anche sagre, apparati magnificenti per nascite, battesimi, nozze, vittorie e ricorrenze religiose) si portano al chiuso, in sale prima ricavate entro ambienti preesistenti e poi in spazi appositamente costruiti, adattandosi ai gusti della classe aristocratica e borghese che qui trova il luogo ideale per socializzare e per forgiarsi ai nuovi credi politici. Come ci hanno insegnato Boito, Verdi ed infine Visconti nel suo indimenticabile inizio di Senso, a teatro si formò larga parte della coscienza dell’Italia Unita.

    Sono ancora Cionini e Baggi che narrano di orchestre, canti e balli in casa, che si trasferiscono poi negli spazi del teatro di piazza, per pubblici spettacoli organizzati dagli stessi sassolesi. Non c’era all’epoca persona appena un po’ colta che non sapesse cimentarsi con qualche strumento tanto che Sassuolo vantava ben due orchestre tra cui una Filarmonica e proprie compagnie teatrali.

    Tutto ciò non deve apparire una sterile digressione colta e nostalgica su quanto avvenuto prima del ‘900. Non si può leggere il lungo ed approfondito testo del giovane Ferrari senza ripercorrere nelle linee principali le premesse dei secoli precedenti.

    Sassuolo nel pieno della sua preindustrializzazione, con i suoi commercianti e imprenditori benestanti, si trova all’improvviso, alla fine del XIX secolo, e in virtù dei provvedimenti dello Stato umbertino, a dover rinunciare al vecchio teatro di piazza, fatto in legno dipinto e pertanto mal sicuro considerato l’ampio uso del gas nell’illuminazione che lo esponeva al pericolo di incendi. All’improvviso quindi su una lunga tradizione cala il sipario. E così quel pezzo di piazza posto a lato della Torre campanaria, a fianco della quale avevano vissuto – in un tutt’uno con il teatro – il Caffè Veroni, un club di lettura fondato sul modello anglosassone, e con sale per biliardo, sparisce per lasciare spazio ai più freddi e burocratici uffici della Pretura Mandamentale. Spazi che oggi per esigenze di bilancio sono posti in vendita!

    Nei primi anni del ‘900 vediamo così mettersi in azione un gruppo di uomini, veri e propri figli della Nuova Italia, che promuovono la nascita, su di uno spazio di proprietà comunale confiscato ad un ente religioso, di un nuovo edificio alla moda e destinato ad una vera e propria pluralità di spettacoli, nonostante le dimensioni non fossero né eccessive, né ottimali.

    Da qui prendono avvio le pagine di questo nuovo QB che arriva fino agli anni ’80.

    Non a caso: sono, questi ultimi, i decenni che vedono l’attività di una delle personalità di maggior spicco di questa Sassuolo. Non è un industriale delle piastrelle, a cui siamo forse abituati, ma un uomo di cultura, a cui invece si dedica meno attenzione.

    Parliamo di Roberto Costi, il direttore per elezione unanime.

    La sua recente scomparsa. oltre a lasciare un lacerante vuoto personale, ha segnato una svolta per Sassuolo, acuendo una crisi già in atto da diversi anni.

    Ripercorrendo le pagine di questo testo, ogni lettore potrà comprendere quanto sia stato stretto il legame tra Costi e il teatro, relazione ulteriormente alimentata da una passione per la storia del proprio paese, che lo ha di fatto reso custode di un ricco patrimonio archivistico, fonte di riferimento, per anni e anche in questa occasione, di studi e ricerche. Se ciò non fosse avvenuto interi decenni della vita culturale sassolese sarebbero stati di fatto cancellati. Il ricco fondo archivistico è oggi gelosamente conservato dalla famiglia a cui dobbiamo gratitudine per la generosità con cui ha offerto disponibilità, spazio e tempo per la consultazione.

    Per riconoscenza a Roberto Costi, storico direttore del Teatro Carani, è stato unanimemente deciso di dedicargli questa monografia: le testimonianze che personaggi illustri, locali e non, hanno voluto scrivere, ne sono ulteriore, suggestiva, prova.

    Progetto di ampliamento e sistemazione del Teatro Politeama Sociale redatto da Gaetano Malatesta nel 1912 (Sassuolo, Archivio Storico Comunale)

    Costituita la Società di cui risulterà presidente Francesco Baggi già direttore del Teatro Comunale, il 16 ottobre 1906 venne redatto lo Statuto della Cooperativa che fu approvato dal Tribunale in data 22 novembre, con la sola variante che vi si fosse aggiunto l’obbligo di pubblicare sul quotidiano Il Panaro le date di convocazione dell’Assemblea. Lo Statuto si divide in dieci sezioni⁴⁰.

    Dalle prime due si evincono la durata della società (30 anni), il capitale azionario limitato a £.30.000 e il costo di ogni azione (£.25). La terza parte è dedicata ai soci, ai requisiti per essere ammessi e ai casi che decretano l’espulsione di uno di essi dalla Società; la quarta all’Amministrazione della società; la quinta alla regolamentazione delle Assemblee. Le ultime cinque sezioni trattano invece della ripartizione degli utili, del fondo di riserva che prevede l’incisione dei nomi di eventuali benefattori su una lapide e dello scioglimento della Società.

    La stesura del progetto per il nuovo Teatro venne affidata all’ingegnere comunale Gaetano Malatesta, che ricopriva anche il ruolo di assessore, che preventivò una spesa complessiva di £.12.000 per la realizzazione dello stabile. Il progetto si ispirava all’Arte Nuova poi nota come Liberty e il Teatro, una volta realizzato, ne rappresenterà un interessante esempio in Emilia Romagna insieme alle Terme della Salvarola. A differenza d’altre architetture analoghe, nel Politeama sassolese, che riprende lo schema dei garage liberty, il fronte principale è posto sul lato lungo dell’edificio (ovvero lungo via Farosi) e gli accessi sono perpendicolari alla sala. La facciata a tre corpi con terrazzamento centrale è caratterizzata da finestre tripartite, al piano terra con andamento a mezzaluna, dalle fasce ornamentali, dai motivi decorativi a fiorami e testine⁴¹.

    Lo studio degli interni del Teatro venne invece affidato a Umberto Chicchi, non solo artista ma personaggio molto attivo nella Sassuolo di inizio secolo, che affrescò il Politeama con motivi floreali stilizzati ed oli su tela, raffiguranti i musicisti della ‘Nuova Italia’ Verdi, Rossini, Bellini e Donizetti, le quattro Muse e la Fauna⁴².

    Seppure alla fine si puntò sulla creazione di una sala polivalente che potesse ospitare sia lirica che spettacoli di varietà (nel 1912 verrà approntata una variante e furono costruite una saletta per le proiezioni e una galleria a gradinate per rendere possibili le proiezioni cinematografiche), l’iniziale idea dell’ingegnere capo dell’Amministrazione Comunale era però quella di costruire un’arena all’aperto, obbediente alle esigenze del diffondersi degli spettacoli comici, equestri, di varietà. Interessante è anche marcare la somiglianza fra il Politeama e il Teatro Sociale di Finale Emilia che fu inaugurato il 19 ottobre 1910 con la Manon di Puccini. La facciata a tre corpi, di cui i due laterali più bassi e leggermente aggettati ricorda molto l’edificio progettato da Malatesta a Sassuolo⁴³.

    Dedicato a Roberto Costi

    Progetto di ampliamento e sistemazione del Teatro Politeama Sociale redatto

    da Gaetano Malatesta nel 1912 (Sassuolo, Archivio Storico Comunale)

    Teatro Politeama con seduto all’interno Diego Cuoghi (Sassuolo, Archivio Fotografico Roberto Costi)

    Conclusa una disamina piuttosto veloce della struttura del Teatro Politeama, l’analisi qui proposta segue un criterio cronologico per dare spazio e risalto alle difficoltà che la nuova Società incontrò nella costruzione del Teatro. Nel primo periodo il problema principale al centro delle discussioni delle Assemblee societarie fu quello economico: dalla ricerca di nuovi soci al reperimento di fondi, in primis dal Comune, ma anche fra i cittadini benestanti. Una volta ultimato il Teatro, che verrà inaugurato nell’ottobre del 1912, le principali problematiche riguarderanno la gestione del Teatro stesso e l’affluenza agli spettacoli. Poca cosa comunque rispetto agli anni di guerra e del primo dopoguerra, in cui il Teatro rischiò più volte di chiudere per cause legate prettamente alla gestione economica della Società Cooperativa. In questa prima parte verrà presentata l’attività della Società prima e del Teatro poi, dal 1906 fino al 1914, punto di svolta per quanto riguarda la gestione.

    Dopo la costituzione della Società Cooperativa, arrivò al Comune il 21 dicembre 1906 una comunicazione in cui la Prefettura richiamava il Consiglio Comunale sul fatto che prima di deliberare la cessione di un’area per la costruzione di un politeama ad un comitato costituitosi in luogo, come ha fatto il consiglio comunale in data 18 settembre e 8 novembre, sia necessario individuare quest’area"⁴⁴. Ricevuto il consiglio piuttosto logico della Prefettura, l’area comunale su cui costruire il Teatro venne individuata in pieno centro, in via Farosi, ma la decisione divenne effettiva solamente qualche anno più tardi quando l’Amministrazione Comunale cedette alla Società Cooperativa Politeama Sociale tale area di proprietà comunale in maniera pienamente gratuita⁴⁵. Ad ogni modo, una volta che l’area venne individuata iniziarono i lavori di scavo delle fondamenta, primo passo per la realizzazione del Teatro, non senza qualche lamentela e screzio con gli abitanti delle zone limitrofe al cantiere⁴⁶.

    La prima Assemblea generale dei soci si svolse il 23 agosto 1908 e fu l’occasione per presentare il primo bilancio della Società che si chiuse in sostanziale pareggio. 192 soci avevano sottoscritto 339 azioni nominative da £.25 e tra le spese si registravano £.1.795 per lo scavo delle fondamenta e £.5.659 per l’elevazione in cotto. Si doveva comunque ricorrere a provvedimenti straordinari di bilancio per completare la sala e il palcoscenico, pertanto venne discussa l’opportunità di stipulare un mutuo di £.10.000 con un Istituto di Credito o con privati alle migliori condizioni possibili. A tal proposito, nel corso dell’Assemblea, il presidente della Società Cooperativa informò che l’egregio prof. cav. Umberto Guerzoni aveva inviato alla Società un’offerta di £.1.000. Il Consiglio Direttivo, rendendosi interprete del pensiero degli azionisti, fece scrivere una lettera di ringraziamento e di gratitudine al benemerito concittadino che in quel momento ricopriva la carica di direttore del Banco d’Italia a Rosario di Santa Fè di Bogotà⁴⁷. Qualche mese dopo, Guerzoni durante un soggiorno a Sassuolo fu nominato dal Re, Commendatore della Corona d’Italia e ricevette ringraziamenti e complimenti anche da parte dell’Amministrazione Comunale che ne elogiò la volontà ferrea, la prontezza di vedute e la saggia previdenza in operazioni bancarie che guidavano la sua opera illuminata a beneficio del credito italiano⁴⁸.

    La voce che a Sassuolo era in costruzione un nuovo Teatro si sparse a tal punto che il 14 settembre 1909, con il Teatro ancora in costruzione, la Società Filodrammatica Città di Reggio si rivolse all’amministrazione della Cooperativa Sociale, offrendo le performance della propria Compagnia per la serata inaugurale del Teatro⁴⁹. Non sembrava comunque lontana la fine dei lavori di costruzione del Politeama stando anche alle parole pronunciate dal Presidente Baggi durante l’Assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio per l’anno 1909: siamo lieti di constatare come la parte interna della sala del Politeama si trovi già a buon punto cosicché fra non molto potrà essere ultimata⁵⁰. Il bilancio, firmato il 14 agosto, offre alcune cifre che misurano la stabilità finanziaria della società. Il valore degli azionisti in conto azioni, sommato ai beni stabili (valore della sede e del Palcoscenico) ammontava a 16.072,67 Lire. Il capitale sociale invece era di £ 8.525, formato da 341 azioni sottoscritte da 193 soci, mentre le mille lire donate l’anno precedente da Umberto Guerzoni andarono a costituire il fondo di riserva previsto dallo Statuto della Società. Sul fronte dei debiti venivano segnalate £ 5.800 verso la locale Cassa di Risparmio. Soddisfatti anche i sindaci (figura prevista dallo Statuto della Società con carica annuale e il compito di verificare il bilancio) Clemente Coen e Giuseppe Conterio, che affermarono che i conti si trovavano in perfetta regola⁵¹.

    L’anno seguente, quando la Prefettura scrisse dell’istituzione di una nuova tassa di concessione governativa per spettacoli e trattenimenti pubblici che viene soddisfatta con l’applicazione di una marca da £.6, sulle licenze relative⁵², in Comune giunse anche la richiesta da parte della Compagnia Lillipuzziana diretta dal comm. Ernesto Guerra per un corso di rappresentazioni tra il 27 e il 30 giugno. Il sindaco rispose che il Teatro Comunale era chiuso e il nuovo ancora in costruzione⁵³.

    Come si è potuto constatare, strumento prezioso di conoscenza e di analisi, non solo sull’avanzamento dei lavori, ma anche sulle difficoltà che incontrò la Società nel costruire il teatro, sono le relazioni consuntive scritte dal Consiglio Direttivo e dai Sindaci a margine dei bilanci annuali. Preziose perché, nell’Archivio Aggregato della Società Cooperativa Politeama Sociale custodito nell’Archivio Comunale di Sassuolo, questi documenti sono presenti, saltando alcuni anni, dal 1908 al 1933, il chè permette un’analisi abbastanza completa dell’attività di gestione del teatro nel corso di questi anni.

    La relazione dei Sindaci dell’anno 1910 che apprezzava l’impegno profuso dal Consiglio d’Amministrazione per l’impresa moderna e civile di costruire un Teatro⁵⁴, precede di pochi giorni la comparsa in città di un Manifesto che invita gli azionisti in Assemblea generale ordinaria il 28 agosto nella Sala del Consiglio Comunale in via Fenuzzi 2. L’Ordine del Giorno dell’Assemblea riguarda l’ammissione di nuovi soci, la radiazione dei soci insolventi, la presentazione del Conto Consuntivo, il rinnovamento parziale del Consiglio Direttivo, la nomina di due Sindaci effettivi e di due supplenti e la delibera di provvedimenti per l’ultimazione del Teatro⁵⁵. A dominare comunque l’assemblea sarà il sorgere di nuovi problemi di natura economica, come si apprende dalla relazione fatta dal Consiglio d’Amministrazione durante la presentazione del Bilancio. Il mutuo di £.15.000 stipulato con la locale Cassa di Risparmio era esaurito ma per mettere il Teatro in condizione di aprire i battenti, erano necessarie altre £.25.000 per l’ultimazione dei lavori⁵⁶. Nonostante ciò, il bilancio che verrà poi presentato sarà comunque in sostanziale pareggio tra attivo e passivo (£.25.970,93) e il capitale sociale formato da 386 azioni per un ammontare di £.9.650⁵⁷, sarà di quasi mille lire più alto rispetto al capitale sociale del precedente anno.

    La prima scelta presa dall’assemblea per cercare di reperire i fondi necessari al completamento del Teatro fu quella di aumentare il proprio capitale sociale e trarre nuovi fondi da poter investire dalla ricerca di nuovi azionisti⁵⁸.

    La situazione economica migliorò l’anno seguente. Nella relazione di verifica del Conto Consuntivo operata dai Sindaci, che affermano che tutto è esatto e regolare, datata 23 agosto 1911, i firmatari non nascondono le proprie lamentele per il mancato appoggio economico dato alla Cooperativa per l’ultimazione del Teatro da parte dei cittadini benestanti e abbienti⁵⁹. Allo scopo di poter ultimare il Teatro, l’Assemblea generale del precedente anno aveva autorizzato il Consiglio Direttivo della Società a richiedere nuove azioni ed a costituire, qualora queste non avessero raggiunto la Somma occorrente al completamento dei lavori, una Società, che, facendo propri i proventi dell’esercizio per un prestabilito numero di anni, avesse condotto a termine l’opera iniziata. La svolta che evitò il default economico della società è riassunta dalla relazione del Consiglio Direttivo del 23 agosto 1911 nel paragrafo che precede la presentazione del Bilancio. Un nuovo preventivo di spesa compilato dall’Ing. Malatesta, progettista del Teatro, prevedeva che servissero circa £.20.000 per mettere il Teatro in condizione di esercibilità. Il Commendatore Umberto Guerzoni, già benefattore del Politeama, si dichiarò disposto a garantire personalmente la somma di £.10.000 e altrettanto fecero per la cifra però di £.1.000 ciascuno, Francesco Baggi il Presidente della Cooperativa, Ciro Fiandri cassiere comunale e altri due soci della Società: Silvio Galeazzi e Francesco Valentini. Si ridusse dunque di molto il divario fra quanto serviva per terminare il teatro (£.20.000) e quanto contenevano le casse della Cooperativa (£.14.000) grazie alle donazioni. Nonostante questo primo passo verso il completamento della ricerca fondi, anche il Consiglio Direttivo durante la sua relazione annuale si lamentò del fatto che la popolazione abbiente della città non aveva fatto nulla (parla esplicitamente di eccessiva apatia) nel momento di crisi, per supportare la costruzione del Teatro e risollevare le finanze della Società Cooperativa che ne gestisce i lavori⁶⁰. Una strada da percorrere per recuperare altri fondi era quella che portava al Comune. L’occasione arrivò nel 1912, quando il Sindaco informò la Società Politeama che sebbene avesse già costruito su terreno comunale un fabbricato in muratura da adibirsi a Teatro non aveva ancora stipulato l’atto di cessione⁶¹. Il Consiglio d’Amministrazione della Società Cooperativa mancando ancora £.6.000 per arrivare alle £.20.000 stimate per poter concludere i lavori di costruzione, colse dunque l’occasione per richiedere al Comune o un aiuto a livello economico oppure la cessione incondizionata dell’area per permettere

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